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Autore: Columbrina    30/10/2010    12 recensioni
Non è assolutamente ispirato ai Cesaroni!
Thiago Bedoya Aguero...Ha tutto ciò che si può desiderare. Soldi. Fortuna. Ragazze. E una sorella...Marianella.
Sua madre,Ornella,ritorna dall'Indonesia con questa buffa ragazzina dal carattere di fuoco che si rivelerà essere la sua sorellastra.
I due hanno un rapporto conflittuale...Sono i classici fratelli incompatibili. Ma i due hanno una cosa in comune:Un'attrazione talmente forte che presto si trasformerà in amore...Ma i legami di sangue saranno un problema? E Thiago sarà costretto a fare da terzo incomodo?
Alcune parti saranno Spoiler,a meno che non vengano trasmesse in Italia prima della pubblicazione dei capitoli.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di iniziare... 1-0-0
Non ci credo! Le mie prime cento recensioni e per questo dedico questo capitolo a coloro che mi hanno sostenuta ed esortata a continuarla, sebbene aggiorni costantemente in ritardo!

Quindi grazie a Noemi_moony. Dì ad Angela che è simpaticissima e la apprezzo per il fatto che è una Thiaguella!
Sarettinateen, una lettrice recente! Tranquilla, amo vedere nomi nuovi ^.^
Namithebest, detto alla milanese La Barby XD. La mia collega preferita! Visto le poesie di Sere?
gIuLiNa, anzi Giulia! Frequenti una scuola d'arte? Come sei fortunata... Mamma non mi permetterebbe mai di andare in un istituto dove ti insegnano a disegnare. Uffi =.=
Lali Lanzani. Grazie per i tuoi complimenti ^.^
Dali Thiaguella, anzi Dali, una delle mie Thiaguella preferite e spero cambi idea e scriva una fic anche lei ^.^
MissTata55 o Federica se preferisci ^.^ Grazie per il tuo sostegno e il piacere è tutto mio
Girlstar o Serena, autrice di una fantastica poesia =D
bambolina9988, piacere Martina! Io sono Saria e sono felicissima di sapere che sei anche tu Thiaguella! Le fan di questa coppia crescono sempre di più ^.^
Bunny_pachi, felicissima che ti piace il personaggio di Ines! Ramefi è una coppia interessante, nè bella nè brutta un pò come la Nachefi di cui io sono una grande fan! Ed ecco un'altra Ramella... Comunque sarà impossibile farmi cambiare idea XD. Spero continuerai a seguirmi che apprezzo veramente il tuo sostegno. Bacioni.

Perdonami per il mio ritardo,
non ho recensito come quel codardo,
che ha sparato a Rama,
o forse sto confondendo la trama?
Ma no, è Saria che ci lascia nel mistero,
il che mi ricorda Thiago Bedoya Aguero,
a chi avrà sparato quel furfante,
se ha fatto del male ad uno dei miei angeli gli mando
addosso un elefante!
Sono aggressiva,
voglio essere protettiva
nei loro confronti,
quindi tenetevi pronti!
Intanto Jaz e Hannah Montana,il mutante
hanno messo da parte la rivalità gigante!
Per aiutare il killer pentito
a conquistare Marianella, senza muovere un dito!
Infine girlstar la pazza che vive in un'illusione
invita te e gli altri a leggere la nuova ff (" la llave de tus recuerdos") in questa sezione!!!




“Quel dannato biondino me l’ha fatta ancora!” inveiva Gabo mentre due sbirri lo ammanettavano per poi riportarlo al fresco. Con la coda dell’occhio potè scorgere l’ambulanza che si dileguava verso una coltre confusa.

Ines, in preda a pianti convulsi, era seduta accanto a Rama che giaceva sulla barella privo di sensi e connesso a un macchinario non meglio identificato. Alcuni paramedici controllavano la situazione che non sembrava promettere bene

“Allora, come sta?” chiese la ragazza, confidando nei pochi bricioli di speranza rimasti

“La prognosi è infausta. Non so quanto resisterà…”

“Come sarebbe a dire? Ma lei è un incapace!” sbraitò Ines

“Signorina si calmi… Lei non doveva neanche salire su quest’ambulanza!” intervenne un collega

“E lasciare da sola Rama? Neanche morta!”. Fu ironico l’intervento di quell’ultima frase. Al posto di Rama doveva esserci lei, in fin di vita. Per la prima volta nella sua vita, i sensi di colpa stavano logorando ogni minimo brandello della sua carne.

L’ambulanza posteggiò in una palazzina che fungeva da parcheggio adiacente all’ospedale, una costruzione chiara e imponente che si ergeva su due piani. In cima una luminosa insegna che gli dava il nome. Santa Ana. I paramedici recapitarono la barella con la flebo ancora collegata al reparto di rianimazione, mentre Ines si sedette nell’ampio piazzale che faceva da sala d’attesa. Le pareti cementate acciuffavano ogni singolo brusio come un tramestio pervenuto dalla sala operatoria o una cantilena di un parente intento a recitare un rosario prostrato ai piedi di un altarino con la statua della Vergine

“Amico…” mormorò, mentre rivolse uno sguardo al cellulare in bilico tra il tacere e la confessione

“Accidenti… Che devo fare?”

Digitò sulla tastiera numerata del telefono l’unico che poteva capirla in tutto il mondo

“Pronto”. La voce di Simon risultò serena e ignara di ciò che era successo

“Simon…”. Al contrario quella di Ines era gracchiante

“Che ti è successo, Ines?”

“Devi aiutarmi. Vieni all’ospedale Santa Ana il più presto possibile”“Che ti è successo? Sei ferita?”

“Non io…” esplose in un pianto convulso “Gabo ha sparato a Rama” disse tutto d’un fiato per evitare che i gemiti sopraffacessero la voce

“Non ti muovere. Arrivo subito”

“Per favore… Non dirlo a Valeria”

***

Simon collocò il telefono nella tasca dei pantaloni e poggiò i gomiti sul tavolo. Non era difficile che esternasse le sue apprensioni.

“Tutto bene?” chiese Thiago, entrando e squarciando il subbuglio intrinseco

“No, mi ha appena chiamato Ines. Un proiettile ha colpito Rama ed è in riabilitazione”

Thiago sobbalzò “Come?”

“Si, lo so. Ha spiazzato anche me. Ora vado all’ospedale Santa Ana”

“Ti accompagno?”

“No. Ines vuole che vada da solo”

Simon ostentava una risoluzione insita, estranea alla sua indole lasciando Thiago totalmente spiazzato e sconnesso dalla ragione.

“Puoi uscire, sorella. Guarda che ti ho vista” disse Thiago dopo che Simon avesse sgombrato il campo

Mar emerse dallo stipite in cui si era nascosta “Tranquillo, non ho origliato… Anzi non ho sentito nulla” disse con fare impacciato mentre esibiva un sorriso da ebete

“Bene, perché non c’era nulla da sentire”. Per un effimero attimo, il volto di Thiago venne ombrato da quella sconcertante notizia

“Sicuro, fratello?” domandò Mar con l’apprensione di una vera sorella

“Mi hai detto fratello?”

“Cerco solo di convincermi. Tu per me non sei un fratello e lo sai”

Ci fu un disagevole intervallo avvolto da un silenzio religioso. A squarciare il tumulto psichico ci pensò la suoneria di Mar “Pronto… Ciao Ornella”

“Ma perché chiama lei e non me?” meditò Thiago con un pizzico di gelosia a causa della poca considerazione di sua madre

“Quando? Stasera… Ah, OK. Ci vediamo stasera, un bacio”

E ricollocò il cellulare nella tasca dei suoi pantaloni, assumendo uno sguardo che non istigava certamente ottimismo “Cavolo, questa sera viene Ornella! Cosa facciamo?”

“Perché ti preoccupi così tanto?” il tono smaliziato di suo fratello non sottraeva agitazione alla situazione “Hai paura di sbagliare le regole del galateo o dissimulare ciò che provi per tuo fratello?”

“Non sei affatto simpatico”

“Però ti piaccio”

“No, non è vero che mi piaci” la frase venne associata a un sogghigno teatrale “Non, non è vero” disse in un sussurro e tutto d’un fiato in modo che non concepisse il vero messaggio

“Cosa?”

“Non fare il finto tonto. So che hai sentito!”

“Si, ma mi piace sentire che ho ragione”

Le sue dita lambirono il suo mento, comprimendolo in un amorosa stretta che lasciò Mar interdetta.

“Gitana, esci so che sei lì!”

“Uffa, ma non vale. E comunque non sono sola”

“Caridad… E Valeria”

Le tre ragazze apparvero dallo stipite come in un gioco di prestigio, con i loro pigli indiscreti e gli occhi trasudanti di curiosità “Raccontaci…” esordì la gitana

“Thiago non me la conta giusta” imprecò digrignando i denti

“E perché?”

“E devo anche dirtelo Valeria? Oggi è troppo gentile e poi stasera viene a cenare nostra madre”

Quella notizia surclassò l’avidità di nuove indiscrezioni su lei e il suo adorato fratello. Ciò incontrò lo stupefazione e l’interiezione collettiva “Come?!” strepitò la paesana

“Andiamo ragazze, che c’è di male?”

“E lo dici anche?” aggiunse Jazmin

“Forse da un lato ha ragione... Se le importasse non sarebbe talmente serena” la difese Valeria

“Già avete ragione”. Al battere di ciglio, Mar era davanti alle sue amiche, crogiolandosi nella sua vena drammatica e ipotizzare su quali tragedie apocalittiche si sarebbero verificate

“Che dite, dobbiamo spiarlo?” esordì Valeria esponendo un’idea che istigava gli stimoli di malizia di Mar e la gitana

“Si, ma cosa facciamo?” chiese Mar

“Ho un’idea…” esordì Caridad “Dobbiamo cogliere il porco alla quercia!”

***

Simon si presentò nell’atrio dell’imponente costruzione con largo ritardo rispetto alla chiamata di Ines che lo indugiava nella più angosciosa attesa, dovuta anche al rimando dell’ esito dell’operazione di Rama, dovuta a un’urgenza nel reparto di neuropsichiatria infantile

“Ines!” chiamò Simon in un richiamo sommesso

“Ines!” riprovò, questa volta alterando il tono di voce e turbando la quiete di una vecchietta a cui chiese subito scusa

“Allora, dove sei?” mugugnò, facendo stridere i denti

Avvertì una mano tamburellare sulla sua spalla e le sue gote divennero azzurrognole a causa della sensazione gelida provocata dalla paura. Emise un urlo che richiamò la considerazione della sala

“Parla a voce bassa! Sono io, testa d’uovo!”

“Scusami, Ines…” rantolò, portandosi una mano all’altezza del cuore “Ma potevi anche fare un cenno con la mano”

“Non perdiamoci in preamboli. Ora ascoltami bene…”

Si guardò intorno per verificare che la segretaria seduta al bancone di fronte a loro non li stesse ammonendo con le sue sbirciate maligne “Fai il palo”

“Che vuol dire, scusa?”

Ines scortò Simon fino all’uscio della porta che conduceva alla sala dove Rama era illeso. Non ci sarebbe stato tempo per le spiegazioni “Rimani qui e coprimi”

“Ma…”. Ines non gli diede nemmeno un istante per chiarirgli alcuni dubbi intricati nel subbuglio della sinapsi; ora desiderava solo vedere il suo amico.

Gli occhi serrati erano un chiaro segno di barcollio tra quella che era la vita materiale e quella ultraterrena; ma la sequela insistente e regolare proveniente dal macchinario che cronometrava i battiti cardiaci erano una prognosi positiva

“Il mio Ramiro…” farfugliò tra i sospiri, mentre carezzava i biondi capelli scarmigliati

“Ma che sto dicendo? Lui è il mio amico!” si corresse, rivolgendo il suo pensiero a Valeria. Se non fosse una timorosa cronica, Ines avrebbe sicuramente rivelato il motivo del ritardo del suo fidanzato

“Ma quanto è bello, però!” ammise, senza spiegarsi il motivo del rombo del sangue che pulsava alle orecchie e il fuoco lieve che la sua pelle percepiva. I battiti, subitamente accelerati, mutarono la successione regolare del respiro in rantoli sommessi

“Devi ammettere quanto mi ami”

Udì una voce, camuffata da fittizio spiritello in modo da dare l’ illusione dell’eco

“Oh, andiamo, sai che non posso tradire la mia…”

Prima di ultimare la frase, Ines si accorse che quel fittizio eco era un richiamo camuffato, frutto di un momento di abbaglio ben sfruttato da Rama che si era messo in ginocchio, sebbene collegato ancora alle flebo

“Ma allora tu…” farfugliò confusamente Ines mentre le parole si perdevano sulla lingua inerte

“Si, lo ammetto… Ti amo”

E senza che si rendesse conto del gesto impulso che stava compiendo, Rama guizzò in avanti fino a lambire le labbra di Ines che corrisposero al bacio simmetricamente. Ora nella stanza cementata si udiva un progressivo battito proveniente dal macchinario, testimonianza palese di quanto fossero in sincronia le loro emozioni.

***

Nel frattempo, le quattro ragazze continuarono il loro piano di pedinamento. Improvvisando un’innocua pulizia del bagno, Caridad aveva udito il bersaglio parlare al cellulare con la presunta ragazza che si rivelò essere Melody. Si sarebbero visti al parco pubblico tra qualche minuto; giusto il tempo per darsi un tono con qualche filo di trucco in più.

“Bastardo! La porta nel posto dove mi ha fatto la caccia al tesoro!” sbraitò Mar, mentre il sangue pulsava dalle membra

“Come?” strepitarono all’unisono le tre amiche, inconsapevoli della sorpresa di San Valentino del ragazzo a Mar

“No, ho detto caccia al tesoro? Volevo dire…” in quei pochi istanti tentò di azionare ogni neurone del suo intelletto per scovare una scusa plausibile “No, lasciamo stare”

“No, ora ci racconti tutto!” disse Caridad, avida di curiosità

“Ragazze, non ho proprio nulla da raccontare!” si giustificò Mar alzando le mani con fare teatrale

“Bugiarda. Ora parla…” si interpose Jazmin, annettendo a un indisponente chiacchierio che mormorava domande confuse e moleste interiezioni

“Ora basta! Fate silenzio!” intervenne Valeria, palesemente adirata

“OK…” disse Jazmin con fare sgomento e un tono di voce di due ottave

“Però calmati” aggiunse Mar, confidando nel sottile senso dell’umorismo

“Non è per voi ragazze, ma non riesco a trovare Rama”

“Già… Voi l’avete visto?” domandò Caridad, ricevendo risposte negative dalle due

“Non è possibile… E non c’è neanche Ines!”

“In realtà, Vale… Io, poco fa, ho visto Ines che usciva dalla porta della cucina e aveva in mano una grossa sacca” informò Jazmin alla quale non sgattaiolavano le indiscrezioni più minuziose

“Non è che forse è sgattaiolata via di nascosto?”

“E che ci faceva con una sacca, Mar? Secondo me, è andata in lavanderia per ordine di Felicitas”

“Se lo dici tu, Jazmin” borbottò Valeria, senza molta convinzione nelle sue parole

“Comunque il nostro vero intento è seguire quel malfidato, quindi è meglio dirigersi al parco e con la massima discrezione”

“E come potremo essere più discrete di così, Mar?”

In quel medesimo istante, si udì l’allegro fischiettare di Feli che vivificava la perlustrazione pomeridiana

“Feli!” chiamò Jazmin, troncando il ritornello della sciovinistica canzonetta

“Dimmi, tesorino” disse Feli con un vezzeggiativo lontano dai canoni della vera Justina, deposta nei più inesplorati meandri di sé stessa

“Ci servono dei costumi”

La donna incurvò un sopracciglio che assunse un’ estrinsecazione incline a insinuazioni “E perché?”

“Diciamo che è per una scena di uno spettacolino ad atto unico” si interpose Mar con una metafora che si incuneava alla perfezione con la circostanza.

***

Ines, sebbene avesse voluto continuare con quel bacio tanto atteso, era dilaniata dal rimorso nei confronti della sua migliore amica e allontanò bruscamente Rama con una spinta

“Ma che fai?” domandò la ragazza con fare teatrale

“Andiamo non fare la povera martire, so bene che ti è piaciuto questo bacio!” insinuò Rama

“Ma… Ma… Che dici?” farfugliò, incidendo ancora più profondamente le supposizioni del ragazzo

Dal corridoio, si udirono le voci attutite dei medici che intendevano rientrare nella sala di riabilitazione e ciò allarmò sentitamente i due ragazzi

“Nasconditi sotto la barella!” intimò Rama, gesticolando nervosamente per incitarla a sbrigarsi

“Simon doveva anche avvisarmi! Che cretino!” fu il suo diletto pensiero verso il caro ragazzo alla quale una povera e disperata ragazza poneva tutte le sue garanzie ottimiste

“Forza!” la incitò, mentre si ripresentò allo stato di fossile pronto per la tumulazione

Il medico schiuse le porte con vetro zigrinato della sala operatoria per verificare una seconda volta gli esiti dell’operazione. Si avvicinò a un bancone dove erano disseminati pile di documenti dalla calligrafia ermetica, flaconi di medicinali più o meno sgombri e un paio di bisturi incustoditi. Mentre Rama si sforzava di non deformare il suo sguardo mantenuto con l’emissione di una sonora risata, Ines inveiva mentalmente contro gli ipotetici cospiratori che le avevano fatto quello scherno di pessimo gusto

“Ma non è che gli scagnozzi di Gabo erano in accordo con Rama?” meditò senza alcuno stimolo reattivo alla logica

Captò una notevole contiguità ai calzoni di Rama che non emettevano un olezzo particolarmente gradevole, tanto che dei conati risalirono velocemente lungo l’esofago e le venne istintivo portarsi una mano vicino alla bocca

“Cavolo! Mi doveva capitare anche uno che non si lava i piedi!”

***

La distanza tra l’Hogar Magico e il parco pubblico è minima se relazionata al valore assoluto della follia che stavano operando le ragazze in quella manovra di pedinamento. Felicitas, da vecchi bauli depositati in soffitta, aveva ricavato una tuta da palombaro per Valeria che avrebbe reso l’interpretazione più credibile con la sua andatura virile, ma che aveva già terrorizzato una bimba che era corsa verso sua madre frigrando; aveva rimediato una parrucca di lamè per Jazmin e corredato il suo vestito da madre sola con un carrozzino e dentro un pupazzo; per Caridad non fu necessario procurarsi un costume dalla cassapanca, le bastarono solo ago, filo e una gonna per emendare un po’ il suo aspetto. Infine la piccola Mar, su consiglio dell’esperta Felicitas, avrebbe dovuto indossare un paio di occhiali con la montatura che soverchiasse la distanza fra uno zigomo e l’altro

“Lo vedete?” mormorò Mar al cellulare in connessione con Jazmin

“No. Ora chiamo Valeria”. La bionda digitò con fare meccanico il numero di Valeria che non rispose affermativamente alla domanda, demolendo le aspettative delle sue compagne

“Fammi chiamare Caridad. Forse sa qualcosa” l’ aveva confortata Valeria

“Pronto?”. La paesana impiegò qualche istante di troppo nel cercare di trovare il verso giusto dalla quale parlare all’interlocutore

“Hai visto qualcosa?”

“No, tutto liscio come l’olio”

“Appena sai, chiamaci, d’accordo?”

“Si, tranquilla”

Dopo aver riposto il telefono cellulare nella tasca anteriore della gonna che le vestiva fino agli stinchi corredati a un paio di stivaletti comprati in una pelletteria in centro, la paesana iniziò a ispezionare ogni cespuglio riscontrando non pochi inconvenienti come l’ incastramento della bionda parrucca nella biforcazione delle fronde o dell’ inaspettata comparsa di un insetto ronzante. I suoi modi maldestri non passavano inosservati.

Poco distante dalla postazione di Caridad, il vanaglorioso Perez Alzamendi, come di sua assuefazione, era nello svolgimento della sua escursione pomeridiana, turbata da un fragore che richiamò la sua concentrazione

“Ma chi?” protese il collo per una migliore visuale e intravide un paio di gambe longilinee e perfettamente depilate. Quella visione non lasciò illeso il povero Nacho, inconsapevole di chi stava venerando

“Devo assolutamente sapere come si chiama!”

Sospese la rigenerante escursione, in modo da innescare sconquassanti ricerche in rete in modo da aggiungere un altro trofeo alle sue conquiste epiche.

Poco distante, nel folto di una strato di querce secolari, Mar era riuscita a intricarsi nel fogliame di un rigoglioso cespuglio dove aveva accostato il bersaglio che intratteneva un dialogo poco comprensibile con la bella Melody che dissimulava la tensione con un tedioso gioco con i capelli

“Avanti e lasciala!” sollecitò, mandando al fratello vibrazioni raziocinanti

Per un istante smise di respirare in modo da udire ogni corpuscolo di ciascuna locuzione

“Che cerchi di dirmi, Thiago?” fece Melody con fare plateale ed enfatico

“Questo Melody… Che è finita. Tu vai per la tua strada e io per la mia. Non te la prendere”. La telestesia fraterna aveva dato i suoi frutti.

Il ragazzo neanche si curò delle imprecazioni maligne di quella che fino a pochi istanti fa era la sua fidanzata.

“Esci, sorellina” convocò Thiago, dimostrando di avere una percezione visiva davvero niente male

Mar apparve dal cespuglio, scortata da un gemito stormente delle foglie. “Ma perché non ti trovi un hobby?”

“Invece di giocare a fare la spia, dici? Spiacente, sorellina, è un talento naturale”

“Trovatene un altro. Sai pedinarti è davvero scomodo, lo sai e… Credo di aver ingerito una grande quantità di anidride carbonica!”

Thiago rise e le frizionò il capo, scarmigliandole ulteriormente i capelli castani con qualche pianta intricata

“Ora la cosa difficile sarà dirlo alla mamma” esordì Thiago, dandole un tenero bacio sulle labbra

“Io ho paura di Simon” ammise Mar con una vena ironica

“Perché? Temi che possa deviarti il setto nasale?”

“In realtà temo più per il tuo”

E insieme si diressero a casa, pronti per un intima e discorsiva cena con la loro madre, tornata da Giacarta con largo anticipo rispetto alle aspettative.

***

Quella stessa sera, Rama e Ines erano ricomparsi confortando le ansie di Nico, ma non le paranoie di Valeria. Ora le sue domande erano rivolte alla strana protuberanza sotto il maglione del suo fidanzato, dovuta a un’ impensata gessatura. Il loro improvviso ritorno non destò ulteriori sospetti da parte degli altri abitanti della casa, con la concentrazione rivolta alla cena di Ornella con i suoi figli. La donna era stata accolta con le solite e cerimoniose concitazioni da Malvina, gli ossequi di Cielo e le facezie comiche di Nico.

“Ciao, ragazzi! Ma come siete cresciuti nell’arco di sei mesi!” disse Ornella ai suoi figli, quando questi ultimi si presentarono in cucina per gustare la deliziosa cena di Felicitas

fece Mar col suo solito atteggiamento tentennante

I due fratelli occuparono due sedie adiacenti, mentre Ornella preferì un posto che fosse collocata in modo da poter guardare negli occhi ai suoi figli

“Mamma… Prima di iniziare noi vorremmo…” esordì Thiago, fermato dalla esitante Marianella

“Non roviniamo la cena prima di averla iniziata con insulsi preamboli” fece, digrignando i denti

“In realtà sono tornata per un'altra ragione e non per la cena” si interpose prontamente la loro madre

“Che vuoi dire?”

Ornella inalò una grande entità di ossigeno per mitigare l’adrenalina corporea “Mentre tornavo sono andata a Escalada, il paese di tua nonna Thiago”

“Ah, ma che bello!” farfugliò, incespicando nella parte finale

“E… L’ho vista”

Thiago strinse la mano della sua amata sorella per attutire una prossima rivelazione inquietante

“Cosa ha detto la nonna? So che non dovrei chiamarla così, ma…” si interpose Mar, razionalizzando le tensioni un po’ acerbe

“Ora puoi chiamarla così, Mar…”

La frase si reggeva su tre puntini sospensivi, una prospettiva poco incoraggiante

“Perché?” chiese la ragazza

“Quando il padre di Thiago si rifece vivo un anno dopo la sua nascita, rimasi di nuovo incinta e… Evasi in Indonesia per intraprendere un cammino spirituale che attutisse il mio malessere per questa nuova gravidanza. Delle donne indigene mi aiutarono a partorire e mi dissero che era una femmina, ma le circostanze erano troppo grandi per poterla tenere così la affidai a una donna e ritornai in Argentina. E quella femmina… Quella bambina…”

“Lei è mia sorella” disse Thiago con lo sguardo girovagante in un oscuro cosmo nero

“Quindi sarebbe anche mia sorella. E ora dov’è?” chiese Mar, nitidamente più risoluta del fratello che sciolse la stretta

“Bambini miei, so che sarà difficile credere a quello che sto per rivelarvi, specialmente per te Mar… Quella figlia che ho affidato alla donna in Indonesia sei tu, piccola mia”

Il cuore cessò di battere regolarmente, mentre il respiro venne lacerato come se quattro pareti la incarcerassero in una cella e l’asma penetrasse in ogni meandro del suo corpo. L’impacco della fredda mano bastò a farle riprendere un contatto con la ragione, mentre la soglia del dolore iniziò a attutire la batosta. Luca le ribadiva sempre il concetto del potere delle parole. Ma in quel momento la sua mente era vuota, un cosmo di cui non si poteva definire la gradazione e lasciò fluire i pensieri nei viluppi del suo inconscio. Sperava che anche quella rivelazione finisse nell’omissione, ma per il momento doveva vivere con la consapevolezza di un amore incestuoso.

"Siamo realmente fratelli..."

   
 
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