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Autore: virgily    28/10/2010    1 recensioni
“Un nuovo Jack lo squartatore sta terrorizzando l’intera nazione. Nessuno sa’ chi sia ma ovunque vada lascia il segno di bellissime donne morte. Tuttavia sembra che lo psicopatico serial killer abbia una preda precisa da eliminare, lo testimonia il fatto della presenza di scritte insanguinate su muri o pavimenti ritrovate assieme ai cadaveri delle donne uccise. La prima risale a due mesi fa con su scritto “questo e’ per te Juliet”; la seconda invece e’ di qualche settimana piu’ tardi dicente “sarai soltanto mia Juliet” e l’ultima invece appartiene al cadavere della donna ritrovata questa mattina alle cinque: “sto venendo a prenderti Juliet”. Si presume quindi che questa Juliet sia colei che quest’uomo brama piu’ di ogni altra cosa al mondo. Per il momento la polizia sta indagando ma ne Jack e ne Juliet sono stati trovati.”
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ronnie Radke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Per quanto si fosse fatto buio la navata centrale era ben illuminata dalla fioca luce della luna pallida e malata che filtrava dal colorato rosone della facciata: due file di un ventina di banchi erano completamente vuote, se non per la prima difronte all’altare, dove due giovani risiedevano con le mani legate assieme. Il castano aveva del sangue che ancora gli colava dall’angolo destro delle labbra e faticava a respirare: il calcio preso sull’addome lo aveva lasciato letteralmente senza fiato. La morettina al suo fianco teneva le sue piccole dita finissime intrecciate alle sue, facendo scorrere lacrime su lacrime che andarono a scioglierle quel poco di trucco che le era rimasto

-n-non piangere Amelie... E’ solo un graffio- sussurro’ il ragazzo tossendo sangue che sputo’ sul pavimento polveroso e lurido

-solo un graffio? M-Max ti stai facendo ammazzare per me! Pretendi che non ci stia male?- singhiozzo’ la piu’ piccola stringendo appena le sue mani prima di nascondersi nell’incavo della sua clavicola. Dal canto suo Green, non potendo strngere quella piccola bambola di porcellana al suo petto, inclino’ appena il capo, quel poco che serviva per permettere alle sue labbra di coccolargli i capelli

-per quello che ne vale... Non mi dispiacerebbe andarmene tra le tue braccia...- biascico’ da un bacio sulla fronte e l’altro, lasciando la giovine del tutto imbambolata. Mai aveva sentito parole cosi’ dolci da un ragazzo; ormai era abituata a credere nello stereotipo del “ragazzo stronzo”; non che Max non lo sembrasse, anzi da subito aveva capito che era un bel “donGiovanni”; ma c’era qualcosa nel suo sguardo... c’era un qualcosa che i suoi occhioni verde acqua celavano: tristezza, malinconia... Vuoto. Si era proprio un vuoto a far soffrire quell’angelica creatura che stava sputando sangue per lei, e a costo della sua vita lei lo avrebbe aiutato, avrebbe colmato quel varco e lo avrebbe fatto suo, lo avrebbe condiviso con il suo fragile cuoricino, il quale da quando quello strano Tipo era entrato in quella logora menza e l’aveva sorretta fra le sue braccia non aveva piu’ smesso di battere forte.

-Amelie... I-Io non so cosa mi stia accadendo. E’ strano pero’...-

-shhh- sussurro’ la piccolina baciandogli appena l’angolo delle labbra

-anche io Max... Anche io- rispose pianissimo, tornando a immergersi nel suo collo, respirando a fondo quel dolce profumo che le provocava un forte brivido. Rimesero per minuti interminabili in silenzio, godendosi soltanto il profumo che proveniva dal loro compagno, l’essensa che avrebbe rappresentato la loro droga.

-Lasciami! Bastardo lasciami!- una voce profonda e roca rieccheggio’ per l’intera sala, facendo sobbalzare i due prigionieri, i quali appena riconobbero quella chioma corvina scapigliata e quelle iridi nocciola rizzarono sull’attenti. Ronald venne deposto proprio accanto al suo migliore amico legato anche lui da un vecchio cordone per le mani. Cosi’ facendo l’uomo brizzolato fece il giro del baco e strappo’ la piccola Amilie dalle braccia del castano, facendo gridare e dimenare per lo spavento. Senza troppi sforzi tuttavia riusci’ a posizionarla proprio accanto ad un povero vecchio, un prete, che era stato rapito anche lui da qualche giorno, e non aveva fatto altro che pregare per la redenzione dei loro peccati. Fu proprio in quel momento che entrarono la “quasi-felice” coppietta: lui con sguardo orgoglio e fiero non aveva paura di mostrare la sua bellissima futura sposa, che con sguardo basso si lasciava trascinare in quella che sarebbe stata la sua tomba. Ryan si avvicino’ alla piu’ giovane e gli raccolse una lacrima, aveva intuita la sua frustrazione da ben tre giorni oramai... E sebbene gli dispiacesse che non avrebbe potuto “tagliuzzarla” proprio come le altre prima di lei, solo il pensiero che avrebbe finalmente realizzato i suoi avidi e lussuriosi sogni con la sua Juliet gli fece toccare il cielo con un dito

-non piangere piccola Amy... Dopo la cerimonia tu e i due impiastri sarete liberi di tornare a casa- ridacchio’ sorridendole dolcemente

-n-non mi faccio prendere in giro cosi’ facilmente Ryan- rispose abbassando di colpo lo sguardo, aveva sfidato apertamente quel pazzoide e adesso temeva la sua reazione manesca. Tuttavia nulla di cio’ succese, anzi, Amelie riusci’ a precepire a piedo la docile carezza che quella mano stava portando sulla sua guancia, alzandogli appena il viso

-oh no mia cara. Diciamo solo che la mia cara Juliet ha trovato un valido compromesso...- rispose sadicamente lanciando un’occhiolino provocatorio al ragazzo seduto sulla panca difronte. Ronald immediatamente rabbrividi’. Una scossa elettrica lo pervase per l’intera colonna vertebrale e senti’ quasi un nodo allo stomaco. Aveva intuito immediatamente a cosa si riferisse, ma non voleva crederci.

-Juliet dimmi che sta mentendo...- la richiesta di quest’ultimo, sebbene non fosse altro che un tiepido sussulto, rieccheggio’ per l’intero ambiente cogliendoli tutti di sorpresa. La mora non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia, sapeva bene a cosa stava andando in contro... e quello era il suo modo di fuggire alla sua delusione, all’ennesimo torto che gli faceva subire

-n-non lo stai facendo davvero...- questa volta Radke aveva usato un tono di voce piu’ spavaldo e adirato, scattando in piedi violentemente tanto da far avanzare appena Ryan, non avrebbe mai permesso quel moccioso di rubargli la moglie

-e’ l’unico modo... L-Lo sai- rispose continuando a non guardarlo, gesto che fece andare letteralmente su tutte le furie il giovane Radke, se cera una cosa che odiava era non riuscire e perdersi nel dolce vuoto delle sue iridi verdi smeraldo

-dio Juliet! Perche’ ti incaponisci cosi’? Perche’ amore mio, perche’ devi farti del male!?- aveva le goti arrossate e bollenti, ma onestamente non gli interessava molto tutto quello a cui pensava adesso era a lei, lei e soltanto lei; al diavolo Ryan, al diavolo la vita, al diavolo tutto! Nulla poteva preoccuparlo se non il suicidio a cui la sua anima gemella andava in contro

-perche’ ti amo!-

Silenzio.

Un tenebroso e cupo silenzio aleggio’ su di loro lasciando tutti i presenti di stucco. Juliet prese un respiro profondo e alzando la testa comincio’ a fissare il suo amato Ronnie, l’uomo per cui aveva accettato di farsi “stuprare” dal suo Jack lo squartatore

-si, io ti amo Ronald Joseph Radke. E non ho paura delle conseguenze. Per te... questo ed altro- 

  
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