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Autore: Arshatt    31/10/2010    3 recensioni
Si tratta di un racconto "a puntate",ambientato dopo gli eventi di ff12 Revenant Wings. La coppia principale è quella di Balthier e Fran,ma appaiono con frequenza anche Vaan e l'intero equipaggio della Galbana, Sono previste apparizioni di altri personaggi sia tratti da FF12 sia dalla mia fantasia XD.E'un racconto fantastico del tutto inventato, dai toni romantici e drammatici,ma talvolta anche comici.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Balthier, Fran, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note introduttive: voglio scusarmi anticipatamente per tre cose che noterete inevitabilmente durante la lettura: le ripetizioni, la lunghezza e le divagazioni sentimentali XD. Il capitolo riprende gli eventi di quello precedente, nell'esatto momento in cui si era concluso ed è essenzialmente incentrato sui sentimenti di Balthier per la "morte" di Fran. Ho trovato molte difficoltà ad esprimere a parole cosa si possa provare a perdere una persona tanto cara, specie dalla prospettiva di un uomo ( e che uomo XD ).Mò c'ho provato, era la prima volta, siate clementi XD. Spero comunque che la lettura possa risultare gradevole =).

 

 

 

Fu un bacio d’impeto, non voleva più udire nulla. Non sopportava di vederla piangere, non poteva essere il prezzo della sua confessione. Come poteva essere “tardi” se non aveva mai smesso di aspettarla? Non capiva, assaporava le sue labbra come fosse acqua nel deserto del suo cuore inaridito, certo che fosse ancora tra le sue braccia. All’improvviso quel dolce sapore divenne freddo,costringendolo a schiudere le palpebre. I suoi occhi erano serrati, il suo corpo si era spento. La chiamò, una, due, tre volte.. Non ottenne nessuna risposta. Era agitato, il battito del suo cuore aveva iniziato ad accelerare il ritmo, gli si strinse un nodo in gola.

No, non poteva essere, lei sarebbe rimasta con lui, come si erano promessi quando avevano intrapreso il loro primo viaggio insieme come aviopirati, non avrebbe tradito la promessa, non poteva morire. Non ora, non così. “Svegliati!”, “Parlami” continuava a gridarle ma non poteva più rispondergli ormai, se n’era andata e lui non riusciva ad accettarlo.

 

***

 

Intanto Vaan si era riparato sotto il portico che precedeva l’ingresso del tempio. Era seduto per terra, con le ginocchia al petto e la testa bassa. Le lacrime si confondevano con la pioggia, sovrastando i tristi pensieri. D’un tratto qualche metro più distante, emerse  la strana figura di un uomo incappucciato che con passo cauto sembrò volersi avvicinare al ragazzo.

Il giovane aviopirata rimase esterrefatto, non riusciva a credere ai suoi occhi, c’era davvero qualcun altro oltre loro, in quella pianura? O si trattava forse di un “fantasma”, come quello che aveva attaccato Fran la sera prima?

 Si tirò in piedi di scatto, pronto a sfoderare la sua arma. Non appena l’uomo fu di fronte a lui, scorse sotto al cappuccio un volto rugoso segnato da una barbetta bianca. Si trattava di un anziano huma, dalla corporatura robusta, di bassa statura e con gli occhi scuri.

 

“ Va tutto bene straniero? Ti sei forse perso?” chiese il misterioso uomo, con tono pacato.

 

“.. C-Chi.. s-sei? Cosa v-vuoi da me?” lo aggredì, vaan, visibilmente intimorito da quell’inaspettato incontro.

 

“ Calmati ragazzo, non voglio farti del male. Sono solo un povero vecchio che vive oltre la valle. Tu invece non mi sembri di queste parti.. Devi essere uno di quei soliti visitatori a caccia di tesori” rispose, squadrandolo con fare indagatore.

 

“ Oltre la valle..? com’è possibile che qualcuno viva in un posto del genere?” chiese con diffidenza. Era confuso.

 

“ Non siamo rimasti in molti ormai, abitiamo in un piccolo villaggio ai confini di Arthahl, dove il clima è meno inospitale. Ero venuto a raccogliere delle alghe che crescono solo nelle paludi di questi luoghi” lo rassicurò, l’anziano.

 

Vaan non era completamente convinto della veridicità delle parole di quell’uomo, ma ripensando alla sua amica in fin di vita, non poté fare a meno di fidarsi. Provò a chiedergli aiuto.

 

“ C’è forse qualche medico tra i tuoi ? Una mia amica è rimasta gravemente ferita e ha urgentemente bisogno d’aiuto!!”

 

“ …? .. Allora avevo visto giusto.. Siete aviopirati vero?”

 

“ Come hai fatto a capirlo??”

 

“Non sei il primo pirata in difficoltà che incontro.. Scommetto che sei stato attirato anche tu dalle leggende che ruotano intorno ad Arthahl ed eri desideroso di saccheggiare il tempio…” intuì, guardandolo con sdegno.

 

“ … Non ho tempo per i moralismi! La mia amica ha bisogno di un dottore, puoi aiutarmi si o no??”

 

“ Portami da lei.. Io sono un medico, vedrò cosa posso fare..”

 

“ Dici sul serio?? … Bene.. Io sono Vaan” disse, porgendo la mano all’uomo, presentandosi finalmente. “ La mia amica si trova infondo al tempio, seguimi”.

 

Si precipitarono frettolosamente verso la sala dove erano riuniti tutti gli altri. Non appena furono arrivati, Vaan arrestò improvvisamente il passo, l’espressioni disperate dei suoi compagni gli fecero pensare che forse era arrivato troppo tardi. Rimase ammutolito e attonito, mentre Penelo gli andava incontro in cerca di conforto. Nessuno sembrò curarsi della presenza dell’anziano, erano troppo sconvolti per accorgersene.

Balthier era completamente assente, perso nel suo dolore. La fissava riversa sul pavimento, ormai priva di vita. Le sue rosse iridi si erano spente per sempre, le stesse che in quegli anni lo avevano seguito in ogni suo spostamento, che erano riuscite a cogliere tutti i suoi più piccoli e sottili retroscena, quelle che avevano colmato la sua solitudine e con cui collimava il suo cuore. Non le avrebbe mai più riviste, la luce che lo guidava si era oscurata, facendolo sprofondare nelle tenebre più cupe della sofferenza.

Gli sembrava di stare vivendo una scena irreale, non poteva essere successo davvero, non riusciva ad accettarlo nemmeno di fronte all’evidenza del suo corpo inerme. Continuava a guardarla, aspettando che si risvegliasse ancora una volta, gridando disperato il suo nome.

Intanto l’anziano gli si era avvicinato con passo svelto, chinandosi accanto al corpo morente della viera.

 

“Spostati ragazzo.. Sono un medico, fammi controllare” disse l’uomo, facendo cenno al pirata di allentare la presa sulla donna. Spostò lentamente i brandelli del velo trasparente che copriva il ventre lacerato, osservando  con attenzione la ferita.

Balthier sollevò appena lo sguardo, posandolo sulla figura dell’estraneo davanti a lui per pochi secondi, prima di tornare sulle palpebre serrate della sua compagna. Non riusciva a pensare a nulla, rimase ammutolito e affranto.

Appurata la gravità delle condizioni della sua paziente, l’anziano aggrottò le sopraciglia. Afferrò il polso della ragazza cercando di udire la presenza di un battito. Dopo qualche minuto, poggiò la mano sulla sua fronte, misurando la temperatura. Infine estrasse dalla grossa tasca laterale del suo impermeabile ,  un lungo straccio bianco che strinse intorno al bacino insanguinato. 

 

“ Da cosa è stata colpita esattamente ? ” chiese.

 

“ .. .. U-un cristallo a-appuntito” rispose con un filo di voce “ … Avrebbe dovuto colpire me.. Perché ti sei messa in mezzo ?.. “  aggiunse, scuotendo la testa arrabbiato e amareggiato.

 

“ Sarò onesto, le condizioni della ragazza sono critiche.. Credo sia andata in schock da avvelenamento.  La temperatura si sta alzando velocemente, il respiro è quasi inesistente e la ingente perdita di sangue che sta subendo l’ha indebolita molto… … Ma nonostante tutto un flebile battito c’è ancora.. “

 

Quella affermazione monopolizzò improvvisamente l’attenzione di tutti, in particolare del giovane davanti a lui che lo guardò interdetto e incredulo.

 

“ E’-è.. a-ancora… v-viva?” disse appena con voce tremante, pervaso da un’inaspettata commozione. L’anziano annuì col capo.

 

“ Non so ancora per quanto però… Anche se la portiamo nel mio studio, le possibilità di riuscire a salvarla sono minime.. Non è detto che sopravviva durante il tragitto.. e se accadesse..”.  Fu bruscamente interrotto da Penelo, che insieme ai suoi amici lo avevano  circondato.

 

“ Ma c’è qualche speranza giusto??  Anche se fosse solo una, a noi basta…” disse singhiozzando, poi si voltò di scatto verso il biondo, posto dietro di lei. “ Vaan facciamo qualcosa!! Mettiamoci subito in viaggio.. “

 

Il ragazzo poggiò le mani sulle spalle della ragazza, facendole un timido sorriso.

 

“ Faremo qualunque tentativo per salvare Fran, te lo prometto”. L’abbracciò, poi si rivolse all’anziano “ Dottore ci dica cosa dobbiamo fare per aiutare la nostra amica. Anche se le speranze sono poche, noi dobbiamo provarci”. Continuò ancora, stavolta volgendosi verso l’amico “.. Balthier… sei d’accordo anche tu, non è cosi?”

 

Prima ancora che Vaan terminasse la frase,  l’aviopirata aveva già preso nuovamente in braccio la sua compagna, sollevandosi da terra e dirigendosi verso l’uscita.

 

“Andiamo..”

 

“ Dottore..” lo richiamò Penelo, aspettando istruzioni.

 

“… Mettiamoci in cammino, alcuni chilometri ci dividono dalla valle..  La pioggia rende il suolo poco praticabile,  per arrivare a destinazione impiegheremo almeno venti o trenta minuti se siamo fortunati.. Pregate che la vostra amica sia abbastanza forte da resistere cosi a lungo.. “

 

E così il gruppo si incamminò.

 

***

 

Erano trascorsi quindici minuti da quando avevano lasciato il tempio, per dirigersi verso il villaggio nomade a valle. Pochi scambi di battute si erano susseguiti durante il tragitto, erano tutti troppo stanchi e tristi per intrattenere lunghe conversazioni. Persino la fervida  e tipica curiosità di Vaan, sembrava essersi assopita.

 

“ Prima avete detto che Fran è stata avvelenata.. cosa vuol dire?” chiese Balthier

 

“Il cristallo magico che l’ha trafitta.. Probabilmente doveva contenere del veleno.. I sintomi da avvelenamento sono iniziale perdita di coscienza, innalzamento improvviso della temperatura corporea dopo alcuni minuti.. e un arresto lento e costante delle funzioni vitali…”

 

“… Possiamo arrestare il veleno..”

 

“ … Ragazzo… Per il momento accontentiamoci di raggiungere un luogo sicuro.. “

 

“ Manca ancora molto?” chiese Vaan

 

“ Solo qualche metro..”

 

Dieci minuti dopo, finalmente raggiunsero il villaggio. Si trattava di una piccola colonia, composta per lo più da piccoli edifici in pietra antica, di forma rettangolare. Il cielo era grigio, ma non come quello che avevano visto fin’ora, era meno cupo mentre una  pioggerella tenue si mischiava al leggero venticello che accarezzava le loro sagome. Un accenno di vegetazione incorniciava  il paesaggio.

L’abitazione del medico era in una posizione più isolata, rispetto al resto del villaggio. Si trattava di una piccola casa in roccia, attorniata da piante arrampicanti. Una volta dentro i ragazzi poterono notare l’arredamento curato e confortevole composto da mobilia in legno d’acero e i  velluti rossi e dorati dei tendaggi. Nel salone c’era persino un camino accanto a cui scaldarsi.

 

“ Poggiala qui “ disse il medico, facendo cenno a Balthier di stendere la viera sulla lettiga infondo al suo studio. L’uomo eseguì senza porre obiezioni.

 

“ Chiama la ragazza bionda, dille di venire. Mi serve qualcuno che mi aiuti a cambiarle questi abiti sudici e che mi assista con le medicazioni “

 

“ Posso farlo io..”

 

“ No.. Tu sei troppo coinvolto, mi servirà una mano ferma per le suture. Anzi sarebbe meglio se uscissi dalla stanza adesso, e mi lasciassi fare il mio lavoro.. E’ il meglio che puoi fare per aiutare la tua amica per ora “

 

“ Posso fidarmi  davvero di voi..?” chiese Balthier, lasciando trasparire tutto il suo disappunto di fronte la richiesta dell’uomo di abbandonare la camera. Rimaneva pur sempre uno sconosciuto, seppur sembrasse realmente un medico.

 

“ Non credo tu abbia altra scelta ragazzo… Fa entrare la tua amica, stiamo solo perdendo tempo prezioso”

 

Annuì scocciato e rassegnato. Chiamò Penelo e si diresse verso il salone dove i suoi amici si erano riuniti in attesa di notizie.

 

“ Allora? Come sta Fran?” chiese serioso, Tomaj

 

“ .. Deve ancora visitarla…”

 

“ Sono sicuro che andrà tutto bene” disse Vaan, poggiato con le spalle sul muro e le braccia incrociate sul petto. “ E’ un miracolo che sia passato di lì, proprio mentre ero fuori dal tempio e che sia stato disposto ad aiutarci..” continuò, facendo riferimento al fortuito incontro con l’anziano dottore. “… Questo dovrà pure significare qualcosa…” aggiunse.

 

“ Hai ragione, dobbiamo essere positivi! E poi Fran è una tosta che non molla facilmente..” esclamò Philo

 

“ Chi l’avrebbe mai detto che in un luogo del genere ci fossero stati degli insediamenti huma… Ad ogni modo meglio cosi per noi..E per Fran.. “ notò, Tomaj.

 

Kytes e Balthier sembravano gli unici a non essere molto ottimisti sulla possibile ripresa della viera. Quest’ultimo, vinto dalla stanchezza, si era seduto sulla poltrona di velluto rosso posta di fronte al caminetto acceso. Fissava il fuoco, ripensando a quanto era appena accaduto. Il dolore che aveva visto dipingersi sul volto della donna, la sua donna, era straziante. Erano bastati pochi secondi perché quel dannato cristallo la trapassasse così violentemente da portargliela via, e lui era rimasto lì impotente, senza poter fare nulla. Gli mancava l’aria a ripensarci.

 

“E dire che non voleva nemmeno venirci ad Arthahl… Se solo non avessimo insistito..” disse rammaricato, Kytes.

 

Le parole del ragazzino arrivano dritte come lame appuntite sul cuore dell’aviopirata, facendolo in mille pezzi. Era vero, lei non aveva mai voluto intraprendere quel viaggio, se lo sentiva fin dall’inizio che qualcosa sarebbe andato storto. Glielo aveva ripetuto fino allo sfinimento  eppure lui non l’aveva ascoltata. E ora era lì, distesa su quella lettiga in fin di vita.

Non avrebbero dovuto essere in quel luogo, non avrebbe dovuto pagare al suo posto per la loro spavalderia, avrebbe dovuto essere suo il sangue versato. Aveva iniziato a ripeterselo continuamente, quei pensieri stavano diventando indelebili nella sua mente procurandogli un senso di colpa lancinante.

 

“Non potevamo prevedere quello che sarebbe successo.. Un pirata del cielo sa che il suo mestiere comporta dei rischi… E lo sapeva pure Fran, quando ha scelto di raggiungerci..”  replicò Vaan, scuotendo il capo.

 

“ Ti sbagli! Io avrei dovuto prevederlo!! Avrei dovuto fidarmi del suo istinto..” sbraitò Balthier, stupendo tutti. Non era da lui perdere le staffe in quel modo.

 

“Balthier… Farti del male con questi pensieri, non riporterà il tempo indietro.. Non  l’aiuterà a stare meglio. Adesso devi essere forte per entrambi.. Devi tirarti su! Sono certo che Fran non avrebbe mai voluto vederti ridotto in questo stato!” lo sgridò, il biondo.                                                                                                    

 

Si sforzò di essere severo, voleva spronarlo a reagire benché comprendesse a pieno come potesse sentirsi. Probabilmente se ci fosse stata Penelo, al posto di Fran, si sarebbe sentito allo stesso modo.

 

“Cosa ne sai tu di cosa avrebbe voluto Fran?? Chi diavolo sei per dirmi come devo sentirmi?!.. Tu non sai un bel niente di lei.. di me..!!” lo aggredì, alzando notevolmente il tono della voce.

 

“.. Forse non saprò molto su di voi, ma sono sicuro che ti vuole bene e che voleva proteggerti.. Facendo così non onori il suo gesto..” replicò risoluto, l’amico.

 

“… Ho tradito la sua fiducia… .. L’ho costretta a venire qui, anche se sapevo che non era d’accordo.. che aveva paura.. E’ solo colpa mia se adesso rischia di morire…”. Pronunciando quelle parole, chinò la testa portando le mani sulla fronte, in una postura che esprimeva tutta la sua angoscia. “Non posso onorare niente… niente.. “ concluse, lasciando piombare tutti nel silenzio.

 

La piccola Philo si era rannicchiata in un angolo, stringendo le ginocchia al petto, nascondeva il viso per non mostrare che stava piangendo. Kytes se n’era accorto ed era corso ad abbracciarla. Tomaj stava in silenzio, qualunque cosa da dire gli sembrava fuori luogo, provava solo una gran tristezza.

D’improvviso Vaan si diresse verso l’amico, con un’espressione che non presagiva nulla di buono. Quando fu davanti a lui, lo afferrò con forza per il bavero della camicia, costringendolo a tirarsi in piedi.

 

“Tu devi reagire, mi hai capito??!! Non è colpa tua, quello che è successo, ficcatelo bene in testa! Altrimenti dovrò farlo io a suon di pugni!!” gli urlò, scuotendolo.

 

Balthier dapprima lo guardò smarrito, non si aspettava una reazione così da un ragazzino come lui, poi lo prese per i polsi, spezzando la presa sul suo collo. Gli tirò un destro in pieno volto, facendolo crollare col sedere per terra.

 

“Non ti azzardare mai più a farlo..” gli intimò, con la sua tipica eleganza composta, mentre si aggiustava la camicia.

 

“Cos’è questo baccano?? Vi sembra il momento e il luogo in cui litigare??” strillò Penelo, vedendo Vaan piagnucolare per la botta appena ricevuta. Non appena ebbe richiuso la porta dietro di se, tutti si voltarono a guardarla, aspettando con ansia che dicesse qualcosa.

 

“Penelo… allora?” chiese Tomaj, a nome del gruppo.

 

“…. E’ ancora priva di coscienza… Il dottore sta arrivando… Vi spiegherà lui..”

 

***

 

Finalmente dieci minuti dopo, la porta dello studio si spalancò.  Stanco e sudato, il medico si apprestò a parlare ai ragazzi, ulteriormente agitati per via dell’attesa.

 

“Ho  rimosso i piccoli frammenti di cristallo che erano rimasti sul ventre della vostra amica e suturato la ferita, non sanguina più adesso. Le ho fatto una puntura per fare scendere la temperatura, almeno temporaneamente.. Ho analizzato i pezzetti di vetro prelevati dal suo corpo e purtroppo i miei dubbi hanno trovato conferma: si tratta di cristallo sintetizzato con del potente veleno che sta intossicando il suo sangue. Polmoni, cuore e reni stanno lentamente perdendo la loro funzionalità.. il battito cardiaco è fortemente decelerato.. il respiro è debole.. In questo stato il suo corpo non è in grado di riprendere coscienza..  Sarà fortunata se passerà la notte…  Le rimangono uno o due giorni, non di più…. Mi dispiace ragazzi..”

 

“ Cosa?? M-ma.. non p-possiamo bloccare il veleno?? Non esiste un antidoto o qualcosa del genere???” urlò Vaan, ancora col naso sanguinante.

 

Penelo e il dottore si scambiarono un’occhiata, poi l’uomo fece cenno alla ragazza di continuare al suo posto.

 

“Si tratta di un veleno sconosciuto.. Le tossine che produce non sono comuni alla medicina di Ivalice.. Non esiste una cura..” disse con voce tremante.

 

Le speranze di Vaan si tramutarono in rabbia, diede un pugno contro il muro, digrignando i denti.  La ragazza si avvicinò a Balthier e si strinse al suo petto, non c’erano parole di conforto in quel momento, solo il calore sincero di un’amica. Non ricambiò l’abbraccio, rimase con  gli occhi lucidi chinati verso il basso.

Sollevò le braccia e spinse lentamente indietro la ragazza, sciogliendo l’affettuosa morsa che li legava. Senza dire nulla si diresse verso la stanza dove giaceva Fran, sedendole di fianco. Le prese dolcemente la mano, stringendola forte con le sue. Adesso poteva vegliare  sul suo sonno.

 

“ Balth…” provò a dire qualcosa, l’amico. Ma Tomaj richiuse la porta dello studio, prima ancora che Vaan potesse finire la frase. Penelo lo tirò per un braccio.

 

“ … Lasciamoli da soli.. Finché possono stare ancora insieme…” gli sussurrò, la ragazza, prima di scoppiare in lacrime.

 

***

 

Era ormai scesa la notte su Arthahl, dalle finestre si intravedeva solo qualche debole luce sparsa qua e là, proveniente dalle altre abitazioni. Tutto intorno regnava il buio e il silenzio. I ragazzi si erano riuniti in cucina, trascinati da Penelo che aveva preparato loro qualcosa per rimetterli in forze.

 

“ Philo, Kytes… dovreste mettere qualcosa nello stomaco.. non avete mangiato niente tutto il giorno..”

 

“ Non ho fame…  Non ci riesco.. Sono troppo  giù…” rispose la piccola.

 

“Neanch’io… Vorrei che tutto questo fosse solo un brutto sogno..” disse Kytes

 

“Penelo non forzarli… è stata già una giornata abbastanza dura per tutti..” si intromise, Tomaj.

 

“ Dovremmo andare a vedere come sta Balthier… Sono ore che non esce da quella stanza…” intervenne, Vaan.

 

“ Se mi posso permettere, credo che non sia il caso che andiate. Mi sembra di aver capito che quei due ragazzi erano molto uniti.. Credo che qualunque cosa facciate o diciate, in questo momento non gli sarebbe di nessuna consolazione. Ha bisogno di stare da solo… Andrò a controllare io come sta, prima di andare a letto.. Proverò a dargli qualche tranquillante..” replicò, il dottore, mettendo d’accordo tutti.

 

***

 

Balthier non si era mosso un attimo dal capezzale di Fran, aveva trascorso ore interminabili a piangere e ad implorarla di svegliarsi, a maledirsi per averla portata lì e per averla delusa. Era completamente distrutto.

Si era attaccato ad una bottiglia di scotch nascosta nell’armadietto delle medicine, affogando nel suo stesso dolore. Aveva iniziato a delirare.

 

“ Niente gesti eroici si era detto…. Avevi promesso che li avresti lasciati a me… ……..Avevi promesso che non mi sarei sentito più solo.. e allora perché mi stai lasciando, adesso? Tu eri l’unica cosa che dava un senso a tutto, che univa i pezzetti della mia inutile esistenza..  L’unica cosa che non fosse sbagliata…” urlò, arrabbiato. “ Aveva ragione Cid.. So solo distruggere tutto quello che tocco.. …  e ho distrutto anche noi “. Il ricordo della parole del padre, lo accecò di rabbia. Scagliò la bottiglia contro il muro, mandandola in frantumi. D’un tratto entrò il medico.

 

“Ragazzo… Dovresti riposare adesso.. Posso darti qualcosa per aiutarti, se vuoi..”

 

“Puoi ridarmi lei..? Puoi ridarmi indietro il tempo..? “

 

“………….”

 

“.. Ma certo che non puoi.. Nessuno può aiutarmi.. Nemmeno io posso più salvare me stesso…”

 

“..Sei giovane.. Lo supererai prima o poi..”

 

“ Taci…!” gridò, scuotendo la testa e tirando un pugno contro uno specchio. Si era appena procurato un taglio profondissimo alla mano.

 

“ Hai intenzione di distruggere tutto eh?” lo sgridò infastidito, il dottore. Gli afferrò il polso, avvolgendo la mano con una garza bianca. “ Non ti illudere, non è abbastanza profonda da farti morire dissanguato..” disse sarcastico.

 

“Lasciami in pace… “ rispose il ragazzo, strattonandolo lontano e tornando a sedersi accanto a Fran.

 

Ci pensò su qualche minuto, poi l’anziano, mentre si  dirigeva verso l’uscita, aggiunse qualcosa.

 

“ .. Se supera la notte… Puoi portarla al tempio in cima alla valle.. Dì che ti manda il vecchio Gale Homas..”

 

“Che cosa vuoi dire? Di cosa diavolo stai parlando??”

 

“ C’è una sacerdotessa che vive qui ad Arthahl da molti anni, forse lei ne sa di più su questo veleno..”

 

“Perché diamine non l’hai detto subito??? “

 

“.. Perché se l’avessi fatto sareste corsi via e spostare la ragazza adesso, mentre la ferita si sta ancora rimarginando, sarebbe stato fatale.. ancor più del veleno. Lascia trascorrere la notte, se il fato è dalla vostra domani potrete mettervi in cammino “. Lasciò la stanza.

 

Intanto il ragazzo aveva abbandonato il capo sul petto della donna, udì quell’impercettibile battito di vita che ancora l’animava, si commosse.

 

“Resta con me” le sussurrò.

 

 

**Spazio dedicato ai chiarimenti**

Per chiunque volesse chiedermi qualcosa in merito alla storia, aggiornerò questo spazietto a fine capitolo ogni volta che mi verrà richiesto.

  
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