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Autore: virgily    25/10/2010    1 recensioni
“Un nuovo Jack lo squartatore sta terrorizzando l’intera nazione. Nessuno sa’ chi sia ma ovunque vada lascia il segno di bellissime donne morte. Tuttavia sembra che lo psicopatico serial killer abbia una preda precisa da eliminare, lo testimonia il fatto della presenza di scritte insanguinate su muri o pavimenti ritrovate assieme ai cadaveri delle donne uccise. La prima risale a due mesi fa con su scritto “questo e’ per te Juliet”; la seconda invece e’ di qualche settimana piu’ tardi dicente “sarai soltanto mia Juliet” e l’ultima invece appartiene al cadavere della donna ritrovata questa mattina alle cinque: “sto venendo a prenderti Juliet”. Si presume quindi che questa Juliet sia colei che quest’uomo brama piu’ di ogni altra cosa al mondo. Per il momento la polizia sta indagando ma ne Jack e ne Juliet sono stati trovati.”
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ronnie Radke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I due prodi erano finalmente giuti alla entrata secondaria della sacrestia: la serratura poteva essere facilmente scassinata, poiche’ la qualita’ della materia si fosse degradata man mano che ella invecchiava. Entrarono silnziosamente e notarono con loro piacere che non era cambiata affato, o forse era meno impolevarta dell’ultima volta che ci erano stati. Quasi in punta di piedi cominciarono a camminare per l’articolato corridoio che man mano di districava in svariati ambienti come la sacrestia e l’ufficio principale; ma non c’era traccia di anima viva

-Ron ma sei sicuro che sia la chiesa giusta?- sussurro’ il castano standogli al suo fianco, guardandosi indietro per verificare che nessuno li stesse seguendo

-certo. Questa e’ l’unica chiesa che si trova in periferia. E poi sono certo che non appena ha visto queso luogo lugubre quel bastardo ha fatto i salti di gioia- rispose a sua volta il moretto prima di fermarsi di botto, facendo cenno al suo compagno di arretrare assieme a lui. Aveva sentito dei rumori sospetti, era meglio celarsi nel buio e atendere.

Si appostarono dietro un’antica immagine sacrale dalle dimensioni mastodontiche e osservarono l’uomo brizzolato che trascinava per un braccio una ragazza di circa la loro eta’: portava un vestitino purpureo dalle spalline calanti. A malapena riusciva a tenersi in piedi e scrutandole il viso si poteva notare i segni del sonno e della fame. Ronald si era appena allarmato; osservandola tanto gli parve di vedere la sua amata, ma era il colore denso delle sue iridi color verde bottiglia che gli avevano fatto perdere le speranze. Dal canto suo invece il piu’ piccolo osservo’ quella pallida creatura arrancare quelche passo, inciampando ovunque mentre quell’uomo persisteva a portarla via con se, all’interno di quella che era la vecchia menza delle suore. Gli sembro’ di averla gia’ vista da qualche parte... ma non ne era sicuro. I due si guardarono negli occhi e decisero di seguirli; forse da quella gracile creatura sarebbero riusciti a estrapolare qusalche informazione in piu’. George la fece sedere su una di quelle poche sedie che ancora si reggevano su quattro gambe e con un vecchio catenaccio saldo’ bene la sua piccola caviglia tra la gamba della sedia e quella del tavolo ligneo proprio dinnanzi a lei; assicurandosi dunque che non si sarebbe potuta liberare. Si avvio’ verso i fornelli e apri’ la dispensa che si trovava proprio al disopra di essi: vi erano svariate vivande che nel corso dei giorni della loro permanenza li dentro avevano acquistato. Prese una barretta di cioccolata al latte, che sicuramente gli avrebbe dato la giusta dose di zuccheri per non collassare durante la cerimonia e gliela porse davanti. Amelie osservo’ quel cioccolato dinnanzi a lei: erano giorni che non mangiava e gia’ poteva sentire il cuo dolce sapore sciogliersi in bocca, ma per qualche istante titubo’. Mangiare dinnanzi a quell’uomo le metteva ansia, sopratutto perche’ sapeva che non sarebbe riuscita a gustarsi il suo pasto senza che quell’essere potesse metterci bocca

-allora bambolina? Non ti decidi ancora a mangiare?- le domando’ sedendosi proprio accanto a lei, osservandola maniacalmente per tutto il perimetro del suo bel visino candido

-mi sembra che il capo sia stato chiaro. Devi mangiare, altrimenti si arrabiera’... e tu sai bene cosa succede se il signorino Ryan si arrabbia vero?- sussurro’ abbassando di qualche tono la sua voce, rendendola roca e desiderosa. Si avvicino’ alla prigoniera e comincio’ a toccarle maliziosamente la chioma corvina, giocandoci appena tentnado il piu’ possibile di stuzzicarla e renderla ancora piu’ vulneraile di quanto non lo fosse gia’

-perde la testa e comincia a giocare con il coltello. E tu non vuoi che il suo coltello ti tagliuzzi fino a cavarti il cuore dal petto non e vero?-

Alle sue parole la moretta rabbrividii. Sapeva che il suo rapitore era olto abile con le lame, e non voleva diventrare oggetto del suo divertimento sanguinolento. Senti’ una lacrima solcarle la guancia e una viscida lingua raccoglierla, lasciandoci una viscosa scia di saliva. Senti’ tutto il suo corpo irrigidirsi di colpo e il battito cardiaco  aumentare spropositatamente mentre con una mano quel servitore le scostava tutti i capelli su un’unica spalla, cosi’ che avesse la piena visione di quel collo che volentieri avrebbe azzannato.

Nascosti dietro la porta che era rinmasta spalancata, i due osservarono disgustati quella patetica scena; Ronald comincio’ a viaggiare in una dimensione parallela, dove la sua Juliet veniva continuamente seviziata da quel maniaco. Senti’ un’arguta ira crescergli nel petto mentre ascolto’ incuriosito i respiri brevi e irregolri del suo compagno crescere improvvisamente, stringendo forte i pugni e i denti: Maxwell aveva lo sguardo fisso su quell’uomo che tantava seducentemente di imboccarla, spaventando la ragazza che non riusciva a trettenere le lacrime e i singhiozzi. Non sapeva ne il come ne il perche’ ma aveva una maledetta voglia di entrare in azione; di prendere quel verme schifoso e conciarlo per le feste. A interropere quei soliloqui improvvisamente una voce fredda e squillante risuono’ per l’intera area facendo rabbrividire tutti, George compreso.

-il capo mi chiama. Quando torno gradirei che avessi mangiato tutto bambolina- ridacchio’ baciandole appena la testa prima di  avviarsi lungo l’uscita sbattendo violentemente la porta. Fu proprio con quel violento gesto che lascio’ agli occhi verdognoli della ragazza quella incredibile e soave vista: due ragazzi che stavano proprio nascosti dove meno si aspettava; uno era moro con due iridi dolcemente castane e brillanti che ardevano di rabbia e vendetta, mentre il castano al suo fianco la fissava intensamente con quelle due iridi chiare che quasi le facevano mancare dei battiti. A passo veloce si avvicinarono a lei; il piu’ alto immediatamente comincio’ ad armeggiare con le catene che la tenevano saldamente legata al tavolo, mentre il castano le aveva afferrato rassicuratamente le mani, continuando a penetrarla con quello sguardo dolce e ammaliante

-ma chi siete voi?- domando’ la morettina senza distogliere lo sguardo dal piu’ bassino, quasi come se le loro iridi fossero incollate assieme e non potessero far altro che guardarsi languidamente

-amici. Vogliamo aiutarvi... come ti chiami?- le domando’ il castano asciugandole lievemente le lacrime dal viso

-Amelie...-

-Amelie sai percaso dove si trova Juliet?- domando’ a sua volta il moro dopo essere riuscito a liberarle la caviglia che aveva cominciato a gonfiarsi

- al piano superiore. Sul campanile c’e’ una camera da letto. E’ li che ci hanno rinchiuse. P-pero credo che Ryan si trovi ancora con lei- affermo’ osservando anche quest’ultimo che tanto le sembro qualcuno, come se gia lo conoscesse

- Maxie tu rimani qui con lei. Nel caso tornasse quel tipo sai cosa devi fare. Io vado da Juliet- affermo’ balzando in piedi avviandosi a passo svelto verso l’uscita

-fai attenzione Ronnie...- gli disse il suo migliore amico. I due ragazzi si fissarono intensamente, sapevano ambedue che la loro missione era pericolosa e c’era un alta probabilita’ che non ne sarebbero usciti sani e salvi. Ma se c’era una cosa che non gli mancava era proprio il coraggio e nel fondo dei loro cuori sapevano che non avrebbero perso.

-sono nato pronto- con quella frase Ronald spari’ dalle loro viste, lasciando i due soli nella oscurita’ di quella tetra menza.

-cosa sono questi segni?- le domando’ passando lievemente le dita sui suoi polsi, sfiorando appena i rigonfiamenti rossastri che spiccavano in quel trionfo di pallore e candore

-l-le catene che mi hanno tenuta segregata qui...- rispose abbassando di colpo lo sguardo. Soltanto il pensiero che per ore interminabili stava stesa, tutta sola, su quel letto la facevano morire, sempre se lei non lo fosse gia’. Il ragazzo diede un’ultimo sguardo a quelle piaghe prima di osservarla in viso; di cercare quelle iridi tanto fragili quanto belle. Le afferro’ il viso per il mento e delicatamente lo porto’ vicino al suo, raccogliendo un’ennesima lacrima con la punta delle dita. Amelie lo fisso’ intensamente, non sapeva bene cosa stesse provando, ma sapeva con certezza che era felice.Senza scambiarsi neanche una parola i due si abbracciarono. Si strinsero cosi’ tanto da fargli mancare il respiro, o forse era soltanto il calore delle loro pelli a farli rimanere senza fiato; fatto sta’ che rimasero per secondi interminabili a coccolarsi in quel legame quasi indissolubile.

-riesci a camminare Amelie?- le domando’ il ragazzo porgendole elegantemente una mano per aiutarla a sollevarsi dala sedia. Compiendo uno sforzo immane per lei la giovine riusci’ a sollevarsi dalla sedia, ma il primo passo e la sua gamba destra; quella che era incatenata, cedette di colpo; facendole fare un volo di sola andata tra le braccia di Green, il quale immediatamente l’accolse a braccia aperte. Si ritrovarono petto contro petto con i loro visi ad una distanza spaventosamente soave l’uno dall’altra: riuscivano perfino a sentire il sapore dei loro respiri entragli tra le labbra e coccolarli. Si sorrisero quasi timidamente, sfiorandosi appena con le lunte dei loro nasi, pregustando il momento incui le loro labbra si sarebbero fuse assieme. Per Maxwell era strano; non sapeva proprio nulla di quella Amelie, eppure se ne sentiva cosi’ attratto, cosi’ affascinato. Solo adesso riusciva a comprendere cosa provava il suo migliroe amico con Mony. Solo adesso comprendeva il vero significao di amore. Erano ad appena pochi millimetri di distanza ma proprio in quel momento la porta si riapri’. Proprio in quel momento Georg vide la sua amata Bambolina tra le braccia di un altro. Tra le braccia di colui che doveva lasciare in vita per il suo capo, per appagare la folle pazzia che cominciava a riappropriarsi del cuore fragile e malvagio del suo signorino. 

 

*Angolino di Virgy*

Non so bene il perche' ma in questo capitolo mi sono voluta dedicare a Maxie. Avevo lasciato un conto in sospeso con lui. lo avevo lasciato con un vuoto incolmabile a causa della biondona "ce l'ho solo io". E da buona fan-autrice non potevo lasciarlo morire nella depressione di un amore impossibile! Cosi' ho pensato a questa soluzione molto valida. Spero piaccia anche a voi! Recensitemi presto!

Un bacio

-V- 

  
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