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Autore: MeggyElric___    30/10/2010    6 recensioni
Prima fanciction su fullmetal Alchemist ^.^
La mia storia inizia alla fine dell'ultimo episodio di FMA Brotherhood, il numero 64 (capitolo 108 del manga). Quindi, se qualcuno non volesse... ecco... rovinarsi il finale, non dovrebbe leggere questa fanfiction.
DALLA STORIA:
" - Tornerò indietro.
Quelle parole uscirono con difficoltà dalla sua bocca, che si chiuse in una smorfia. Il cuore di Winry ebbe un tuffo. Era già arrivato quel momento, quel momento che temeva tanto. Era arrivato troppo presto.
Non voleva lasciarlo andare, non in quel momento. Era sempre stata innamorata di lui e non riusciva a capacitarsi di non vederlo più. Non voleva che quell’abbraccio fosse il loro ultimo addio.
Forse, però, c’era ancora una speranza. “Tornerò indietro”, aveva detto. Aveva paura a credergli. Aveva paura di rimanere delusa, troppo delusa.
Aveva paura, ma voleva credergli. L’avrebbe aspettato anche tutta la vita, se fosse stato necessario.
Avrebbe atteso il suo ritorno, appoggiata al balcone della finestra.
- Sì.
Disse Winry, quasi senza accorgersene. Edward mosse le labbra, senza dire nulla.
- Fai attenzione. "
comunque sia, spero vi piaccia. E' una storia molto lunga, quindi preparatevi ^.^
se non si fosse capito, è sulla coppia Edward/Winry!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Winry Rockbell
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Buongiorno o buonasera (dipende da quando leggete^^) a tutti/e! scusate per il mio immenso ritardo – come al solito -.-“ – allora... ci eravamo fermati alla pistola che cade a terra. Nelle recensioni avete espresso i vostri pareri, e qualcuno ci si è avvicinato davvero molto.

Fatemi sapere che ne pensate! A voi il capitolo 19!

 

19. IL SILENZIO DEL PERDONO

Cosa si prova realmente quando si ha paura?

Una scarica elettrica, un brivido freddo lungo la schiena, il cuore che galoppa frenetico nel petto e un senso di ansia e angoscia invadere il corpo fino alla gola. Una morsa dalla quale non si può evadere.

Dalle piccole e ingenue case che si ergevano poco imponenti sulla collina, uscirono intimoriti gli ignari abitanti, attirati e incuriositi dal preoccupante rumore che rimbombava tra le campagne e che tanto faceva ricordare uno dei violenti scoppi delle ormai lontane guerre civili. Tra la gente, le domande fioccarono e in poco tempo un teso senso di agitazione pervase il piccolo centro abitato.

Nel frattempo, il temporale continuava a infuriare e il cielo buio della sera invernale era nascosto dall’ormai conosciuto strato di nuvoloni cupi. Ad un tratto, come se il mondo avesse ricolmato la sua rabbia violenta, ci fu un ultimo potente tuono che squarciò il persistente scroscio della pioggia.

All’improvviso, tutto tacque.

Il diluvio incessante che da due giorni torturava con il suo gelo l’intera cittadina di Resembool cominciava a poco a poco a dissolversi, fino a ridursi a qualche solitaria goccia rilucente.

Un sottile spiraglio di luce lunare fece capolino da un piccolo foro tra le nubi vaporose, illuminando appena i profili di Edward, Roy e Winry, ancora immobili sulla buia terrazza dell’ospedale.

A terra, accanto agli scuri stivali pesanti di Edward, giaceva muta la pistola del tenente Hawkeye. Di fronte a lui, con gli occhi arrossati e lo sguardo terrorizzato, Winry tremava, un po’ per il freddo, un po’ per la tensione del momento.

Dietro la ragazza, Roy respirò pesantemente e si lasciò cadere in avanti, perdendo i sensi e rimanendo immobile sul ruvido pavimento intriso d’acqua.

-          Ed...

Mormorò Winry, con un filo di voce, mentre le lacrime salate tornavano a rigarle le guance, pallide dalla paura. Edward alzò lentamente lo sguardo, fino ad incontrare quello liquido di lei. Abbassò il braccio, che fino a quel momento era rimasto teso alla sua destra, esattamente come quando aveva premuto il grilletto della pistola, verso il cielo, verso il nulla.

Si lasciò andare, atterrando sulle ginocchi, mentre i suoi occhi d’oro slittavano dalle sue stesse mani all’arma lì accanto, con il cuore colmo d’orrore e disprezzo.

Non ce l’aveva fatta, non era riuscito a sparare a quell’uomo che tanto odiava. Non poteva ucciderlo. Non lui. Edward Elric non è un assassino. Quando aveva stretto tra le mani quella pistola, immagini diverse gli avevano trapassato la mente.

Immaginò le lacrime di Riza e quelle del futuro bambino a cui sarebbe mancato un padre. Non poteva permettere che qualcun altro facesse la sua stessa fine.

E poi, quando aveva visto Winry con le stampelle, così decisa a impedirgli di diventare un omicida, tutto si era sciolto dentro di lui, e la sua coscienza era riuscita, con un immane sforzo, a riprendere il controllo della sua mente. Per anni si era rifiutato di uccidere. Non poteva distruggere con un solo sparo tutto ciò che aveva creato in tanto tempo.

Affondò le mani nei bei capelli d’oro, completamente bagnati e scosse violentemente la testa, tentando di tornare in sé. Lentamente, si alzò da terra e camminò verso Winry, che era ancora scioccata sdraiata davanti a Roy.

Con un gesto rapidissimo, si tuffò su di lei e la strinse forte tra le braccia. Winry si abbandonò sul suo petto, scoppiando in un pianto violento e disperato. Ed le passò una mano tra i capelli biondi, affondando il viso nell’incavo della sua spalla. La ragazza singhiozzò sonoramente, tremando tra le braccia dell’ex alchimista.

-          Shhh. Non piangere, Win. È tutto finito.

Disse piano il ragazzo, dolcemente, soffiando fuori le parole dalle labbra umide di pioggia e lacrime. Winry respirò a fondo un paio di volte prima di rispondere, con voce debole, ad Edward.

-          Ed, io...

-          No, Winry. Tu non centri nulla. Scusami se non sono riuscito a farla pagare a quel bastardo piromane. Perdonami, sono un vigliacco.

-          No.

Esclamò lei, spalancando i lucidi occhi celesti rigonfi di lacrime. Edward li osservò con tenerezza, riconoscendo in loro lo stesso limpido seppur umido cielo delle ormai lontane giornate estive.

-          Tempo fa mi impedisti di sparare a Scar, ricordi? Eppure è l’uomo che ha ucciso i miei genitori e che ha tentato di eliminare anche te e Al. Ma tu, tu con il tuo coraggio e la tua volontà, mi dicesti che le mie mani non sono fatte per uccidere, ma per dare la vita agli altri. Perché non potrebbe valere lo stesso per te?

Sussurrò, afferrando e stringendo forte tra le sue le mani di Edward, che sussultò. La bionda meccanica gli sorrise appena, tornando per un momento a perdersi nell’oro prezioso degli occhi dell’ex alchimista.

-          In tutta la tua esistenza, hai sempre cercato di risparmiare la vita delle persone. Hai sempre sostenuto di essere pronto a non uccidere, al contrario di tutti gli altri militari. E questo, credimi, ti fa davvero onore.

-          Ma, Winry... la tua gamba!

-          Sto bene, Ed. non ti preoccupare. Ho installato automail su automail per anni, anche a te. Penso di conoscere bene ormai il campo.

-          Ma ti stai ascoltando? Non stai affatto bene!

-          Hey, stai tranquillo.

Gemette, portando una mano sulla fasciatura, ormai completamente inzuppata. Edward digrignò i denti, osservando lo sguardo calmo della ragazza, che lo faceva imbestialire.

-          So badare a me stessa.

-          Pensi che non ti abbia sentito, prima? quando sono uscito dalla tua stanza, sei scoppiata a piangere.

Winry inclinò la testa di lato, scostando lo sguardo da quella di Edward e volgendolo alle tenebre dell’orizzonte. Il ragazzo scosse la testa e si alzò gocciolante. Tese entrambe le mani verso Winry, che le afferrò imbarazzata. Ed la prese tra le braccia, dirigendosi nuovamente verso quella maledetta porta rossa. Percorse il corridoio senza mai abbassare lo sguardo e appena giunse nella stanza bianca, la solita puzza di disinfettante lo accolse. Storse il naso, appoggiando Winry sul letto.

-          Non ti muovere da qui, ok?

-          Ok.

-          Ascoltami. Non avrei mai voluto che tu mi vedessi in quelle condizioni. Non mi perdonerò mai per questo. Scusa.

-          Non importa, Ed.

-          No, davvero. Io non sono così veramente... te lo giuro. Mi conosci ormai, no? non avere paura di me.

-          Io non ho paura di te.

Mugugnò la ragazza, arrossendo. Abbassò il volto, per tentare di nascondere l’imbarazzo. Edward la scrutò confuso.

-          Io ti amo.

Disse in un filo di voce. Edward sorrise, imporporandosi velatamente. Scosse la testa e si avvicinò alla fronte della ragazza, stampandole un dolce piccolo bacio.

-          Vado da quello stronzo del comandante. Aspettami qui.

-          Non fare un’altra cazzata come quella di prima.

-          Ok.

-          Promesso?

Edward girò su se stesso, sbuffando e affondando una mano tra i capelli dorati. Winry incrociò le braccia, minacciosa. L’ex alchimista indietreggiò verso la porta, come per paura che un’enorme chiave inglese potesse comparire dal nulla da un momento all’altro.

-          Promesso.

Ammise, alzando un sopracciglio. Si chiuse la porta alle spalle e tornò sulla terrazza. Passeggiò tra le pozzanghere fino a raggiungere il corpo immobile del comandante.

-          Alzati.

Grugnì, con tono superiore, freddo, distaccato. Roy, dopo alcuni istanti, aprì lentamente gli occhi e con fatica si mise a sedere, alzandosi con le braccia. Edward lo fulminò dall’alto con lo sguardo, quando il solito sorrisetto ambiguo si schiuse sulle labbra dell’alchimista di fuoco. Roy si passò una mano sotto il labbro inferiore, ripulendosi dal sangue che defluiva copioso dalla narice sinistra.

-          Acciaio.

Gracchiò, tossendo grossolanamente. Edward si avvicinò impercettibilmente, cercando di distinguere i lineamenti del comandante nella più completa oscurità.

-          Ti conviene tacere, se non lo hai ancora capito.

-          Perché mi hai risparmiato?

-          Perché non sono un fottuto assassino come te.

Edward fece qualche passo, allontanandosi un po’ dal corpo di Roy, che seguì ogni suo movimento con i profondi occhi neri. Il biondo si avvicinò alla pistola, che giaceva ancora immobile a terra. La raccolse, alzando dal pavimento una modesta quantità d’acqua.

Con passo sicuro, ignorando il difficoltoso respiro del comandante, si diresse verso la ferrea ringhiera nera. Posò la mano sinistra su di essa, mentre con la destra tratteneva a mezz’aria l’arma lucida e gocciolante.

-          Roy.

Sussurrò freddo, senza dimostrare un minimo rispetto per il comandante supremo. L’uomo alzò di scatto la testa, sentendosi chiamato in causa. Ed volse serio lo sguardo alle poche stelle luccicanti che s’intravedevano tra le nubi buie e vaporose. Tese il braccio che racchiudeva in sé mille ricordi e attese.

-          Chiedi scusa al Tenente da parte mia, per due ragioni.

Affermò, facendo dondolare la pistola davanti ai proprio occhi. Roy drizzò le orecchie.

-          Primo, per questo.

Disse, prima di dischiudere le dita e seguire con lo sguardo il riflesso della debole luce lunare sull’arma che precipitava. I suoi occhi d’oro scesero con lei, finché non la videro scomparire nel mistero dell’oscurità. Batté le palpebre un attimo prima che uno schiocco secco arrivasse alle sue orecchie.

-          Secondo...

Ringhiò, tornando pericolosamente sui propri passi. Si fermò a pochi centimetri dall’alchimista di fuoco, che sedeva ancora, completamente bagnato, al suolo. Si chinò e coprì le sue spalle con la pesante palandrana rossa che aveva indossato fino a quel momento. Roy sussultò sorpreso, udendo i passi dell’ex alchimista farsi sempre più distanti.

-          Per non averla liberata da un bastardo come te.

Disse a bassa voce, prima di sparire nel buio del corridoio.

Appena giunse nuovamente davanti alla porticina bianca, sentì dei passi dietro di sé e si girò. Roy avanzava lentamente e teneva tra le mani la palandrana, gocciolante d’acqua. Ed alzò un sopracciglio, irritato.

-          Era più bagnata di me.

Ammise l’alchimista di fuoco, reggendosi a stento in piedi. Gli occhi di Edward si accesero di fiamme ardenti, complici del suo orgoglio ferito. gli lanciò uno sguardo di sfida e il comandante arretrò insicuro, spinto dalla fortissima volontà dell’ex alchimista.

Ad un tratto, abbassò il volto, fissando alcune gocce di sangue che erano scivolate a terra.

-          Scusa.

Sussurrò, tremendamente imbarazzato.

-          Grazie. È stato un ottimo gesto, Acciaio.

Ammise con un filo di voce, che rivelava palesemente l’immensa vergogna che provava a scusarsi e a ringraziare quel maledetto ragazzino.

Edward si voltò dal lato opposto, dopo aver riaccolto la sua amata palandrana che l’ex colonnello gli aveva teso.

-          Vai a farti curare le ferite.

Consigliò Ed, senza tingere la voce con alcun tono. Premette la maniglia della porta accanto a lui, intenzionato a tornare da Winry. Il comandante lo fermò con una frase.

-          Non ne ho bisogno!

Esclamò fiero, reggendosi alla parete. L’ex alchimista si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto.

-          Sì, come no!

Ridacchiò, prima di addentrarsi nella stanza e chiudersi la porta alle spalle. girò l’angolo, trovandosi nuovamente davanti al letto della ragazza. Inclinò la testa, accorgendosi che la meccanica non era sola.

-          Al?

Chiese sorpreso il ragazzo. Alphonse si voltò verso di lui, sorridendo.

-          Fratellone?

-          Dove sei stato fino ad ora?

-          Beh, sai... qualche giorno fa qualcuno aveva deciso di venirci a trovare.

-          ...e?

-          Mi è dispiaciuto lasciare Winry qui in ospedale, ma ho capito che non era sola, dato che c’eri tu. Allora sono andato a prenderla alla stazione.

-          A prenderla?

Chiese Edward dubbioso. Al annuì e si scansò, rivelando dietro di lui una ragazza di circa quindici anni. carnagione pallida, lunghi capelli neri raccolti in eleganti trecce. Gli occhi, anch’essi neri, luccicavano vispi. Indossava un abito scuro, scollato, che risaltava le già accentuate forme che la natura le aveva donato. Sulla sua spalla si nascondeva timido un animaletto bicolore che Ed riconobbe subito.

-          Da quanto tempo, Edward Elric!

Cinguettò a occhi chiusi, con un delicato sorriso dipinto sul volto. L’ex alchimista spalancò gli occhi, incredulo.

-          M-May?

 

 

Piaciuto il capitolo? Spero di sì! Scusate ancora il ritardo, ho avuto parecchio da fare! ^^ bene bene bene, vi avviso già di una cosa. Il prossimo capitolo farà un abbastanza sostanzioso salto avanti nel tempo. Il protagonista – o almeno la mia idea di adesso è così, potrebbe cambiare da un momento all’altro – sarà Ed che, con una serie di flashback, torna con la mente ai fatti successi nei mesi precedenti.

 

ValeXAnime grazie davvero! Adoro il fatto k apprezzi il mio lavoro ^^ come avevi detto, Ed nn ha fatto fuori Roy J ci sentiamo nel prossimo!

Fflover89 io penso che Roy stesse in realtà spingendo Edward a non spararlo, con una sorta di psicologia inversa xD ok, lascia stare, i miei soliti ragionamenti hanno molte grinze! Alla prossima!

Onyria no, Ed non può cambiare, e poi è perfetto così! ^^ grazie per i tuoi commenti, davvero J

Alhia grazie per il commento! Beh, ti dico che ci ho messo tantissimo per descrivere la lotta e la rabbia di Ed riversarsi sul comandante! Comunque, spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, come il precedente. A presto!

 

Al prossimo capitolo,

baci

MeggyElric___

 

   
 
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