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Autore: virgily    27/10/2010    2 recensioni
“Un nuovo Jack lo squartatore sta terrorizzando l’intera nazione. Nessuno sa’ chi sia ma ovunque vada lascia il segno di bellissime donne morte. Tuttavia sembra che lo psicopatico serial killer abbia una preda precisa da eliminare, lo testimonia il fatto della presenza di scritte insanguinate su muri o pavimenti ritrovate assieme ai cadaveri delle donne uccise. La prima risale a due mesi fa con su scritto “questo e’ per te Juliet”; la seconda invece e’ di qualche settimana piu’ tardi dicente “sarai soltanto mia Juliet” e l’ultima invece appartiene al cadavere della donna ritrovata questa mattina alle cinque: “sto venendo a prenderti Juliet”. Si presume quindi che questa Juliet sia colei che quest’uomo brama piu’ di ogni altra cosa al mondo. Per il momento la polizia sta indagando ma ne Jack e ne Juliet sono stati trovati.”
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ronnie Radke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ronnie si era nascosto appena in tempo, prima che l’omone dai capelli brizzolati potesse notarlo in quella mera di oscurita’ che gli giocava a favore. Aspettando qualche secondo in piu’ che quello strano scagnozzo fosse sparito, continuo’ a salire le scale, pregando che non cominciassero a scricchiolare, anche se dubitava fortemente che non fosse successo; dopotutto quella struttura era molto vecchia, non si sarebbe stupito se in un batter d’occhio si fosse ritrovato al piano di sotto seppelito da un cumulo di macerie. Sebbene questo pensiero lo fece rabbrividire svariate volte c’era una sola spiegazione che lo spingeva a proseguire in quel suicidio, e quel motivo era proprio Juliet, o Armony... o come meglio credeva. Perche’ pur se si fosse chiamata Violetta, Agatha o Guendalina... lui l’avrebbe amata con tutto se stesso: corpo e anima. Come diceva Shakespeare “Quella che noi chiamiamo rosa non perderebbe il suo profumo se avesse un altro nome”.

Era giunto al culmine del campanile; faceva abbastanza freddo e dagli spifferi delle tegole entraa un lieve venticello gelato. Dinnanzi a se una porta, la soglia che lo separava dalla sua rosa.

 

Dall’altro lato del passaggio, invece, la giovine stava seduta dinnanzi a uno specchio rotto, la cui crepa lo percorreva disegnado una riga disordinatamente confusa. Piegato dietro di lei stava il suo futuro sposo che l’abbracciava teneramente, lasciandole scie infinite di baci che le percorrevano la spalla, la clavicola e il collo. Non oso’ toccarle le labbra, no quelle se le sarebbe risparmiate per la cerimonia, proprio come il resto del suo corpo e della sua purezza. Juliet guardandosi in quel pallido riflesso cerco’ il piu’ possibile di sorridere, di non farsi vedere in pena con la testa rivolta verso il suo unico e grande amore, il quale stava rischiando la sua vita per lei... lei che gli aveva mentito, che lo aveva ferito con un’arma ancora piu’ mortale di un pugnale: le parole; parole amare, fasulle ma cariche di sprezzo e odio, del finto rancore che provava per il suo Ron.

-vado a vedere come procede disotto mia cara. Non preoccuparti non li uccidero’ subito. Attendero’ la fine delle nozze contenta piccola mia? Mettiti il velo intanto. Tra poco cominciamo- le sussurro’ il ragazzo baciandole un’ennesima volta la guancia prima di andare via. Scendere le scale e lasciarla sola. Senza nessuno in grado di sorreggerla in preda in quello che stava per diventare la sua crisi isterica di depressione e angoscia.

Volgendo appena la testa verso il suo letto osservo’ il piccolo diadema che raccoglieva il candido velo che avrebbe celato le sue lacrime. Senza parlare allora comincio’ ad’acconciarsi i capelli e la coroncina in modo tale di apparire presentabile. Dopotutto era l’ultima volta che lo avrebbe visto, che si sarebbe persa nell’immensita’ dei suoi occhi nocciola. Senti’ una lacrima scorrere veloce sul suo viso ma immediatamente la raccolse cercando di trattenere i forti singhiozzi che le si arrampicavano sulla trachea

-avanti Juliet sforzati di sorridere... e’ i-il tuo matrimonio no? Il giorno piu’ bello e importante della tua vita...- si disse sottovoce guardandosi ancora allo specchio: le iridi verdi contornati da pesani lacrimoni; il volto impallidito e gracile, le labbra secce e senza vita, perche’ senza i Suoi baci quelle labbra non avrebbero mai piu’ riassunto il loro rosa naturale... mai piu’

-m-ma chi voglio prendere in giro?! R-Ron... Oh Ron perdonami. Dovevo allotanarti dalla mia vita quando ancora eri in tempo. Quando ancora non ero stata cosi’ egoista da rubarti il cuore. Ho pensato soltanto a me, a vivermi il mio primo e vero amore, sognando che forse anche per me c’era un piccolo posto su questo mondo morto e vuoto. E guarda adesso dove ci ritroviamo? Nella dimora del demone: io sto per divenire la sua tetra consorte, e tu, stai per dare la tua giovane e ingenua vita per me. Per una donna che neanche meritava di nascere...- fu proprio nel cuore del suo soliloquio tuttavia che la mora si accorse di una presenza. Aveva sentito quei passi veloci giungere dietro di lei e sebbene riuscisse a vedere il suo viso in quel che rimaneva dello specchio, continuava a non crederci. Proprio a pochi passi da lei, il suo Ronald, il suo amore era giunto... Era sano e salvo, anche se ancora per poco, e stava piangendo, per lei

-n-non dirlo mai piu’. Non dire mai piu’ una cosa del genere Juliet- sussurro’ trattenendo appena i singhiozzi. Continuando a dargli le spalle tuttavia la giovane abbasso di colpo lo sguardo, cercando di riunchiudersi dentro la sua impenetrabile corazza di freddezza

-se tu non fossi entrata nella mia vita. Se tu non avessi toccato con mano e purificato il mio cuore, la mia anima a quest’ora sarebbe ancora corrotta e viscida peggio di quel bastardo che dice di amarti. Juliet se tu non fossi mai nata io a quest’ora sarei l’equivalente di un corpo morto, di un sudicio involucro terreno- affermo’ orgoglioso di poter sbandierarle i suoi veri sentimenti, mentre elegantemente s’inginocchiava al suo fianco, afferrandogli le mani nelle sue, baciandole con tutta la dolcezza di cui soltanto lui era in grado di dimostrarle

-a cosa servono ora queste parole? Ryan ti uccidera’ ugualmente. Ronnie fuggi finche’ sei ancora in tempo. Prendi Max e portate in salvo Amelie. Io me la cavero’- rispose senza degnarlo di uno sguardo, sforzandosi con tutte le sue forze di non guardarlo in viso e rendersi conto che stava dicendo un ennesima menzogna

-smettila! Smettila amore mio basta! Lo sappiamo tutti e due che tu non lo ami! Potra’ cavarmi il cuore, gli occhi, sgozzarmi quanto gli pare ma nulla riuscira’ a cancellare il fatto che noi due ci amiamo. E non scappero’ da nessuna parte senza di te e i nostri amici...- un silenzio tombale aleggio’ per l’intero ambiente. Finalmente la moretta si era decisa di guardarlo e non pote’ fare a meno di piangere... perche’ non voleva crederci che proprio lui, il puttaniere della scuola, il ragazzo con cui mai pensava potesse esserci una storia, era li... che le confessava il suo amore e non temeva la morte. Proprio a distubare il loro interminabile scambio di sguardi dolci, rassicuranti, angosciati un battito di mani, quasi un sadico applauso provenne dalle loro spalle; assieme ad esso anche una risata malvagia rieccheggiava per l’intera stanza facendo rabbividire la ragazza, a cui crebbero i battiti cardiaci

-ma che scenetta commovente. Davvero, degna da premio oscar. Ahh Ronnie-Ronnie, certo che sei proprio stupido! Non hai ancora capito che ti stai soltanto facendo del male?- il rapitore era tornato, e a giudicare dall’ombra gigantesca che si portava dietro era pure accompagnato dal suo fido servitore

-no, perche’ non esiste veleno piu’ dolce che l’amore per la mia Juliet. E sapere che vengo ricambiato rende la mia morte ancora piu’ quiete e serena- rispose beffardo Radke sollevandosi di scatto dal terreno

-amore? Tu che non hai esitato a tradirla dici di provare dell’amore per lei. Ma tralasciamo questo, dopotutto cosa possiamo aspettarci dall’uomo giocattolo della scuola? Georg perfavore prendi questo impiastro e portalo nella sala assieme agli altri due. Avevo in mente una cerimonia intima ma credo proprio che ci dovremmo adattare..- ridacchio’ il moretto osservando con quanta poca cura il suo affidabile seguace afferrava saldamente il suo giovane rivale. Attese che quest’ultimi cominciassero a scendere le scale, il moretto si dimenava e scalpitava, gridando il nome della sua Juliet a piu’ non posso. Ryan non riusci’ a farsi scappare un’ennesimo riso, quella scenetta appariva cosi’ pateticamente inantile ai suoi occhi. Prendendo un bel respiro si volse verso la sua sposa e a grandi falcate si avvicino’ a lei, porgendole la mano

-vogliamo andare? – domando’ esponendo un dolce sorriso

-no... Prima mi devi dire cosa hai fatto a Max e a Amelie- rispose freddamente la moretta senza degnarlo di uno sguardo; gesto che lo fece letteralmente impazzire. L’afferro’ per un braccio costringendola ad alzarsi in piedi e le afferro’ con foga il viso per la mandibola

-questa tua arroganza, sebbene sia molto fastidiosa, mi eccita parecchio... se continui cosi’ credo proprio che dovro’ possederti prima del dovuto- le sussurro’ mordicchiandole appena il lobo sinistro, facendola fremere dal disgusto e dal terrore

-comunque non gli ho ancora fatto nulla. Tranquilla-

-l-lasciali andare. Ti prego... Ryan ti scongiuro risparmia loro la vita. Hai ottenuto quello che volevi...- lo imploro’ facendosi nuovamente rigare il volto da una limpida lacrima amara

-certo, hai ragione. Ma io devo avere una garanzia. Dopotutto quel Ronnie e’ stato con te o mi sbaglio?- domando’ sistemandole il diadema nell’ammasso corvino di sinuosi boccoli. Juliet si senti’ mancare, anche questa volta sentiva conati di parole arrampicarsi faticosamente per la sua gola ma cerco’ di soffocarle, sapeva cosa doveva fare, e anche se non era quello che lei voleva, anche se era cosciente che Ronald non l’avrebbe mai perdonata per quello che stava per dire la moretta prese un bel respiro profondo. Alzo’ lo sguardo e lo fece combaciare con quello del suo splendido e diabolico rapitore

-sono io la tua garanzia. Se tu li lascerai andare tutti e tre sani e salvi, io ti sposero’... e stanotte potrai farmi tutto quello che vuoi- alla sua frase il moro sgrano’ gli occhi, quasi non voleva crederci che avesse sentito quelle stesse parole uscire dalla sua bella boccuccia. Si disegno’ un sorrisetto malizioso sulle labbra, le stesse che fece sfiorare contro il suo collo e il suo orecchio

- tutto quello che voglio?-

-s-si... tutto quello che vuoi. stanotte saro' soltanto Tua e di nessun'altro- sussurro’ abbassando di colpo lo sguardo, maledicendosi da sola per quello che aveva appena giurato, un patto che tuttavia avrebbe stretto volentieri pur di preservare l’anima e la vita del suo amato Ronnie Radke.

 

*Angolino di Virgy*

Uff, ci avviciniamo sempre di piu' alla fine... il che mi rende davvero triste perche' mi piace parecchio come mi sta venedo. ahhh riguardo a questo capitolo non so che dire. Penso a Ron e mi viene da piangere cazzarola!!! Devo imparare a mettere meno me stessa in quello che scrivo, finiro' per auto-distruggermi lo so! T.T

spero comunque che vi piaccia e che recensirete al piu' presto

un bacino

-V-

  
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