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Autore: sinful_theatre    25/05/2011    0 recensioni
La storia dell'Elfo del sangue Kriystal è tratta dal videogioco mondiale World of Warcraft. Anticipo il 'tratta da' in quanto per renderla romanzesca è stato neccessario modificare alcuni particolari,a partire dalle ambientazioni ai nomi di tecniche e luoghi. Ho cercato comunque di mantenere il più possibile l'immagine e la magia del mondo di Azeroth per trasmetterla a chi World of Warcraft già lo conosce e a chi invece non ne ha mai avuto a che fare.
Kriystal è un'elfo del sangue femmina che insegue il sogno di divenire una paladina,cosa non ammessa dalle fitte leggi della sua terra natale. Si troverà così nel mezzo di una sorprendente avventura fuori programma che l'avvicinerà passo dopo passo al suo obiettivo,nel bene e nel male.
Sarò lento a postare i capitoli,chiedo perdono in anticipo e spero vi piaccia come mio debutto in ambito fantasy e Fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO III

Dove sei diretta?
 



Il sentiero iniziale della terra fantasma era delineato da staccionate in legno ed in parte decadenti. Le prime abitazioni e l’ arco d’ingresso cominciavano ad essere sempre più vicini e La tetra atmosfera surreale ricordava molto Eversong woods quando veniva armonicamente investita dalla notte.
Quando Kriystal era piccola giocava sempre tra gli alberi e le siepi incantate della foresta attorno alle mura di Silvermoon non curante del buio dolcemente affievolito dalle lanterne azzurre. Il ricordo di quando osservava divertita il giardiniere Noira accendere le lanterne con incantesimi la maggior parte delle volte destinati a fallire balenò per un breve istante nella mente dell’Elfa.
Ricordava tutto della propria infanzia. Dai suoi innocenti trent’anni ai suoi cinquanta pre-adolescenziali.
Tutto di quella foresta scura e sinistra parve riportarla a frammenti di quegli anni: Gli alberi attorcigliati su loro stessi con migliaia di lucciole bianche e danzanti attorno a loro, Il verde pallido dell’erba tagliato da un sentiero in terriccio, l’aria magica dell’insieme.
Ma a distinguere la foresta della terra fantasma da Eversong woods era certamente l’impossibilità di osservare le stelle. Quando Kriystal rincasava nelle abitazioni fuori città camminando alzava lo sguardo al cielo e tentava inutilmente di contare quei piccoli puntini volanti lungo quell’enorme ed immensa distesa blu.
Questo, Pensò Kriystal, le sarebbe mancato più di tutto.
 Ed ora, nel mezzo di quella foresta magica, lugubre e nostalgica allo stesso tempo Kriystal continuava a stringersi a Silbar quando dalla leggera nebbiolina si scorsero le due guardie d’ingresso vestite in rosso e le prime bandiere dell’ Orda. L’aspirante paladina era finalmente giunta a Tranquillien.
Era finalmente giunta sotto l’Arco d’ingresso della colonia, certo, ma mano a mano che si avvicinava alle due guardie poste simmetricamente alle due colonne  Kriystal non sapeva se essere sollevata per il raggiungimento del primo obiettivo od essere impaurita al pensiero di dover mentire ad ogni personaggio indossante le vesti della sua patria.
Le sembrò di impazzire, distraeva questi pensieri con l’osservare sempre da più vicino la struttura del villaggio.
Era un villaggio vero e proprio, non c’erano mura, non c’erano recinzioni. Le abitazioni di Tranquillien ergevano lungo il sentiero che aveva guidato sin li Kriystal. In primis l’Elfa notò che il villaggio era stato costruito per il lungo, ma poi la motivazione arrivò immediatamente da sola.
Kriystal per un istante doveva aver dimenticato di essere all’interno dell’area della terra fantasma, in una terra di creature sovrannaturali non appartenenti o appartenute in passato al mondo di Azeroth. Costruire un villaggio di ampio perimetro in un luogo del genere era pressoché impossibile e i fondatori si dovevano essere limitati ad ergere abitazioni solo lungo l’unico sentiero che in caso di pericolo portava direttamente al confine.
È assurdo, ammise Kriystal a se stessa, non essersi mai accorta che il sentiero iniziante sotto le mura di casa e parallelo alla cicatrice morta l’avrebbe portata in un posto silenzioso come la terra fantasma, familiarizzato soltanto dagli stemmi imponenti dell’orda e dalle guardie di grado B che però dovettero cominciare a reagire all’avvicinarsi anonimo dell’Elfa.
“Altolà!” esclamò uno dei due, né il più alto e nemmeno il più basso, poiché le due guardie erano all’apparenza identiche.
“Riconoscimento, prego.” continuò l’altro.
Avevano tutt’altro stile di Larminit e Granminit, poiché i due gemelli di tranquillien erano molto più autoritari, molto più fedeli al modello di guardia dell’Orda e, soprattutto, molto meno meticci.
D’innanzi alle due guardie della terra fantasma Kriystal si sentì addirittura inquietata. Non sarebbe stato semplice eluderli come aveva sempre fatto con quelle di Silvermoon, ma essersi allenata per anni e anni con Larminit e Granminit forse le sarebbe ritornato utile.
“ Vengo dalla città. Sono una cittadina di Silvermoon, dalla foresta di Eversong Woods” dichiarò L’elfa. Iniziare con la versione veritiera era sempre stata la cosa migliore da fare e questo lei lo sapeva bene.
“Silvermoon?” Notò la prima guardia: “Silvermoon è in stato dall’erta quest’oggi, ci serve un riconoscimento o non potremo farla entrare all’interno della Colonia”.
Kriystal guardò in basso pensierosa e in difficoltà. Non sapeva cosa inventarsi.
“Spiacente allora” Concluse la seconda guardia: “invitiamo lei e la sua cavalcatura di primo livello a tornare in città”.
L’arroganza con la quale la seconda guardia nominò indirettamente Silbar equivaleva all’insolenza del Warlock di poco prima. Kriystal ripensò a quest’ultimo e al fatto che se fosse tornata indietro si sarebbe trovata costretta a rincontrarlo. Ma poi emanando un lungo respiro cominciò:
“ Sono Kriystallina, figlia di Ermelaid, Terzo signore dei sette signori di Silvermoon. Sono stata mandata da lui in persona per indagare riguardo alla sparizione di carte importantissime riguardanti Silvermoon e tutti i regni orientali. Sono in servizio e ho un mandato ufficiale”.
Le due guardie si guardarono tra di loro interrogandosi sulla validità della versione che kriystal aveva appena esposto. Poi la seconda guardia, quella dall’aria arrogante, replicò: “Kriystal di Silvermoon, figlia del terzo signore dei sette signori di Silvermoon. Ermelaid, giusto? Dici di essere qui per il caso delle carte scomparse, ma per questo hanno già ingaggiato la compagnia imperiale; Poi dici di avere un mandato ufficiale, ma non ce lo hai ancora mostrato. E noi dovremmo crederti?”.
“ Ha ragione, non ci hai mostrato il mandato” Notò in ritardo la prima guardia, afferrando la lancia imperiale che poggiava alla colonna d’ingresso e avanzando di un passo verso Kriystal.
“ I-il mandato giusto! Che sbadata che sono!” finse stupita L’elfa: “Datemi solo un secondo” E fece per frugare nel proprio borsello di cuoio.
Le due guardie si interrogarono ancora con gli sguardi e la seconda ritornò a Kriystal con un’espressione di impazienza: “ Stiamo aspettando”.
Kriystal frugava tentando di prendere tempo, ma non poteva sperare in un miracolo come un altro arrivo di un personaggio misterioso a salvarle la pelle. Poi, d’un tratto, arrivò l’illuminazione.
“ Credo che questo possa bastare” Disse, fingendo un tono il più autorevole possibile.
Scese da Silbar, toccò con i piedi il terriccio del sentiero e vi conficcò la spada, poi mostrò sicura il pugnale di salice di Eversong Woods che aveva appena estratto dalla borsa.
“Quello cos’è?” chiese con curiosità la prima guardia.
“Questo è il mio mandato. O meglio, questa è la conferma che io non sono un Elfo del sangue comune” precisò Kriystal, sempre tentando di apparire un minimo convincente riguardo a ciò che stava dicendo.
“Un pugnale dal manico in salice” Notò la seconda guardia, senza perdere la propria autorevolezza e diffidenza: “Ma questo dimostra solo che tu sei figlia di un pezzo grosso. Magari sei davvero figlia del ‘terzo signore dei sette signori’, ma ciò non vuol dire che tu sia in veste ufficiale per il caso delle carte scomparse. E poi quanti anni hai? Sei una giovane femmina, come minimo non fai nemmeno parte dell’esercito”.
“Si che ne faccio parte!” Replicò kriystal. Di sicuro le sarebbe piaciuto, ma loro dovevano essere convinti davvero che quella mattina lei aveva superato quel dannato esame: “proprio oggi è stata celebrata all’interno delle mura la mia ammissione e come figlia di Ermelaid mi è subito stata assegnata una missione di primo livello”.
Per com’era brava a fingere Kriystal stessa sembrava credere alle proprie parole.
“Menzogne!” tagliò corto e sicura la seconda guardia: “Immagino che non avrai nulla per dimostrare la tua ammissione” rise.
“Se avessi almeno una minima prova” continuò con sufficienza: “Giuro che ti lascerei passare senza problemi”.
Kriystal crollò moralmente. Non c’erano speranze. Se non era in grado di fronteggiare due guardie di una Colonia, come poteva intraprendere il viaggio da lei progettato?
La guardia arrogante la guardò dall’alto al basso mentre lei restava in silenzio, poi con tono fiero concluse: “Come previsto, lei e il suo pennuto siete ufficialmente invitati a tornare sui vostri passi”.
Kriystal abbassò lo sguardo.
“La spada” Pronunciò improvvisamente la prima guardia quasi timidamente.
“Come!?” pronunciarono Kriystal e la seconda guardia in contemporanea entrambi come svegliati o presi alla sprovvista.
“L-la spada” ripeté la prima guardia, alzando timoroso il braccio sinistro e indicando la spada che Kriystal aveva conficcato a terra.
“è quella che danno agli esaminati. La spada dal manico bianco” continuò: “Credo che l’Elfa dica la verità”.
La seconda guardia guardò prima la spada e poi il compagno con un’aria di tradimento e sconfitta. Poi dovette rivolgersi a kriystal mantenendo comunque un tono di inaccettabilità: “Benvenuta a Tranquillien, Kriystallina di Silvermoon”. E fece per tornare assieme al proprio compagno alla propria postazione senza staccare però gli occhi dalla ‘giovane femmina’ che era appena riuscita ad ingannarlo.
Quest’ultima ancora non credeva al successo appena ottenuto e dopo aver messo via il pugnale nel borsello estrasse orgogliosa dal terreno la spada donata precedentemente dal Warlock della compagnia imperiale. Poi poggio le mani sul dorso di Silbar, il quale sparì in un bagliore, e avviandosi verso la soglia d’ingresso sorrise lanciando una frecciatina vittoriosa alla seconda guardia: “Con permesso”.
L’elfa superò l’arco e finì col ritrovarsi nel mezzo della vita quotidiana della colonia di Tranquillien. Era un vero e proprio mercato quello che correndo lungo l’unica via del villaggio sembrava avere origine nella piazzetta. La gente era vivace, i bambini correvano tra i vari banchi da quelli dei giocattoli a quelli di alimentari e i commercianti mostravano orgogliosi la loro mercanzia. C’era vita, si, nella terra fantasma c’era vita.
Kriystal non si aspettava nulla di tutto questo, immaginava una via silenziosa e deserta ricca di entità sinistre e di abitanti diffidenti. Invece lo spettacolo avrebbe rimesso il buon umore persino ad un Troll.
Il sentiero principale era illuminato dalle lanterne azzurre ben distanti l’une dalle altre e su ambi i lati, a sinistra sulle colline e a destra sull’orlo di un precipizio, le guardie dell’ Orda proteggevano il villaggio.
All’improvviso un invitante profumo stuzzicò il finissimo olfatto dell’Elfa il quale la portò in direzione di un banco ristorante alle porte della piazzetta. Qui sembrava concentrarsi il cuore di Tranquillien ed il maggior numero degli abitanti. Fiorenti attorno ad essa vi erano ramificazioni del sentiero che portavano ad abitazioni immense simili a santuari abitate, probabilmente, dagli ufficiali.
Kriystal non poté non notare infine l’armoniosa scultura al centro della piazzetta rappresentante due figure femminili e danzanti. Entrambe erano certamente Elfe, ma nella voluta composizione delle braccia si scorgeva palesemente il messaggio di unione: Quella scultura era sicuramente il simbolo della conquista della terra fantasma da parte dell’unità dell’Orda.
Kriystal restò ad osservare la statua in stato di riflessione, finché una voce sottile non la riportò alla realtà.
“ Hei, hei lei!”. L’elfa cercò di captare la provenienza della voce finché alla sua sinistra non si imbatté in un banco povero e mal ridotto composto da un solo scaffale pieno di ampolle e prodotti tipicamente magici e da un bancone in legno marcio e polveroso dietro al quale vi era la sinistra presenza che l’aveva appena chiamata.
“ S-sta parlando con me?” Esitò Kriystal.
“ Beh” Continuò l’inquietante proprietario di quell’inquietante banco di magia: “ Certo dalla tua faccia non devi essere molto abituata a fare conversazione con quelli come me ”. La sua risatina finale era chiaramente provata oltre che sarcastica.
Era un non morto altamente consapevole di essere un non morto colui che stava parlando con Kriystal; Era un anziano essere privo del battito del proprio cuore che sapeva di aver perso la propria vita, ma condannato a portare a termine un qualcosa che nemmeno lui comprendeva commissionatogli da un qualcuno che nemmeno lui conosceva. Questo era quell’essere, questo era la razza dei Non morti.
Tuttavia pur conoscendone le misteriose caratteristiche Kriystal non aveva mai avuto l’occasione di potersi confrontare in prima persona con uno di loro. A Silvermoon era addirittura da decenni  che un non morto non si mostrava alla luce del sole.
“ No mi scusi, è che mi ha presa alla sprovvista. È la prima volta che visito Tranquillien e sono rimasta incantata da questa scultura”.
“ C’è poco da ammirare a dir la verità” Rispose l’essere, ancora a tono basso: “ma te sei troppo giovane per capire. Dovremmo tutti quanti vivere più di una vita per conoscere maggiormente il mondo in cui viviamo”
Kriystal si avvicinò al banco incuriosita dalle parole del vecchio: “Cosa intende dire?”
“ Oh, è molto meno doloroso osservare le cose che ignoriamo. Non ti annoierò con le mie piccole verità ”. La vaghezza del Non morto cominciava ad essere fastidiosa.
“ Di che verità parla? ” Chiese Kriystal, da una parte curiosa e dall’altra determinata: “ Queste due figure sono certo il simbolo dell’unione dell’orda e della conquista di ques..”
“ So cosa rappresenta quella scultura ” La interruppe bruscamente l’essere : “ Sarà trent’anni che lavoro qui a Tranquillien, davanti alle due Elfe danzanti, le conosco molto bene e non è del loro significato di cui io sto parlando”
L’elfa del sangue si avvicinò ulteriormente, ora totalmente incuriosita, e porgendosi leggermente sul banco domandò: “ Di che verità stiamo parlando allora? ”.
Il Non morto la guardò negli occhi, indeciso se parlare o meno, e i suoi secolari e rugosi occhi rossi fissarono quelli d’orati dell’aspirante paladina, quasi come se riuscisse a leggerle l’anima. Quando finalmente il vecchio fece per rispondere dovette interrompersi di colpo. Una grossa e pesante mano si appoggiò sulla spalla di Kriystal ed una voce molto più calda e vivace di quella dell’essere interruppe la conversazione: “ Lascia stare la nostra visitatrice Renzithen, quest’oggi lei è un ospite! ”. Il Non morto emise una sorta di grugnito soffocato e voltando le spalle a testa china tornò al suo scaffale.
“ Perdonalo” disse la voce della figura alle spalle dell’Elfa: “ Giuro che un giorno di questi gli regalo un cavallo per tornarsene nelle fogne” ridacchiò.
Era anch’esso un Elfo del sangue il nuovo interlocutore, un elfo del sangue in carne e non molto giovane, dai capelli brizzolati e la barba bianca lungo tutto il contorno del viso. “ Si figuri, non mi stava dando fastidio” rispose Kriystal. Le dispiacque di aver dovuto interrompere la conversazione con l’anziano mercante, ma il fatto che da quando aveva lasciato Silvermoon non faceva altro che conoscere nuove persone comincio a piacerle. Nel bene e nel male a casa nessuno le sbucava alle spalle o la chiamava al centro di una piazza. A casa lei non aveva un ruolo, mentre fuori di essa cominciava piano piano a costruirsi una nuova vita. Una vita che si addicesse ad un componente dell’Orda.
“ Mia cara ” continuò l’Elfo tracagnotto: “ Dopo aver parlato con uno come Renzithen a chiunque servirebbe una bella birra ed un buon cinghiale! Passa dal mio banco ristornate, il bere te lo offro io!”
Kriystal doveva rimanere il meno possibile a Tranquillien, o il farsi conoscere da troppe persone sarebbe potuto diventare pericoloso, ma il banco ristorante al quale era appena stata invitata era lo stesso che l’aveva portata fino a quella piazza e non poteva certo rimettersi in viaggio senza metter sotto i denti un qualche cosa.
“Accetto” arrossendo e sorridendo l’Elfa ed il proprietario si avviarono verso un numeroso gruppetto di persone rumorose sedute attorno al bancone ricco di piatti colmi di cibo. Il profumo che l’aveva indirizzata sin lì cominciava ad essere sempre più intenso.
“Siediti qui, ti servirò immediatamente!”
Kriystal si sedette su uno sgabello in legno alla destra di un Elfo del sangue malconcio e dall’odore sgradevole e alla sinistra di un misterioso individuo incappucciato chino e perso nel suo boccale di birra. Ubriaco marcio, pensò Kriystal. Ma il primo descritto doveva essere anche peggio poiché tutt’ad un tratto urlò: “Un’altra birra Thadrilan! Un’altra birra!”.
“ Non hai bevuto abbastanza Mabadil? Sei sbronzo da questa mattina!” “ Non sono ubriaco, nossignore! E poi io non sto tutto il giorno ad ingrassare dietro ad un bancone come te, io tra qualche minuto sarò nel mezzo di una missione importantissima -ich-!”
“ Che tipo di missione!?” Scherzò un Non morto dall’altro angolo del bancone: “Anche stavolta finirai nei guai con le guardie come l’altro ieri!? Ti hanno lasciato senza pantaloni amico mio!” Un coro di risate echeggiò intorno a loro e anche Kriystal non poté fare a meno di soffocarne una.
“ No compagno, non proprio!” rispose stonando Mabadil: “Signore e signori, sono stato chiamato da un gruppo di avventurieri  - ich!- per entrare niente di meno che all’interno dei cancelli .. del fosso della morte!”
Calò un silenzio basito, i presenti si guardarono tra di loro e pochi secondi dopo scoppiò un’altra risata generale.
“ E cosa vuoi andare a cercare lì dentro, una sposa?” Domandò il proprietario del banco, ridendo anche lui a alzando ulteriormente il chiasso tutto intorno. “ Dopo l’ultima che si è trovato meglio se a questo punto spreca il suo tempo a cercare il traditore di Silvermoon!” Esclamò scherzoso un altro grossolano individuo di uno o due sgabelli più in là.
“Stolti!” Bofonchiò il preso in giro: “è un dannato fantasma quel tipo, non fareste nemmeno in tempo a prenderlo per i fondelli che ve lo ritrovereste in un istante alle vostre spalle!”. I presenti simularono un’aria intimidita dalle ultime parole di Mabadil.
“Bando alle ciance!” Esclamò Thadrinal: “piuttosto mia cara” e rivolgendosi a Kriystal le si avvicinò e le appoggio sul bancone un boccale contenente un liquido color birra ed un piatto di carne fumante. Il proprietario continuò a fissare interessato l’Elfa portandosi dietro l’attenzione ed il silenzio di tutti gli altri, per poi continuare: “Sembrerebbe che in questo stato di allerta tu sia stata lasciata entrare a Tranquillien incaricata di scovare il traditore..”. Immediatamente Kriystal si sentì quasi soffocata dagli sguardi curiosi ed interessanti delle persone nell’udire la parola ‘traditore’ se usata seriamente. Anche l’ubriacone sembrava essere preso dal discorso, mentre l’uomo incappucciato doveva aver perso i sensi chino ancora sul suo boccale. “ Dunque il traditore è qui a Tranquillien!?” domandò sconcertato il Non morto all’angolo del bancone. Un mormorio prese vita intorno alla conversazione quando Kriystal dovette entrare ancora una volta nel ruolo che, almeno per tutto il tempo di alloggio nella colonia, avrebbe dovuto mantenere. Mandò giù un sorso del surrogato di birra e schiarendosi la voce cominciò la sua parte: “Ebbene si!” esclamò sicura: “Il maggior sospetto è che il ricercato si sia recato alle porte di Tranquillien spacciandosi per un semplice avventuriero per poi nascondersi negli angoli dei vostri vicoli o , peggio ancora, nelle vostre case!” il mormorio circostante si incrementò a tal punto come reazione dell’annuncio di Kriystal che l’Elfa poté distinguerne addirittura qualche parola. “ Come è potuto entrare!?” Esclamava qualcuno; “Ed ora cosa facciamo!?” Domandava un altro;
“ Menzogne!!” Troncò Mabadil, che sembrò addirittura avere smaltito la sbornia.
Tutti si zittirono: “ Io so per certo che se ne è andato dai regni orientali! Anzi, non ci sono prove che sia stato qui a Tranquillien!” Spiegò il sudicio elfo del sangue con un tono che a Kriystal apparve addirittura offeso. Gli sguardi si indirizzarono di rimbalzo verso di lei in attesa di una risposta.
“ No, lei si sbaglia” improvvisò l’Elfa sentendosi troppo le attenzioni concentrate addosso: “ Silvermoon ha ricevuto la chiara segnalazione del sospetto all’interno della colonia nelle ultime cinque ore. Non potrebbe aver lasciato i regni in così poco tempo”.
Ancora una volta le bugie di Kriystal sembravano aver convinto il pubblico, che ormai tramutatosi in folla ricominciò a discutere rumorosamente sulla faccenda, quando ad un tratto il Non morto si alzò in piedi sul bancone e alzando il suo boccale urlò: “ E allora cacciamolo!”.
“ Si, diamogli la caccia e catturiamolo!” Esclamò un enorme Elfo poco distante; “ Facciamogli vedere di cos’è capace una semplice colonia dell’orda!!” incitò un altro. Il coro che nacque, pensò Kriystal, sembrava quello che lei si era sempre immaginata come grido di battaglia poco prima di una guerra. Si sentì improvvisamente sprofondare nel proprio sgabello e le passò immediatamente anche la fame. Cos’aveva combinato?
Per proteggere l’ennesima volta il suo ruolo aveva innescato una miccia imprevista. La folla si alzò dai propri sgabelli e disordinatamente uno ad uno cominciarono a correre per le strade mentre altri si dirigevano ad armarsi nelle proprie abitazioni rincorsi dalle imprecazioni di Thadrinal verso chi se ne era andato senza pagare il conto.
Kriystal giunse alla conclusione che era ora di andarsene. Il suo soggiorno a Tranquillien sarebbe durato molto meno del previsto ed il tutto per aver tralasciato e non aver preso in considerazione lo spirito di patria e di guerra dei componenti dell’Orda.
Per la piazza e per la strada principale di Tranquillien gli abitanti correvano su e giù, controllavano in ogni angolo e ordinavano alle proprie famiglie di rifugiarsi nel centro e di non isolarsi. Mabadil e addirittura l’uomo incappucciato erano spariti, probabilmente in fila anche loro per catturare il traditore.
Anche le guardie dovettero intervenire per placare l’agitazione dell’esercito civile che si era creato in pochi minuti.
Non c’era alcun dubbio, si, Kriystal doveva decisamente lasciare Tranquillien. Estrasse così dal proprio borsello dieci argenti e con la speranza che bastassero per la gentilezza e l’ospitalità li abbandonò sul bancone affianco al piatto di carne ancora intatto poco prima di sparire in un vicolo tra due abitazioni. Una volta superato quest’ultimo Kriystal si sarebbe dovuta trovare sull’orlo del collinoso precipizio, l’avrebbe sceso approfittando della distrazione generale e se ne sarebbe andata il più lontano possibile in sella a Silbar.
Doveva essere passato pochissimo tempo da quando l’Elfa aveva lasciato casa e già non aveva fatto altro che fuggire. Mentre avanzava per il viottolo stretto avvicinandosi sempre più al retro delle abitazioni venne assalita nuovamente da un pensiero rivolto a suo padre. La stava cercando? Sapeva che era fuggita? Se ne era almeno accorto? Tutti quesiti che kriystal cercò di togliersi d’innanzi scuotendo la testa. Non poteva permettersi di pensare in continuazione a casa sua, non ne valeva la pena.
Il vicolo era finito e Kriystal si trovò davanti al precipizio e alla tetra e nebbiosa foresta della terra fantasma. Era consapevole di cosa c’era lì sotto, non era un luogo civile quanto la colonia che stava lasciando e se avesse proseguito in linea retta si sarebbe ritrovata ancora una volta in bocca alla Dead scar.
L’Elfa emanò un lungo sospiro, pronta a calarsi giù e ad inoltrarsi nell’ignoto. Si abbassò afferrando una pietra ben incastonata al suolo ritenendola adatta come punto d’appoggio, ma prima che potesse avvertire il pericolo imminente sentì un violento colpo dietro la testa e tutt’ad un tratto il panorama si fece buio.
Quando Kriystal si riprese capì immediatamente di essere stata assalita, si alzò di scatto in posizione seduta e pronta a reagire ad un’ulteriore aggressione di qualunque mostro. Ma il dolore lancinante della botta la costrinse a sdraiarsi nuovamente con la schiena sull’erba umida.
Era confusa, ma doveva essere finita nel mezzo della foresta della terra fantasma. La domanda era: Chi ce l’aveva portata?
Kriystal cominciava ad entrare nell’ottica di aspettarsi tutto ad un tratto la comparsa di qualche spirito, ma la figura che le mise una mano sulla spalla e che si chinò su di lei per guardarla negli occhi era un qualcuno di già visto e di vivo.
“ Allora, rossiccia ..” Disse l’individuo incappucciato che fino a poco prima pareva sbronzo e privo di sensi: “ ..Dov'è che sei diretta?”.
 
  
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