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Autore: Unsub    26/10/2010    2 recensioni
Lui la abbraccia e lei sposta lo sguardo verso i cespugli vicini. Rimane un attimo interdetta… non può essere.
Un urlo le esce dalla bocca e gli uccelli volano via dai rami degli alberi.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Sarah Collins '
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Capitolo 14 Capitolo XIV. To break the rules

Stazione di polizia di Biloxi
-    Che vuol dire: niente? – Sarah è scioccata.
-    Niente di niente. Nessuno degli studenti della Catholic High School proviene dal quartiere di Dawn Miller.
Sarah si chiede se non ha sbagliato. In fin dei conti non è infallibile e il profiling non è una scienza esatta. Eppure c’è qualcosa che non le torna.
-    JJ è possibile parlare con i genitori della Miller – non sembra disposta ad arrendersi.
-    Penso di si. Veramente dovevo andare a parlare con sua madre domattina.
-    Se non ti dispiace vengo con te. Garcia potresti controllare se i Miller hanno cambiato casa, oppure se qualcuno dei ragazzi della Catholic High ha vissuto in quel quartiere?
-    E’ un lavoro piuttosto lungo…
-    Puoi ricominciare domattina – interviene Hotch alzandosi – Ora direi di andare tutti a mangiare e poi in albergo. E’ stata una lunga giornata, abbiamo bisogno di riposo.
Rossi guarda Hotch. Sembra tornato il capo di sempre. Qualsiasi cosa si siano detti lui e Collins pare abbia funzionato. Si domanda solo se l’ossessione di Hotch sia sparita o solo sopita. Il suo sguardo si sposta su Reid. No, il ragazzo non ha la tempra adatta per combattere una battaglia con Hotch… o forse si? Spera di non doverlo mai scoprire.

Camera d’albergo, Biloxi
Dopo la cena Sarah è andata diretta nella propria camera per farsi una doccia. Non è sicura se andare da Spencer, si sente stanca e probabilmente anche lui ha bisogno di riposare. Rimane in piedi a fissare il telefono, una chiamata può farla. Magari anche lui ha voglia di parlare un po’. Sente bussare proprio mentre la sua mano si posa sulla cornetta.
Apre piano la porta e rimane sorpresa di trovarsi davanti Reid. E’ sempre lei che va nella sua stanza, mai il contrario, anche perché di solito lei è sullo stesso piano di Hotch. Si scosta per farlo passare e richiudere la porta prima che qualcuno se ne accorga.
Non aveva mai riflettuto sul fatto della vicinanza della sua camera a quella di Hotch. Comincia a pensare che non sia un caso fortuito, ma qualcosa che il suo capo fa deliberatamente per tenerla d’occhio. Che facesse pure, quello che si dovevano dire è stato detto quel pomeriggio. Non ha intenzione di farsi condizionare la vita da lui.
E’ ancora in accappatoio e i suoi capelli sono ancora bagnati. Si appoggia alla porta e aspetta che Spencer le dica qualcosa. Se è venuto a trovarla ci sarà un motivo, ma sa anche che Spencer ha i suoi tempi per dire le cose. Non vuole forzarlo, quando si sentirà pronto semplicemente si volterà verso di lei e parlerà.
Lui effettivamente si gira ma non le dice assolutamente niente. Rimane lì fermo a guardarla con le mani in tasca, come se aspettasse qualcosa.
Sembra quasi che usi la tecnica del silenzio, quella che usiamo durante gli interrogatori per far parlare il sospettato. Di solito la gente non regge la tensione di questo silenzio per troppo tempo e finisce per dire qualcosa di compromettente… Se non sapessi che  è impossibile direi proprio che lui vuole interrogarmi…
Restano cosi a fissarsi per un tempo indefinito, nessuno dei due vuole fare il primo passo entrambi timorosi delle intenzioni dell’altro.
Lui le si avvicina e con un dito le scosta i capelli bagnati dal volto. Lei sospira e si lascia andare contro la porta abbandonandosi a quel momento di tenerezza.
-    Hotch sembra tornato normale. Cosa è successo fra di voi?
Lei si irrigidisce.
-    E’ per questo che sei venuto? Gelosia?
-    Anche – risponde lui continuando il suo lavoro sui capelli di lei.
-    Abbiamo parlato. Sono riuscita a farlo ragionare ecco tutto. Non è successo proprio niente – lei non riesce più a rilassarsi.
-    Allora perché sei cosi tesa? – le bisbiglia lui in un orecchio.
-    Perché ho paura che tu possa fraintendere qualsiasi cosa io dica… Non voglio ferirti, anche perché non c’è niente per cui tu ti debba sentire ferito.
-    Me lo giuri?
-    Si.
Lui fa scorrere le sue mani sul corpo di Sarah, ancora avvolto nell’accappatoio.
-    Dormo qui stanotte.
-    Abbiamo deciso delle regole ricordi. Durante i casi possiamo parlare, possiamo baciarci ma niente di più – lei cerca di essere ferma e decisa, ma sente la mancanza del suo uomo.
-    Come dici sempre: le regole sono fatte per essere infrante.
Lei spegne la luce e lui le sfila piano l’accappatoio.

Raphael è di nuovo di fronte a lui, ma stavolta non riesce nemmeno ad alzare le mani. La scena è diversa. Non sono in quel cimitero abbandonato di notte, è pieno giorno e sono su un campo da football. Si rende conto di essere totalmente nudo e legato ad un palo, mentre tutti i ragazzi della squadra ridono di lui. Anche Alexa, la ragazza più bella della scuola è lì e ride con gli altri. Raphael lo guarda ancora un attimo poi solleva il machete.
-    I peccatori vanno puniti!
Si avventa sui ragazzi e li uccide davanti a lui.

Lui non riesce a svegliarsi e mormora il nome di Sarah. Ora lei non può aiutarlo, sta combattendo contro i suoi demoni.

Esce dalle docce e si avvolge nell’asciugamano. Si vergogna del suo corpo di bambina in mezzo a tutte quelle adolescenti in fiore. Sa che la guardano e ridono di lei. Si sente ancora più piccola e sola. Loro vogliono farla piangere e lei non vuole dare questa soddisfazione a quel branco di adolescenti cattive.
Missy la guarda andare verso l’armadietto con un sorriso di scherno sul volto. Missy, il capo delle cheerleader, la più bella ragazza della scuola. Dall’alto della sua popolarità può permettersi di deridere quella piccola ragazzina prodigio che viene evitata da tutti, persino dagli sfigati.
Si avvicina al suo armadietto per indossare i vestiti, ma sente che c’è qualcosa che non va. Apre lo sportello e comincia ad  urlare spaventata,  le ragazze si mettono a ridere.
-    Su piccolina – la schernisce Missy – sono cose da donna, non lo sai? Ah scusa! Dimenticavo tu sei solo una mocciosa!
Una ragazza le è affianco, non riesce a vederle il volto coperto da un cappuccio. La vede alzare lentamente una pistola.
-    I peccatori vanno puniti!
Poi comincia a sparare all’interno dello spogliatoio femminile.

Si sveglia, mentre una mano delicatamente la scuote. Spencer chiama piano il suo nome e lei si gira verso di lui, il viso rigato di lacrime. Si rifugia nelle braccia del suo ragazzo e lo stringe forte. Anche lui sembra sconvolto ed è tutto sudato.
-    Brutto sogno? – le chiede mentre l’abbraccia.
-    Si. Anche tu?
-    Già.
-    Il solito incubo?
-    Quasi… stavolta era diverso.
-    Diverso come? – gli chiede lei mettendosi a sedere mentre accende la luce.
-    Due ricordi sovrapposti – sospira lui tirandosi su.
-    Vuoi raccontarmelo?
-    Solo se tu mi racconti il tuo.
-    Avevo dieci anni – comincia lei tirandosi il lenzuolo addosso – il mio primo anno alle superiori. Dopo l’ora di ginnastica le ragazze decisero di farmi uno “scherzo”…
-    Immagino che tu non ti sia divertita – dice mentre le passa un braccio intorno alle spalle.
-    Per niente – scuote la testa – Mi avevano riempito l’armadietto di assorbenti e preservativi, tutto rigorosamente già usato. Non l’ho mai raccontato a nessuno. Era l’ultima ora, mi sono rimessa i miei vestiti e sono andata a prendere lo scuolabus. Arrivata a casa mi sono messa sotto la doccia e ho cominciato a strofinare più forte che potevo. Anche se davanti a loro ho cercato di darmi un contegno, rimasta sola nella doccia di casa…
-    Il tuo rituale della doccia… è cosi che è nato, vero?
-    Si. Non volevo dare loro la soddisfazione di vedermi piangere. E’ stata una delle esperienze più umilianti della mia vita. Stavolta però c’era uno dei nostri S.I. nello spogliatoio e…
-    A fatto una carneficina.
-    Come lo sai? – chiede lei stupita.
-    Raphael stavolta non ha attaccato me.
-    E chi ha attaccato? – lei abbassa il tono della voce e gli carezza piano il viso.
-    Questa cosa l’ho raccontata solo a Morgan una volta…
-    Se non vuoi dirmelo... – dice lei abbassando gli occhi.
-    Parlando di umiliazioni, non ti ho mai raccontato cosa hanno fatto a me al liceo…

Continua…

Per Harleen: mi fa piacere sapere che Sarah sembra "vera". Ho cercato di renderla più umana possibile ^^ e non è vero che la tua recensione è "inutile". Fa sempre piacere sapere che qualcuno apprezza i propri lavori^^ Spero di trovare ancora i tuoi commenti nei prossimi capitoli ^^
Ciao e grazie di seguirmi
   
 
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