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Autore: BlueBreath    28/10/2010    4 recensioni
"...Lanciai a Voldemort l’antico incantesimo Gemino Animam che, nel caso non ne conoscessi le conseguenze, è in grado di sdoppiare un’anima, ma non come un Horcrux, che la divide in maniera brutale, bensì scindendo l’anima in due parti che coesistono fino a quando una delle due non soccombe. Nel momento in cui tutte e due le anime esistono insieme e quindi nello stesso corpo, prevale tra le due, che hanno caratteristiche diametralmente opposte, la più forte, che di solito è quella preesistente. Riferendoci al caso specifico dell’incantesimo da me scagliato, l’anima di Voldemort è stata quindi divisa nella parte prevalente dalle caratteristiche notoriamente disumane e una parte, che speravo fosse ancora viva, dall’essenza invece, se non più buona, più umana. In seguito alla morte dell’anima prevalente e quindi, mi auguro, di Voldemort, dovrebbe quindi verificarsi lo scisma definitivo, che darà origine ad un nuovo uomo, Tom Riddle, veramente umano..."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Tom O. Riddle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Licht

Ciao a tutte!

Scusate per il ritardo immondo, ma ho avuto una marea di problemi in questo periodo. Comunque il prossimo capitolo dovrebbe arrivare piuttosto in fretta, anche perché è già quasi tutto scritto.

Non ho proprio tempo di rispondere a tutte, ma comunque mando un grosso bacio a chi ha recensito lo scorso capitolo e ha chi ha inserito la storia tra le seguite o tra le preferite!

Ora vi lascio alla lettura, fatemi sapere cosa ne pensate e vi prometto che la prossima volta mi prenderò tutto il tempo possibile per rispondervi!

 

Lily.

 

CAPITOLO QUINTO

La loro nuova Sala Comune era accogliente. Certo, nessuna Sala Comune avrebbe mai potuto essere paragonata alla Torre dei Grifondoro, ma ad Harry non dispiaceva nemmeno quella semplice saletta con un arredamento sobrio ma piacevole.

Faceva freddo, questo sì.

Perché sfortuna voleva che fossero stati collocati proprio nei sotterranei, nell’ala opposta ai dormitori Serpeverde.

E nemmeno il camino riusciva a placare il rigido clima tipico di quella zona del castello.

Eppure era l’unico che sembrava accorgersi di quel dettaglio. Zabini e Malfoy, abituati dopo ormai svariati anni di permanenza in quella condizione, erano perfettamente a loro agio mentre chiacchieravano tra loro seduti su uno dei divani in pelle rossiccia. Scott, che per Harry era e sarebbe sempre stato Riddle, non ostentava alcuna emozione, ostinato com’era a fissare il fuoco che ardeva nel camino. Harry aveva notato, in quelle poche ore, che in realtà era una caratteristica tipica di quel ragazzo il fatto di non dare mai mostra di ciò che provava.

Questo infastidiva Harry. Gli era più difficile tenerlo d’occhio se non capiva cosa pensasse o provasse.

Riguardo a Sauer, poi, si era rifugiata nella stanza che le era stata riservata e aveva a malapena augurato una falsa “Buonanotte” a tutti.

 

“Potter! Ma, diamine, ci sei?” esclamò Zabini per l’ennesima volta in direzione del Salvatore,

“O Merlino, sì! Scusa, Zabini, mi ero un po’ perso” farfugliò Harry imbarazzato,

“Me ne sono accorto” ghignò il ragazzo, poi continuò “Io e Draco ci chiedevamo cosa avessi fatto quest’estate”

“Io in realtà non potrei essere meno interessato, Potter” sibilò Malfoy,

“Oh, scusalo. Non gli va giù il fatto che, in quanto compagni di casa, la socializzazione sia inevitabile” disse per tutta risposta Blaise.

Harry, imbarazzato da quell’inaspettato tentativo di conversazione, non seppe torcersi nulla di meglio di un semplice “Beh, non ho fatto nulla”.

Ma poi, alla fine, ci pensò su e raggiunse la sconcertante conclusione che quella appena detta non era altro che la pura verità.

Se avesse dovuto riassumere la sua estate in breve, non avrebbe potuto trovare parole migliori.

“Oh avanti! Non posso credere che il Salvatore del Mondo Magico si sia lasciato sfuggire tutte le feste più in dell’estate” strascicò Malfoy, ma Harry si irrigidì all’istante.

Non sopportava di essere definito il Salvatore del Mondo Magico. Insomma, aveva salvato miliardi di persone sconosciute, ma non era riuscito a sottrarre alla morte la maggior parte delle persone che lo avevano amato e protetto e sostenuto nel corso della sua vita. Che senso aveva, dunque, essere considerato un Salvatore se le uniche persone che desiderava salvare erano morte? Sapeva che quei pensieri erano decisamente egoistici, ma aveva letteralmente bisogno di pensare un po’ a se stesso dopo una vita di sacrifici per gli altri.

“Non vedo cosa ci fosse da festeggiare, Malfoy” rispose quindi con astio,

“Lascialo perdere, te l’ho già detto. E poi con lui questa è una causa persa. Per Draco c’è sempre un motivo per organizzare un mega party!”

Harry quasi rise all’espressione offesa che si dipinse sul viso di Malfoy, diretta al suo migliore amico.

“Dicevo semplicemente che avrebbe potuto concedersi un po’ di divertimento, tutto qua!” mormorò infastidito,

“Credo che tu abbia ragione, ma diciamo che ho avuto molto su cui riflettere e non ho avuto tempo di svagarmi”

“Ehi!Ehi! Potter, frena! Tu che dai ragione a me? Da quando?”

“Va beh! Io volevo essere un po’ serio e tu subito che sfotti!”

E un suono cristallino e puro si diffuse in tutta la saletta. Harry non aveva mai sentito Zabini ridere, ma si chiese subito come mai.

Poi si ricordò che loro non erano amici. E la sua mente ancora si chiese come mai e come poteva aver preso in antipatia una persona con una risata così.

Perché quella risata gli aveva fatto dimenticare che faceva freddo e gli aveva disegnato un sorriso divertito sulla faccia e aveva fatto ridere anche Malfoy, che però aveva una risata più grave.

“Merlino, avevate delle facce” esclamò dopo essersi ricomposto. E il sorriso di Harry non si era ancora spento.

Poi Malfoy iniziò dal nulla una conversazione con Zabini su dei vecchi amici che avevano in comune e l’attenzione di Harry venne richiamata nuovamente dal giovane Scott.

Lo trovò ancora dove lo aveva lasciato, ma notò che era più rannicchiato su se stesso e non guardava più il fuoco, bensì teneva le palpebre serrate e le mani sulle orecchie.

Harry al primo sguardo pensò che dormisse, ma poi notò che si comportava come se cercasse di proteggersi da qualcosa.

Ma da cosa? Perché si tappava le orecchie?

 

Il suo sguardo puntato verso Scott doveva aver richiamato anche l’attenzione di Zabini e Malfoy.

“Tutto bene, Scott?” chiese infatti Blaise “Scott?” chiese ancora, lievemente preoccupato, quando non ricevette risposta.

Poi Tom sembrò riscuotersi e rispose con voce neutra “Tutto bene, scusate, ero assorto”

“Tutti pensierosi questa sera!” esclamò Zabini,

“Sì” rispose Tom, evidentemente non cogliendo o non curandosi del tono scherzoso di Blaise. Poi si alzò e senza nemmeno degnarsi di dir nulla si chiuse nella stanza da letto che avrebbe condiviso con tutti loro.

“Tipo strano questo Scott” mormorò Malfoy inviperito,

“Già, decisamente strano. Sembra vivere su un altro pianeta” commentò a sua volta Zabini.

A quel punto entrambi i ragazzi dovevano aspettarsi un ulteriore commento da parte di Harry, perché questi si ritrovò ad essere fissato come uno che sta per dire la novità dell’anno.

Al che si limitò a dire, seppur con aperta antipatia, “Sì. Strano”. Un quarto d’ora dopo erano tutti a letto e Harry ascoltò per un po’, prima di addormentarsi pesantemente, i mormorii di Draco e Blaise. Dal letto di Tom Riddle proveniva solo un respiro affannoso e irregolare. Forse stava avendo un incubo.

 

 

Un cane nero e un lupo gigantesco correvano tra i tronchi neri e spogli, unici abitanti di quella foresta. Correvano. Correvano. Correvano.

Harry correva con loro e non si era mai sentito così felice, così… leggero.

Poi, all’improvviso, un proiettile silenzioso colpiva il petto nero del cane. Harry e il lupo si fermavano ad osservarlo e sotto i loro occhi il cane si trasformava in uomo.

Harry conosceva quell’uomo dai capelli leggermente brizzolati. Sirius.

Si voltava verso il lupo e scorgeva nei suoi occhi delle grosse lacrime di dolore. Il dolore più profondo che Harry avesse mai visto.

Poi il lupo si portava in posizione di attacco. Voleva ucciderlo. Pensava che fosse lui il colpevole della morte di Sirius.

Harry avrebbe voluto dire che no, non era stato lui. Ma la voce non voleva saperne di uscire. E il lupo si trasformava anch’egli in uomo.

Harry conosceva anche quell’uomo. Remus.

Ma proprio quando l’uomo era sul punto di ucciderlo, un altro proiettile volava tra gli alberi e si andava a conficcare nel petto di Remus.

Moriva anche lui e non c’era più nessuno, a parte Harry, nel bosco.

Harry era triste, triste, triste. E lentamente sprofondava tra le stesse radici degli alberi scuri. Nella sua testa solo una fredda e crudele risata.

 

Si svegliò grondante di sudore e con il petto sconquassato dal fiatone. Gli incubi erano tornati. Si era illuso di poterli allontanare una volta arrivato ad Hogwarts, ma evidentemente non era così. Facendo attenzione a non far rumore, scivolò giù dal suo letto per recarsi in bagno, dove avrebbe potuto sciacquarsi il volto. Fuori la luna regnava ancora sovrana nel cielo scozzese.

Notò subito il letto vuoto di Tom Riddle. Si chiese dove diamine fosse andato, dato che potevano essere, al massimo, le tre di notte. Una strana sensazione di inquietudine lo investì.

Si sentiva come quando la McGranitt lo aveva convocato nel suo ufficio. Tutti i suoi sensi erano all’erta.

Proseguì lentamente verso il bagno, guardandosi attorno ad ogni passo.

Arrivato davanti alla scura porta in legno, la aprì con cautela ed entrò.

Fu lì che trovò Tom Riddle, riverso sul pavimento,con le mani premute con forza sulle orecchie.

Sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene. Riddle gemeva, si graffiava a sangue l’esterno e l’interno delle orecchie, si contorceva sullo scuro pavimento del bagno.

Gli si avvicinò, dimenticando la cautela, ma non osò proferir parola. Tom Riddle era talmente fuori di sé che non si era nemmeno accorto del suo arrivo.

Harry notò che faceva di tutto per non lasciarsi scappare delle grida. Era chiaro che non aveva la minima intenzione di farsi cogliere nel bel mezzo di quella crisi.

Preferì lanciare un incantesimo silenziatore sulla stanza. Voleva arrivare fino in fondo alla “questione Riddle” da solo, senza coinvolgere Malfoy e Zabini.

Si accovacciò al suo fianco, ma ancora Tom non diede il minimo segno di averlo percepito.

Allora tirò fuori il coraggio e, tra i gemiti dell’altro ragazzo, anche la sua voce si fece strada tremolando.

R-Riddle

Il ragazzo a cui aveva rivolto quel richiamo si girò e, stampato in viso, aveva uno sguardo di puro terrore. Cercò subito di strisciare il più lontano possibile da lui, ma Harry seppur confuso, lo afferrò per un polso sottile e lo costrinse a star fermo. Riddle si dimenava debolmente dalla sua salda presa, evidentemente era allo stremo delle forze.

“Che diamine ti sta succedendo, Riddle?” chiese Harry con il tono di voce più serio che aveva,

Il moro però non rispose, ma al contrario riprese a tapparsi e graffiarsi le orecchie. Era disperato, ma Harry non poteva aiutarlo se non capiva perché.

Gli prese le mani nelle sue e cercò con tutta la sua forza di tirargliele via così che potesse spiegarsi. Ma Tom non cedeva nemmeno di un millimetro.

“Guarda che ti Schianto!” cercò di minacciarlo, Tom sembrò allentare un po’ la presa e un minimo di lucidità fece capolino nei suoi occhi.

P-Potter… Che vuoi da me?” farfugliò a fatica,

“Voglio aiutari, deficiente” ringhiò Harry.

Come guarito anche solo dal proposito da Harry, Tom si tranquillizzò all’istante.

“Ma che..?” chiese confuso Riddle.

“Che ti succede?”chiese ancora più confuso Harry, al quale non era sfuggita l’improvvisa “guarigione”del giovane Riddle alias Scott.

“Non sono affari tuoi!” sbuffò alzandosi di botto per sfuggire a quella conversazione. Ma un giramento di testa gli fece subito cambiare idea e Scott tornò a sedersi per terra.

Con la schiena adagiata al muro, vi poggiò anche la testa e cercò di respirare profondamente per riprendere il controllo di se stesso.

Harry non si lasciò scappare quella occasione e subito “ritornò all’attacco” con le domande.

“Riddle, dimmi che diavolo è successo” non era più una richiesta, era un ordine e non avrebbe più tollerato rifiuti o giri di parole.

“A che scopo, eh?” sbraitò l’altro, d’un tratto recuperando tutte le forze “A che scopo dovrei renderti partecipe di una cosa che non potresti capire, Potter?”

“Cosa intendi?” Harry era sempre più confuso,

“Vorrei vedere te. Non resisteresti nemmeno un secondo se solo…” si interruppe.

Harry lo guardò, quasi supplicandolo mentalmente di proseguire. La curiosità era sempre stata una sua pecca.

Ma Riddle, approfittando di un suo momento di distrazione, balzò in piedi e con espressione contrita scivolò fuori dal bagno.

Harry ebbe la tentazione di trascinarlo fuori dalle cortine del letto a baldacchino, ma poi si ricordò di Malfoy e Zabini e si convinse a lasciar cadere l’argomento. Per quella notte.

 

 

 

  
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