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Autore: Lucylu    25/10/2010    5 recensioni
Questo Re dei pagliacci che la gente crede sia di buonumore, nel suo cuor ha un dolore...(da il re dei pagliacci)
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: I personaggi appartengono a T. Inoue e agli aventi diritto, fatti e persone non hanno nulla che fare con la realtà. La canzone a cui mi sono ispirata "Il re dei pagliacci" è di Sedaka e degli aventi diritto.!

NOTE: ho provato a scrivere la continuazione di "Uno yakuza innamorato" ma purtroppo ancora nulla e quindi mi sono messa a scrivere questa one-shot sperando di sbloccarmi.



King of Clowns



Tra la la la lero
Il grande re dei pagliacci

La luna alta nel cielo spiava col suo candore la scuola superiore Shohoku, i suoi raggi avvolgevano con la loro luminosità il piccolo giardino, abbracciando i parcheggi per le bici e gli alberi che, lenti, muovevano i loro rami ai soffi più forti del vento primaverile che tirava quella sera. Il silenzio regnava incontrastato per tutte le aule, nell'atrio e nella stanza dei bidelli, non c'era nessuno se non un piccolo spiraglio di luce nello spogliatoio della palestra, lì, seduto a terra sotto la finestra, stava Hanamichi Sakuragi.
Il ragazzo aveva lo sguardo perso, una mano a reggersi il mento mentre il gomito appoggiava al ginocchio rialzato, l'altra gamba distesa si muoveva lentamente come se ascoltasse una lieve musica.
"Sono passate due settimane..." bisbigliò piano, sorprendendosi lui stesso delle proprie parole, ma perché mentirsi di stare bene quando il suo cuore soffriva?
Davanti a tutti faceva il suo solito sporco dovere: rideva e scherzava con il Guntai, discuteva con i professori e faceva battute su ogni tipo di discorso serio. Poi, correva in palestra e si trasformava ancora una volta, indossando una maschera a lui molto cara: naso rosso e cerone bianco.
Si proclamava Tensai e in fondo lo era, perché negarlo?! Faceva figuracce su figuracce eppure rideva sempre, anche se a volte le battute di Mitsui facevano male, andando a pungere un punto delicato dentro al suo animo, ma non perdeva mai il sorriso, anzi continuava a far ridere ancora di più i suoi amici e compagni di squadra.
Gli piaceva rendere un po' più felici le persone e se per farlo doveva ridicolizzarsi, non si tirava di certo indietro, anzi, a testa alta, affrontava ogni sfida lanciatagli dal destino, senza paura di farsi male, senza remore, solo per non far preoccupare i suoi amici.
Ma, quando la giornata finiva, riponeva in una scatola la sua maschera, si spogliava degli abiti da pagliaccio e restava seduto a pensare al proprio cuore. E così, anche quella sera, con aria seria fissava il vuoto, mentre davanti ai suoi occhi ripassavano le immagini di quella baka kitsune che se ne andava con Sendo.
Faceva tanto male.
Due settimane prima il porcospino era entrato in palestra e, preso per mano Rukawa, aveva poggiato le labbra sulla guancia candida, assaporando il profumo di quella pelle così candida. Naturalmente, tutti si erano bloccati e, shockati, avevano chiesto cosa fosse quella scena...

Stiamo insieme.

Due parole che ebbero il potere di annebbiargli la vista, Hanamichi aveva sentito gli occhi pungerli dalle lacrime, ma si era stampato in volto il solito sorriso e, facendo l'idiota, si era congratulato col porcospino, o meglio l'aveva preso in giro per aver scelto un bastoncino findus, invece di un congelatore che costava molto meno. Tutti si erano messi a ridere, purtroppo per lui, però, Sendo era un ragazzo sveglio ed era riuscito a fregarlo e, con tutta tranquillità, aveva spiegato che Rukawa sembrava freddo, ma in realtà aveva davvero un animo passionale.
Chiuse gli occhi, lasciando scivolare due lacrime, appoggiò la testa al braccio e con respiro corto bisbigliò: "Perché a me... perché non posso essere felice almeno un po', non chiedo di perdere il mio ruolo, no... voglio solo, per un misero attimo, che lui si accorga di me..."
Il suo unico desiderio venne udito solo dal silenzio rotto dai sospiri che rimbombavano nelle sue orecchie; non importava quanto litigassero, quanto quegli occhi freddi gli scivolassero addosso senza vederlo, senza accorgersi che ogni do'aho mormorato era una stilettata al suo cuore. Ora, questo dolore lancinante stringeva la gola fecendogli desiderare di mollare tutto, di scappare da quel demonio nero che non si accorgeva di lui e di quello che provava.
Inutile dare la colpa alla volpe, Kaede non poteva farci nulla se lui stesso si era scelto il ruolo di re dei pagliacci, questo era il suo destino e l'avrebbe portato a termine fino alla fine, donando ilarità alle persone a lui care, regalando attimi intensi di risate e occhi felici, mentre lui avrebbe vissuto cercando di cancellare il proprio dolore.
‘Gli altri si accorgono di come sto?’ si chiese, stringendo in un pugno la stoffa della maglietta che indossava conoscendo bene anche quella risposta. Nessuno si era accorto del dolore, della sua paura, del suo sentirsi isolato dagli altri, solo il Guntai immaginava quello che sentisse e per questo si erano uniti a lui, facendo i giullari del re, richiamando su di essi gli sguardi corrucciati e spregevoli delle persone troppo sciocche per accorgersi della verità.
Sempre insieme, uniti eppure distanti.
Era colpa sua, ma non poteva permettere alle persone che amava di vederlo in quello stato, ma sapeva ancora una cosa: ci sarebbero sempre stati, nel bene e nel male.
Il suono del cellulare lo fece trasalire e con gli occhi lucidi allungò la mano: era il suo migliore amico, prese un bel respiro e rispose.
"Ciao Yo, dimmi tutto!" disse allegramente, mentre amare stille scendevano rigando le guance rosee. Le asciugò rabbiosamente.
"Scusami, stasera resto a casa... sì, gli allenamenti sono stati stancati... certo, sono il Tensai! Ahahahahaha!"
Scoppiò in una risata allegra, il sorriso sulle labbra e nella voce, ma gli occhi restarono tristi, alcune gocce salate scesero lentamente sul viso, correndo ai lati della bocca e gi&urave; verso il collo.
Non ce la faceva più, stava per scoppiare, era meglio chiudere la telefonata.
"Ora ti saluto, ciao, Yo!" chiuse la conversazione mantenendo l'allegria nel tono della voce per poi tirare un pugno al pavimento.
"Basta... basta..." bisbigliò, non voleva piangere e poi a cosa serviva se dopo stava peggio di prima?

Desiderava la sua vita come era prima.

Rivoleva la volpe da sola, senza sapere di Sendo, delle stilettate al cuore e di quella rabbia che lo costringeva ogni volta a serrare la mascella fino a far stridere i denti tra loro. Di quel dolore immenso che aumentava ogni qual volta li vedeva insieme quando Sendo stringeva in un abbraccio la vita solida di Rukawa, oppure quando mani estranee scostavano la frangia da quella fronte alabastrina come desiderava far lui stesso.
Strinse gli occhi, cercando di calmare il respiro, si morse il labbro inferiore e le mani corsero a tirare le ciocche vermiglie mentre la testa si appoggiava al muro e lo sguardo puntato al soffitto.
"Ti prego... smettila!" mormorò, chiedendo aiuto a Kami, pregandolo di togliergli dal cuore e dalla mente due occhi volpini. "Non torturarmi..." sussurrò, rilasciando in esso un pezzo del suo dolore, avvertendo nuovamente le lacrime bloccarsi ai lati degli occhi.
"Che fastidio..." sbuffò, passandosi il dorso del dito sotto un occhio e poi sotto l'altro togliendo quelle lacrime, abbassando il capo e restando immobile.

Rukawa.

Rukawa era lì...

Una maglietta a maniche corte blu scuro, jeans bianchi e una felpa legata in vita in una mano un pallone da basket, mentre l'altra appoggiava allo stipite della porta. La luna illuminava quel corpo rendendolo agli occhi nocciola una visione da sogno: i capelli neri sfioravano la fronte, le guance e il collo...

Splendido.

"Do'aho!" quell'insulto fece scattare l'interruttore della realtà, il sorriso illuminò il volto abbronzato, gli occhi si accesero di ilarità e in una mossa fu in piedi.
"Baka kitsune! Come osi insultare il mitico Tensai?!" recitò come da copione portandosi le mani sui fianchi ed esplodendo in una risata allegra.
Tutto era tornato come prima: lui era il vero re dei pagliacci.
"Tzè..." fece Rukawa avvicinandosi al rossino, lasciando cadere la sfera arancione, "smettila di fare il clown, sono stanco..." disse posando le mani sulle spalle dell'altro, stringendo la presa, tirandoselo contro per sussurrargli all’orecchio: "… di questa tua maschera..."
"Cosa...?" rispose Hanamichi sentendo il proprio sorriso svanire, non capiva cosa intendesse la volpe e non desiderava scoprirlo: la mente gli gridava di scappare e il cuore diceva di restare.
"Do'aho!" esclamò Kaede l’altro alzando un sopracciglio, facendosi vedere in volto e fissando a sua volta quegli occhi scuri leggendovi timore, speranza e paura.
E quelli del rosso potevano scorgere in quelli da lui tanto amati una luce violetta che, ammaliatrice, gli ordinava di cedere alle sue lusinghe. Non s'accorse neppure che le labbra volpine s’accostarono alle sue lasciando tra di esse un millimetro d'aria.
"Il mio do'aho..." mormorè il moro sfiorando con la propria bocca quella dall'altro, increspando i lati in un sorriso leggero, passando la mano dietro al collo e tirando a sé il volto sorpreso del rosso.
"Ma... Sendo..." replicò Hanamichi, stringendosi inconsapevolmente alla volpe, sfiorando con le dita la maglia all'altezza del cuore.
"Nh..." sbuffò il moro alzando gli occhi al cielo, non aveva voglia di parlare, ma sembrava che il do'aho desiderasse spiegazioni.
"Bugia, non sto con Sendo, volevo farti ingelosire..." snocciolò in un secondo e, subito dopo, appoggiò le labbra su quelle di Hanamichi socchiuse dallo stupore. Lentamente ne chiese l’accesso e spinse la lingua iniziando a gustare il sapore di quel Paradiso caldo. Stuzzicò con la punta la sua gemella ricevendo subito un sfioramento e un altro ancora, restando senza fiato quando i denti si chiusero su di essa iniziando poi a suggerla piano, lentamente come se si trattasse in una caramella al limone e miele.
Socchiuse gli occhi restando incantato dalla visione di quel viso abbronzato ora tinto di un piacevole rosso, tutto concentrato nel suo lavoro. La mano candida risalì alle ciocche carminie e, strattonandole, allontanò il volto dell'altro, leccando poi la saliva che scivolava sul mento, soddisfatto dal gusto di quella pelle d'orata.
"Voglio te, do'aho..." disse, guardando dritto in quei occhi nocciola che, sgranandosi, lasciarono intravvedere tutta la speranza che quelle tre parole avevano donato.
"E anche Hanamichi" bisbigliò, restando incantato dal volto illuminato del suo rossino, neppure il sole poteva abbagliare quanto quel sorriso dolce che increspava quella bocca rossa ed invitante. Senza attendere oltre, s’impossessò di lei, piegandola ai suoi voleri richiamando a sé la gemella duellando per il predominio del castello, fugando in quel modo ogni remora, ogni paura di lasciarsi andare, di poter scoprire insieme quel sentimento che li legava da molto tempo, cancellando la tristezza, il dolore, perché sapeva da sempre che nel do'aho c'era molto di più di quel re dei pagliacci.



Fine


La RUbricHANA

Lucy: non ci posso credere!O__o Ho terminato questa fic in due giorni... quanto tempo avevo desiderato scriverla!*_*
Ru: potevi anche non scriverla... tzè...
Lucy: cattivo!ç_ç
Ru_alterato: sono apparso solo al finale e per cosa? Un misero bacio? Tzè!
Lucy: ma se hai pomiciato alla grande!é__è E poi di cosa ti lamenti, eh?! Tu puoi coccolarlo sempre e comunque!>__<
Hana: chi vorresti coccolare? ^__^
Lucy: Hana-dolce!*_*
Ru_si_avvinghia_a_Hana: andiamo do'aho!
Lucy_rimasta_sola_sente_strani_rumori_provenire_dalla_sua_camera: sapevo che finiva così T_T, uff... vi saluto cari lettori, a presto!^O^

  
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