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Autore: Doll_    29/10/2010    9 recensioni
Mio padre ancora non sapeva nulla della storia. Un punto a sfavore.
Non avevo ancora trovato la chiave di quella porta comunicante. Altro punto a sfavore.
Il ragazzo che si sarebbe finto il mio fidanzato era, oltre che un gigolò professionista, anche un tipo fastidioso, cinico e maledettamente sensuale, che odiavo con tutta me stessa. Quindi Tre a Zero per la sfortuna.
Il suo lavoro, poi, non consisteva solo nel fingersi innamorato di me -cosa già difficile in sé per sé- ma avrebbe dovuto anche insegnarmi le tecniche della passione e, quindi, in un modo o nell'altro riuscire a fare eccitare entrambi. Cosa impossibile. Quattro a Zero.
Qualcos'altro? Ah, sì! Dovevo sorbirmelo per oltre un mese..!
Cinque a Zero. Avevo nettamente perso..
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Zac e Vic'
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UN GIGOLO' IN AFFITTO – PRIMI APPROCCI

Lo conoscevo appena, ma avevo già capito che con lui i discorsi seri duravano ben poco. Se la storia della bella donna era vera, dovevo ammettere che in quel momento mi aveva davvero toccato, ma poi aveva fatto quella stupida battuta e allora tutta la bell'atmosfera si era screpolata. Ed io che l'avevo creduto un ragazzo sensibile!
In quel momento mi trovavo sdraiata sul mio letto a fissare il soffitto e a fare il punto della questione mentalmente.
Mio padre ancora non sapeva nulla della storia. Un punto a sfavore.
Non avevo ancora trovato la chiave di quella porta comunicante. Altro punto a sfavore.
Il ragazzo che si sarebbe finto il mio fidanzato era, oltre che un gigolò professionista, anche un tipo fastidioso, cinico e maledettamente sensuale, che odiavo con tutta me stessa. Quindi Tre a Zero per la sfortuna.
Il suo lavoro, poi, non consisteva solo nel fingersi innamorato di me -cosa già difficile in sé per sé- ma avrebbe dovuto anche insegnarmi le tecniche della passione e, quindi, in un modo o nell'altro riuscire a fare eccitare entrambi. Cosa impossibile. Quattro a Zero.
Qualcos'altro? Ah, sì! Dovevo sorbirmelo per oltre un mese..!
Cinque a Zero. Avevo nettamente perso..
Si stava facendo sera ed io dovevo ancora parlare con Zac su ciò che avremmo dovuto fare il pomeriggio dopo, quando saremmo dovuti uscire per la prima volta come coppia, insieme alla mia “combriccola” di amici.
Quindi mi rialzai svogliatamente e dopo un paio di ore, ritornai nella sua camera, tentando di aprire inutilmente la porta che divideva le nostre stanze.
“Ma che...” Biascicai, mentre spingevo e giravo la maniglia.
Dall'altra parte sentivo della musica leggera e capii che fine aveva fatto la chiave: ce l'aveva lui nella sua camera. Bussai violentemente sulla porta.
“Apri, Zac!” Urlai, inizialmente invano, poi dopo qualche minuto, sentii dei passi avvicinarsi velocemente sul pavimento di legno massiccio, e la porta si spalancò facendomi quasi sbilanciare e cadere a faccia a terra.
“Accidenti...” Borbottai prima di alzare lo sguardo e vedere...
“Oh.Mio.Dio!” Ansimai presa dal batticuore.
Zac era nudo, se non per l'asciugamano allacciato alla vita che gli arrivava fino al ginocchio, tutto gocciolante in tutta la sua bellezza e splendore, a pochi passi dalla mia camera. Sbiancai.
“Che c'è?” Domandò allarmato, forse per la mia bussata frenetica.
“Ehm... No, niente.. Sc-scusami, ma volevo parlarti però, ecco, se hai da fare posso aspettare.” Balbettai nervosamente, portando il mio sguardo ovunque tranne che su di lui e i suoi magnifici pettorali. Lo sentii sorridere.
“Non c'è problema, entra.” Disse quindi, scostandosi dalla porta per farmi passare.
“Sei sicuro? Sei... Nudo.” Feci io, avanzando lentamente.
“Non hai mai visto un uomo in costume?” Domandò giustamente.
“Hai ragione... Aspetto qui.” Mi sedetti sul suo letto, aspettandomi che lui entrasse in bagno. Ma non fu così. Al contrario, si avvicinò e piegò i ginocchi mettendosi giù di fronte a me. Io voltai velocemente il viso per non guardare.
“Dammi la mano.” Ordinò gentilmente.
Senza proferire parola, l'allungai titubante.
Lo sentii afferrarla, la sua era caldissima, e la fece aprire delicatamente.
“Guardami.”
Sospirai, ma lo feci.
Era bellissimo. I capelli erano bagnati e i suoi occhi turchesi risaltavano ancora di più. Aveva le labbra socchiuse e l'intensità nel suo sguardo mi fece sentire improvvisamente caldo.
Lentamente avvicinò ancor di più la mia mano al suo petto e ce la fece poggiare. Sussultai a quel contatto. Dovevo ammettere che avevo desiderato di toccare il suo bel fisico dal primo istante in cui ci feci caso.
“Cosa senti?” Chiese, facendomi arrossire.
“Io... Non so.”
“Non essere timida con me. E' il mio lavoro... Voglio sapere esattamente cosa provi.” Spiegò, lui, gentile.
“Sento caldo, sono agitata, mi batte forte il cuore e provo imbarazzo.” Dissi onestamente.
“Cosa senti qui, invece.” Domandò, accarezzando la mia coscia fino ad arrivare all'inguine, stava per avanzare ma mi scansai lievemente.
“Non aver paura...” Sussurrò calmandomi. “Cosa senti lì?”
“Calore.. Troppo calore.” Biascicai paonazza.
Intanto lui portava la mia mano a toccare tutto il suo petto, fino a quando non la lasciò.
“Capisco.” Poi rivolto alla mia mano. “Adesso muovila da sola. Toccami dove vuoi.” Disse dolcemente, avvicinandosi ancor di più.
Deglutii a vuoto e dopo qualche secondo, senza protestare, iniziai a far passare la mia mano sul suo petto, fino a scendere e toccare quindi la sua tartaruga, accanto all'ombelico, poi il basso ventre... Guardavo tutto ciò come incantata.
“Okay, basta così.” Esclamai con voce stridula dall'emozione, alzandomi velocemente. “Ero venuta per parlare e metterci d'accordo sulla nostra falsa relazione...” Mi sorpresi di quanto mi riuscì difficile pronunciare delle parole.
Lui in cambio sbuffò infastidito dalla fine dei giochi e si mise seduto sul letto dove prima c'ero io, guardandomi con occhi annoiati.
“Ti ascolto...” Sospirò rassegnato.
“Bene. Domani pomeriggio dovremmo uscire con i miei amici e, beh.. Non so come, da un giorno all'altro, potrei spiegare loro della tua presenza.” Spiegai, gesticolando furiosamente.
Lui rimaneva rilassato, seduto sul materasso, a studiarmi mentre camminavo per tutta la stanza guardando ovunque tranne che lui e muovendo le mani come una forsennata.
“La smetti di guardarmi!?” Sbottai, infastidita poi.
Lui sembrò sorpreso ma con un risolino si riprese.
“Gli occhi sono fatti per guardare.” Sorrise sensualmente.
“Con me i tuoi trucchetti non funzionano, Zac!”
“Quali trucchetti?” Chiese inarcando un sopracciglio con tono sbalordito.
“Quegli sguardi, quei sorrisi... Non funzionano. Tu non sei certamente il mio tipo.” Decretai, incrociando le braccia al petto e guardandolo finalmente negli occhi.
“Io non sarei il tuo tipo?” Domandò, alzandosi -ancora mezzo nudo, aggiungo- venendomi incontro.
Era decisamente troppo vicino adesso. Deglutii a vuoto dall'agitazione.
Questo non è il tuo tipo?” Continuò lui, portando violentemente le mie mani nuovamente sul suo petto. Oddio, iniziavo a sudare.
“L..l'aspetto fisico n-non conta...” Balbettai incerta.
“E allora perchè sei così nervosa?” Sorrise beffardo.
“Sei troppo vicino, Zac.”
“Sono o non sono il tuo fidanzato?”
Si stava letteralmente prendendo gioco di me.
“Smettila..!” Biascicai paonazza.
“Avanti Victoria, sono qui per questo..” Sussurrò avvicinando così le sue labbra alle mie.
Poco prima del contatto uno dei miei neuroni ricominciò a funzionare, così voltai il viso e il suo bacio andò a finire sulla mia guancia e subito dopo mi divincolai dalla sua presa, riavvicinandomi al letto, dalla parte opposta della stanza da dove c'era lui.
Ancora di spalle girò la testa fino a guardarmi in quel modo intenso per poi attaccare a ridere.
“E ora cosa c'è?!” Domandai, stizzita.
“Sei proprio buffa!” Rideva, lui.
Portai i pugni ai fianchi. Se fossi stata disegnata sicuramente il fumo dalle orecchie non sarebbe mancato.
“Come scusa...?” Feci acida.
“Ti comporti sempre così quando un ragazzo cerca di avvicinarsi un po' di più al tuo guscio? No, perchè se è così ora capisco perchè sei ancora single. Devo ammettere che inizialmente non comprendevo come mai una così bella ragazza avesse organizzato tutto questo, sinceramente credevo non ne avessi nemmeno bisogno, e adesso ho capito tutto!” Esclamò euforico mentre io sentivo il mio cuore sgretolarsi, o era il mio guscio...? “Tu allontani i ragazzi da te.” Disse, infine, tornando serio.
Dopo qualche minuto di meditazione e comprensione della dura verità, trovai le parole per ribattere.
“Io sono prudente.”
“Oh, no! Non ripetere mai più questa parola, ti prego! Prudenza” pronunciò con disprezzo “è una sciocchezza. Quella è paura. Hai paura di esporti troppo. Si capisce dal tuo sguardo..”
“Cos'ha adesso il mio sguardo che non va?” Chiesi innocentemente.
“Il classico sguardo da Cerbiatto Bastonato.” Sorrise sornione.
“CERBIATTO BASTONATO!?” Sbottai furiosa.
“Hai capito bene, perchè urlarmelo nelle orecchie?” Fece sarcastico.
“Oh, beh, se io sono un Cerbiatto Bastonato, tu sei solo un insensibile Babbuino!” Ribattei, velenosa.
Mi stavo davvero scaldando. Quel Zachary riusciva a tirar fuori il peggio di me...
“Ehi, io parlavo del tuo sguardo, anche se la personalità è molto simile... Ma Insensibile Babbuino è sicuramente una Signor Offesa!” Esclamò falsamente indignato. Si stava visibilmente divertendo.
“Ora basta! Dobbiamo parlare di cose ben più importanti! Non sei pagato per infastidirmi...” Stava per ribattere ma lo bloccai in tempo. “Cosa diremo ai miei amici domani?”
E intanto pensavo fra me: “Cosa diremo a Lui, domani?”
Lui, Luca. Il ragazzo di cui ero, segretamente cotta da quasi tre anni e con il quale avevo parlato sì e no qualche volta di rado.
Biondo cenere, fisico scolpito pieno di muscoli, giocatore di baseball, occhi castano miele, sorriso caldo come il sole, personalità estroversa e ottimista.. Decisamente il mio tipo.
Non come quel rozzo, cinico, fastidioso, pervertito, vanitoso, puntiglioso ed egocentrico ragazzo che ora avevo davanti e di cui mi sarei dovuta fingere innamorata!
“Beh, innanzi tutto, non iniziare a programmare tutto come una di quelle classiche maniache dell'ordine. Lascia fare a me. Sono l'esperto in certe cose... Dirai che ieri, cioè oggi, hai rincontrato un vecchio amico dell'estate e che, dopo varie chiacchiere avevate deciso di iniziare a frequentarvi. Niente di più, niente di meno. La prossima volta mi presenterai.” Sorrise, quindi, vittorioso.
“Fortuna che ero io quella che non doveva organizzare nulla...” Borbottai.
“Perchè non è a te che tocca questo compito. Con me dovrai cambiare ogni strategia, tesoro. Finiscila con la freddezza, è arrivato il momento di lasciarti andare... Alla passione.” 

   
 
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