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Autore: Iurin    26/10/2010    5 recensioni
Oramai è risaputo che presto uscirà nelle nostre sale Potc4, e, nell'attesa, ho scritto questa fanfiction, inventandomi di sana pianta il continuo di Pirati dei Caraibi 3. =)
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che bello, quante recensioni!! XD XD

Ekiyo: Grazie mille per i complimenti!! E non ti preoccupare se la recensione è corta! Basta il pensiero no? ;) Un abbraccio grande!!!!

Barrowman: Grazie mille, bellissima!!!!!!! Un abbraccio anche a teeeeeeeeeeee

_Josephina Jonas_: Grazie grazie!!! Ed ecco quindi il capitolo seguente! Ti ho accontentata? Spero di sì! XD XD XD

Comunque, ragazzuole care.......ecco il tanto atteso colpo di scena!!!!!!

Baci!!! Fatemi sapere che ne pensate!!!!!!!!!!

 

La verità del signor Glade

 Gustavia era vicina, molto vicina,e infatti di lì a poco sarei sbarcata da sola per conoscere la verità, ma stavolta però non ero agitata, perché mi ero scaricata quando avevamo incontrato Victor…ero molto più tranquilla…scesi quindi a terra e chiedendo qualche informazione arrivai presto a casa del signor Glade. Bussai alla porta e mi venne ad aprire una signora piuttosto pienotta, con degli accesi occhi azzurri, dei ricci capelli rossi e con un mestolo in mano.
“Sì?” mi chiese
“Siete la signora Glade?” dissi credendo che l’uomo che dovevo incontrare fosse sposato
“Cosa? No!” mi rispose “ manco morta! Sono la cuoca.”
“Oh, già…avrei dovuto capirlo…”
“Sì, me lo stavo dicendo anch’io…ma comunque…voi chi siete?”
“sono un’amica del signor Glade, e vorrei parlargli…”
E lei, con uno sguardo indagatore mi disse:
“E di che dovete parlare?”
“Affari miei!” risposi
Lei allora mi fece entrare e disse:
“Aspettate qua!”
Salì alcune scale e la sentii urlare:
“Signor Glade!! Signor Glade!! C’è una persona per voi nell’atrio!!”
E quasi subito sentii una voce maschile che rispondeva:
“Dille che arrivo!” Quella voce mi ispirò subito simpatia…beh…meglio così!
La cuoca tornò da me e mi disse brusca senza neanche fermarsi:
“Arriva.”
E se ne andò in un’altra stanza.
Io mi accomodai su un divanetto in attesa, ma poco dopo vidi un uomo vestito in modo piuttosto distinto scendere le scale appoggiando una mano sul corrimano, mentre nell’altra aveva un bastone…avrà avuto più o meno ottant’anni. Gli andai incontro dicendo:
“Volete una mano?”
E lui:
“No, grazie! Se uno è vecchio come me deve fare tutto da solo se non vuole ritrovarsi pappamolle da un giorno all’altro!”
Finì di scendere le scale e si sedette su una poltrona, mentre io ripresi posto sullo stesso divanetto di prima. Parlai per prima:
“Ehm…signor Glade…non so se vi ricordate di me…mi chiamo Julia, e lei circa vent’anni fa lavoravate come maggiordomo per mio padre.”
“Infatti!”
“Infatti?”
“infatti non mi ricordo!”
“Oh, ehm…mio padre si chiamava Steve Davis, e voi…”
Mi interruppe:
“Oh, sì! Il vecchio Steve! Adesso mi ricordo! Bei tempi quelli!”
“Davvero? Vi ricordate?”
“Naturalmente, naturalmente! Bei tempi, proprio bei tempi! Rammento di quando andavamo a pesca insieme e di quando facevamo quelle lunghe scampagnate! Bei tempi, proprio bei tempi!”
“Ehm, no signor Glade…forse vi state sbagliando…voi e mio padre non andavate a pesca insieme…”
“Oh! Allora non mi ricordo!”
L’impresa si rivelava più ardua del previsto…
“Signor Glade…” dissi “come stavo dicendo lavoravate come maggiordomo alle dipendenze di mio padre, e quando avevo circa 5 o 6 anni voi ve ne siete andato…vi ricordate?”
“No! Per niente! Sicura di non aver sbagliato casa?”
A quel punto non sapevo proprio cosa dire…
“Ah ma sì!” disse Glade all’improvviso “Voi siete Julia!”
“Ehm…sì, ve l’ho detto prima…”
“Ma che piacere! L’ultima volta che vi ho visto avevate 5 o 6 anni! Facevo il maggiordomo per vostro padre….com’è…com’è che si chiama?”
“Ehm…Steve Davis!”
“Ecco! E perché non l’avete detto subito?!”
-.-
Che stress…
Glade poi cominciò a parlare di nuovo, solo che mi sorprese, perché la voce aveva un tono completamente diverso:
“Dovete scusarmi…avrete pensato che sono pazzo, eh?”
Non ci capivo più niente…
“No! Che dite!”
“Oh, ma è comprensibile! Sapete…non volevo prendervi in giro…ma l’ho fatto apposta…”
“Come?”
“Vedete….mi piace costatare come reagiscono le persone quando mi comporto così….spero non vi siate offesa…”
Oh, che sollievo…
“no, no!” risposi “Anche se devo dire che adesso mi sento meglio!”
Lui si mise a ridere e disse:
“più che comprensibile! Comunque! Allora voi siete Julia! Ne è passato di tempo…”
“Sì, davvero tanto.”
“Ditemi, come sta vostro padre? Fa ancora quel lavoro da fame al governo?”
“No, ehm…no…”
“Ha cambiato lavoro? Benone! Di che si occupa adesso?”
“Veramente di nulla…”
“Non sarà disoccupato!”
“No no! Non è disoccupato…vedete…il fatto è che, poco tempo fa, c’è stato un incendio a casa nostra, e lui…lui non ha fatto in tempo ad uscire e allora…allora…” mi interruppi;
“Oh…” disse il signor Glade dolcemente “ mi dispiace tanto…Steve era davvero un grand’uomo…davvero un grand’uomo…”
“Sì, è stato un padre meraviglioso…”
Ci fu un attimo di pausa, dopo la quale Glade mi chiese:
“Ma ora ditemi…cosa posso fare per voi? Non vi aspettavo!”
“Ecco…” cominciai “il punto è che prima di morire mio padre mi ha detto che io ero stata adottata…”
“Ah, già…”
“Sì, e che voi sapete chi è il mio vero padre…ecco…io vorrei conoscere la verità.”
“Certo, mia cara, è un tuo diritto sapere tutto…eh…ricordo ancora quel momento, quando mi trovai quel ragazzo davanti…avrà avuto al massimo 19 anni…mi sono meravigliato.”
“Davvero? Per…per l’età?”
“No no…il fatto era che quel ragazzo non era delle nostre parti, e di questo ne ero assolutamente certo, perché lo conoscevo bene…tutti lo conoscevano bene! Nonostante l’età era famoso!”
Wow un padre famoso!
“Davvero?” chiesi “E perché era così famoso?”
“Oh, mia cara…non vorrei rovinare le tue idee…ma quel ragazzo non era famoso per le cose buone che aveva fatto…non si può dire che fosse un brav’uomo! Infatti tutti lo conoscevano proprio per la sua cattiva fama!”
Ah…
“E ora sapete dove si trova?”chiesi
“No…dove si trova non lo so…non lo sa nessuno…altrimenti sarebbe in prigione!”
Ah…
“Ma…il nome…” dissi “quello lo sapete? Ve lo ricordate?”
“Oh, il nome…non l’ho mai dimenticato…”
“E siete disposto a dirmelo?”
“Certo figliola…”
Iniziò a parlare…e dopo qualche istante me lo disse…mi disse il nome di mio padre.

Lasciai il signor Glade e mi diressi di nuovo al porto. Lui mi salutava muovendo la mano e sorridendo allegramente, ma non sapevo quanto mi aveva fatto male tremavo…era…era orribile quello che mi aveva appena detto! Non potevo crederci…non poteva essere vero! Quando tornai sulla nave vidi Jack…e mi prese un crampo allo stomaco. Mi enne incontro e mi disse:
“Ehi, com’è andata?”
“E’…sì, è andata bene.”
“Ma stai bene? Sei pallida.”
“No no, sto bene. Ho solo un po’ freddo, niente di che.”
Jack mi mise le mani sulle spalle e mi disse dolcemente:
“Allora vieni, che ti scaldo io.”
Avvicinò il suo volto al mio, ma io mi scansai…non dovevo…non potevo baciarlo. Jack non disse nulla a quel mio gesto così strano, bensì disse:
“Allora…Glade ti ha saputo aiutare?”
Oh, fin troppo bene…
“sì.” Dissi semplicemente
“Bene! Sono contento! Quindi…”
Lo interruppi e disse:
“Jack, tu quanti anni hai?”
“Come?”
“Quanti anni hai, Jack?”
“Ne…ne ho 39, ma…”
“18 in più di me…” dissi interrompendolo ancora.
Jack di pose di fronte a me e mi disse:
“L’età per te è forse un problema sul fatto che…sì, insomma…che stiamo insieme?”
Sul fatto che stiamo insieme.
Stavo per sentirmi male, ma non lo dimostrai.
“No, Jack,” dissi “era solo una curiosità.”
“Oh meno male!” esclamò lui “Per un momento mi hai fatto preoccupare.”
“Scusa. E…ecco, avrei un’altra curiosità.”
Guardai Jack e poi gli chiesi:
“Beh…quando hai perso la verginità?”
“Perché me lo chiedi?”
“Te l’ho detto…tanto per sapere.”
“Oh, va bene…l’ho persa a…”
-tipregotipregotiprego-
“a 16 anni.”
Il mondo mi crollò addosso…mi veniva da vomitare…Jack, invece, mi venne accano e mi abbracciò.
“Spero che non ne terrai conto…” disse.
Poi si chinò e mi baciò sul collo. Avrei dovuto provare piacere, invece sentii solo le lacrime salirmi agli occhi; mi liberai delle sue braccia e corsi via, nella stiva; aprii la porta, entrai e mi chiusi dentro…mi sedetti per terra tenendomi le gambe strette al petto e piangendo. Sentii subito Jack che bussava alla porta chiamandomi, chiedendomi cos’era che non andava, cosa mi affliggeva…ma non gli avrei risposto…oppure dovevo dirgli che era proprio lui che mi faceva stare male? Stando lì, al buio, mi risuonavano in testa le parole pronunciate poco prima dal signor Glade:
“Certo figliola…ti dirò chi è tuo padre, ma pensaci bene prima di partire alla sua ricerca, perché come ti ho accennato, quello è un uomo meschino, un uomo della peggior specie: un pirata! I pirati sono gente malvagia…stai sempre alla larga da loro! Ma se proprio vuoi trovare questo…quest’uomo…non pronunciare mai il suo nome davanti ad un pubblico rispettabile, perché essendo lui stesso un ricercato, potrebbero scambiarti per una sua complice, e ciò sarebbe veramente, ma veramente spiacevole. Ma ora basta parlare, vedo che sei impaziente…il suo nome, ragazza mia, è leggenda…il suo nome, è Jack Sparrow!”
Perché…perché doveva essermi capitato proprio questo! Di tutte le disgrazie possibile e immaginabili proprio questo doveva accadere? Non era giusto…mio padre…Jack era mio padre! E io amavo Jack! E io lui amava me! No…non era concepibile una cosa del genere. Se prima non mi fossi fermata, quando stavo per andare a letto con lui, avremmo potuto addirittura commettere l’incesto! Capii subito che non avrei mai potuto di nuovo Jack senza pensare a quello che provavamo l’uno per l’altra; sarebbe stato orribile vivere in quel modo. Non avrei resistito in quello stato.
C’era solo un’unica soluzione: andarmene. Già...sarei andata via, senza dire nulla a Jack. Sarebbe stata la cosa più giusta da fare. Ognuno avrebbe seguito la propria strada, e se poi ci saremmo rincontrati, beh…ci saremmo spiegati tra di noi; ma non in quel momento…non ce l’avrei fatta a spiegarmi con lui.
Dopo qualche tempo, vedendo che non gli rispondevo, Jack se ne andò, e io rimasi da sola nell’oscurità, fino a quando non calò la notte. I sonno invece su di me non sarebbe sceso, perché avevo qualcosa di importante da compiere…quando sul ponte non ci fu più alcun rumore aprii la porta, cercando di non far cigolare la chiave nella serratura e uscii sul ponte; la nave oscillava lentamente sospinta dalle onde, e un lieve vento soffiava tra le vele. Mi recai ad una scialuppa e provai a metterla in mare, cercando di fare le cose per bene. In fondo l’aveva vasto fare da Jack innumerevoli volte, e non sembrava tanto difficile, infatti piano piano feci calare la scialuppa, ma arivata più o meno a metà una corda mi sfuggì dalle meni e la barca sbatté contro la nave. Mi girai di scatto, temendo di aver potuto svegliare qualcuno, ma nulle e nessuno si mosse, e continuai il mio lavoro. Ormai la barca era totalmente in acqua, ma prima di salirvici sopra andai verso la cabina di Jack, aprii la porta ed entrai; grazie alla luce delle luna potei muovermi non tanto alla ceca, e cos’ raggiunsi la scrivania. Sopra c’erano poggiati il suo cappello, la sua bussola e la sua giacca. Inoltre c’erano delle carte nautiche e ne presi qualcuna. Mi avviai verso l’uscita, ma passando davanti a Jack che dormiva mi fermai un attimo guardarlo…e per un istante avrei voluto sdraiarmi accanto a lui e stringerlo forte…ma non potevo…decisi allora di lasciargli un piccolo messaggio, per non fargli che ero impazzita…e che non lo amavo più: tornai alla scrivania e scrissi su un pezzo di carta:
“Addio Jack. Non rimanerci troppo male, ma ho saputo cose a causa delle quali non potevo assolutamente restare. Sappi però che non è colpa tua, è una mia decisione.”
Intanto il sole, senza che me ne rendessi conto, aveva cominciato ad albeggiare, e io dovevo sbrigarmi a partire. Mi imbarcai ed iniziai a remare senza sapere in che punto mi stessi dirigendo, ma l’importante era allontanarmi il più possibile dalla nave. Quando fui a debita distanza aprii le mappe, e decisi di dirigermi verso una piccola isoletto che si trovava proprio di fronte al Venezuela.
Ripiegai le carte e così ricominciai a remare.

   
 
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