Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Floriana    31/10/2010    0 recensioni
Come nascono due anime gemelle? La storia di Maya e Masumi ha le sue radici nella vicenda di Chigusa Tsukikage e Ichiren Ozaki, il cui amore ha portato all'opera scomparsa "La Dea Scarlatta". Chi erano, come si sono conosciuti, come si sono amati Chigusa e Ichiren? Come hanno influito Eisuke Hayami, Aya Fujimura, e l'"imperatore" Takamiya, nonno di Shiori, nella storia che ci tiene col fiato sospeso da oltre trent'anni? In questa saga, in cui tra vicende belliche e intrighi finanziari la protagonosta Chigusa Tsukikage scoprirà l'amore, l'odio, l'arte e la potenza della sua maschera di vetro, lo saprete...
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Chigusa Tsukikage
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Midori
Non era che un’ombra scura nella notte. I capelli corvini acconciati nella crudele e sublime maniera che si conveniva alle donne del suo stato. Il raffinato kimono di seta verde scuro mandava bagliori d’argento che si perdevano nei ricami neri del tessuto. Un telo di seta nera copriva il canestro che portava appeso al braccio, e perfino il ticchettio dei suoi okobo neri sulla strada si perdeva nel silenzio notturno come il passaggio di uno spirito che teme la luce del giorno. Veniva avanti sulla via, il volto dipinto di bianco che spiccava come una luna piena nel buio, le labbra rosse come il peccato che aveva commesso, le sopracciglia, tracciate nette dal nerofumo, a fare ombra ai suoi splendidi occhi, insolitamente grandi e verdi, che l’avevano resa celebre tra le geishe della città.

Gli occhi verdi della geisha conosciuta come Midori Satsuki non versavano lacrime, e il suo volto bianco non mostrava emozione, mentre ella camminava  a testa alta, ticchettando a passi piccoli e svelti sul selciato, come anni e anni di professione le avevano insegnato a fare. “Qualunque cosa accada, ricorda chi sei e quel che vali. Mai chinare il capo, mai lasciarti turbare”, le avevano insegnato, quando era solo una giovane maiko vergine. “Mai mostrare le tue vere emozioni. Chi ti incontra deve avere l’impressione di avere una visione divina: questo è il tuo valore. Gli uomini vengono con noi per avere l’illusione di portarsi a letto un angelo. Quindi, non devi mai dare l’impressione di essere una donna qualsiasi. Il trucco del tuo viso è la tua maschera, la tua difesa e la tua forza. Ma se la tua maschera si infrange, il tuo valore scompare”.

Dieci mesi prima, la maschera si era infranta. Midori Satsuki aveva commesso l’unico peccato che alle artiste dell’amore non si perdona mai: aveva amato veramente un uomo, come amano le “donne qualsiasi”. Egli era al seguito di un grosso capomafia locale, che l’aveva voluta ad una festa privata. Era giovane e aveva il viso di un angelo, anche se le sue mani erano già sporche di sangue. Midori aveva danzato tutta la sera per il capomafia, gli aveva versato il tè, aveva tenuto conversazione con lui solo. Ma il ragazzo dal viso d’angelo, discreto e senza mai muoversi dal suo posto, non le aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno un momento, ed ella, da qualche parte nella sua anima, aveva subito compreso di chi fossero gli occhi che, tra tanti presenti nella sala, le bruciavano il cuore.

Quando Midori rientrò a casa quella notte, trovò il ragazzo dal viso d’angelo ad attenderla nel cortile. Da quel momento, e per un mese intero, si amarono ogni notte, di nascosto, guidati solo dalla disperata sete che avevano l’uno dell’altra a dispetto di ogni ragione, del loro passato, della loro età, della loro condizione. Ma quel che era inevitabile accadde. Il capomafia scoprì che il giovane amava la sua geisha, e senza pietà lo uccise. Midori restò confinata nella sua okiya per i nove mesi successivi, perché l’amore non è mai senza conseguenze, e una nuova vita stava fiorendo dentro di lei a causa dell’incontro con quell’angelo.
Poiché non aveva voluto abortire, Midori si era piegata al ricatto della padrona dell’okiya: in cambio della vita del neonato, dopo la sua nascita avrebbe lavorato per tutta la vita come schiava nell’okiya. Quando la bambina nacque – una splendida bambina, che aveva ereditato i tratti angelici del padre e i penetranti occhi verdi della madre – la padrona indicò a Midori un posto dove abbandonarla: la casa di due coniugi che raccoglievano bambini di strada, e che, a tempo debito, forse avrebbero restituito la bambina all’okiya perché ripagasse il debito di sua madre.

Verso questa casa si incamminava quella notte Midori Satsuki, seguita da una serva dell'okiya perchè non fuggisse, col suo viso inespressivo bianco come la luna tra le nubi nere e il canestro con la bimba infilato al braccio. Aveva ottenuto di vestire, quella notte per l’ultima volta, gli abiti meravigliosi della sua professione, perché l’anima della bambina portasse nel suo inconscio l’immagine della madre, e del proprio stesso destino. Anche la piccola, un giorno, avrebbe portato abiti meravigliosi e una maschera sul volto. Anche lei sarebbe stata amata da uomini che le facevano ribrezzo, e avrebbe amato colui che era proibito amare.
Midori Satsuki depose la cesta davanti alla porta della casa. Sollevò il telo nero che la copriva, per vedere la piccola dormire ignara e serena. Non la baciò, perché ogni emozione era morta nel suo cuore. Ma, prima di  scomparire come un’ombra nella notte, volle darle un nome che l’aiutasse a trovare la sua strada nel mondo, e nella cesta che era la sua prima culla depose un piccolo pezzo di stoffa che recava la scritta: Chizu.
  
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