Quanto era bella casa
Sabaku, si fermo a contemplarla: alta
tre piani e rivestita di legno come una tipica abitazione giapponese,
aveva un
immenso giardino attorno. Stava fuori dalla periferia di Tokyo, vicino
ad uno
degli spazio verdi della città.
“Dai, entra!” la spintonò dolcemente
Temari “ti faccio
vedere la camera.”
Entro trascinandosi la valigia di Louis Vuitton appresso,
mentre Kankuro, che per un giorno era stato adibito a facchino,
trasportava
altre quattro valigie firmate.
Al pianerottolo del primo piano scorsero Matsuri che usciva
dal bagno con una maglietta di Gaara addosso.
“Non dovrebbe essere a scuola?!”
sussurrò la rossa
all’orecchio dell’amica.
“Non so. Di certo io non sono sua madre. Per me
può fare
quello che vuole.”
“Comunque questa è la tua stanza.”
Aggiunse dopo due secondi
aprendo la seconda porta a destra del bagno.
La stanza era grande e spaziosa, un letto matrimoniale era
appoggiato sul muro opposto alla finestra mentre a lato stava un enorme
armadio
nero.
“Splendida. Grazie di tutto Tem”
“Di niente.” E la abbagliò con il suo
splendido sorriso.
“Ma secondo te
ha i genitori, noi sappiamo chi?!”
Domenica pomeriggio, Temari seduta con i piedi sulla sedia
di fronte dava sfogo alla sua inclinazione per i gossip. Karin le dava
corda,
giusto per ammazzare il tempo.
“Forse no.”
“Mi piacerebbe fare qualcosa per..”
La tiritera sul passato di Matsuri fu stoppata dal suono
stridulo del campanello.
“Vado a vedere chi è.”
Si alzò dalla sedia, e sistemandosi meglio i capelli biondi,
si apprestò ad aprire la porta.
Dalla cucina arrivò la voce stridula di una ben nota
persona.
“Allora, qualcuno in questa casa può spiegarmi
perché cazzo
ho passato mezz’ora a suonare al campanello di casa di Karin,
per poi scoprire,
dal vicino di casa, stufo del campanello, che l’appartamento
era stato lasciato
il giorno prima!”
“Ino.. abbiamo provato ad avvisarti ma non hai risposto a
nemmeno una delle nostre chiamate. Karin è qui in ogni
caso.. e ti spiegherà
lei i dettagli della situazione.”
Pochi secondi dopo le due bionde erano sulla soglia della
cucina.
“Spiegami Karin. E vedi di essere convincente.”
Che altro poteva fare? Le spiegò tutto.
“Hai deciso di rovinarti la vita quindi?!” se ne
usci la
bionda alla fine del racconto.
“Cosa scusa?!”
“Un bambino. A diciassette anni. Futuro rovinato.
Reputazione rovinata. Non ti rendi conto di quello che diranno gli
altri su di
te? Quello che diranno su di noi? Le Flo non saranno rovinate per colpa
tua.”
“Ma sei scema?” le chiese la rossa prima di essere
interrotta
dall’amica, mentre le lacrime le rigavano il viso.
“Ma cosa diavolo ti salta in mente? Ti sei fusa il cervello?
Ti pare un cosa da dire?”
“Bè è vero. Se questa cosa
inizierà a danneggiare quello per
cui ho lottato da una vita, Karin sarà fuori.”
Mezzo secondo dopo Ino era senza fiato, mezzo mentre
indietro mentre di fronte Temari con il pugno alzato era pronta ad
assestargli
un altro colpo al torace.
“Ferme! Ma siete cretine?” Karin corse ad aiutarle,
ma
poteva fare ben poco per fermarle da sola.
“Kankuro! Vieni a darmi una mano!!”
Ma non fu necessario. Ino, con la solita classe, si sistemò
gli occhiali da sole e sparì con un fruscio dalla cucina.
“Mi sa proprio che siamo fuori.”
“Perché non stanno pranzando tutte
assieme?” al tavolo delle
pettegole Sakura Haruno stava tenendo banco e nonostante tutti i suoi
informatori,
era a corto di pettegolezzi pure lei.
Intanto dall’altro lato della mensa Ino tagliava con
precisione maniacale le fette di melone che si era permessa per quel
pranzo.
Non era preoccupata, aveva il suo piano; era stata tutto il pomeriggio
a rimuginare
su quale fosse la punizione peggiore per quelle sciocche. E alla fine
era
arrivata alla sua personale conclusione, qual’era la cosa
peggiore che potesse
capitare in una scuola come la Konoha High School? Semplice:
l’umiliazione
pubblica. E lei era un genio in questo.
In quel momento entrarono Karin e Temari, l’occasione
perfetta.
Scostò rumorosamente la sedia, e fece per alzarsi in piedi
ma Temari fu veloce e in meno di trenta secondi era in piedi sul tavolo
dei
secchioni.
“Vi annuncio che Karin ed io ci siamo sollevate dal gruppo
delle Flo. Penso che il Giglio” pronunciò il suo
nome con sarcasmo “inizierà
nuove audizioni. Grazie per l’attenzione.”
Quella maledetta! Ora il suo piano andava a rotoli, non
poteva più dire che Karin era incinta.. si sarebbe capito
subito che cercava di
arrampicarsi sui vetri. L’avevano incastrata.
Si alzò e lanciando il piatto nel cestino uscì a
testa alta
dalle porte a vetri della mensa, sotto gli occhi di tutti.
Ora era caccia grossa alla scoperta del motivo della rottura.
Sakura già stava sguinzagliando le sottoposte per ottenere
informazioni.
Erano passati diversi giorni dall’annuncio ma le acque non
si erano calmate, ed era arrivato sabato. Il che significava che la
sera ci
sarebbe stata la festa di Seigetsu.
“Che scatole. Non ho voglia di andare alla festa.”
“Gliel’hai promesso, Karin. E poi lo sai che sei
una delle
sue amiche più care, anche se tu con lui sei abbastanza
stronza.”
“E va bene. Vengo.” Rassegnata aprì
l’armadio.
“Mi impresi questo vestito?” Temari aveva tirato
fuori dal
mucchio caotico di abiti un minidress rosso fuoco, con le bordature di
pizzo
nero.
“Ok. Sputa il rospo.. chi vuoi conquistare sta
volta?”
Cazzo. Era proprio la sua migliore amica, non poteva
nasconderle niente.
“Dai Tem. Ti conosco ormai.”
“Okok. Te lo dico.” Le sorrise mentre se lo
provava.
“Shikamaru Nara.”
“Chi scusa?” si girò confusa.
“Dai, quello con il codino in testa, con gli occhi marroni
scuri.”
“Quello?!” scoppiò a ridere.
“Cos’hai da ridere?”
“Niente, scusa.” La rossa rimise a posto un vestito
fucsia,
troppo stretto per i suoi gusti. “E’ che non mi
sembrava il tuo genere. Ci si
innamora sempre delle persone meno ovvie.”
“Innamorata?” la bionda la guardo con gli occhioni
verdi
spalancati. “Non dire cazzate. Io non mi innamoro.. sono gli
altri che si
innamorano di me.”
Ci fu un minuto di silenzio.
“In ogni caso ti sta bene quel vestito.” Si rivolse
alla
rossa che aveva un vestito azzurro di satin.
Casa Seigetsu era a soli dieci minuti di camminata dalla
proprietà dei Sabaku. Era strutturata su di un unico piano,
bassa e circondata
da un’immensa piscina. La musica house rimbombava e si
sentiva fin dall’inizio
della via. La festa era iniziata da un pezzo e quasi tutta la scuola si
era
riunita lì.
All’entrata trovarono Kabuto che vendette
a Temari qualche pasticca. Per la gente che
stava dentro quella maledetta casa non era niente di strano, roba da
tutti i
sabati sera.
“Passami la bottiglietta d’acqua.” Karin
gliela passò
distrattamente, troppo concentrata sui danni che Ino poteva fare a
quella
festa.
Arrivarono in prossimità della piscina dove Temari
trovò Tenten
e partirono alla volta degli alcolici.
“Hei, tesoro!”
Si girò, Seigetsu era di fronte a lei, con il suo solito
sorriso.
“Come stai?” gli domandò.
“Dai abbastanza, te?”
“Tutto a posto. Spero che ti diverta.”
“Grazie, ci vediamo dopo!”
E le diede un bacio sul naso, come faceva ogni volta da
quattro anni a quella parte.
Mezz’ora dopo rincontrò Temari, totalmente
sballata, che
gironzolava ridendo senza metà con una bottiglia di Jack
Daniels in mano.
“Smettila Temari. Ora esageri.” Le
strappò di mano la
bottiglia.
“Che stronza.” Le rispose l’altra e senza
dire altro se ne
andò. Ormai Karin la conosceva.
Senza rendersene conto la bionda si trovò sul retro del
giardino, praticamente vuoto tranne che per un ragazzo seduto sulla
panchina
più lontana dalla festa. Anche da ubriaca lo riconobbe. Era
Shikamaru.
“Ciao Shika.” E ridendo si sedette vicino a lui.
“Ciao Tem.”
“Lo sai che stai bene con la camicia.” Le
sfuggì dalla
bocca, ma non si diede molta pena. Diceva sempre quello che pensava
quando non
era sana.
“Sicura di star bene?” Shikamaru la guardava
piuttosto
dubbioso.
Per tutta risposta la bionda scoppiò a ridere.
“Sei proprio fatta. Comunque anche tu sei molta
carina.” Le
disse mentre lo sguardo cadeva sulla profonda scollatura del vestito,
che
lasciava intravedere il reggiseno di pizzo della ragazza. Il suo amico
laggiù
iniziò a risvegliarsi.
Per tutta risposta Temari si girò e lo baciò
d’impeto. Non
aveva niente a che fare con l’altro bacio, era
tutt’altro che casto e puro, le
lingue si cercavano e giocavano a rincorrersi. Temari si mise sopra lui.
“Cosa stai facendo?” biascicò il moro.
“Non lo capisci da te? Zitto e continua.”
Il moro iniziò a baciarli il collo lasciandosi andare alle
sensazioni, infondo Temari le piaceva un sacco: non sarebbe riuscito a
resistere.
“Spostiamoci da qui.”
Shikamaru la prese di peso e la trascinò dietro i cespugli
ben curati, nascondendoli alla vista. Nessuno dei due si era accorto
del
fruscio alle loro spalle.
“Ciao rossa.”
“Come va?” gli sorrise. Era relativamente sano,
almeno
rispetto allo standard degli altri.
“Tutto bene, te?”
“Bene, non hai bevuto?” gli chiese dubbioso.
“Na. Non ne avevo voglia stasera.”
Il nuotatore prese fuori una sigarette e gli porse il
pacchetto. “Vuoi?”
“No, grazie.”
La guardò come si guarda un qualcosa di non ben definito.
“Sicura di star bene? Mi sta facendo preoccupare.”
Le
squadrò di nuovo. “Sei ancora la Karin che alle
feste beveva una bottiglia
vodka intera e poi si dimenava sul tavolo nel tentativo di compiere uno
spogliarello?! Sei la stessa che si è buttata in acqua
rischiando di annegare
nella mia piscina? Sei la stessa che a quest’ora solitamente
si rifugiava nel
primo posto appartato con Deidara?!”
“No. Non sono più io, mi dispiace.”
“Che ti è successo?” la
guardò, questa volta dritta negli
occhi. Riusciva a leggerle dentro, lui.
La vide cambiare direzione con lo sguardo, scrutare l’acqua
scura, tornare a guardarlo negli occhi e poi abbassarli. Colse un
fremito nella
mano che aveva posata sulla gamba, vicino alla pancia.
All’improvviso lo colse
un lampo, niente cicche, niente alcol, niente cazzate, il litigo con
Ino, il
trasferimento di casa. Capì.
“Sei incinta?”
“Che cazzo..” guardò di nuovo la
piscina. “Si.”
Sentì un fruscio, Seigetsu si era alzato in piedi e si stava
allontanando piuttosto scombussolato. Lo guardò dirigersi
verso il giardino sul
retro. Fanculo, sapeva che sarebbe andata cosi, si sdraiò e
chiuse gli occhi.
Che cazzo.
No. Era un incubo. Quella
testa di cazzo di Deidara l’aveva
messa incinta. Non era vero, non doveva
essere vero. L’amava troppo. Come poteva essere legata in
questo modo
all’essere più viscido della terra. Merda. Si
sedette sul erba bagnata, la
testa girava vorticosamente.
Chissà come si sentiva. Ino che l’aveva sbattuta
fuori dalle
Flo, la nonna che le aveva voltato le spalle, e ora lui se ne era
andato come
un coglione lasciandola là da sola. Si costrinse a tornare
indietro. Non si
meritava un trattamento del genere. E inoltre doveva come minimo capire
le
dinamiche. Fanculo. Se lo avesse avuto davanti l’avrebbe
ammazzato con le
proprie mani quel biondino.
“Scusami Karin.”
Seigetsu era tornato, le si era seduto vicino e ora la
guardava.
“Non preoccuparti.” Gli fece un mezzo sorriso.
“Non voglio giudicarti come tutti gli altri,
sono o non sono il tuo migliore amico?” le
rivolse un mezzo sorriso di risposta. “Deidara lo
sa?”
“No. E’ partito in missione e non sarà
di ritorno molto
presto, anche se è meglio cosi.. perché so che mi
direbbe di arrangiarmi.”
“Merda. Ecco perché stai da Temari..” la
guardò, pensieroso.
“Ehggià. Nonna mi ha tagliato i fondi e Ino ci ha
sbattuto
fuori dalle Flo perché pensa che stia facendo una
cazzata..”
Sconsolato si accinse a farle la domanda che tanto temeva,
anche se sapeva già la risposta.
“Hai deciso di tenerlo deduco..”
“Già.” Rispose semplicemente la rossa.
Bene, pensò Seigetsu, con questo tutte le sue speranze
svanirono in un fumo tossico. Non sarebbe più potuto
succedere niente tra loro
due.
In quel momento Temari si avvicinò barcollando alla piscina,
il vestito tutto scomposto e con i capelli all’aria.
“Kaaaaaarin!” inziò a chiamare,
avvicinandosi fino al bordo.
Malferma sui tacchi fece per sedersi ma perse l’equilibrio
finendo in acqua, trascinando con se la rossa, che ora sputava acqua
tossicchiando.
La risata di Seigetsu la raggiunse nella confusione e iniziò
a schizzargli, il ragazzo d’altro canto si tuffò
in piscina iniziò a schizzare
dappertutto. E alla fine scoppiarono tutti e tre a ridere, in un impeto
di
allegria che sollevò il cuore di Karin.
Perfortuna c’erano loro.
(:E non
è un bel comportamento.. vabbè dai!
Baci Eiko.