La foresta appariva come un oceano verde cupo sotto la volta stellata che
iniziava a rannuvolarsi, molto presto avrebbe piovuto. Dal punto in cui si
trovava sulla montagna brulla, il demone aveva un ampia panoramica di tutta la
valle. Anche se appena percettibile egli aveva ancora addosso l'aroma della
femmina che in quel momento dormiva in un'angusta grotta sotto di lui.
Anche senza l'aiuto della luna Yotenmaru, così egli aveva detto di
chiamarsi, sembrava sapere perfettamente dove si dirigeva e proseguiva con
passo sostenuto, al punto che Hanako era costretta ad appoggiarsi a lui più di
quanto la convenienza permettesse.
Sotto la seta spessa del suo No-Haori [1]
ella sentiva i forti
muscoli dell'avambraccio tipici degli uomini dediti all'arte della spada. Aveva
fornito prova di essere un uomo valoroso, disperdendo con la sola Katana l'intero
gruppo di briganti, ma era così bizzarro: diverso da chiunque avesse mai
incontrato prima.
Questo la inquietava.
La fanciulla rabbrividì, non solo per via del vento gelido che ripuliva la notte e le agitava bruscamente i
lunghi capelli scuri legati bassi sulla schiena. La lunga chioma di Yotenmaru
scintillava scomposta, era di una sfumatura insolitamente pallida per la sua
gente, forse solo quei barbari arrivati dal continente, possedevano
capigliature di un simile colore.
Hanako rimase molto meravigliata quando, da bambina, vide per la prima volta la
delegazione di stranieri venuti ad offrire allo Shōgun, suo padre, le loro esotiche mercanzie tra cui
quelle armi rumorose chiamate "fucili".
Nelle leggende che le avevano narrato solo i demoni avevano occhi e capelli di
tinta anormale, ma ella sapeva che erano solo vecchie storie e non avrebbe mai
immaginato che, in nazioni così lontane situate addirittura oltre il grande
impero cinese, potessero esistere esseri umani così: alti, barbuti e con i
capelli color dell'erba secca e gli occhi come pezzi di cielo. Tuttavia subito
dopo la partenza dei forestieri suo padre aveva ordinato ai servi di spargere
sale nelle stanze e nel cortile del palazzo.
Tutto era tornato calmo attorno a lei, così silenzioso che Hanako riusciva a
distinguere perfettamente lo scricchiolio delle foglie secche sotto i suoi
piedi, ma il suono dei passi del suo accompagnatore le giungeva attutito come
se una fiera le camminasse accanto.
Proseguirono a lungo senza proferire parola. "Dove mi state conducendo?"
domandò improvvisamente la donna spezzando la spessa quiete
"Non molto distante da qui si trova una grotta, è abbastanza asciutta e
confortevole, lì potrai riparati per questa notte ."Un gufo garrì appollaiato
su un ramo nodoso, i suoi occhi gialli risaltavano nella notte come le lanterne
delle sentinelle a guardia del palazzo di suo padre
"Pensavo che, mi stesse conducendo alla Vostra dimora."
"E' troppo distante e poi non sarebbe un luogo sicuro per te."
"Allora Voi non risiedete su queste montagne."
"No"rispose l'uomo con il tono di non voler continuare oltre quella
conversazione.
"Però sembrate conoscere bene questi
luoghi" continuò Hanako, Il troppo silenzio le era insopportabile.
"Si"
"Ne deduco che transitate spesso in questa landa selvaggia. Non temete belve
selvatiche o peggio: demoni?"
Egli fece una lunga pausa prima di rispondere. "Perché dovrei avere, io
Yotenmaru, paura dei demoni?" c'era una vena di sarcasmo nella sua voce.
"Si narra che, essi, i demoni siano spiriti bestiali assai potenti ma malvagi e
sanguinari. Spesso per prendersi crudelmente gioco degli uomini ne assumono la
forma. Sono esseri mostruosi e imprevedibili, dagli occhi rossi come il fuoco,
con cui riescono a vedere perfettamente anche nell'oscurità più fitta come se
fosse pieno giorno.
Silenzioso egli la strattonò rapido la ragazza prima che potesse accorgersi del
ramo che sbarrava loro il passo. .
Camminando erano giunti ad un fiume, nella notte l'acqua sembrava argento fuso
che gorgogliava amichevolmente.
Senza dire una parola Yotenmaru, la prese tra le braccia, sollevandola come se
fosse stata una bambina.
Ella iniziò a divincolarsi. " Mettetemi giù subito, posso camminare da sola!"
"Aggrappati a me, dobbiamo guadare il fiume e non vorrei che tu ti bagnassi i
tuoi graziosi piedini." Sembrava non l'avesse nemmeno udita.
"Lasciatemi!"
Per quanto si agitasse la ragazza non riuscì a divincolarsi, egli aveva una
presa vigorosa. A metà del fiume la corrente si fece più forte e il livello
dell'acqua si alzò di colpo, più di una volta rischiarono di scivolare a causa
dell'irrequietezza di Hanako. Spazientito il demone se la caricò sulle spalle
come se fosse stata un sacco di riso.
"Finiscila di agitarti stupida o ti lascio qui!" ringhiò. L'acqua era cupa e
minacciosa, spumeggiava e gorgogliava intorno alle rocce del fondo formando
turbini e mulinelli.
Seccata Hanako s'immobilizzò. Agitandosi i numerosi spuntoni metallici della
corazza le premevano dolorosi sul ventre. Finalmente riuscirono a guadare il
fiume, ma egli non volle mollare la presa, perché mancava poco alla loro meta e
il terreno si era fatto più accidentato, almeno questo era questo quello che
sosteneva lui. Il mucchiare delle belve era ricominciato ma adesso era
sinistramente più vicino.
"Non tutti i demoni sono assetati di sangue, la maggior parte di loro non si
interessa minimamente alle vicende degli esseri umani, che considerano esseri
inferiori di poco superiori agli animali." Yotenmaru riprese la conversazione.
"Per favore mettetemi giù" chiese affaticata la donna "Io non sono una lepre
presa al laccio" ad ogni passo di lui, la schiena le doleva sempre di più per
il sobbalzo e i duri spuntoni acuminati le si conficcavano nel ventre."Questa
posizione non è molto confortevole." Aggiunse ella con un filo di voce.
Sbuffando egli la rimise a terra ma le afferrò strettamente per un braccio,
trascinandola per il pendio scosceso.
"Come fate a conoscere così bene i demoni? Ne avete forse incontrati?" La
risposta alla sua domanda fu solo una franca e calda risata.
"Lasciatemi subito!" ordinò Hanako irritata, aveva colto un vena beffarda in
quello scoppio di risa..
"Ai vostri ordini Hanako del casato dei Takeda,
siamo arrivati. Questa notte potrete dormire sonni tranquilli io
farò la guardia." Di fronte a lei, seminascosta dalla vegetazione, c'era una
bassa grotta.
L'incontro di quella notte era stato un inaspettato colpo di fortuna, ma
Yotenmaru avrebbe dovuto astutamente conquistarsi la fiducia della donna. Solo
così avrebbe potuto sfruttare pienamente la situazione a suo vantaggio.
Tuttavia avrebbe dovuto stare in guardia, attento a non ripetere lo stesso
errore commesso da quel sentimentale di suo padre che, per un solo attimo di debolezza
aveva trovato la morte, trascinando con se nel disonore tutto il clan.
In ogni caso prima di pianificare qualsiasi mossa doveva saperne di più su
quella donna, su quella bella donna che profumava lievemente di loto come un
entità celeste.
Un altro ululato esplose nella valle, segnale che il branco era vicino. Né
quell' l'infida carogna di Meiunsei né il consiglio non avrebbero saputo nulla di Hanako. Solo lui, Yotenmaru
avrebbe raccolto i frutti della sua fortuna e riabilitato l'onore del suo clan
come aveva giurato.
Dal cielo scuro, ora iniziavano a cadere le prime gocce di pioggia fredda.
Era il momento di andare.
Un grosso e poderoso lupo, dalla folta e lucente pelliccia argentea, corse giù
per il pendio ostentando vigore e agilità, il suo passo elegante e silenzioso
non smosse neppure una pietra. Intrepido s'immerse nella notte solo i suoi
fulgidi occhi di porpora luccicavano come sangue.