1.
Sul cornicione
Esattamente.
Li vedete i miei piedi? Bene.
Perché io vedo le vostre teste. E sono così piccole da quassù
da rendere ridicolo qualsiasi tentativo d’apparire menti geniali. Non è
possibile che in quello spazio infinitesimale vi sia la capacità di fare la minima
azione ragionata.
Li vedete i miei piedi?
Perché io vedo benissimo voi. Vi svegliate, presto o tardi
che sia, ma sempre ogni singolo giorno aprite gli occhi e decidete di mettere i
piedi giù da quello che è stato il vostro letto. Magari anche solo per
spostarvi su un altro improvvisato sostegno del vostro inutile peso corporeo.
Io non mi sveglio più da quattro giorni.
Perché sono quattro giorni che non vado a dormire, quattro
giorni in cui ho deciso che i miei occhi non si sarebbero più chiusi se non per
quel brevissimo istante incontrollato, utile solo a inumidirmi l’orbita. Eppure
non sono riuscito a evitare lo stesso di adagiarmi su un sostegno. Mi sono
appoggiato a muri, panchine, sedie quando le trovavo libere...
Cornicioni...
Piccoli ballatoi in cima ai vostri palazzi...
Perché mi trovo qua sopra?
Non penso proprio meritiate di sapere la mia storia. O forse
è meglio dire che è la mia storia che non merita di essere conosciuta. Forse
nessuna storia andrebbe mai raccontata, forse andrebbe solo vissuta per quel
breve istante in cui scorre tra le nostre minuscole dita, così rapida che i
nostri infinitesimali cervelli nemmeno riescono ad accorgersi del suo
passaggio.
Pensate...quante storie di quanti giorni e di quante persone
avete avuto accanto? Sempre, senza avere la consapevolezza della loro
esistenza. Eppure l’avrete senitita anche voi, non sempre, solo ogni tanto,
insinuarsi quasi invisibile in quella concentrazione impostata su voi stessi.
Avrete sicuramente percepito anche solo una volta nella vostra vita quel
sussurro, come una lieve carezza che vi prende l’orecchio e subito si sposta
alla gola. Era la sensazione da afferrare, quell’occasione di carpire una
storia, non la vostra e forse nemmeno quella dello sconosciuto che vi stava
accanto. Era una storia, che si stava insinuando sotto le vostre egocentriche
difese per essere letta, osservata, appresa, assimilata. Mai raccontata.
Lasciarla entrare in voi. È una cosa difficile al limite
dell’impossibile. Perché anche quando la vostra consapevolezza riuscisse ad
essere intaccata da una storia, subito riuscireste a integrarla nella VOSTRA
storia personale, storpiandola. Raccontandola...
Per questo non vi racconterò la mia storia. Né nessuna di
quelle che ho lasciato entrare in me. Io resterò qui. Vigile. Sopra le vostre
piccole infinitesimali teste vuote di voi. Io prenderò tutte le storie che si
avvicineranno alla mia essenza, le conserverò gelosamente, le cullerò nel
silenzio della mia non esistenza.
Sarò la biblioteca dei vostri volti, delle vostre vicende.
Li vedete i miei piedi?
Sono la mia antenna per voi.