-Bene
ragazzi, adesso siamo diretti alla BAU, l’unità
che
analizza i comportamenti criminali e fa dei profili, che serviranno
successivamente a catturare il criminale.- Disse un uomo tarchiato
sulla
cinquantina.
-E’ una buona unità?- chiese un ragazzino a cui
erano già
spuntati un paio di baffi.
-Sì, è un’ottima unità che
fino ad ora ha aiutato a
risolvere decine di casi in tutto il paese.
L’unità ha a disposizione diversi
fondi governativi e con l’acquisire prestigio li ha
incrementati. Attualmente
ha a disposizione un jet privato che usa per spostarsi da una parte
al’altra
del paese quando un caso li chiama.
Adesso conosceremo gli agenti che compongono la squadra. Eccoci qui nel
loro
ufficio.- replicò
l’uomo tarchiato
aprendo una porta di vetro con sopra disegnato il logo della BAU.
***
-Ma chi sono quelli?- chiese
un uomo altro e muscoloso.
-Morgan chi credi che siano? Alieni? – rispose un donna mora
alzando gli occhi al cielo.
- Prentiss hai avuto un brutto week-and?-
-No, scusami... comunque sono i ragazzi del primo anno del
liceo “F. Roosvelt “ di Washington. Oggi
è giorno di gite.-
-Ah, certo, anche l’anno scorso c’è
stata una cosa
simile...- disse Morgan, ripensando all’anno prima, quando un
mucchio di
ragazzini invasero l’open space.
-C’è ogni anno, e ogni anno è sempre,
terribilmente
imbarazzante.- un voce proveniente dalle loro spalle li colse di
sorpresa.
-Per me è la prima volta, ma sembrano ragazzi abbastanza
calmi... e poi Read, tu, un agente federale, armato anche di pistola
come puoi
farti mettere paura da un gruppo di adolescenti?- chiese Emily un
sorriso
spontaneo le si disegnò sul volto.
-Read parla così perché l’anno scorso
una ragazzina ci ha
provato con lui ed è rimasto terrorizzato.- disse Morgan con
uno strano sorriso
sul volto.
- Morgan, non è molto divertente, e poi ti ricordo che
mentre con me ci provava quella quattordicenne con te ci ha provato la
guida,cinquantenne...-
disse Reid ricordando come la guida aveva insistito per dare il proprio
numero
di telefono a Morgan.
-Avete proprio un successone con le donne!- replicò Emily
con
tono sarcastico e dando una rapida controllata alle e-mail.
-No Emily, direi che il nostro caro genio ha un certo
successo con le ragazze in piena pubertà.-
-Già, e il nostro caro Morgan ha invece successo con le
donne in piena menopausa...- replicò Reid.
-Ehi, ragazzi, eccovi! Scusatemi se non vi avevo avvertito,
me ne ero completamente dimenticata, ma oggi è il gran
giorno, quello delle
visite scolastiche!-
-Si lo avevamo notato, ma dimmi che Rossi e Hotch, lo sanno,
perché credo che se lo scoprissero ora probabilmente
avrebbero un infarto...-
disse Emily chiudendo la pagina delle e-mail con aria stanca. Erano
tornati
appena il giorno prima dall’Oregon e quindi lei non aveva
potuto aprire il
computer per giorni e si era ritrovata sommersa d e-mail per lo
più di
pubblicità.
-Oh, non preoccuparti sanno tutto... avanti ragazzi, non
sarà così terribile, il giro nel nostro ufficio
durerà si e no mezz’ora, il
tempo di vedere le scrivanie, di conoscerci e poi se ne andranno....-
-Conoscerci? Non credevo che esistesse anche questa
parte...- disse Emily.
-Certo che esiste, altrimenti come poteva quella ragazzina
innamorarsi di Spence l’anno scorso? Mi ricordo che era
così tenera... Ecco
Hotch e Rossi, vado ad avvertirli che il giro sta per iniziare.-
***
-Quindi ragazzi, il nostro compito è semplice, noi veniamo
chiamati sulle scene degli omicidi più singolari, omicidi
commessi in genere da
serial killer. Studiamo le scene del crimine, la vittimologia, e alla
fine
elaboriamo un profilo.- disse l’agente Hotch.
-Come fate ad arrestare un criminale studiando il suo
comportamento?- chiese un ragazzino piuttosto magro.
-Lui è quello di quest’anno.- sussurrò
Morgan all’orecchio
di Emily.
-Cosa?- chiese quest’ultima non capendo.
-Ogni anno un ragazzino si mette a fare domande scettiche a
Hotch, che ne ha già fin sopra i capelli di questa roba, lui
risponde sempre in
modo gentile, perché in fondo questo serve per farci buona
pubblicità, ma in
verità odia tutto questo, la Strauss e quel ragazzino
magrolino.-
-Capisco, e suppongo che metà di quei ragazzini stia
pensando la stessa cosa.-
-Gli adolescenti, in particolare nella fascia
d’età che va
dai 14 ai 18 anni, tendono a non credere a nulla che non sia concreto,
un
esempio perfetto è la religione, in questa età si
tende a staccarsi dalla
religione e dalle sue imposizioni, come la messa e tutti i vari
sacramenti, e in
genere ci si focalizza su... Ok, la
smetto.- disse il genio cogliendo lo sguardo dei suoi colleghi.
-Grazie Read.-
-Non studiamo solo il comportamento dell’assassino,
ma anche la vittimologia, il
modo di uccidere, il luogo in cui lo fa, cerchiamo di capire se tortura
prima
di uccidere e se trae piacere dal farlo. E’ un po’
come se per un attimo
diventassimo come l’assassino, è come se
pensassimo come lui, per riuscire ad
arrestarlo.-
-Ma allora qual è la differenza tra voi e gli assassini, se
tutti e due pensate allo stesso modo?- chiese sempre il ragazzo
magrolino, che
non sembrava per niente toccato dalla risposta che Hotch gli aveva dato.
-Questa domanda è buona, Hotch se mi permetti vorrei
rispondere io. Salve, io sono l’agente Rossi. Beh, credo che
la differenza sostanziale
tra noi e gli SI, i soggetti ignoti, coloro che commettono il crimine,
sia che
noi non uccidiamo, e anche se pensiamo come loro, non ci comportiamo
come loro,
ma anzi li ostacoliamo.- disse Rossi, soddisfatto dalla sua risposta.
Appena Hoch vide riaprire la bocca del ragazzino stuzzica
dente lo anticipò presentando la squadra.
-Bene, e adesso permettetevi di presentarvi la squadra: in
tutto siamo sette, Io, l’agente Rossi, l’agente
Prentiss, Morgan, l’agente Jerau,
il dottor Read e il nostro tecnico informatico Garcia.-
-Adesso, secondo il programma farete un giro nei nostri
uffici e se avete domande più specifiche noi ovviamente vi
risponderemo.
Potrete parlare ai vari membri della squadra, non siate timidi, noi
siamo qui
per rispondervi!- disse JJ sorridendo all’indirizzo dei
ragazzi, che non
sembravano per niente entusiasti.
-JJ, frena l’entusiasmo....-
-Oh, avanti Read, sorridi, non ti accadrà nulla, non
sarà
come l’anno scorso...-
-Oh, avanti zucchero, non avrai mica paura di incontrare un
caffè caldo in cui scioglierti....-
-Garcia, che per caso oggi non hai fatto colazione?
Comunque, si, ho proprio paura soprattutto se il caffè caldo
è un adolescente a
caccia.-
***
-Voi vedete tanto sangue?- a parlare era stata una ragazzina
dalla faccia tonda e dai capelli biondicci.
-Si, ehi dimmi un po’ come ti chiami?- chiese
l’agente
Morgan.
-Mi chiamo Arita, ma vedete tanto sangue come quello che
un’infermiera ti estrae quando fai un prelievo, oppure
qualcosa di più, come il
sangue che si vede in grey’s anatomy, quando il dottor
Shepard sbagliò
l’operazione nell’episodio....-
-No, ehi un attimo frena, ragazzina, non so dirti quanto
sangue vediamo, ogni caso è diverso... a volte non lo
vediamo per niente....-
-Ma se prima hai detto che lo vedete? Mio padre allora ha
ragione, lui pensa che tutti quelli che fanno parte dell’ FBI
o della CIA siano
dei bugiardi, proprio come Bush, ma lui era anche un gran bast....-
-Ok, senti... forse è meglio se ti offro qualcosa da bere,
ne vuoi?-
-No, non voglio avere il mio primo appuntamento con un
quarantenne.- E la ragazzina si girò andandosene.
Quarantenne?!
***
-Quindi sei un genio. Ma genio, genio, della serie
Einstain,oppure ragazzo che si finge di essere un genio?-
-No, sono un genio, genio della serie Einstain.-
-Ah si?! Io non sono un genio, ma comunque mi piacerebbe
esserlo, almeno a quest’ora non sarei a scuola e tutto
sarebbe pi facile. Ehi,
se sei così intelligente, perché non costruisci
una macchina per il
teletrasporto, oppure una macchina del tempo? No aspetta... potresti
inventare
qualcosa del tipo.... un shuttle capace di viaggiare in tutto
l’universo!
Oppure un mantello dell’invisibilità come quello
di Harry Potter!-
Reid poggiò la sua testa sulla mano chiedendosi quanto
sarebbe andato avanti. Sapeva che quel ragazzino chiacchierone non
avrebbe
portato nulla di buono...
***
-Quindi lei è una schiappa.- disse una ragazzina vestita di
fucsia mandandosi indietro i capelli biondi.
-Come scusa? Io non sono una schiappa.- replicò stupita
Emily.
-Ma se l’ha detto lei stessa che è
l’ultima arrivata....-
-Si, ma essere l’ultima arrivata non vuol dire
necessariamente essere quella meno brava del gruppo...-
-Invece sì, è proprio come ad educazione fisica,
se ti
scelgono per ultima è perché sei quella che non
sa tirare nemmeno la palla, per
esempio, a me capita sempre di essere scelta per prima, ma
d’altronde io sono
una cheerleader.... se non fossi brava io chi altro potrebbe esserlo?-
-Io so tirare la palla.... cioè, so fare un profilo, e
comunque qui siamo nell’FBI e non in una lezione di
educazione fisica.- replicò
Emily, esibendo un sorriso palesemente finto.
-Si certo. Comunque ha un pezzo di insalata sui denti.-
disse la ragazzina con aria altezzosa prima di andare via.
Emily nel fra tempo si era precipitata in bagno....
***
-Dave! Che ci fai nel bagno... delle donne?- chiese Emily
scandalizzata quando, aprendo la porta, si era ritrovata davanti Rossi,
seduto
sulla tazza chiusa a leggere un giornale.
-Scusami, mi sto nascondendo da quei ragazzini. Sai
all’inizio per me era divertente, ma adesso mi sono stancato,
sempre le solite
domande, le solite cose... perciò aspetto un po’
qui e poi verso la fine esco
saluto e arrivederci.- rispose l’agente Rossi senza
distogliere lo sguardo dal
suo giornale fresco di stampa.
-Certo... e perché non ti sei nascosto nel bagno degli
uomini?- chiese Emily imbarazzata dalla situazione.
-Era occupato, beh Emily, se non ti dispiace sono molto
preso da questo articolo, perciò potresti tornare di
là e non dire nulla su
dove mi trovo? Grazie.-
La ragazza, cacciata fuori dal bagno delle donne, si diresse
riluttante verso l’open space...
***
Quando Gracia entrò nella sua tana le prese un infarto.
Vedere un gruppo di adolescenti che giocavano al solitario sul suo
computer,
nel suo ufficio, toccando tutto ciò che vedevano e cambiando
l’altezza della
sua sedia girevole, era da sempre stato il suo più grande
incubo.
Dopo aver aperto la bocca, colorata da un rossetto blu quel
giorno, si ritrovò a ordinare in modo lapidario di uscire.
-Fuori.-
Non venne minimante ascoltata, ma anzi un ragazzino per
sbaglio fece cadere un barattolino che conteneva un mucchietto di
perline
colorate, spargendole dappertutto.-
-FUORI!-
Sta volta, i ragazzini sentirono.
***
-E qua dentro cosa c’è?- chiese una ragazzina con
i capelli
a caschetto.
-Niente che ti riguardi!- rispose allegra JJ mentre
strappava dalle mani della ragazza una cartella contente
l’omicidio di
un’intera famiglia nell’Indiana.
-C’è un bel po’ di disordine qua dentro.
Sai non devi essere
una ragazza molto ordinata... mi chiedo come farai a trovare marito.-
disse
un’altra ragazza.
-Già, per me non sa neppure cucinare.- annuì la
ragazza con
i capelli a caschetto.
-Confermo, non so cucinare, vuol dire che mio marito mangerà
da McDonald ogni sera, o al limite al ristorante cinese, ed ora se non
vi
dispiace, potreste uscire? Ho un lavoro da fare.- replicò JJ
buttando fuori le
due ragazzine.
-Va bene, ce ne andiamo, ma ricorda che se ti comporti così
con tuo marito, quello si trova un’altra...-
E così JJ prese il telefono, intenta a chiamare Will....
***
-Ma ha lei è stata data la capacità di
sorridere?- chiese il
ragazzo magrolino che poco prima faceva domande scettiche a Hotch sul
loro
metodo di lavoro.
-Si.- replicò pacato Hotch, mentre firmava qualche
scartoffia.
-Non le credo. Certo, non mi stupirebbe, con le cose che
vede deve essere molto difficile poter sorridere.- disse il ragazzo.
Hotch alzò lo sguardo. Per un attimo pensò di
cacciarlo, ma
poi fece per ignorarlo.
-Insomma, lei è il capo dell’unità.
Deve essere difficile,
tenere a bada tutti quegli agenti, i poliziotti, i familiari delle
vittime,
coordinare le indagini... per non parlare della fatica degli
spostamenti, i
lunghi viaggi, non si ha di certo una vita molto normale, quindi per
voi deve
essere difficile anche la vita a casa, sa con la famiglia...-
-Ragazzo, sto lavorando, puoi dirmi semplicemente cosa
vuoi?- chiese il profiler, intento ad accorciare quella conversazione.
-Diventare come lei, signor Hotcher. Voglio diventare come
lei. Mi dia tempo 15/ 20 anni e ci sarò io al suo posto.-
disse con aria
determinata, un aria che gli ricordava tanto lui da adolescente. -
Arrivederci.-
Hotch guardò il quattordicenne uscire, e poi sorrise.
Doveva farlo più spesso notò, i muscoli delle
guance gli
fecero quasi male, era decisamente fuori allenamento.
Allora, è proprio
una cavolata che non so nemmeno io come mi sia venuta. E' da un po' che
l'avevo nel computer e la volevo davvero pubblicare, perciò
eccola qui!
Spero che vi sia
piaciuta e non vi abbia fatto vomitare! Comunque che vi sia piacita o
meno i commenti sono ben accetti.
Alla prossima!