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Autore: Doll_    25/10/2010    7 recensioni
Mio padre ancora non sapeva nulla della storia. Un punto a sfavore.
Non avevo ancora trovato la chiave di quella porta comunicante. Altro punto a sfavore.
Il ragazzo che si sarebbe finto il mio fidanzato era, oltre che un gigolò professionista, anche un tipo fastidioso, cinico e maledettamente sensuale, che odiavo con tutta me stessa. Quindi Tre a Zero per la sfortuna.
Il suo lavoro, poi, non consisteva solo nel fingersi innamorato di me -cosa già difficile in sé per sé- ma avrebbe dovuto anche insegnarmi le tecniche della passione e, quindi, in un modo o nell'altro riuscire a fare eccitare entrambi. Cosa impossibile. Quattro a Zero.
Qualcos'altro? Ah, sì! Dovevo sorbirmelo per oltre un mese..!
Cinque a Zero. Avevo nettamente perso..
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Zac e Vic'
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UN GIGOLO' IN AFFITTO – L'INCONTRO

 

Sedevo in un tavolo a tre, ben apparecchiato con affianco Cristina che, ogni tanto, si specchiava ad un cucchiaio o mi ripeteva di quanto fosse emozionata e in ansia allo stesso tempo. Io non fiatavo. Il singhiozzo era tornato. Mi rivenne in mente quel volto del treno e mi alzai improvvisamente per andare in bagno.
Una volta davanti allo specchio mi sciacquai il viso più volte per riprendermi e ripetei l'esercizio dei venti secondi ma un sms non me lo permise. Era Cristina..
E' arrivato! Sbrigati, scema ;D!
Sempre la solita.
Ancora con il singhiozzo, dopo essermi sistemata alla bell'è meglio, mi catapultai fuori dal bagno e iniziai a raggiungere il mio tavolo.
Pochi passi prima una strana sensazione s'insinuò in me.
Tenni lo sguardo basso per riservarmi la sorpresa finale e quando giunsi al mio posto una voce così stranamente familiare mi schernì:
“Ancora con il singhiozzo?”
Fermi tutti. Il mio cuore non batteva più. Le mani avevano smesso di sudare. I rumori erano cessati e il mio sguardo si alzò di scatto.
“TU!” Sbottai furiosa mentre un ghigno divertito appariva sul volto del ragazzo nuovamente di fronte a me.
“Vi conoscete?” Chiese quasi delusa, Cristina.
“Sì, cioè.. No. Ci siamo incontrati prima sul treno.” Farfugliai, rendendomi conto che il singhiozzo era passato e sicuramente lo aveva notato anche lui data la successiva domanda.
“Hai trattenuto nuovamente il respiro?” Chiese lui, incredulo.
“No. Ti sei dimenticato un altro metodo per farlo passare: lo spavento.” Sputai velenosa. Notando anche che il gentile e cordiale darsi del Lei era andato a farsi un giretto...
“Oh beh, sono lusingato.” Sorrise lui, maliziosamente.
“Bene, ora sediamoci, però...” Cristina cercò di alleggerire l'atmosfera davanti al mio sguardo furioso e a quello divertito di lui.
Prima che si sedesse gli feci nuovamente una lastra più accurata.
Era un colloquio di lavoro ma lui era venuto vestito in tuta!
Questa mancanza di serietà mi mandò ancora di più in bestia.
I capelli erano castani, con riflessi dorati, lunghi ma non troppo, con un ciuffo tirato su al posto della frangia.
La barba era fortunatamente fatta, il naso dritto e le labbra fine rendevano così i suoi lineamenti delicati e nobili. La sua espressione tradiva quella sua possibile dote da gentiluomo.
Mi guardava, quasi studiandomi, con un sopracciglio inarcato ed un sorrisetto sghembo e provocatorio.
Aveva una maglietta bianca a maniche corte, semi-aderente della nike, con pantaloni blu sportivi. Era snello ma ben definito con tanto di bei pettorali e tartaruga. Ripeto che il bell'aspetto non poteva essergli negato.
“Ti piace quel che vedi?” Chiese a bruciapelo, prendendomi nuovamente di sorpresa.
Il mio cuore accelerò di qualche battito.
Aprii la bocca e la richiusi mille volte senza proferire suono. Ero palesemente in difficoltà.
“Oookay! Va bene così, possiamo iniziare con le vere presentazioni?” Mi salvò in calcio d'angolo, Cristina, sorridente più che mai
“Certo.” Fece lui, senza distogliere lo sguardo da me, mentre il mio vagava per tutto il ristorante.
“Bene, io sono Cristina Serrà, piacere.” Si strinsero la mano.
“Piacere, Zachary Volpi, è a te che devo fare d'accompagnatore?” Si presentò guardando finalmente la mia amica e rivolgendole un sorriso mozzafiato.
“N..no, eheh... E' a lei che devi farlo.” Sorrise lei imbarazzata ed evidentemente toccata.
Lui mi riguardò nuovamente ed io mi sentii sprofondare.
“Ed io che ti credevo una ragazza per bene.” Ridacchiò lui.
Okay, questo era troppo.
“E' stato un grosso errore. Io me ne vado. Ciao Cris, Addio Zachary.” Mi alzai con furia dal posto e mi diressi verso l'uscita.
“Un momento...Aspetta.” D'improvviso una mano calda mi cinse il polso, bloccandomi di colpo.
Mi voltai e me lo ritrovai a pochi centimetri dal mio volto. “Mi.. Dispiace. Ma, vedi..Questo... Impiego.. Mi serve. Non andare...” Sembrava davvero dispiaciuto. Il tono basso con cui disse il tutto era davvero sofferente, quasi fosse sangue quello che stesse sputando e non parole.
Lo guardai negli occhi e capii.
Non so cosa di preciso ma una sensazione strana, indescrivibile, mi suggerì la decisione che poi presi.
“Okay. Contrattiamo.” Assentii e mi risedetti al mio posto, senza più guardarlo direttamente.. Almeno per il momento.

 Dopo l'antipasto -il tutto offerto dalla mia gentilissima amica Cristina che adesso stava facendo inconsapevolmente gli occhi dolci a Zac-, riprendemmo la questione del finto fidanzamento.
“E come mai questa decisione? Sempre se posso saperlo..” Chiese lui, sorridendo come se fosse tutto normale.
“Ma certo che puoi! Hai il diritto di sapere tutto ciò che riguarda la mia amica!” Trillò Cris, facendomi quasi strozzare con un'oliva ascolana.
“Cosa!?” Sbottai mentre gli occhi di Zac si facevano quattro risate.
“Victoria, sii coerente!” Mi ammonì lei, chiamandomi per la prima volta, davanti a lui, per nome.
“Uh, e allora è questo il tuo famoso nome che fin'ora non mi hai permesso di sapere!” Sorrise lui, entusiasta della scoperta. Lo fulminai.
“Comunque..” Riprese Cristina, distogliendo l'attenzione di Zac su di me, “Il motivo è semplice. La mia amica qui presente ha diciassette anni ed è ancora single. Chiariamo bene: lo è da tre anni! Non ha mai avuto alcun rapporto con l'altro sesso e non è mai andata oltre ad un tenero bacio. Le nostre compagne di classe iniziano a reputarla un'asessuata o un'omosessuale e ciò, logicamente, la infastidisce. Quindi l'unico modo per farsi rispettare da quelle oche dell'istituto è quello di far capire loro di cosa Victoria è in grado di fare. Qui entri in scena tu, Zac. Le altre rimarranno a bocca aperta appena vedranno che bel pezzo di ragazzo lei sia riuscita a conquistare.. Così sarà tutto più semplice per lei e il tuo lavoro sarà, per metà, svolto.” Cristina finì il suo gran discorso con una scrollatina di spalle e un sorriso raggiante, neanche fosse un avvocato davanti ad un giudice con il caso in mano.
Detta così, da una parte la motivazione era molto sciocca. Sarebbe andato tutto a rotoli perchè era chiaro che non ci tenevo abbastanza a questa causa. Non mi era mai interessato quello che la gente pensava di me e da quello che diceva Cristina sembrava l'esatto contrario. Davo l'apparenza di essere una mocciosetta superficiale, dipendente dal giudizio degli altri e svampita, data la decisione presa in merito. Ero davvero impazzita.
Come ero riuscita a cacciarmi in un guaio simile?
..E dire che non era nemmeno l'inizio!
Poi mi riscossi... Sbaglio o Cristina aveva detto “...e il tuo lavoro sarà, per metà, svolto.”? Che significava, per metà!? Cosa mi stava nascondendo?
“C'è qualcos'altro che non so?” Domandai, quindi.
Entrambi, dopo essersi lanciati un'occhiata complice, si voltarono verso di me guardandomi in modi differenti.
Cristina sembrava un po' divertita e un po' apprensiva.
Zac sembrava famelico. Mi guardava con una strana luce negli occhi, quasi volesse saltarmi addosso da un momento all'altro o che si stesse immaginando un qualcosa di poco consono nella sua mente.
Questo m'intimorì.
“Saprai tutto a tempo debito.” Rispose Cris, guardandomi maliziosamente.
Una lucina si accese nella mia testa. Oh.No.
“Cristina! Non ci pensare nemmeno! Questa è una mia faccenda e il patto era...” Stavo per iniziare una delle mie tante ramanzine, ma sta volta fui interrotta dalla diretta interessata.
“Il patto era.. Il patto era... Victoria, finiscila! Ci sono dentro tanto quanto te ed è una cosa molto importante. Hai diciassette anni tesoro, e guardandoti indietro cosa vedi? Nulla. Devi fare esperienze e Zachary non è un semplice “finto fidanzato” ma un vero e proprio Gigolò. Lui saprà cosa fare.” Mi riprese, risoluta.
Il suo discorso mi aveva ferita. Mi aveva scioccata.
Era vero, quindi, che guardandomi indietro nella mia vita, non vedevo nulla? Non avevo concluso niente? E anche la mia amica menefreghista se ne era accorta... Ero davvero senza speranze. Cris non mi aveva mai parlato in modo tanto aggressivo e mi sentivo umiliata di fronte a Zac.
Un Gigolò... Lui non era un semplice attore ma un maestro. E da quanto avevo capito mi avrebbe dovuto insegnare i trucchi della passione...
Accidenti, ero davvero impazzita!
“Ma.. Io non potrei mai!” Ribattei poco convinta.
“Non farà nulla che non vorrai.” Rispose lei, dolcemente.
“Ehi, state parlando di me come se non ci fossi.” Sorrise lui, sempre maliziosamente.
“Poi, che io sappia, i Gigolò dovrebbero essere tipi di alta borghesia...” Spiegai acida.
Lui mi guardò serio, poi di nuovo quel ghigno gli si ripresentò sul viso.
“Cosa vorresti dire con questo? Che sembro un poveraccio?” Chiese soavemente. Sì, era davvero bravo a far venire la pelle d'oca alle ragazze.
“Bene. Iniziamo il colloquio.” Esultò, Cristina, tutta eccitata, prima che io potessi controbattere.
Okay. Che la guerra abbia inizio.

   
 
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