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Autore: Berty_Poppins    24/10/2010    1 recensioni
Una massa dal colore
famosissimo che nel deserto si propaga per miglia e miglia, un'enorme
coperta di morbida, bollente e scivolosa sabbia. Perchè si,
sulla sabbia si scivola e se sei sfortunato ci affoghi dentro.
[Tributo strampalato a Temari e alla sabbia in generale. No, non sto
scherzando]
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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La sabbia è morbida al tatto, quando ne prendi una manciata scivola tra le dita come se volesse scappare, e quando allenti la presa non si posa mai sullo stesso posto. Si sparpaglia, si divide.
Una massa dal colore famosissimo che nel deserto si propaga per miglia e miglia, un'enorme coperta di morbida, bollente e scivolosa sabbia. Perchè si, sulla sabbia si scivola e se sei sfortunato ci affoghi dentro.
Può essere paragonata alla carezza illusoria del vento sul tuo viso, che ti fa sperare in un po' di refrigerio prima di diventare Scirocco, oppure ad una mano che, languida, accarezza il tuo inguine e non va oltre. Tentatrice, scottante.
No, non era la sabbia ad essere tentatrice, ma lo era il pensiero che, magari, sotto quell'enorme massa di granelli tutti raggruppati insieme ci fosse qualcosa di sconosciuto. Un antico monumento, un fossile, un pupazzo caduto dalle mani distratte di un bambino, dimenticato, abbandonato e poi, finalmente, sepolto sotto tonnellate e tonnellate si semplice, compatta, pesante sabbia. Perchè poteva anche essere morbida al tatto e leggera come una piuma racchiusa nel palmo della tua mano, ma averla sopra la testa a spingerti verso il basso, impedendoti di respirare, pesando sui polmoni come un'incudine non era affatto la stessa cosa.
Sabbia.
Quella stessa sabbia che dall'alto di una clessidra scorreva verso il fondo, scandendo inesorabilmente il tempo.
Quella stessa sabbia che era un vecchio ricordo dell'infanzia, di quei castelli improbabili costruiti sul nulla che la mattina dopo non erano più dove li avevi lasciati; sabbia bagnata che pungeva sulla pelle, che s'infilava tra i capelli, nel costume, negli occhi quando qualche cretino decideva di tirartela addosso.
Riempiva le strade che, diligentemente, una gentile signora avrebbe poi spazzato; tutta la tua pelle ne era impregnata, quell'odore che non era veramente un odore, era solo una punta di salato, qualcosa che ti saresti portata dietro ovunque anche solo nella mente.
Quel rumore assordante delle tempeste di sabbia, come un tornado solido che spasimava per ricoprire qualcosa.
Ricordi, paure, vecchi dolori, gioie mai più ripetute.
Sudore sulla pelle, sangue e stanchezza, frustrazioni e l'odio. Ah, quello non te lo saresti mai dimenticato neanche sotto metri e metri di sabbia. La rabbia, la paura, il lutto.
Quelle tombe che non hai più visitato, quegli nsignificanti nomi scolpiti sulla pietra, quei fiori posati sulla sabbia. Parole, condoglianze, indifferenza, dovere.
Un fratello che della sabbia non sapeva che farsene, l'altro che la considerava l'unica, vera compagna di giochi.
Per te era, è e resterà un monito, un avvertimento, una minaccia e un terreno fragile sul quale camminare.
E' un monito quando il vento comincia a soffiare più forte, gridandoti in faccia parole che non senti tramite la sabbia, per farti capire che no, non si esce di casa e no, non ci sono scuse; è un avvertimento quando a guidare quella sabbia c'è una mano pallida, un pugno chiuso e un paio di occhi acquamarina; è minaccia se, e solo se, hai di fronte un avversario che della tua terra se ne fotte, qualcuno che calpesta con odio e rancore la sabbia che, in fondo, è casa tua e che quindi devi proteggere non per dovere civile, ma per orgoglio.
Ed è sempre un terreno fragile sul quale camminare, lo senti che sotto i tuoi piedi c'è l'inferno, lo senti quando le gambe cedono e il sangue scorre che la sabbia non si alzerà mai per proteggerti, lo sai che non si farà mai muovere da te e sei consapevole del fatto che su un terreno del genere puoi solo costruire castelli fantasma.
E' il vento che muove le cose, è il tuo chakra che, ironicamente, domina il vento, eppure il vento non è tuo, la sabbia non si piega al tuo volere e se un giorno il tuo corpo esanime cadesse su quel letto morbido e caldo, stai sicura che non avrebbe pietà.
Coprirebbe anche te com'è sua natura.
Tu, si tu, che su quella sabbia ci hai pianto, ci hai combattuto e hai preso a pugni. Tu che la ami con tutta te stessa, saresti come la carcassa di un qualsiasi animale, perchè la sabbia non ha un cuore, e se ce l'ha, è stato sepolto pure quello.





Sai cos'è bello qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un'orma, un segno qualsiasi, niente.
[...] E' come se non fosse mai passato nessuno . E' come se noi non fossimo mai esistiti. Se c'è un luogo, al mondo, in cui puoi pensare di essere nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. E' tempo. Tempo che passa. E basta.
[Alessandro Baricco - Oceano mare]




N/A

Mh, questa non so proprio da dove mi sia uscita nè perchè.
Semplicemente ho fatto un minestrone di sensazioni e lo ho incollate a Temari. Nella mia testa si colloca poco prima dell'inizio di Shippuuden.
Spero soltanto che non risulti noiosa e si, le ripetizioni a manetta (sabbia qui, sabbia giu, sabbia su) sono volute perchè volevo dare l'idea di un pensiero fisso, quasi un'ossessione; non so quanto bene mi sia riuscita, però vabbè, me piace accussì!
Angela.

(non si fosse capito è Temari eh, non una marionetta)
  
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