Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: francycnarf    31/10/2010    5 recensioni
L’inverno poteva essere un’afosa giornata di sole paragonata ai suoi occhi, che lo guardavano fissi, freddi, come incastonati in un blocco di ghiaccio, mentre le loro braccia erano avvinghiate in un insolito abbraccio, armati di bacchette, come se fossero pronti a scagliarsi fatture in qualunque attimo, anche in un momento di debolezza come quello in cui assumi la consapevolezza che il destino è inevitabile, non ci sono coincidenze, che esso accoglie e imprigiona qualunque anima, anche quella più ostile alla vita, in una magnifica e magica ampolla chiamata Amore.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note dell'Autore: Salve a tutti voi che leggete!**
Non postato qualcosa qui, su EFP da un pezzo, eh? Non so, oggi mi sentivo d'aver voglia di postare una fan fiction e l'ho fatto x)
Essa è stata composta in vista del contest Destino o Casualità? del forum JapanWonderland. La traccia si impronta perlopiù sul destino, che lega in maniera particolare i due protagonisti principali: Piton, prima di tutto, ed Harry. Ha un suo tempo cronologico preciso: Harry Potter e il Principe Mezzosangue, tra il capitolo 11 ( Una mano da Hermione) ed il 12 ( Argento e Opali).
Il filo conduttore che bisogna seguire per apprezzare (almeno credo xD) la fiction è questo: un cuore ha bisogno di dimenticare un amore per non soffrire più? La risposta, siete pregati/e di trovarla leggendo tutte e dieci le pagine di word, grazie U_U'
Detto questo, buona lettura, spero di avervi appassionato alla storia, come io mi sono appassionato a scriverla <3.
Ps: I parametri del contest sono i seguenti:
• Citazione: "Sesso : Amore = Io : Te"
• Elemento: Doccia
• Genere: Scolastica




Era quasi mezzanotte alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts quando un freddo venerdì di settembre incitò i giovani studenti di Grifondoro ad abbandonare la sala comune per i loro comodi e caldi letti; certo, c’era il camino che poteva riscaldarli, ma ormai il suo fuoco era tenue e i grossi tronchi di legno all’interno erano sempre più carbonizzati. Una figura solitaria leggeva distrattamente un consunto libro diPozioni Avanzate di Libatius Borragine, seduto sulla sua sprofondante poltrona preferita della sala. Si grattò distrattamente i capelli, rivolgendo allo scarabocchiato libro un paio di occhiali rotondi, occhi verde smeraldo, una disordinatissima capigliatura scura ed una curiosa cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Harry, molte volte, si chiedeva se la forma di quella cicatrice derivasse dal fatto che la gente con cui si presentava, lo riconosceva fulmineamente proprio dalla leggendaria cicatrice anziché dalle presentazioni stesse. Ma ormai era diventata un’abitudine per lui, diventare una celebrità per qualcosa che gli ha portato infelicità.
Oh certo, per tredici lunghi anni aveva liberato il mondo magico (e non) dalla presenza del più grande e temibile Mago Oscuro della storia, ma a quale prezzo? La felicità di molti per la propria infelicità? La sopravvivenza di tanta altra gente innocente, in quei tredici anni, per la morte dei suoi genitori provocata da Voldemort poco prima di scomparire? Harry avrebbe tanto voluto essere egoista e dirsi che se ne fregava altamente del mondo intero, pur di aver vissuto quegli anni con i propri genitori; ma, in cuor suo, sapeva di essere un gran bugiardo. E d’altro canto, la profezia della Cooman era stata chiara: Harry era comunque designato come mina pericolosa per Voldemort, perché nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive; perciò, che fossero passati un anno, due, dieci anni dalla formulazione della profezia, Voldemort avrebbe comunque ucciso i suoi genitori per arrivare a lui.
Si chiese, Harry, come aveva fatto ad arrivare a pensare cose simili – su cui aveva meditato e rimeditato per il breve tratto d’estate a Privet Drive-, quando stava semplicemente leggendo qualche appunto del Principe Mezzosangue su come svolgere accuratamente ed efficacemente una pozione RigeneraSangue. Il professor Lumacorno ormai riempiva di lodi ogni suo lavoro, sotto la faccia invidiosa ed un po’ seccata degli altri diciannove studenti che seguivano Pozioni con lui. Malfoy sembrava non avergliela mai perdonata per aver vinto una fialetta di pozione Felix Felicis durante la prima lezione del quadrimestre, a dirla tutta. Ron continuava ad ammirare quel libro, quasi rimpiangeva di non averlo avuto lui. Hermione si dimostrava sempre più nervosa e battagliera contro il “Principe”, quasi come se l’avesse insultata. Anche Ginny appariva a volte preoccupata per quel libro. Ma come sempre, Harry lo difendeva a spada tratta, come se il “Principe” fosse un amico intimo. Da lui aveva imparato a essere, oltre che un brillante pozionista, anche un genio degli incantesimi: molti di questi sembravano essere stati inventati dal Principe stesso!
Sbadigliò rumorosamente, portando una mano alla bocca. Era tempo di andare a dormire. Grattastinchi, il gatto di Hermione dal muso schiacciato e le gambe storte, fece un guizzo della coda e si levò dal suo grembo, dove si era acciambellato per ricevere qualche carezza.
Salì la scala a chiocciola -portando il libro del Principe con sé-, non prima d’aver trovato su un tavolino un frammento di pergamena su cui era stato scritto con una calligrafia tutta fronzoli Sesso : Amore = Io : Te. Aggrottò un attimo la fronte. Non che gli importasse, ma ebbe l’inquietante sensazione che quella calligrafia appartenesse a Lavanda Brown, una ragazza del suo anno ad Hogwarts, che sembrava aver preso una pesante cotta per il suo amico Ron… Non che Ron si fosse ancora degnato di accorgersene, è chiaro. Invece Hermione sembrava essersene accorta come lui e non sembrava averla presa tanto bene. Rilasciò il foglio di pergamena lì dove l’aveva trovato, divertito dall’idea di domandare a Lavanda se davvero trovava tanta compatibilità tra elementi come il “sesso” e l’”amore”. A parer di Harry, erano estremamente diversi… L’amore era un sentimento così variegato, secondo lui… Poteva esserci amore per una compagna, così come per un amico, un genitore, una Puffola Pigmea, eccetera; il sesso era… Si grattò un attimo il naso dopo essersi infilato una manica del pigiama. Non sapeva, onestamente, cosa fosse il sesso. Certo, come qualunque adolescente si era ritrovato a fantasticarci - molto! -, ma non sapeva darsi davvero delle risposte a cosa potesse significare il sesso nella vita… Di certo non poteva essere più potente dell’amore, o no?
Sbadigliò e gattonò a letto. Domani sarebbe stata una giornata lunga: aveva i provini per la formazione della squadra di Quidditch, di cui era Capitano; lui, Ron ed Hermione avevano stabilito che sarebbero andati a trovare Hagrid, e Silente gli aveva detto che avrebbe scontato quello stesso giorno la punizione con Piton, per avergli risposto male in classe. Una cosa era certa, pensò distrattamente, mentre cercava di prender sonno: sicuramente Piton non lo avrebbe ridotto a doversi tagliuzzarsi il dorso della mano per scrivere Non devo dire bugie. Tuttavia la sensazione di dover rimanere in stanza, ancora una volta, con quell’essere odioso e ripugnante gli procurava una sorta di smorfia irritata. Per ripicca alla punizione che lo attendeva, sperava di trovare nel libro del Principe qualche incanto che mostrasse come trasfigurare Piton o il suo pupillo Malfoy in uno Gnomo da giardino, od un Ricciocorno Schiattoso di Luna Lovegood.

*



La giornata trascorse senza troppi problemi: fece colazione con Ron ed Hermione alla Sala Grande, sostituì la copertina del Principe con quella nuova di zecca arrivatagli dal Ghirigoro, coordinò e osservò i provini per il Quidditch e, sebbene Hermione avesse scagliato un incantesimo Confundus su McLaggen per far diventare Ron Portiere, Harry fu felice del risultato: Ron poteva essere un grande Portiere, se era in forma mentale e non sotto stress; scoprirono con esasperata compassione che l’allarmante assenza di Hagrid era dovuta alle condizioni moribonde di Aragog, l’Acromantula che aveva disseminato figli e figlie ragni in tutta la Foresta Proibita. Tornati al castello, Harry e Ron andarono a fare unadoccia post-allenamenti ed Harry, dopo cena, sarebbe andato a scontare la punizione di Piton. Sperava che Lumacorno fosse riuscito a convincere Piton a rimandare la punizione di Harry ad un altro giorno, visto che c’era una festa del “Lumaclub”, a cui Harry era stato vivamente ( per non dire insistentemente) invitato. Ma il messaggio di Demelza di Grifondoro da parte del professor Piton gli levò ogni dubbio: Vai-alla-festa-e-te-la-faccio-pagare-cara.
Perciò quella sera salutò funereo Hermione- Ron era già andato a dormire- e si avviò per i corridoi, diretto al terzo piano. Aveva portato i guanti protettivi, come riferito da Demelza nel messaggio: separare Vermicoli marci da quelli buoni da usare per Pozioni, ecco a cosa l’aveva ridotto quella carogna di un pipistrello troppo cresciuto, quella sottospecie di unticcio letamaio, quel dannato figlio di…
<< Potter. Sei in ritardo >> fu il gelido saluto di Piton nel suo ufficio, seduto alla sua scrivania. Con sommo dispiacere di Harry, anche quell’anno l’ufficio da professore di Difesa contro le Arti Oscure degenerò; al posto di tovagliette con merletti e gattini semoventi in piattini della Umbridge, ora c’erano le stesse cose del vecchio ufficio di Pozioni: pozioni e tende scure, che non avrebbero lasciato trapelare nemmeno un raggio di sole, se ci fosse stato.
<< Scusi, professore>> marcò bene l’appellativo, Harry, sempre meno incline a reputare quell’uomo un insegnante. Lumacorno, in Pozioni, si era rivelato molto più gradevole e (forse) esperto di Piton in materia, mentre in Difesa contro le Arti Oscure, Harry avrebbe preferito riavere Lupin, che secondo l’opinione comune degli studenti, era indiscutibilmente il migliore tra gli insegnanti avuti per quella cattedra.
<< Hai portato i guanti, Potter?>> Harry annuì e Piton gli indicò con un lento e freddo cenno della mano un banco di fronte alla cattedra, su cui erano poggiati tre secchi. Uno di quelli, poteva vedere, era pieno di Vermicoli, probabilmente le creature magiche più noiose dell’universo. Sedette ed infilò i guanti. Aspettò un via dal professore, che non arrivò.
<< Sai già cosa fare, Potter >> fece soave Piton, sedendosi alla cattedra e squadrandolo da capo a piedi << Ma forse il celebre Harry Potter non ha più le forze e la voglia di far niente, dopo aver fatto un allenamento di Quidditch? Si è forse rammollito?>>.
<< No, signore>> fu la glaciale risposta di Harry, deciso a non abbassare ancora lo sguardo sui suoi viscidi amichetti Vermicoli finché non l’avesse fatto il professore. Difatti dopo un po’ Piton distolse lo sguardo, perlopiù interessato ad un paio di rotoli di pergamena su cui abbassava il proprio naso adunco.
Ogni tanto, mentre Harry lavorava, lo sentiva borbottare:
<< Questo è errato. Gli dovrei mettere una S solo per aver consegnato qualche miserevole appunto>>.
Harry intanto sezionava i Vermicoli con fare distratto. Ad un certo punto, Piton se ne accorse e, corretto buona parte dei compiti, si insinuò alle spalle di Harry per esaminare gli altri due bacili che lentamente si riempivano.
<< Potter >> lo richiamò al suo orecchio, afferrando tra indice e pollice un Vermicolo dall’aria malaticcia dal secchio dei Vermicoli in salute << Sai dirmi cosa ci fa qui?>>.
<< Credo di essermi distratto, signore>>
<< Potter, non sei nella posizione di poterti distrarre quando sconti una punizione. Cinque punti in meno a Grifondoro. E te ne leverò il triplo se trascuri ancora la punizione>> tagliò corto, prima che Harry potesse protestare << Almeno saremo sicuri che mi ascolterai quando parlo in classe>>.
Si dava il caso infatti, che alla lezione di Difesa, in cui si allenavano a lanciare incantesimi non verbali, Harry dovesse respingere un attacco a sorpresa di Piton, sempre col pensiero.
<< Non l’ho fatto apposta a evocare il Sortilegio Scudo a parole >> sbottò lì per lì Harry, ma Piton, che sembrava quasi avergliela letta nel pensiero, quella risposta, rispose a tono:
<< Hai ragione, si pretende troppo al Prescelto se gli si chiede di avere un po’ di attenzione e rispetto per ciò che si dice >>. Harry rimase con la testa ancora chinata sui Vermicoli. Non voleva far litigate e dare altre occasioni a Piton di levargli punti. Ma il professore infierì:
<< Tale e quale a tuo padre, ottuso, egoista… Prepotente >>
<< Mio padre non era egoista>> reagì di scatto Harry, che non aveva mai imparato a farsi scivolare di dosso le punzecchiature di Piton su suo padre << E dubito che fosse ottuso >>.
Ronzava una strana aria ora in mezzo a loro, come se pensassero entrambi allo stesso ricordo. Una giornata di sole di tanti anni fa, gli esami alle spalle, la voglia di tutti gli studenti esaminati del quinto anno di rilassarsi e stare all’aperto, in una tiepida giornata di giugno. Un ragazzo magro, dalla pelle chiara e i capelli unti, lunghi e scuri era appeso a mezz’aria per le caviglie, senza bacchetta in mano. Due ragazzi, suo padre James e il padrino Sirius, si prendevano gioco dell’allora Severus Piton, ora lavandogli la bocca col sapone, ora facendo per esporgli le mutande.
Sì, Harry di suo malgrado non poté biasimare Piton per aver chiamato suo padre “prepotente”, perché effettivamente James lo era stato. Ma nemmeno Piton, a ben pensarci, fu altrettanto gentile a chiamare sua madre “schifosa Mezzosangue” in quell’occasione. All’improvviso Harry provò molto meno dispiacere per Piton di quanto avrebbe potuto ammettere.
<< Lei ha chiamato mia madre in quel modo, e mio padre si è arrabbiato per questo. Non se la prenda con me se mio padre ha amato mia madre tanto da fare il prepotente con lei… Signore!>> esclamò rabbioso Harry, stavolta strizzando un Vermicolo per la rabbia prima di riporlo nel secchio di quelli sani.
Gli occhi di Piton non furono mai ridotti così tanto a due fessure, se non quando colse in flagrante Harry che esaminava il ricordo di cui discutevano. Ora come ora, Harry sentiva che tanto valeva riempire quel silenzio glaciale, come se un fantasma gli avesse oltrepassato il corpo.
<< E mia madre, per dirla tutta, sarà anche stata di poco valore per lei, essendo nata da Babbani, ma era una strega eccezionale>> era quello che molte persone che la conoscevano, soprattutto Lumacorno, dicevano. E già il fatto che ella avesse evocato una magia così antica come quella che aveva protetto Harry da bambino contro Voldemort, dimostrava la veridicità di ciò che diceva << E… Guardi la mia amica Hermione, è allo stesso modo e della stessa razza! >>
<< Lo so meglio di te questo, Potter >>
Harry alzò la testa, interrogativo. In che senso “lo sapeva meglio di lui”? Parlava del fatto che sua madre era una strega eccezionale? O parlava di Hermione? No, perché il fatto che la sua amica fosse una nata Babbana non era di certo un mistero. Si disse che non poteva essere che la prima opzione.
<< Eravate allo stesso anno ad Hogwarts, a ben pensarci, non è così?>>
Piton rimase rigido, come la scrivania a cui era appoggiato con le dita della mano, a guardarlo come uno scheletro, immobili erano anche le sue labbra, che non pronunciavano alcuna parola, così come qualunque suo gesto d’assenso o diniego erano inesistenti.
Harry immaginò che non poteva essere importato più di tanto a Piton di sua madre: in fondo, erano un Serpeverde ed una Grifondoro, cosa poteva mai tenerli uniti? Rispetto? Simpatie? Amicizia?
<< Stai pensando solo un mucchio di sciocchezze>> rispose aspramente Piton a quei pensieri.
Ecco un’altra cosa che Harry odiava tremendamente di Piton: la sua abilità da Legilimens.
<< Sono affari miei ciò che penso di lei, mia madre o chicchessia >> sbottò alzandosi dalla sedia per tener testa alle prepotenze magiche del professore.
<< Non era vero che ci odiavamo per essere di due Casate nemiche di natura…>> sembrava voler dire qualcosa in più, qualcosa con un tono lento e misurato, ma allo stesso tempo impossibile da trattenere, come se non confidasse cose simili da tanto, troppo tempo. Ed Harry, per quanto detestasse ogni singola sillaba che Piton pronunciasse quotidianamente, era fin troppo curioso di sapere allora quale rapporto legasse i giovani Lily Evans, brillante studentessa, allegra, gentile e coraggiosa sotto tutti i punti di vista, e Severus Piton, altrettanto brillante, da quanto Harry poteva desumere dai tanti commenti di Sirius su di lui, solitario, scontroso ed immerso fino al midollo nelle Arti Oscure.
La silente attesa di risposte arrivò.
<< Eravamo in un buoni rapporti, io ed Evans…>>
<< Anche dopo che l’ha insultata in quel modo?>>
<< Non interrompermi, Potter >> lo zittì con un’occhiataccia simile a quella della McGranitt. Riprese la sua solita espressione sprezzante per il sedicenne seduto davanti a lui; un ragazzo… Harry, che sarebbe potuto essere il proprio figlio… Il loro figlio! Magari avrebbe continuato a mantenere i suoi occhi verdi, belli come quelli di un angelo... Ma poteva mai, in circa vent’anni, attribuire le colpe a James Potter per avergli portato via Lily? Se solo…
<< Già a quei tempi, ad Hogwarts, c’erano ragazzi che aspiravano a diventare seguaci del Signore Oscuro >> cominciò << Io ero uno di quelli >> annuì con serietà.
Harry annuì a sua volta con diffidenza. Come aveva pensato prima, Piton era sempre stato attratto dalle Arti Oscure, anche adesso che ne era l’insegnante di Difesa. La cosa se possibile rese ancora più complicato pensare come Lily potesse ipoteticamente essere amica di un tipo così.
<< Evans ha cercato molte volte di farmi luce sulle mie compagnie. Così… Così come io cercavo di farle luce su quell’arrogante di tuo padre ed i suoi tirapiedi >> Harry dovette mordersi la lingua per non inveirgli contro e fargli raccontare tutto senza interromperlo.
<< Quel giorno…>> enfatizzò il dimostrativo, facendo capire a Harry che parlava della giornata osservata nel Pensatoio l’anno scorso << … Non sono stato del tutto cosciente di ciò che le avevo detto. Immagino che l’influenza dei miei “amici” mi abbia indotto a dire ciò, come penso che lei stessa abbia compreso; tuttavia non me la perdonò mai, e da quella sera… >> Piton distolse lo sguardo da Harry, lasciando la presa dalla cattedra e muovendosi lentamente, come un’ombra, per lo studio, studiando gli oggetti morti che fluttuavano nei barattoli.
<< …Da quel giorno fummo destinati a non essere più niente, né amici… Né altro>>
Le dita di Piton, osservò Harry, si soffermarono su di un’ampolla che conteneva un galleggiante, grosso cuore, sicuramente di qualche strano animale. Harry ebbe la sensazione che Piton volesse dirgli ancora altro, ma che decidesse di optare per il silenzio. Non l’aveva mai visto così combattuto. In effetti sembrava quasi renderlo più “umano” parlare di sua madre. Ed in quel dialogo insolito Piton gli ricordava stranamente qualcuno, ma non ricordava chi di preciso.
<< Perciò dopo Hogwarts, non l’ha più vista?>> incalzò.
<< Dopo solo due anni ebbe te al mondo>> spiegò con disappunto << E dopo un altro anno e tre mesi, sai meglio di me cos’è successo >> e Piton levò le dita dall’ampolla e si voltò con durezza verso Harry.
<< Ora, Potter… >> riprese con tono pratico, ma Harry aveva finalmente capito chi gli ricordava Piton: un’altra persona con occhi dalle iridi nere, ma più calde. Hagrid, che due anni fa cercava di nascondere ( non tanto efficacemente) il proprio amore per Madame Maxime, la preside della scuola di Magia di Beauxbatons.
“ Né amici… Né altro” aveva detto prima Piton; che fosse…
<< Lei amava mia madre?!>> domandò più bruscamente di quanto volesse apparire <<… Signore?->> cercò di addolcire, di fronte ad’un’altra occhiata penetrante del docente, che si diresse alla porta dello studio, la spalancò e si mise di lato ad essa.
<< Esci fuori >> gli intimò a denti stretti, una ruga che deformava il suo occhio destro, come se si sforzasse di non saltare addosso ad Harry.
In altre occasioni questi sarebbe volentieri svicolato dalla punizione senza nemmeno dare più occasioni a Piton di levargli altri punti, ma non stavolta. Doveva capire, doveva sapere. Poteva anche esser stata una cotta, quella di Piton per sua madre, che magari non era nemmeno ricambiata, ma voleva saperlo.
<< In tutti questi anni…>> Harry rimase lì seduto << Lei… Non me l’ha mai detto…>>
<< TI HO DETTO DI USCIRE, POTTER!>> sbraitò Piton.
<< SEMPRE A VEDERE DEI DIFETTI CHE POTESSE POSSEDERE MIO PADRE, MA DI MIA MADRE NON MI HA MAI DETTO NEPPURE UNA SINGOLA, SCHIFOSA PAROLA! COME PENSA CHE ME NE POSSA ANDARE SENZA CHE LEI MI RISPONDA!?>> esplose con un ruggito Harry.
Piton si avvicinò furente ad Harry e lo prese per il braccio in una morsa ancora più violenta di quella dell’anno scorso, quando Piton scoprì Harry con la testa ficcata nel suo peggior ricordo.
Scortò Harry fuori dall’ufficio, con forza, sebbene questi cercasse di impuntarsi sui talloni.
<< Non chiedermi come pensi la tua testa, ma io non ho un bel niente da dirti, NIENTE! >>.
Harry riuscì ad aggrapparsi alle cornici laterali della porta dell’ufficio e si voltò appena in tempo per urlargli in faccia un furente:
<< MI GUARDI!>>
Forse furono proprio quegli occhi verdi, gli occhi di Lily, a frenare Severus dallo smuovere Harry Potter dalla soglia del suo rifugio; rifugio per la mente, ma mai, in tutti quegli anni, per il cuore.
Ci furono attimi di silenzio tra i due, ancora l’uno con le dita insinuate attorno al braccio dell’altro, ma con minor forza.
Piton alla fine si decise a mormorare:
<< Il destino gioca davvero degli strani tiri, non è vero, Potter? Di lei mi è rimasto solo il ricordo, oltre che i tuoi occhi…>>
Una morsa attorno allo stomaco di Harry prese vita e lo fece rattristare nel profondo del suo cuore per quel lato di Piton. Era così che si sentiva? All’improvviso nuove spiegazioni atterrarono nella mente di Harry e, stranamente, prendevano la forma del libro del Principe Mezzosangue: a quanto pareva sua madre era davvero molto brava in Pozioni, cosa che la rese la miglior studentessa di Lumacorno… E se Piton avesse scelto la cattedra di Pozioni per sedici lunghi anni perché era la materia in cui sua madre andasse meglio? E se anche ora che aveva aspirato all’agognata cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, continuava a tenersi circondato di pozioni nell’ufficio per la stessa ragione?
E se…
<< Anche io vedo mia madre, nello Specchio delle Brame… Assieme a tutta la mia famiglia…>> azzardò lentamente Harry, con gli occhi che pizzicavano leggermente << E sa… Io avevo soltanto un anno dopo tutto quello che è successo… Ed Hagrid non mi ha mai fatto ancora vedere una foto dei miei prima di averli visti nello Specchio; eppure erano lì, nella loro vera forma: era il mio cuore ad averli riflessi… E so che sono sempre con me, perché li ho amati e mi hanno amato. Sono sicuro che anche mia madre veglia su di lei. Ma se la lasci alle spalle, signore…>> sospirò coraggiosamente ciò che aveva dovuto passare anche lui abbandonando lo Specchio delle Brame, la notte invernale di cinque anni fa.
<< Lei deve andare avanti, od il cuore nell’ampolla starà sempre e solo… Appunto in una triste ampolla per sopravvivere>>.
Piton era lì, immobile, rimasto ad ascoltare fino in fondo le parole di Harry, che l’aveva capito come nemmeno Silente, probabilmente, l’avrebbe capito. Il suo sguardo ricadde sul cuore nell’ampolla, che pompava circondata dal liquido trasparente, sempre lentamente e stancamente.
Il pizzicore agli occhi di Harry si fece sempre più forte, costringendolo a voltarsi e rientrare nell’ufficio per non farsi vedere. Si sedette sulla sedia che poco fa occupava e riprese a smistare i Vermicoli, stando attento a non confonderli tra loro, sebbene le lacrime gli appannavano un po’ la vista: per quanto odiasse il suo insegnante, non voleva che Piton stesse così, per tutto questo tempo, solo e unicamente per la donna che non ha mai potuto avere. Soprattutto se quella donna era sua madre: in qualche modo si sentiva responsabile della sofferenza di Piton con la propria triste ma celebre Sopravvivenza. Se lo immaginava, il Severus Piton di sedici anni fa che richiedeva alla Sorte la rinascita di Lily, anche a costo di prendere in cambio il piccolo Harry.
All’improvviso un altro pizzicore, ma stavolta nella sua testa, come se avesse compreso qualcosa di sconvolgente. Il ricordo delle voci che sentiva quando veniva attaccato dai Dissennatori, quella acuta e fredda di Voldemort che intimava a sua madre, imperterrita, di spostarsi dalla culla…
<< Signore,è stato lei a…? >>
<< Sì >> rispose soltanto Piton, richiudendosi lentamente la porta alle spalle << Non so come tu lo sappia, o come ti sia passato per la testa, ma il Signore Oscuro non ha ucciso immediatamente tua madre perché fui io a pregarlo di lasciarla viva… Fu l’ultima cosa che potessi fare per lei >> concluse mesto.
<< Non so davvero cosa dire… E’ tutto così improvviso che vorrei non averle mai scoperte, in parte >>
Piton si avvicinò lentamente al banco di Harry.
<< Riprendendo con ciò che mi hai detto prima… Come farei, Potter, a dimenticarmi di Lily, se ogni odiosa volta che ti incrocio, non faccio altro che pensare a lei? Come pretendi… Che sbiadisca dallo Specchio, se non ti eclissi tu? >> gli domandò retoricamente, con voce vibrante e le narici ridotte a due fessure.
Harry sostenne il suo sguardo. Era sicuro di aver trovato una traccia di dolcezza negli occhi, che non gli avrebbe mai concesso in circostanze normali… A ben pensarci, non l’aveva dedicato a lui, ma ai suoi occhi verdi. Abbozzò in un piccolo sorriso.
<< Stia tranquillo, professore… Altri due anni e non mi rivedrà più… E dopo allora saprà cosa fare…>> accennò con il capo all’ampolla, non quella sullo scaffale, ma quella del cuore di Piton, nel suo petto, che toccò con una mano. Ne avrebbe potuto sentire i battiti.
Fu tutto così rapido che istintivamente prese in mano la bacchetta. Piton l’aveva afferrato per il braccio che gli aveva posato al petto e l’aveva alzato con uno strattone. Per qualche ragione anche questi aveva estratto la bacchetta. Fu un improvviso bacio, scoccato con passione, dolcezza, gioia, tristezza… No, quello non era un bacio: era un addio. Chissà, forse era anche il bacio che Piton non era mai riuscito a donare a Lily. Si staccarono quasi allo stesso momento, dopo quello che sembrò un indimenticabile minuto.
L’inverno poteva essere un’afosa giornata di sole paragonata ai suoi occhi, che lo guardavano fissi, freddi, come incastonati in un blocco di ghiaccio, mentre le loro braccia erano avvinghiate in un insolito abbraccio, armati di bacchette, come se fossero pronti a scagliarsi fatture in qualunque attimo, anche in un momento di debolezza come quello, in cui assumi la consapevolezza che il Destino è inevitabile, non ci sono coincidenze, che esso accoglie e imprigiona qualunque anima, anche quella più ostile alla vita, in una magnifica e magica ampolla chiamata Amore.
Severus Piton capì che non avrebbe mai seguito il consiglio del suo studente più odiato ed amato allo stesso momento, sangue di James Potter e Lily Evans. Era destino che continuasse in qualche modo ad amare la donna della sua vita- in qualche modo- così come era inevitabile che si innamorasse di colui che la rifletteva. O forse no? Valeva la pena tentare di liberarsi da quell’ampolla?
Harry Potter, dal canto suo, non seppe bene che cosa fare, come (o se) reagire, se dire qualcosa. Sapeva soltanto che adesso, per qualche motivo, quel potenziale bigliettino di Lavanda Brown aveva assolutamente torto nel provare a mettere su due piani uguali -come due persone- il sesso e l’amore. Si diceva che il sesso facesse girare il mondo, ma Harry capì che era l’Amore a dargli un senso. Ed ora, quel bacio ne era la prova definitiva: si poteva amare una persona intensamente anche se lontana per anni e dimensioni.
Quando Harry fece per parlare, fu Piton a precederlo.
<< Oblivion >> e con una leggera stoccata alla nuca, completò l’incantesimo della Memoria.
Harry, del tutto impreparato, ebbe l’impressione, per un istante, di non poter vedere più nelle sue memorie ciò che era successo in quel momento, come parole scritte con inchiostro su di un rotolo di pergamena, che scompaiono improvvisamente, o anche come un sogno che si cerca di ricordare, ma più ci si sforza a recuperarlo, più quello sfugge. Era sabbia che usciva dal pugno di una mano, ecco cosa lasciava un Incantesimo Obliviatore: solo piccoli e insignificanti granelli.
Ci fu un momento di assopimento, in cui Harry, convinto che l’ultima cosa che facesse fosse ancora sezionare i Vermicoli, dovette essere sostenuto fisicamente da Piton, il quale lo depose senza troppe cerimonie sul banco occupato da lui prima. Gli fece appoggiare la fronte sul legno e sospirò. Fece Levitare con uno svolazzo della bacchetta tutti i Vermicoli buoni in una bacinella, lo stesso per quelli marci. Ne lasciò soltanto una manciata nel secchio dei Vermicoli da continuare a smistare.
Era la scelta migliore, fargli un incantesimo Obliviatore. Harry non doveva ricordare, Harry non doveva provare rispetto, affetto o quant’altro per Piton, non ora che era così vicino a doversi fare odiare – più di prima, sì-, di lì a meno di un anno, da lui e tante altre persone che avevano amato Silente. Non lo avrebbe appesantito ancora di più del suo “tradimento”.
<< Stupido vecchio…>> mormorò a denti stretti, sfiorando appena i capelli di Harry mentre tornava alla cattedra. Se non fosse stato per gli spietati piani di Silente, avrebbe addirittura potuto...
Sogghignò. E così l’ampolla, sapeva, avrebbe comunque continuato a contenere il suo cuore per un’altra persona che se ne sarebbe andata, una volta finiti gli studi. Che amarezza, il Destino.
Severus, ti sei innamorato di Harry Potter?” gli sembrava già di sentire la voce colpita, grave e anche severa di un Silente che avrebbe potuto scoprire ciò che era successo in quei dieci minuti se avesse letto nella mente non Obliviata di Harry.
Quando vide Harry iniziare a muoversi e ad aprire gli occhi, assunse di nuovo lo sguardo carico di profondo odio. Gli bastava ricordare che Harry era anche figlio di James Potter, era molto semplice cambiare espressione in modo così radicale.
<< Ti sei addormentato sul lavoro, Potter. Quindici punti in meno a Grifondoro. Ora finisci e vattene>> .
Harry si sentì tradito dalla estenuante giornata di Quidditch, evidente fonte del suo improvviso assopimento. Questa spiegazione però non gli risparmiò di essere arrabbiato con Piton per avergli levato in tutto l’arco di una serata venti punti. Il suo odio, pensò, non sarebbe mai vacillato, ne era più che sicuro. Mai.
Quando Harry finì di smistare quei pochi –grazie al cielo- Vermicoli rimanenti, si tolse i guanti, mentre Piton si rialzava dalla cattedra e prendeva da uno scaffale un’ampolla contenente un grande e pulsante cuore, che non aveva mai visto prima. O forse sì?
<< Potter, prima che tu te ne vada nel dormitorio –spero-, porta questo cuore di Grifone al professor Lumacorno. Sono sicuro che lo gradirà >>.
Fu una scelta travagliata, ma Piton sapeva esser giusto che, come il suo programmato assassinio di Silente, come le sorti e le possibilità che Silente stava dando a Harry per sconfiggere l’Oscuro Signore, e il matrimonio di Lily e James, anche lui iniziasse a liberare il cuore dall’ampolla. Avrebbe iniziato a levarsi ciò che simbolicamente e fisicamente rappresentava la prigionia del suo cuore. Magari, col tempo, questo gli avrebbe insegnato ad aprire anche l’ampolla del proprio cuore, a liberarsi di un sofferto amore, a dimenticare.
Consegnò l’ampolla a Harry, che dovette per forza mettersi i guanti sudici e viscidi in tasca per mantenere l’ampolla col cuore all’interno.
<< Buonanotte, signore >> lo congedò aspramente Harry, che non riusciva mai a trovare un fondo alla cattiveria dell’insegnante.
Piton gli aprì e richiuse la porta, congedandolo senza dire una parola.
Tornò alla cattedra e finì di correggere i compiti, con un leggero sorriso. Si chiese se, prima di Obliviare Harry, avesse dovuto dirgli che vedeva anche lui, assieme a Lily, nello Specchio delle Brame. Ma forse era meglio di no, così com’era giusto nascondergli che non sapeva se dopo i due anni in cui Harry se ne andava da Hogwarts, avrebbe potuto essere ancora vivo per liberare il suo cuore dall’amore: essere l’uomo di Silente era un mestiere pericoloso e nebuloso anche per il Fato.

*



Venticinque anni dopo, l’estate fu piacevolmente calda e soleggiata, come compenso per un inverno gelido e nevicante. Era giusto così, secondo Harry Potter, che era seduto sulla poltrona preferita di casa sua. Avevano da poco finito il pranzo per il compleanno di Harry. Oltre lui e la sua famiglia, erano stati presenti Ron, Hermione, i loro figli, Rose ed Hugo, Teddy e Victoire e altri amici e parenti. Ormai festeggiava il suo quarantaduesimo compleanno. Non era un numero di anni particolarmente importante, ma Ginny l’aveva convinto a festeggiare lo stesso. Era o non era stato, in fondo, il Ragazzo che è Vissuto? Poteva anche meritarselo di festeggiare per bene un altro anno di vita in più, quando diciassette di questi sono stati sempre accompagnati dalla Morte, no? La gelida morte dei suoi genitori, di Silente e, sì, di Piton alla fine erano serviti a regalargli un futuro radioso come quell’estate, che valeva la pena di esser goduto intensamente...
Ora però la festa era finita, Ginny era in cucina a lavare i piatti e ad ascoltare una partita di Quidditch alla radio, James e Lily erano di sopra a fare i compiti. Albus invece scendeva in salotto con un pacchetto in mano.
<< Papà?>> lo chiamò il sedicenne Albus, attirando la sua attenzione dal paesaggio fuori.
<< Al!>> gli sorrise di rimando Harry, allargando un braccio per accogliervi il figlio << Che cos’è?>> gli domandò lanciando un’occhiata ammiccante al pacchetto, anche se sapeva già la risposta.
Il figlio si fece abbracciare e gli diede un bacio alla fronte:
<< Te l’ho posticipato per aprirlo da soli, buon compleanno >> si appoggiò su un bracciolo e aspettò contento che suo padre aprisse il suo regalo.
Avvolta in carta colorata vi era un’ampolla poco più grande di un pugno, con una sostanza nebulosa e liquida allo stesso tempo d’un grigio perlaceo, molto somigliante a quella all’interno dei Pensatoi.
<< Cos’è?>> fece invaghito ed impressionato Harry, che non era sicuro di aver identificato con esattezza che tipo di pozione fosse.
<< Non ha un nome preciso, o almeno non gliel’ho ancora dato… L’ho fatta io!>> ad un’alzata del sopracciglio di Harry, Al specificò: << O meglio… Un po’ mi hanno aiutato a realizzarla Rosie e zia Hermione >> ridacchiò << Ma l’idea ti assicuro che è mia!>> annuì con vigore, felice di vedere il padre interessato << Serve praticamente ad identificare oggetti che puoi aver dimenticato, anche quelli rimossi da incantesimi di Obliviazione! Con un po’ di fortuna riuscirò a crearne certe che ricostruiscono anche intere azioni rimosse dall’incanto. Mi sono un po’ rifatto alla Ricordella, però vedi cosa succede se levi il tappo… >> fece entusiasta il giovane.
Harry fu già molto colpito dal fatto che Albus avesse esteso l’effetto-Ricordella anche a oggetti dimenticati per via d’incantesimi d’Obliviazione. Era davvero un piccolo genio. Obbedì e levò il tappo.
Il vapore/fluido perlaceo uscì dalla bocca dell’Ampolla, per prendere la forma d’un cuore che pulsava. L’iniziale incomprensione di Harry ed Albus fu sostituita dalla meravigliata realizzazione del primo.
<< Papà, è un cuore, giusto?>> incalzò il giovane.
<< Direi di sì…>> fece il padre con un sorriso incalcolabile, un misto di gioia, commozione, miscelata a soddisfazione.
<< Uhm… Comunque, se hai altri oggetti dimenticati, basta che tappi l’ampolla, la agiti e te ne mostra altri, poi se è un oggetto non identificato… >> ed Albus partì con sorprendenti spiegazioni sulle proprietà dell’Ampolla; ma la mente di Harry vagava a ricordi che quasi non sembravano i suoi… Ma che allo stesso tempo era indiscutibile che lo fossero, come un sogno. Eppure non lo era, Harry era sicuro che quell’oggetto c’entrasse qualcosa con Severus Piton, l’insegnante meno amato da Harry, ma, al contrario, uno degli eroi più amati. E poi ricordò, come l’inchiostro simpatico che rivela parole su di una pergamena: sua madre, il cuore dell’ampolla di Piton illustrato dall’Ampolla di Albus, il bacio e… Sì, l’Incantesimo Obliviatore...
<< Papà..?>> gli domandò il figlio, scuotendolo per un braccio, incuriosito << Allora, ti piace?>>
<< Molto, grazie>> rispose Harry, abbracciandolo forte, poi gli tenne una mano sulla spalla e sussurrò: << Ci credi nell’amore eterno, Albus Severus Potter?>> gli sussurrò sorridendo.
<< Non so… Penso che non possa durare per sempre, perché alla fine si muore, giusto?>> domandò, colto un po’ alla sprovvista.
<< L’Amore è qualcosa che trascende la Morte, ricordatelo sempre. E lì, dove si trovano tutti i nostri cari defunti, ci osservano e ci trasmettono delle cose, il loro Amore, che non svanirà mai>>.
Così come Lily Evans aveva trasmesso il proprio amore a Piton tramite Harry, ora anche lui avrebbe ricambiato il gesto per l’anima di Piton. L’indomani sarebbe andato a trovare la sua tomba.
Albus si illuminò:
<< Perciò quel cuore che hai visto nell’ampolla… Potrebbe essere segno di un Amore che hai dimenticato?>> azzardò Albus, intuitivo e sveglio come sempre.
Harry sorrise e riprese a guardare il paesaggio estivo:
<< Sai Al? Penso proprio di sì. Ma se anche l’avesse dimenticato la mia mente, come vedi il mio cuore non ha fatto lo stesso errore… Hai fatto proprio un incantesimo coi fiocchi!>>
Harry pensò, anche se non poteva ancora dirlo ad Al -così giovane-, che Severus Piton era arrivato ad amarlo -meglio, ad amare lui e sua madre- a tal punto che il cuore del suo ex insegnante non poteva più essere trattenuto in quella piccola e ormai vuota Ampolla.
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: francycnarf