Videogiochi > Warcraft
Segui la storia  |       
Autore: sinful_theatre    13/02/2011    0 recensioni
La storia dell'Elfo del sangue Kriystal è tratta dal videogioco mondiale World of Warcraft. Anticipo il 'tratta da' in quanto per renderla romanzesca è stato neccessario modificare alcuni particolari,a partire dalle ambientazioni ai nomi di tecniche e luoghi. Ho cercato comunque di mantenere il più possibile l'immagine e la magia del mondo di Azeroth per trasmetterla a chi World of Warcraft già lo conosce e a chi invece non ne ha mai avuto a che fare.
Kriystal è un'elfo del sangue femmina che insegue il sogno di divenire una paladina,cosa non ammessa dalle fitte leggi della sua terra natale. Si troverà così nel mezzo di una sorprendente avventura fuori programma che l'avvicinerà passo dopo passo al suo obiettivo,nel bene e nel male.
Sarò lento a postare i capitoli,chiedo perdono in anticipo e spero vi piaccia come mio debutto in ambito fantasy e Fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO II

 

Fuga lungo la cicatrice morta



La delusione nei confronti del padre, il quale non aveva mai creduto negli ideali della figlia, e la perdita di fiducia verso la legislatura di Silvermoon parvero esser di maggior rilievo anche dopo che Kriystal si accorse improvvisamente di essere finita al centro della Dead Scar.
   La Dead scar, come suggerisce il nome, era ritenuta da tutta Azeroth una cicatrice morta sul volto perfetto di Silvermoon. Difatti il lungo fosso privo di acqua e ricco di piante morte attraversava la città passando davanti all’uscita secondaria la quale era di conseguenza inutilizzabile.
   Kriystal non lo aveva calcolato e riottenere la propria lucidità in un luogo del genere non era compreso nelle sue ultime aspettative.
   In primis l’indispensabile caratteristica da conoscere della Dead Scar ed anche la più inquietante da scoprire erano gli inospitali abitanti privi di battito cardiaco. In quanto abitanti di un canale arido ed invivibile gli esseri che popolavano la Dead scar erano creature che avevano smarrito la propria anima, la propria voglia di vivere, e con esse le proprie sembianze umane.
   Le ipotesi delle cause della loro mutazione erano numerose, ma il popolo di Silvermoon si basava maggiormente su quella decretata dai sette signori della città. ‘Una volta erano Elfi del sangue’ Spiegava Ermelaid quando Kriystal era piccola: ‘In pratica sono Elfi del sangue ai quali è successo un qualche cosa nel cuore della terra fantasma, forse nel cuore del fosso della morte, ma probabilmente qualsiasi cosa gli sia successa se la sono certamente cercata loro stessi. Spesso il coraggio non ripaga, Kriystallina, ed  è per questo motivo che ti ho proibito di lasciare le nostre terre. Sei l’emblema della testardaggine figlia mia, periresti tra le braccia del mondo che sta là fuori senza nemmeno rendertene conto ’.
   Ma la giovane Elfa del sangue, tanto per confermare la propria testardaggine, non si sentiva pienamente soddisfatta dopo una tale spiegazione.      Preferiva credere alle voci che ritenevano gli abitanti della Dead scar delle vittime di chissà quale tragico incontro sul confine tra la terra fantasma e Silvermoon. Una sorta di sesto senso l’aveva sempre portata a credere che il loro destino non erano loro ad esserselo cercati, secondo Kriystal fu lui ad esserseli presi.
   La terra fantasma, nonostante proprietaria del titolo di landa desolata ed infestata da creature dell’altro mondo, era oramai colonizzata dall’Orda da secoli, ma c’erano comunque luoghi all’interno di essa dove nemmeno i sette signori di Silvermoon si sarebbero permessi di mettervi piede.
   Uno di questi era un rifugio dell’orda risalente a circa cinque secoli prima nominato in seguito Fosso della morte, proclamato capitale della terra fantasma in quanto rappresentante della più alta concentrazione di creature ultraterrene e dell’assenza totale di creature vive, membri dell’orda e non.
   I cancelli del fosso della morte, creati da chissà chi ed in chissà quale epoca, si trovavano infondo alla Dead scar delimitandone una fine.   
   Kriystal, consapevole che se avesse superato tutti quegli esseri privi d’identità andanti su e giù per la Dead Scar si sarebbe trovata davanti agli antichi cancelli del fosso della morte, pensò ancora una volta a quante cose le sarebbero parse nuove da quel giorno se fosse perdurata la sua decisione di andarsene. Questa decisione nata da una reazione improvvisa causata dalle provocazioni di Chidril cominciava pian piano a sembrarle meno sensata.
   Quale buon fine avrebbe potuto ottenere andando esplicitamente incontro ad un suicidio alle porte del fosso della morte?
   Combattendo, e di conseguenza morendo, contro un’ esercito di spiriti non l’avrebbe portata a divenire una paladina in grado di proteggere la sua città e di cambiarne le antiche e rinsecchite radici.
   A gravare su quell’improvviso attacco di pessimismo si aprì l’angosciante spettacolo al quale Kriystal si trovò costretta ad assistere.
   Lungo tutta la Dead Scar un lento ed ondeggiante via e vai di esseri scheletrici ed ansimanti si stendeva nei limiti dell’argine del canale.
   Nell’osservare turbata Kriystal mozzò definitivamente le gambe alla teoria dei sette signori di Silvermoon: Quegli esseri, gli abitanti della Dead Scar, non avevano nulla in comune con gli Elfi del sangue e se davvero un tempo un qualcosa in comune ce l’avevano avuta qualunque cosa fosse in un qualche modo l’avevano persa totalmente.
   Kriystal reagì ad una sorta di panico improvviso e si nascose dietro al primo alberello vicino per passare inosservata d’innanzi al tetro panorama che le si presentava e per fermarsi qualche secondo a ragionare su come agire. Voltarsi all’indietro per dare un ultimo sguardo alle solari mura di Silvermoon fu inevitabile.
   Come precedentemente accennato a Kriystal fu severamente vietato sin da quand’era piccola attraversare i confini di Silvermoon e con essi l’esplorazione di nuove terre. Difatti, ciò che vi era al di fuori della propria terra natale Kriystal lo aveva solo studiato a grandi linee durante gli anni di scuola minorile.
   Era a conoscenza dei due continenti, I Regni Orientali e Kalimdor, aveva sentito parlare del morto continente del Nord ed era pienamente consapevole dell’eterna faida tre le due fazioni dell’Orda e dell’Alleanza che si dividevano rispettivamente le terre di Azeroth.
   Aveva studiato tutto ciò che le era stato insegnato del mondo di Azeroth e non poteva negare a se stessa la curiosità di poter vivere in prima persona il mondo che lei, nel suo piccolo, sognava di poter cambiare. La voglia di inoltrarsi in una tale avventura sembrava quasi prevalere anche sull’inquietudine della situazione in cui si trovava. Doveva assolutamente trovare un modo per raggiungere l’argine della Dead Scar e correre lungo quest’ultima restandone all’esterno evitando così di interagire con uno di quegli esseri amorfi, di finire in bocca al Fosso della Morte e riuscendo a prendere una via alternativa per giungere a Tranquillien, colonia principale dell’orda all’interno della terra fantasma; Una volta arrivata a Tranquillien si sarebbe dovuta nuovamente ingegnare per passare inosservata ed allontanarsi definitivamente da casa.
Il problema si presentò subito alla prima fase di questo processo di azioni che Kriystal aveva ben pensato in pochi istanti: Come raggiungere l’argine della Dead Scar? La prima ipotetica soluzione fu evocare la sua cavalcatura Silbar, uno struzzo Arcobaleno di razza imperiale.
   Certo dal nome appariva come un volatile di alta categoria, ma la realtà purtroppo era assai diversa:
   In primo luogo Silbar non era propriamente classificabile come volatile in quanto ancora incapace di utilizzare le ali per volare a differenza dei fratelli della sua specie lui si limitava a muoversi via terra. Secondariamente gli struzzi Arcobaleno erano cavalcature di cui tutti erano stati in possesso antecedentemente all’Esame di ammissione. Lo struzzo Arcobaleno restava a chi non faceva parte dell’esercito e a chi non doveva abbandonare le terre di Silvermoon. Per chi invece veniva promosso agli esami di ammissione o aveva una qualche qualifica che lo costringeva a muoversi avanti e indietro per i regni orientali veniva insegnata l’Evocazione di cavalcature di livello superiore.
   Per quanto riguardava i paladini, ad esempio, la cavalcatura di livello superiore assegnata era un cavallo da battaglia.
   Per quanto riguardava Kriystal, invece, un cavallo da battaglia era un sogno ancora lontano.
   Ma quello non era il momento per pensare alla sconfitta di quella mattina alla Corte del sole e alla conseguente impossibilità di evocare una cavalcatura di livello superiore capace di tirarla fuori da quella situazione. Se aveva intenzione di andarsene da Silvermoon doveva lasciarsi alle spalle anche i pensieri legati ad essa.
   Durante tutte queste riflessioni oramai uscite dal tema ‘come raggiungere l'argine della Dead scar?’ Kriystal fu vittima della sua distrazione.
   Nascosta dietro al secco alberello e presa da pensieri incastonati tra loro l’Elfa non fece caso all’essere disgustoso che si era trascinato lentamente alle sue spalle ansimando ed emettendo mugolii privi di significato. Se ne accorse comunque in tempo grazie al suo udito raffinato e si girò di scatto pronta a difendersi. La visione alla quale si trovò costretta ad assistere non poté però evitarle un gemito stridulo ed impaurito: L’essere che aveva tentato l’agguato era uno degli inquietanti abitanti della Dead Scar e sembrava intenzionato a tutto,fuorché ad ignorare Kriystallina.
   La giovane Elfa rimase inizialmente immobilizzata e si sbloccò appena in tempo per evitare furtivamente l’attacco sferrato dall’essere bavoso che con una zannata sradicò l’alberello dietro al quale Kriystal si era nascosta fino a poco prima. Nel riprendersi dall’assestamento l’aspirante paladina ebbe modo di osservare da vicino la fisionomia del suo attentatore: Come la maggior parte degli individui che aveva scrutato precedentemente lungo la Dead Scar la figura che ora si trovava davanti a lei era tutt’ossa e rivestita da pochissimi strati di pelle e carne, gli occhi scavati e la bava alla bocca colante dagli affilati e rivoltanti denti grigi; Alle mani unghie luride ed affilate somigliavano a zanne di bestia, perché infondo, pensò Kriystal, questo era rimasto di quegli esseri: La bestialità.
   Ma nonostante tutto non poteva provare compassione d’innanzi ad un individuo privo d’identità, non poteva fermarsi al primo ostacolo soprattutto se quell’ostacolo aveva appena cercato di farle fare la fine dell’alberello oramai distrutto. Così, Kriystal seppe per la prima volta come agire: Aprì velocemente il borsello di cuoio che portava legato alla cinta ed estrasse il suo pugnale dal manico di salicie originario della sua terra. Aspettò restando in guardia una qualche reazione del mostro, ma egli non sembrava cosciente delle proprie azioni a continuava a mugolare e ad avanzare verso Kriystal.
   E fu appena prima di un secondo attacco che quest’ultima si abbassò agilmente per evitare di essere colpita e sferrò decisa il proprio pugnale contro il petto dell’assalitore.
   La poca carne che la lama del pugnale incontrò era putrida e si forò facilmente, l’urlo dell’essere fu più mostruoso dell’essere stesso. Era un suono furioso ed agonizzante allo stesso tempo. Tolto il pugnale dal suo cuore Kriystal indietreggio immediatamente pronta ad un eventuale seconda reazione e pronta a colpire ancora.
   Se si era sentita sicura ad affrontare un esame di ammissione nell’esercito imperiale non era certo per niente, difatti nel combattimento Kriystal era più che discreta. Aveva studiato, si era allenata, meritava la partecipazione all’esame, meritava la possibilità di divenire una paladina in quanto valida per quel titolo ed il sangue di quel mostro sarebbe stato solo il primo di una serie di testimoni di tale validità.
   Ma non ci fu motivo di continuare il combattimento, poiché l’essere cadde silenzioso e privo di vita sul suolo sabbioso. Il colpo al cuore era stato letale. Kriystal abbassò il pugnale ancora sporco di un viscido liquido verdognolo e sospirò. Ce l’aveva fatta, ce l’aveva fatta eccome e non se l’era cavata per niente male. Sapeva che in realtà non doveva dimostrare nulla a nessuno, ma la vittoria appena ottenuta era stata soddisfacente.
   Ma questa soddisfazione la distrasse nuovamente dal problema d’innanzi al quale si trovava e se ne rese conto quando alle sue spalle udì un coro di mugolii e versi disumani: Una ventina di abitanti della Dead Scar avanzavano sbavando verso l’Elfa del sangue.
   Kriystal si voltò verso l’esercito di mostri e indietreggiò alzando la guardia e tenendosi pronta alla fuga o ad un’eventuale scontro.
   Ma la prima opzione svanì dal momento in cui altri esseri scheletrici e striscianti apparvero alle sue spalle: Kriystal era totalmente circondata.
   “Diamine!” Esclamò. Non vi erano vie di fuga, non rimaneva che combattere.
   Il primo mostro scattò avventandosi in maniera animalesca su Kriystal, che reagì abbassandosi furtivamente e trafiggendolo alla schiena con il pugnale.      
   Un secondo attacco da un altro essere ed un'altra abile dimostrazione dell’Elfa delle proprie abilità nel combattimento, balzò all’indietro e lo ferì al viso con un taglio netto.

   Stava andando alla grande, ma cominciò ad avere i primi acciacchi. I nemici, se pur indeboliti dai propri istinti, erano troppi.
   Ne abbatté un quarto, un quinto, un sesto, ma un settimo essere la braccò alle spalle e fece per morderla al collo. Mentre si avvicinava con i propri denti aguzzi al collo dell’Elfa lei poté sentire l’odore fetido del suo alito morto. Non poteva finire così, non poteva morire sbranata da un branco di zombie.
   Chiuse gli occhi pronta a resistere al dolore del morso, ma quest’ultimo non arrivò.
   Kriystal Sentì un nitrito risuonare tra i versi ansimanti intorno a lei seguito da urla disumane e da rumori continui. Erano i rumori di pesi morti che crollavano a terra. Aprì gli occhi e si accorse di non essersi resa conto di non essere più sotto la presa dell’essere che l’aveva braccata: I venti corpi degli abitanti della Dead Scar che avevano attentato alla sua vita giacevano a terra inerti. Kriystal non capiva cos’era successo.
   Indietreggiò lentamente e si scontrò contro qualcosa di duro e bollente. Si voltò di scatto sferrando il pugnale contro quel qualcosa contro il quale aveva picchiato indietreggiando e, qualunque cosa fosse, era molto più forte degli esseri che l’avevano aggredita poco prima.
   Ma Prima che lei potesse capire se l’attacco sarebbe stato efficace  o meno qualcuno la fermò afferrandola per il polso.
   “Stai calma” Ordinò con tono tranquillo il personaggio che le aveva impedito l’attacco.
   Nel mezzo della Dead Scar, al centro di un mucchio di cadaveri puzzolenti, Kriystal si trovò d’innanzi ad un Elfo del sangue in groppa ad un mastodontico puledro nero ed infuocato.
   “Ora lascerò la presa, e tu non azzarderai nessun’altra stupidata. D’accordo?”.
   Kriystal, confusa, annuì e ritrasse il polso liberandosi.
   “Chi diavolo sei tu!?”.
   “Sono il capitano della compagnia imperiale di Silvermoon. Incaricato di perlustrare la Dead Scar per trovare il ricercato. Da quel che ho visto ti conviene rientrare in città, non hai saputo comportarti davanti a dei nemici come questi e non oso immaginare cosa possa accadere se ti dovessi incontrare con un livello come quello dell’Elfo del sangue che stiamo cercando”.
   “Non ero in difficoltà, ne avevo già fatti fuori cinque o sei di questi mostri!”.
   L’Elfo sbuffò. Aveva l’aria tipica che si addice ad uno della compagnia imperiale. Aria di totale arroganza e superiorità.
   L’armatura certo era possente,di un rosso vivo tipico di Silvermoon e dell’Orda, una trama di teschi correva lungo le spalline altrettanto grosse.
   Un misto di eleganza ed inquietudine si nascondeva negli abiti di quell’Elfo.
   Kriystal non poté fare a meno di notare la staffa che portava legata alla schiena:
   “Tu sei uno stregone,non è vero?”
   “Un Warlock per la precisione. Quella è la tua arma?” Chiese ironico il Warlock scrutando il pugnale che Kriystal impugnava ancora nella mano sinistra.
   “Questo? Appartiene a me da quando ero bambina.”
   “Quindi non da molto,vedo.”
   Kriystal alzò il pugnale innervosita: “non sono una bambina!”
   Ma neanche il tempo di dire un’altra parola che il cavallo del Warlock si innalzò su due zampe e nitrì. L’Elfa indietreggio intimorita dalle dimensioni dell’animale infuocato.  I suoi occhi rossi incrociarono quelli di Kriystal,la quale fu costretta ad abbassare il pugnale.
   “Comunque sia” Continuò l’Elfo: “Identificati prego”.
   “Identificarmi!? Ma non si vede!? Sono un’Elfa del sangue! Un abitante di Silvermoon!”
   “Un momento!” la zittì d’un tratto il Warlock aguzzando la vista su Kriystal.
   “Io so chi sei.” Per un momento a Kriystal parve come se le se fosse fermato il battito del cuore. L’avevano già scoperta?
   L’Elfo scese da cavallo facendo risuonare la sua armatura nell’impatto con il suolo. Osservarlo in piedi,con quell’armatura,sembrava ancora più potente. Ora Kriystal poté osservare meglio la guardia imperiale che aveva interrotto così presto l’inizio del suo viaggio.
   Aveva dei rossi capelli corti pettinati all’indietro ed una pelle pallida contrastante con i suoi occhi dorati. Il tutto posizionato su un viso magro e scolpito.
   L’Elfo Si avvicinò a Kriystal interrogandola sempre più con lo sguardo:
   “Ma certo” disse: “Capelli lunghi e rossi,pugnale in salice,borsa di pelle di tigre delle foreste della canzone eterna..” Il Warlock posò una mano sul viso di Kriystal e le alzò lentamente la frangia.
   Kriystal rimase immobile,sarebbe voluta scappare,avrebbe voluto combattere,si sarebbe voluta ribellare. Il suo piano di passare inosservata stava per fallire.
    “Non ci sono dubbi” Sorrise la guardia imperiale soddisfatto della propria diagnosi e togliendo la mano dalla fronte dell’Elfa: “Tu sei Kriystallina,figlia di Ermelaid. Cosa ci fai qui fuori? O meglio,cosa ci fai nella Dead Scar?”.
   “M-mi sono persa!” si arrampicò su gli specchi Kriystal. Non poteva farsi riportare a Silvermoon,non poteva tornare da suo padre.
   Il Warlock la fissò un secondo con scetticismo: “Credo che sia meglio che tu venga con me”.
   Fece per prenderla per un braccio quando un ennesimo nitrito del cavallo infuocato avvertì l’arrivo di qualcuno.
   Sia Kriystal che il Warlock si guardarono intorno: Altri abitanti della Dead Scar,sentendo l’odore putrefatto dei propri compagni,erano tornati alla ribalta,ma stavolta quadruplicati. Saranno stati un centinaio gli esseri che avanzavano lentamente verso i due Elfi del sangue.
   “Maledizione. Non ho proprio voglia.” Sbuffò il Warlock,che nel frattempo estrasse la staffa. Diede poi un’occhiata a Kriystal la quale,pronta a combattere l’esercito di Zombie,teneva ben stretto il pugnale.
   “Non puoi difenderti con quello” Sospirò L’elfo con aria di sufficienza. Andò vicino al cavallo e dal borsone in cuoio legato sul fianco estrasse una spada dal manico bianco. Kriystal la riconobbe,era una delle spade standard che davano agli esaminati per affrontare la loro prova: “Tieni,nel caso tu  ti debba difendere per stavolta usa questa”.
   Kriystal prese in mano la spada e la osservò,poi si rivolse al Warlock: “Cosa intendi con ‘nel caso tu ti debba difendere’? è ovvio che mi devo difendere,dobbiamo combattere contro un centinaio di esseri disgustosi!”.
   “Sbagliato bambina!” replicò il Warlock e indicò la sponda della Dead Scar alla loro sinistra:
   “Ora tu evocherai la tua cavalcatura e raggiungerai l’argine della Dead Scar prima che quegli esseri riescano ad impedirtelo e mentre io mi sbarazzo di loro tu cominci ad avviarti verso Silvermoon.”.
   Kriystal lo guardò contrariata.
   “Ce l’hai un cavalcatura,vero?” Chiese il Warlock ironico.
   Kriystal si mostrò innervosita dall’altezzosità dell’Elfo del sangue che fingeva un comportamento istruttivo: “Certo che ce l’ho una cavalcatura! Ora stai a vedere”. Nell’evocazione della propria cavalcatura Kriystal ci sapeva fare,d’altronde l’evocazione di una cosiddetta creatura da trasporto era una tecnica da manuale,tutti gli Elfi del sangue erano più o meno in grado di applicarla.
   Nel frattempo gli esseri angusti avevano avanzato abbastanza da poter iniziare il combattimento. Kriystal si avvicinò la mano destra al petto e concentrò il Mana necessario per evocare Silbar mentre il Warlock lanciò un incantesimo dalla propria staffa che schiantò al suolo due mostri. La luce verde dell’incantesimo illumino tutta la Dead Scar.
   “Cosa aspetti ad andare!?” Gridò l’Elfo.
   “Ci sono!” Rispose Kriystal e con un abbagliante luce scaturita dalle mani si ritrovò a cavallo del suo struzzo imperiale: un agglomerato di piume verdi e viola starnazzò nel mezzo della battaglia.
   “Ed ora vai Silbar!” Ordinò l’Elfa,che in un attimo si ritrovò in corsa lungo l’unica via sgombra dagli abitanti della Dead Scar diretta alla riva d’innanzi a lei. Ma all’improvviso,come Kriystal aveva temuto, una di quelle creature le ostruì il passaggio sbavando e mugolando un qualcosa di incomprensibile ed avanzando in corsa verso lei e Silbar.
   La cosa giusta da fare era ovvia: Kriystal brandì la spada che le era stata appena data in prestito,un peso giusto per attaccare alla velocità con la quale stava andando.
   Pur cavandosela molto bene nel combattimento, Kriystal non si era mai destreggiata nell’uso della spada. Fino ad allora si era sempre data da fare con la tecnica del pugnale,ma sapeva bene che prima o poi per essere una paladina sarebbe dovuta avanzare di livello,sia riguardo alle tecniche,che  riguardo alle armi.
   Pur non avendo impugnato molto spesso una spada non doveva essere tanto difficile per un’Elfa del sangue di Silvermoon saperla maneggiare.
   Così, con la mano destra si tenne alla cinghia di Silbar e con la sinistra puntò decisa sul nemico sventrandolo da parte a parte senza lasciargli,stavolta, il tempo di emanare alcun lamento.
   Combattere con un’arma del genere,se pur un’arma basilare, dava tutta un’altra sensazione rispetto al combattimento con un pugnale. Il cuore dell’Elfa batteva a mille al solo pensiero di averne azzerato un altro a sua volta come solo un paladino dell’Orda avrebbe saputo fare.
   Forse era questo che si doveva provare, forse era questo che i membri dell’Orda provavano nel combattere: Adrenalina, eccitazione, paura.
   Mentre Kriystal proseguiva stretta alla sua cavalcatura si lasciava alle spalle il corpo agonizzante che aveva tentato di impedirle la fuga.
   Nel mentre l’aspirante paladina si avvicinava sempre più alla sponda della Dead Scar dietro di lei si scatenava un concerto di luci e grida disumane che, però, diventavano sempre meno. Quella guardia imperiale, qualsiasi fosse il suo nome, era davvero potente.
   La prima cosa che era da fare era stata compiuta, l’argine era stato raggiunto ed il pericolo Zombie era oramai passato.
   Kriystal si voltò per accertarsi della situazione del combattimento ed il risultato fu quello previsto ma pur sempre sorprendente: Un polverone rendeva soffuse le figure dei combattenti, ma un unico personaggio sembrava spiccare su tutti sputando dalla propria arma ondate di un verdastro abbaiante.
   Ad ogni attacco di un mostro seguiva un tonfo del corpo privo di vita del mostro stesso.
   Non sembrava esserci più pericolo e fu probabilmente in quel momento,accertatosi delle capacità del Warlock che gli avrebbero permesso di cavarsela, che Kriystal poté passare alla seconda fase del suo piano secondo il quale evitando di tirare dritto per la Dead Scar avrebbe dovuto prendere la prima via diretta a Tranquillien.
   Di tornare a Silvermoon, com’era stata costretta a promettere alla guardia imperiale che volente o nolente le stava salvando la vita, non se ne parlava.
   Era arrivata li, non lontana da casa, ma pur sempre fuori dalle polverose pagine di Silvermoon.
   Non poteva e non doveva assolutamente permettersi di ritornare sui suoi passi, di ripresentarsi come se nulla fosse accaduto.
   Alla fine dei conti non sapeva neanche se suo padre si era accorto della sua breve assenza, non sapeva ancora se l’Elfo che l’aveva messa al mondo aveva provato un pizzico di preoccupazione o aveva avuto una qualsiasi reazione alla notizia della scomparsa di sua figlia.
   Ma Kriystal era consapevole di non poter pretendere che suo padre si fosse già fatto delle domande o addirittura un esame di coscienza riguardo al problema della fuga della figlia in così poco tempo. Dopotutto da quando l’Elfa aveva abbandonato le porte di Silvermoon erano passati si e no venti minuti e nessuno, tranne quel Warlock, si era accorto del suo allontanamento.
   Perciò le porte per lo svolgimento del suo piano erano ancora aperte e nulla, davvero nulla, sembrava fermarla.
   Sapeva che disubbidendo alla guardia imperiale l’avrebbero cercata e sapeva che se non voleva essere riportata a casa doveva darsi da fare per togliersi di mezzo. Diede un’ultima occhiata al combattimento al centro della Dead scar tra il Warlock ed i pochi esseri che erano rimasti in piedi e poi finalmente si decise.
   “Vai bello!” Ordinò a Silbar, il quale scattò zampettando lungo la Dead Scar e sotto direttiva di Kriystal svoltò a sinistra lungo il sentiero che tagliava un azzurro fiumiciattolo aldilà del quale, sotto l’ombra e la nebbia dei primi alberi spogli differenti da quelli vivi e magici di Eversong Woods, cominciavano ad intravedersi le prime abitazioni di Tranquillien.
   Dall’improvviso calo di temperatura Kriystal ebbe la conferma di essere giunta finalmente nella Terra fantasma.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Warcraft / Vai alla pagina dell'autore: sinful_theatre