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Autore: sinful_theatre    24/10/2010    5 recensioni
La storia dell'Elfo del sangue Kriystal è tratta dal videogioco mondiale World of Warcraft. Anticipo il 'tratta da' in quanto per renderla romanzesca è stato neccessario modificare alcuni particolari,a partire dalle ambientazioni ai nomi di tecniche e luoghi. Ho cercato comunque di mantenere il più possibile l'immagine e la magia del mondo di Azeroth per trasmetterla a chi World of Warcraft già lo conosce e a chi invece non ne ha mai avuto a che fare.
Kriystal è un'elfo del sangue femmina che insegue il sogno di divenire una paladina,cosa non ammessa dalle fitte leggi della sua terra natale. Si troverà così nel mezzo di una sorprendente avventura fuori programma che l'avvicinerà passo dopo passo al suo obiettivo,nel bene e nel male.
Sarò lento a postare i capitoli,chiedo perdono in anticipo e spero vi piaccia come mio debutto in ambito fantasy e Fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO I

Un'elfa del sangue non può divenire una paladina



   Anche quell’anno la notizia che oramai era giunto il fatidico giorno dell’esame militare Kriystal la ricevette all’ultimo momento.
   Se ne accorse precisamente quando di prima mattina,non del tutto ancora sveglia, sentì lo strombettio delle trombe risuonare dall’interno delle mura della città.
   Sin da quando aveva settant’anni Kriystallina aveva sempre odiato dover essere costretta a vivere fuori città nonostante la sua nobile discendenza.
   Non capì mai,o non volle mai del tutto accettare, il perché per gli Elfi del sangue di famiglia reale era considerato un privilegio vivere in residenze all’esterno delle mura anziché godere del proprio potere nel centro della capitale del regno.
   La risposta che gli fu sempre rifilata era che ciò sarebbe servito come tattica segreta per un’ipotetica invasione della città. Questi cosiddetti ‘invasori’ non arriverebbero mai a credere che i padroni della capitale  vivono all’esterno d’essa e non all’interno.
   Ma dopo averle ripetuto più volte pavoneggiandosi che come tattica vantava di aver funzionato ben cinque volte nel corso della storia Kriystal saltava sempre su con l’affermare che oramai tutti e tre i continenti erano a conoscenza di tale tecnica ‘segreta’, e che arrivati a quel punto sarebbe stato meglio stare vicini agli abitanti della propria città trasferendosi all’interno d’essa.
   Ma nessun ragionamento dell’Elfa, logico o pretenzioso, servì a cambiare il collocamento delle abitazioni reali.
   Fu anche questo uno dei motivi per i quali Kriystal veniva parzialmente esclusa da tutti gli eventi importanti di Silvermoon, compresi gli esami per essere arruolati nell’esercito. Per un difetto di comunicazione non ben chiaro a nessuno gli avvisi e gli inviti arrivavano sempre tardi o alle volte non arrivavano mai ai residenti fuori città. Tutto questo facilitò l’insoddisfazione di Kriystal nell’essere figlia di Elfi del sangue nobili poiché avere quel titolo non le parve avesse mai comportato grandissimi privilegi.
   L’importanza del sangue imperiale veniva riconosciuta dal popolo solo in suo padre.
   Il padre di Kriystal, Ermelaid, era uno dei sette signori di Silvermoon e di conseguenza parte della più alta carica dei regni orientali.
   Ogni qualvolta Ermelaid entrava a Silvermoon gli sguardi di tutti gli abitanti, Elfi del sangue e non, cadevano su di lui e famiglia.
   Ogni qualvolta Kriystal entrava a Silvermoon senza suo padre invece nessuno la degnava di speciale interesse. Lei era la figlia di un Signore, nulla più, e nemmeno quel titolo le veniva mai totalmente riconosciuto. Alle volte veniva trattata ancor peggio di un’abitante qualsiasi.
   Essere figlia di un nobile per lei non era un pregio, era una maledizione.
   Ad arricchire tutta questa serie di disagi di questa giovane Elfa del sangue si aggiungeva il suo utopico sogno: Divenire una paladina.
   Essere paladini comportava essere parte dell’esercito. Essere parte dell’esercito comportava scendere in battaglia,ma per Kriystal questo non era possibile.
   Prima di tutto nel corso della storia non fu mai stato concesso a nessun’essere dei regni orientali di sesso femminile di far parte della classe Paladina, secondariamente Kriystallina era di sangue nobile e ciò comprometteva ancor di più il suo desiderio di far parte dell’esercito di Silvermoon.
   Quel giorno, il giorno dell’esame, Kriystal uscì di casa frettolosa e mentalmente preparata. Si sentì comunque una stupida per non essersi accorta dell’imminente inizio degli esami per le aspiranti reclute, se ne sarebbe dovuta rendere conto dall’assenza di suo padre che non durava oramai da due notti.
   Ermelaid, per l’appunto, prendeva parte tutti gli anni alla commissione dell’esame militare e fu proprio lui, negli ultimi cinque anni, ad impedire a sua figlia la promozione.
   “Il tuo compito” Le diceva sempre con i suoi occhi glaciali ma pur sempre paterni: “è divenire una Signora di Silvermoon,ed in questo compito non è previsto che tu soccomba in battaglia”.
   Ma anche con questa cantilena Kriystal in un certo senso non si trovava d’accordo. Lei crebbe con l’idea che essere a capo di un qualcosa, regno o città che sia, comporti proprio rischiare di soccombere in battaglia per quel qualcosa. E se davvero il suo compito fosse stato quello di guidare Silvermoon, quale soluzione migliore di agire in prima linea come Paladina?
   Ma come per il problema delle abitazioni esterne alle mura precedentemente esposto nessun ragionamento, logico o pretenzioso, servì a far cambiare idea ad Ermelaid. Un’elfa del sangue femmina non può essere una Paladina, Tanto meno sua figlia, la figlia di uno dei sette signori di Silvermoon.
   Con questo pensiero fisso che le fu trapiantato per decenni Kriystal continuò comunque a dirigersi correndo velocemente verso l’ingresso principale della città intenzionata ad affrontare per la sesta volta l’esame di ammissione.
   Era una bella giornata quella, il sole sembrava già scaldare ed il viale degli eroi antecedente al maestoso ingresso di Silvermoon era sgombro da passanti ingombranti, quali i soliti mercanti o le guardie imperiali. Tutto il popolo a quell’ora doveva già essere raccolto al centro della città pronto ad accogliere e a celebrare le nuove reclute, e Kriystal quel giorno soleggiato aveva intenzione di entrare a far parte di esse.
   Attraversò frettolosa la piazza della giustizia ignorando completamente alcuni soldati imperiali che le avevano accennato un saluto al volo e le parve per un istante che uno di loro le avesse urlato un ‘buona fortuna!’ ironico. La cosa non la toccò assolutamente. Quell’anno Kriystal era decisa come non mai.
   Entrò nella foresta e in pochi secondi attraversò il ponticello sotto al quale solitamente sonnecchiava il giardiniere Noria il quale, come il resto degli abitanti, quel giorno doveva essersi recato probabilmente ad assistere alle celebrazioni.
   Tutti i particolari del paesaggio abituale che sin da quando era piccola l’avevano sempre incantata come gli enormi salici d’anima, le fenici addomesticate e le siepi arricchite dai più rari fiori dei regni orientali, quel giorno passarono in secondo piano. All’ombra della foresta di Silvermoon Kriystal si trovò finalmente d’innanzi all’immensa facciata della città. La maestosa muraglia bianca e d’orata sembrò ancora più possente quel giorno, arricchita di sventolanti bandiere rosse e sorvegliata dall’enorme statua del fondatore di Silvermoon dietro alla quale si accedeva al piazzale principale dove avevano luogo gli esami.
   Il varco d’ingresso era tenuto sotto controllo come di consuetudine dalle due guardie imperiali Larminit e Granminit, uno magro e l’altro grosso, uno basso e l’altro alto, uno mezz’umano e l’altro mezz’orco, figli della stessa madre ma non dello stesso padre. Erano le due ‘sagome’ della città, caratteristici per la loro storia tragicamente ironica e per la loro frequente goffaggine.
   Si arruolarono nell’esercito imperiale vent’anni prima che nascesse kriystal e dal giorno in cui diventarono ufficialmente Guardie della città non fecero altro che postare all’ingresso principale ogni giorno ed ogni notte.
   L’esperienza del lavoro non mancava di certo, ma secondo Kriystal la loro forma di schizofrenia era in buona parte dovuta anche a quest’ultimo.
   “Oila Kriystallina!” esclamò Gran,il più grosso: “Alla riscossa per gli esami anche quest’anno?”
   “Si anche quest’anno,ragazzi scusate ma sono di fretta e già in ritardo!” e Kriystal fece per sorpassarli il più velocemente possibile,non aveva tempo per perdersi in chiacchiere con loro. Ma ad interrompere la sua corsa ci pensò Larm,quello mingherlino,afferrandola per un braccio: “Non così in fretta,Kriystallina!” ordinò il mezz’umano con goffa aria autoritaria e riportandola all’esterno della soglia d’ingresso.
   «Ma che fai Larminit!? Non hai sentito che la signorina è diretta urgentemente agli esami?!» intervenne Gran.
   “Per mille alberi fendenti! Non dirmi come devo fare il mio lavoro! L’ho fermata semplicemente per chiederle se ha visto qualcosa di sospetto muoversi nella foresta incantata mentre veniva verso la città!”
   “Stupido fratello, sai perfettamente che del problema del traditore se ne sta già occupando l’imperiale compagnia di Silvermoon! Non permetterebbero mai che il fuggiasco si spinga a nascondersi nella nostra foresta,soprattutto in una giornata come questa! Te lo dico io,oramai sarà già al confine della terra fantasma!” lo rimproverò Gran.
   “Traditore?” Domandò Kriystal con la speranza di infittire il battibecco tra i due e poter così passare senza perdere tempo.
   “Si esatto,è un temibile Paladino che sembra aver trafugato importanti carte governative dei sette signori di Silvermoon per poterle consegnare all’alleanza!” Spiegò orgoglioso Gran.
   “Ecco lo sapevo,non hai capito proprio niente ciccione! Il ricercato è un Warlock,non un paladino! E non è stato accusato di tradimento per un furto di carte,si dice che abbia fatto strage di una famiglia nei pressi delle foreste di Silverspine senza un reale motivo! Abbiamo a che fare con un criminale senza cervello!
   “Si vede proprio che non sei figlio di mio padre razza di un mezzo umano! Quell’Elfo del sangue ha un piano preciso e farà di tutto per infiltrarsi a Silvermoon,ma per fortuna la compagnia imperiale lo catturerà. Ho sentito che in questo momento la pattuglia dell’ala Est sta controllando la Dead Scar!”.
   “Razza di umano!? Non è colpa mia se sei stato concepito da un’avventura tra la mamma ed un Orco!”
   “Ah si? Vieni a dirmelo qui picc..!”
   Missione compiuta. Kriystal approfittò della situazione e sorpassò furtivamente le due guardie girando intorno alla statua e affacciandosi finalmente all’enorme,epico e festoso piazzale principale di Silvermoon.
   L’impatto fu caotico,Krisytal si rese conto del muro di folla solo quando vi entrò in collisione. Un esercito di popolani festosi riempiva la piazza del cammino dell’eroe ed impediva la visuale dell’ambiente circostante. Era tutto uno sbandieramento di bandiere rosse riportanti lo stemma di Silvermoon e lo stemma dell’Orda,i Mercanti urlavano i nomi più bizzarri dei loro più bizzarri prodotti.
   Kriystal tentò di avviarsi verso il vicolo più vicino per dirigersi il più in fretta possibile alla corte del sole ignorando totalmente gli strombettii e la confusione che quel giorno inondavano la città.
   La corte del sole era il quartiere dove si trovava il palazzo imperiale del furore solare,il punto di ritrovo dei sette signori di Silvermoon ed il luogo in cui si tenevano gli esami di ammissione.
   Kriystal non aveva mai viaggiato all’esterno  delle terre di Silvermoon,ma quest’ultima la conosceva come le sue tasche e sapeva perfettamente che in situazioni come quella per raggiungere il più in fretta possibile la corte del sole occorreva intrufolarsi nel viale del Passaggio Reale e deviare per il quartiere dell’Estremo cammino. Kriystal non capì mai precisamente il perché di certi nomi,sentirli nominare incuteva un certo senso di terrore,ma a vederli non si riusciva a trovare un nesso logico per il quale furono battezzati così.
   Silvermoon era conosciuta per la sua eleganza e la sua raffinatezza estetica,non esistevano all’interno d’essa zone malridotte o malfamate. Era una vera e propria corte,una delle più conosciute e potenti capitali dei regni orientali invidiata da tutti e tre i continenti.
   Kriystal di questo ne era consapevole,e l’essere una nobile di una terra così incantevole la induceva a credere ancor più fermamente nel suo sogno di divenire una Paladina. Un giorno sarebbe stata finalmente in mano sua la responsabilità di proteggerla.
   Questo era il suo credo,il suo desidero e quel giorno non era mai stata così vicina al realizzarlo.
   Lungo il quartiere dell’estremo cammino alloggiava il silenzio,tutti erano a festeggiare nel piazzale dell’eroe o ad accogliere le nuove reclute alla corte del sole. Durante la sua corsa Kriystal riconobbe solo un ubriaco giardiniere Noria  addormentato su un marciapiede all’angolo della Banca e raggomitolato in una bandiera dell’Orda, tutto il resto pareva deserto.
   Anche se concentrata sul raggiungere in fretta il palazzo reale improvvisamente Kriystal si fermò di scatto e si voltò all’indietro,ma nemmeno un’anima viva. Non seppe realmente cos’aveva percepito o cosa si era immaginata,ma per un solo momento le parve di esser seguita.
   Ma in quel perfetto e deserto viale non vi era nessuno al di fuori di lei e del povero giardiniere. Tutto era come sempre,la luce affusolata dovuta alle tende viola attaccate ai piani superiori degli edifici,tutte le botteghe serrate per l’evento degli esami,nulla sembrava essersi mosso e nessuno sembrava seguirla.
   Così ,una volta accettato il proprio abbaglio,l’elfa del sangue riprese la sua corsa. Per quanto le importasse poteva accaderle di tutto quel giorno,persino essere pedinata,ma nulla le avrebbe impedito di raggiungere il suo obiettivo e finalmente ,lasciandosi alle spalle l’impressione di esser vittima di un ipotetico quanto impossibile inseguitore, Kriystal si affacciò sulla paradisiaca Corte del Sole.
   Quest’ultima si presentò ancor più stupefacente di come Kriystal se la ricordava dopo la sua ultima visita un anno prima. Al centro della piazza risaltava la limpida acqua della fontana che risaliva gli scalini in marmo bianco diretti al furore solare,circondata da numerosi tipi di piante rare e vivaci. Saliti i primi scalini vi erano le guardie imperiali di grado B ,il più alto grado dopo la compagnia imperiale,schierati su due file lungo tutta la piazza dividendola perfettamente in due metà concludenti all’ingresso principale del palazzo.
   Kriystal ignorò il sudore che le colava dalla fronte per la corsa,ma rallentò comunque il passo lungo la strada che le veniva aperta dalle due file di guardie. Mentre proseguiva e non distoglieva lo sguardo dall’ingresso d’innanzi a lei sentì su di sé gli sguardi freddi e inespressivi delle guardie imperiali le quali postavano come statue nella loro autoritaria formalità e nelle loro tuniche rosse prive di pieghe. I membri delle guardie di grado B erano tenuti,negli anni di servizio, a portare i capelli lunghi e l’uniforme ricordante la stessa che caratterizzò il fondatore di Silvermoon. Questi protettori della città erano soldati esperti anche sul campo di battaglia ed il grado B,pensava sempre Kriystal,sminuiva le loro abilità le quali venivano  sottovalutate soltanto per la prevalente esistenza della precedentemente nominata compagnia imperiale. Quest’ultima era una compagnia formata da pochi membri tutti quanti esperti nei settori più essenziali e nominati ‘imperiali’ per le loro epiche battaglie e per la loro efficienza nelle missioni divenute famose per non essere mai fallite.
   Kriystal non ebbe mai molta stima per questo rango detto grado A,ritenendone i membri dei semplici raccomandati con l’arte di sapersi giocare la propria fama. Per niente al mondo avrebbe voluto farne parte,voleva divenire una paladina e non un’altezzosa figura imperiale.
   Stava salendo l’ultimo gradino che la divideva dal fatidico ingresso quando una voce dall’aria familiare le venne incontro: “Kriystallina,la tua chioma rossa assomiglia sempre più a quella della meravigliosa donna che ti ha messo al mondo. Me la ricordi molto,lo sai vero?”. Chidril uscì alla luce del sole esibendo i suoi secolari capelli bianchi contrastati dai suoi occhi rossastri ed intrecciati in un’artistica composizione:“Cosa sono costretti a vedere i miei stanchi occhi! Mia cara,non dirmi che sei qui anche quest’anno per gli esami di ammissione militare!”
   Kriystal porse un formale inchino di saluto non facendo passare inosservata la propria impazienza: “Buongiorno Chidril! è un piacere incontrarla qui alla corte del sole,ma ora vado davvero di fretta la prego di scusarmi!”.
   L’elfa del sangue fece per riprendere la propria marcia quando Chidril si impose fisicamente tra lei e l’ingresso.
   Tra i sette signori di Silvermoon,ancor prima di Ermelaid, Chidril rappresentava l’impronta più alta e più antica all’interno del furore solare,vantando oltre trecento anni di carica come membro del congresso dei sette. Questa esperienza faceva di lui si un personaggio temuto,quanto del suo carattere un agglomerato di perfidia mista a sinistra saggezza.
   “Sono addolorato kriystallina,ma purtroppo per cause di forza maggiore sono tenuto ad impedirti il varco di questa soglia. Sai bene che non dipende da me” spiegò l’Elfo del sangue con quel tono autoritario ed arrogante che dava alla sua voce piatta un pizzico di viscido.
   “Ma come!?” scattò Kriystal irrigidendosi: “Quest’anno non mi date nemmeno la possibilità di iscrivermi? È un diritto di ogni abitante dei regni orientali potersi presentare d’innanzi alla commissione d’esame militare!non potete impedirmelo!”.
   “oh,mia cara” Sorrise l’elfo con un’espressione di finta paternità: “Mi dispiace ma gli esami sono appena finiti. Ermelaid in persona mi ha affidato il compito di informare eventuali aspiranti ritardatari della chiusura delle iscrizioni. Mi piange il cuore piccola Kriyst...”
   “Non mi interessa se sono in ritardo o meno!” Infuriò L’elfa: “Come negli anni precedenti per un qualche motivo non avete inviato agli edifici esterni alle mura il giorno e l’orario dell’inizio degli esami! Non posso permettermi di rimandare anche quest’anno!”.
   “è la legge signorina,e la legge parla chiaro” Sottolineò Chidril guardando Kriystal dall’alto al basso: “Non si ammettono aspiranti reclute fuori esame. Inoltre ti sarà ben presente che vigila l’impossibilità di divenire un paladino per un’elfa del sangue femmina,o sbaglio?”
   “L’inesistenza di un’Elfa del sangue paladina non è la conseguenza di una qualche legge,ma di una stupida consuetudine che vi siete ingenuamente tramandati! Ho bisogno di fare quest’esame,fatemi parlare con mio padre!”
   “Piccola Kristallina, mi è impossibile soddisfare le tue richieste. Non hai notato che oltre alle guardie imperiali non vi è nessun popolano qui alla corte del sole? In questo istante sono tutti diretti al piazzale del cammino dell’eroe ad assistere al discorso annuale di tuo padre e alla presentazione delle nuove reclute. Forse se tu avessi imboccato la strada principale lo avresti incontrato e avresti potuto implorarlo di esaminarti,ma dubito che quest’anno per te sarebbe stato diverso dagli altri. Dimmi, perché mai continui a tentare inutilmente di divenire ciò per il quale non sei nata?” 
   Kriystal sentì improvvisamente gocce gelate colare dalla sua fronte. Si sentì sprofondare e scaricò la propria adrenalina che l’aveva spinta a correre per tutta la città perdendo lo sguardo nel vuoto. Le parve che nessuna risposta sarebbe stata più tragicamente realistica della domanda posta da Chidril.
   “Credo che sia il caso che io vada.” Seppe timidamente rispondere sconfitta.
   “Credo sia la cosa più giusta da fare” sorrise Chidril con quella falsa compassione mascherante una riconoscibilissima soddisfazione.
   A Kriystal le parve di non riuscire nemmeno a girare i tacchi ed andarsene. Era bloccata,colpita dalla delusione dell’illusione che durante il tragitto da casa sua alla corte del sole l’aveva sostenuta. Sentì nella sua testa la voce di suo padre ripetere insistentemente il risultato scaturito in tutti gli esami dei cinque anni precedenti. Un’ Elfa del sangue femmina non può essere una paladina.
   Kriystal non riconobbe esattamente l’istinto irrazionale che la portò a prendere una decisione,ma fu questa frase che la spinse a prendere in considerazione la possibilità di trovare le porte aperte al suo sogno lontano dalle fitte e antiche leggi di Silvermoon.
   Non porse l’inchino abituale a Chidril,non accennò ad un saluto. Kriystal voltò le spalle al furore solare e prese a correre verso uno dei viali che allontanava dalla corte del sole e che dirigeva all’uscita secondaria della città.
   Fino a qualche minuto prima,ancor prima di essersi scontrata con Chidril e di essere stata fatalmente demoralizzata da quest’ultimo, non avrebbe mai pensato di potersi ritrovare a fuggire dalla sua terra natale. Eppure,nell’arco di pochi istanti,si affacciò all’esterno delle mura di Silvermoon consapevole dell’impossibilità di potersi sentire ancora protetta da esse. 
  
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