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Autore: Eikochan    24/10/2010    2 recensioni
Il Giglio e le sue amiche. Incontrastate dominatrici della scuola: belle, atletiche, carine e ricche. Tutto quello che si può volere dalla vita? O no?
Peccato che la loro vita perfetta si sgretoli pian piano tra le loro mani. La storia di come riusciranno a far fronte ad amori impossibili, tradimenti, gravidanze indesiderate, la reputazione, l'alcol e le cattive amicizie.
Crescere non è mica una cosa da tutti i giorni, vivere nemmeno! Un'altra fanfiction AU scolastica. Me questa (spero) tratterà temi originali, e diversi dalle altre. Dategli una chance!
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka, Karin, Shikamaru Nara, Temari
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Quanto era bella casa Sabaku, si fermo a contemplarla: alta tre piani e rivestita di legno come una tipica abitazione giapponese, aveva un immenso giardino attorno. Stava fuori dalla periferia di Tokyo, vicino ad uno degli spazio verdi della città.
“Dai, entra!” la spintonò dolcemente Temari “ti faccio vedere la camera.”
Entro trascinandosi la valigia di Louis Vuitton appresso, mentre Kankuro, che per un giorno era stato adibito a facchino, trasportava altre quattro valigie firmate.
Al pianerottolo del primo piano scorsero Matsuri che usciva dal bagno con una maglietta di Gaara addosso.
“Non dovrebbe essere a scuola?!” sussurrò la rossa all’orecchio dell’amica.
“Non so. Di certo io non sono sua madre. Per me può fare quello che vuole.”
“Comunque questa è la tua stanza.” Aggiunse dopo due secondi aprendo la seconda porta a destra del bagno.
La stanza era grande e spaziosa, un letto matrimoniale era appoggiato sul muro opposto alla finestra mentre a lato stava un enorme armadio nero.
“Splendida. Grazie di tutto Tem”
“Di niente.” E la abbagliò con il suo splendido sorriso.

 

“Ma secondo te ha i genitori, noi sappiamo chi?!”
Domenica pomeriggio, Temari seduta con i piedi sulla sedia di fronte dava sfogo alla sua inclinazione per i gossip. Karin le dava corda, giusto per ammazzare il tempo.
“Forse no.”
“Mi piacerebbe fare qualcosa per..”
La tiritera sul passato di Matsuri fu stoppata dal suono stridulo del campanello.
“Vado a vedere chi è.”
Si alzò dalla sedia, e sistemandosi meglio i capelli biondi, si apprestò ad aprire la porta.
Dalla cucina arrivò la voce stridula di una ben nota persona.
“Allora, qualcuno in questa casa può spiegarmi perché cazzo ho passato mezz’ora a suonare al campanello di casa di Karin, per poi scoprire, dal vicino di casa, stufo del campanello, che l’appartamento era stato lasciato il giorno prima!”
“Ino.. abbiamo provato ad avvisarti ma non hai risposto a nemmeno una delle nostre chiamate. Karin è qui in ogni caso.. e ti spiegherà lei i dettagli della situazione.”
Pochi secondi dopo le due bionde erano sulla soglia della cucina.
“Spiegami Karin. E vedi di essere convincente.”
Che altro poteva fare? Le spiegò tutto.
“Hai deciso di rovinarti la vita quindi?!” se ne usci la bionda alla fine del racconto.
“Cosa scusa?!”
“Un bambino. A diciassette anni. Futuro rovinato. Reputazione rovinata. Non ti rendi conto di quello che diranno gli altri su di te? Quello che diranno su di noi? Le Flo non saranno rovinate per colpa tua.”
“Ma sei scema?” le chiese la rossa prima di essere interrotta dall’amica, mentre le lacrime le rigavano il viso.
“Ma cosa diavolo ti salta in mente? Ti sei fusa il cervello? Ti pare un cosa da dire?” 
“Bè è vero. Se questa cosa inizierà a danneggiare quello per cui ho lottato da una vita, Karin sarà fuori.” 
Mezzo secondo dopo Ino era senza fiato, mezzo mentre indietro mentre di fronte Temari con il pugno alzato era pronta ad assestargli un altro colpo al torace.
“Ferme! Ma siete cretine?” Karin corse ad aiutarle, ma poteva fare ben poco per fermarle da sola.
“Kankuro! Vieni a darmi una mano!!”
Ma non fu necessario. Ino, con la solita classe, si sistemò gli occhiali da sole e sparì con un fruscio dalla cucina.
“Mi sa proprio che siamo fuori.”

 

 L’intera scuola era in subbuglio, nessuno capiva cosa stesse succedendo. Ino era seduta da sola al tavolo delle Flo,  dov’erano finiti gli altri due membri delle Flo? Quella mattina a scuola non erano state viste insieme nemmeno una volta, erano addirittura arrivate a scuola sparate. Ino, con dieci minuti di anticipo, era scesa dalla Mercedes nera che ogni giorno l’accompagnava a scuola; Temari e Karin invece erano arrivate in ritardo di cinque minuti, la prima con una faccia scura degna delle sue giornate peggiori, la seconda si guardava intorno furtiva con un maxi maglione informe che la copriva fino alle cosce che, per quanto possa sembrare orrendo, addosso a lei stava d’incanto.
“Perché non stanno pranzando tutte assieme?” al tavolo delle pettegole Sakura Haruno stava tenendo banco e nonostante tutti i suoi informatori, era a corto di pettegolezzi pure lei.
Intanto dall’altro lato della mensa Ino tagliava con precisione maniacale le fette di melone che si era permessa per quel pranzo. Non era preoccupata, aveva il suo piano; era stata tutto il pomeriggio a rimuginare su quale fosse la punizione peggiore per quelle sciocche. E alla fine era arrivata alla sua personale conclusione, qual’era la cosa peggiore che potesse capitare in una scuola come la Konoha High School? Semplice: l’umiliazione pubblica. E lei era un genio in questo.
In quel momento entrarono Karin e Temari, l’occasione perfetta.
Scostò rumorosamente la sedia, e fece per alzarsi in piedi ma Temari fu veloce e in meno di trenta secondi era in piedi sul tavolo dei secchioni.
“Vi annuncio che Karin ed io ci siamo sollevate dal gruppo delle Flo. Penso che il Giglio” pronunciò il suo nome con sarcasmo “inizierà nuove audizioni. Grazie per l’attenzione.”
Quella maledetta! Ora il suo piano andava a rotoli, non poteva più dire che Karin era incinta.. si sarebbe capito subito che cercava di arrampicarsi sui vetri. L’avevano incastrata.
Si alzò e lanciando il piatto nel cestino uscì a testa alta dalle porte a vetri della mensa, sotto gli occhi di tutti.
Ora era caccia grossa alla scoperta del motivo della rottura. Sakura già stava sguinzagliando le sottoposte per ottenere informazioni.

 
Erano passati diversi giorni dall’annuncio ma le acque non si erano calmate, ed era arrivato sabato. Il che significava che la sera ci sarebbe stata la festa di Seigetsu.
“Che scatole. Non ho voglia di andare alla festa.”
“Gliel’hai promesso, Karin. E poi lo sai che sei una delle sue amiche più care, anche se tu con lui sei abbastanza stronza.”
“E va bene. Vengo.” Rassegnata aprì l’armadio.
“Mi impresi questo vestito?” Temari aveva tirato fuori dal mucchio caotico di abiti un minidress rosso fuoco, con le bordature di pizzo nero.
“Ok. Sputa il rospo.. chi vuoi conquistare sta volta?”
Cazzo. Era proprio la sua migliore amica, non poteva nasconderle niente.
“Dai Tem. Ti conosco ormai.”
“Okok. Te lo dico.” Le sorrise mentre se lo provava. “Shikamaru Nara.”
“Chi scusa?” si girò confusa.
“Dai, quello con il codino in testa, con gli occhi marroni scuri.”
“Quello?!” scoppiò a ridere.
“Cos’hai da ridere?”
“Niente, scusa.” La rossa rimise a posto un vestito fucsia, troppo stretto per i suoi gusti. “E’ che non mi sembrava il tuo genere. Ci si innamora sempre delle persone meno ovvie.”
“Innamorata?” la bionda la guardo con gli occhioni verdi spalancati. “Non dire cazzate. Io non mi innamoro.. sono gli altri che si innamorano di me.”
Ci fu un minuto di silenzio.
“In ogni caso ti sta bene quel vestito.” Si rivolse alla rossa che aveva un vestito azzurro di satin.

 
Casa Seigetsu era a soli dieci minuti di camminata dalla proprietà dei Sabaku. Era strutturata su di un unico piano, bassa e circondata da un’immensa piscina. La musica house rimbombava e si sentiva fin dall’inizio della via. La festa era iniziata da un pezzo e quasi tutta la scuola si era riunita lì.
All’entrata trovarono Kabuto che vendette  a Temari qualche pasticca. Per la gente che stava dentro quella maledetta casa non era niente di strano, roba da tutti i sabati sera.
“Passami la bottiglietta d’acqua.” Karin gliela passò distrattamente, troppo concentrata sui danni che Ino poteva fare a quella festa.
Arrivarono in prossimità della piscina dove Temari trovò Tenten e partirono alla volta degli alcolici.
“Hei, tesoro!”
Si girò, Seigetsu era di fronte a lei, con il suo solito sorriso.
“Come stai?” gli domandò.
“Dai abbastanza, te?”
“Tutto a posto. Spero che ti diverta.”
“Grazie, ci vediamo dopo!”
E le diede un bacio sul naso, come faceva ogni volta da quattro anni a quella parte.

 
Mezz’ora dopo rincontrò Temari, totalmente sballata, che gironzolava ridendo senza metà con una bottiglia di Jack Daniels in mano.
“Smettila Temari. Ora esageri.” Le strappò di mano la bottiglia.
“Che stronza.” Le rispose l’altra e senza dire altro se ne andò. Ormai Karin la conosceva. 
Senza rendersene conto la bionda si trovò sul retro del giardino, praticamente vuoto tranne che per un ragazzo seduto sulla panchina più lontana dalla festa. Anche da ubriaca lo riconobbe. Era Shikamaru.
“Ciao Shika.” E ridendo si sedette vicino a lui.
“Ciao Tem.”
“Lo sai che stai bene con la camicia.” Le sfuggì dalla bocca, ma non si diede molta pena. Diceva sempre quello che pensava quando non era sana.
“Sicura di star bene?” Shikamaru la guardava piuttosto dubbioso.
Per tutta risposta la bionda scoppiò a ridere.
“Sei proprio fatta. Comunque anche tu sei molta carina.” Le disse mentre lo sguardo cadeva sulla profonda scollatura del vestito, che lasciava intravedere il reggiseno di pizzo della ragazza. Il suo amico laggiù iniziò a risvegliarsi.
Per tutta risposta Temari si girò e lo baciò d’impeto. Non aveva niente a che fare con l’altro bacio, era tutt’altro che casto e puro, le lingue si cercavano e giocavano a rincorrersi. Temari si mise sopra lui.
“Cosa stai facendo?” biascicò il moro.
“Non lo capisci da te? Zitto e continua.”  
Il moro iniziò a baciarli il collo lasciandosi andare alle sensazioni, infondo Temari le piaceva un sacco: non sarebbe riuscito a resistere.
“Spostiamoci da qui.”
Shikamaru la prese di peso e la trascinò dietro i cespugli ben curati, nascondendoli alla vista. Nessuno dei due si era accorto del fruscio alle loro spalle.

 

 Erano le tre di notte, e praticamente tutti erano ubriachi. C’era chi dormiva distrattamente sulle sdraio, chi si rintanava nelle camere da letto con i partner della nottata, e chi ballava in soggiorno troppo frastornato per capire dove fosse. Karin si era tolta gli stiletto neri e ora era seduta a bordo piscina con i piedi a penzoloni nell’acqua. Stanca dalla serata iniziò a vagare con il pensiero, conosceva Seigetsu da anni.. erano stati migliori amici fin dalle elementari e si erano persi con l’inizio delle superiori. Aveva passato cosi tanti pomeriggi con lui, in quella piscina a giocare e scherzare. Bei tempi. E, come sempre, quando parli del diavolo (o in questo caso, pensi) spuntano le corna.
“Ciao rossa.”
“Come va?” gli sorrise. Era relativamente sano, almeno rispetto allo standard degli altri.
“Tutto bene, te?”
“Bene, non hai bevuto?” gli chiese dubbioso.
“Na. Non ne avevo voglia stasera.”
Il nuotatore prese fuori una sigarette e gli porse il pacchetto. “Vuoi?”
“No, grazie.”
La guardò come si guarda un qualcosa di non ben definito.
“Sicura di star bene? Mi sta facendo preoccupare.” Le squadrò di nuovo. “Sei ancora la Karin che alle feste beveva una bottiglia vodka intera e poi si dimenava sul tavolo nel tentativo di compiere uno spogliarello?! Sei la stessa che si è buttata in acqua rischiando di annegare nella mia piscina? Sei la stessa che a quest’ora solitamente si rifugiava nel primo posto appartato con Deidara?!”
“No. Non sono più io, mi dispiace.”
“Che ti è successo?” la guardò, questa volta dritta negli occhi. Riusciva a leggerle dentro, lui.
La vide cambiare direzione con lo sguardo, scrutare l’acqua scura, tornare a guardarlo negli occhi e poi abbassarli. Colse un fremito nella mano che aveva posata sulla gamba, vicino alla pancia. All’improvviso lo colse un lampo, niente cicche, niente alcol, niente cazzate, il litigo con Ino, il trasferimento di casa. Capì.
“Sei incinta?”
“Che cazzo..” guardò di nuovo la piscina. “Si.”
Sentì un fruscio, Seigetsu si era alzato in piedi e si stava allontanando piuttosto scombussolato. Lo guardò dirigersi verso il giardino sul retro. Fanculo, sapeva che sarebbe andata cosi, si sdraiò e chiuse gli occhi. Che cazzo.

 

No. Era un incubo. Quella testa di cazzo di Deidara l’aveva messa incinta. Non era vero, non doveva essere vero. L’amava troppo. Come poteva essere legata in questo modo all’essere più viscido della terra. Merda. Si sedette sul erba bagnata, la testa girava vorticosamente.
Chissà come si sentiva. Ino che l’aveva sbattuta fuori dalle Flo, la nonna che le aveva voltato le spalle, e ora lui se ne era andato come un coglione lasciandola là da sola. Si costrinse a tornare indietro. Non si meritava un trattamento del genere. E inoltre doveva come minimo capire le dinamiche. Fanculo. Se lo avesse avuto davanti l’avrebbe ammazzato con le proprie mani quel biondino.

 
“Scusami Karin.”
Seigetsu era tornato, le si era seduto vicino e ora la guardava.
“Non preoccuparti.” Gli fece un mezzo sorriso.
“Non voglio giudicarti come tutti gli altri,  sono o non sono il tuo migliore amico?” le rivolse un mezzo sorriso di risposta. “Deidara lo sa?”
“No. E’ partito in missione e non sarà di ritorno molto presto, anche se è meglio cosi.. perché so che mi direbbe di arrangiarmi.”
“Merda. Ecco perché stai da Temari..” la guardò, pensieroso.
“Ehggià. Nonna mi ha tagliato i fondi e Ino ci ha sbattuto fuori dalle Flo perché pensa che stia facendo una cazzata..”
Sconsolato si accinse a farle la domanda che tanto temeva, anche se sapeva già la risposta.
“Hai deciso di tenerlo deduco..”
“Già.” Rispose semplicemente la rossa.
Bene, pensò Seigetsu, con questo tutte le sue speranze svanirono in un fumo tossico. Non sarebbe più potuto succedere niente tra loro due.
In quel momento Temari si avvicinò barcollando alla piscina, il vestito tutto scomposto e con i capelli all’aria.
“Kaaaaaarin!” inziò a chiamare, avvicinandosi fino al bordo.
Malferma sui tacchi fece per sedersi ma perse l’equilibrio finendo in acqua, trascinando con se la rossa, che ora sputava acqua tossicchiando.
La risata di Seigetsu la raggiunse nella confusione e iniziò a schizzargli, il ragazzo d’altro canto si tuffò in piscina iniziò a schizzare dappertutto. E alla fine scoppiarono tutti e tre a ridere, in un impeto di allegria che sollevò il cuore di Karin.
Perfortuna c’erano loro.

 

Si aggiorno questa storia un po’ alla cavolo.
(:E non è un bel comportamento.. vabbè dai!
Baci Eiko.

   
 
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