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Autore: micht82    01/11/2010    1 recensioni
uno scrittore alle prese con un blocco, riceve una telefonata che gli cambierà la vita.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati tre mesi ormai da quando mia figlia si era stabilita definitivamente a casa mia e il
legame che mi univa a Giada si era rafforzato.
Attraverso il padre di Noemy, che era il mio avvocato, feci inoltrare la richiesta di affidamento, non
avrei permesso a Silvana di portarmela via.
Secondo lui c’erano tutte le possibilità che qualsiasi giudice mi affidasse la bambina. Silvana era in
carcere, probabilmente non avrebbe trovato subito un lavoro in tempo breve, mentre io ero il padre
e potevo darle tutto quello di cui aveva bisogno.
A crescere Giada insieme a me c’era anche Noemy che continuava a viziarla in ogni modo. Dal
canto suo, Giada accettava i regali, ma solo una volta ogni tanto, perché a mio avviso più delle cose
materiali cercava di avere un rapporto amichevole con lei e Noemy era speciale anche in questo,
sapevo che sarebbero diventate ottime amiche.
Dovevo riconoscere che Maria aveva fatto un ottimo lavoro con nostra figlia, speravo solo di
riuscire a proseguire sulla linea che lei aveva tracciato.
In quel momento mi trovavo nel mio studio a scrivere, ormai mi mancava poco per finire ero sicuro
che in una settimana avrei terminato il romanzo, quando improvvisamente mi sentii chiamare.
“Berto… noi andiamo” disse Giada affacciandosi alla porta dello studio.
“E dove andate?” chiesi curioso.
“A fare shopping, chiaro” rispose Noemy che era dietro a Giada.
“Ancora! Ci siete state la settimana scorsa” sbottai stupito.
“Sono riuscita a convertirla ad Hello Kitty e quindi devo approfittare subito della situazione” disse
Noemy con un aria di trionfo in volto.
“E vero?” chiesi esterrefatto a Giada.
“Noemy sa essere molto convincente quando vuole” disse con un sorriso furbo dipinto sul viso.
“Mi arrendo! Ci vediamo dopo, devo correggere alcune cose ne capitolo”
“Bravo Berto scrivi, sono troppo impaziente di leggere” gli brillavano gli occhi mentre lo diceva.
“Va bene tesoro, tu divertiti” dissi sorridendo.
Erano passate tre ore da quando erano uscite e cominciavo a preoccuparmi, ma all’improvviso
suonò il campanello.
Mi avviai verso l’ingresso tutto contento di rivederle.
Aprii la porta e il sorriso si spense dal mio volto davanti a me c’era l’ultima persona che avrei
voluto vedere, anche se erano passati più di dodici anni dal nostro ultimo incontro, non potevo non
riconoscere quegli occhi neri come il carbone che mi guardavano sprezzanti.
“Cosa vuoi Silvana? Non sei la benvenuta qui!”
“Voglio solo mia nipote, la direttrice mi ha detto che stava a casa tua” la sua voce era ancora più
roca di quel che ricordavo.
“Non è qui è fuori, ti credevo in prigione!” dissi stupito.
“Come puoi vedere mi hanno scarcerato, fatti da parte!” e marciando sicura entrò dalla porta
obbligandomi a spostarmi
“Giada dove sei?” chiamò a gran voce aggirandosi per la casa.
“Ti ho detto che non c’è… fuori da casa mia!” stavo cominciando a infuriarmi.
“Me ne andrò solo con mia nipote” disse mentre stava salendo le scale.
La seguii immediatamente, in me stava emergendo tutto l’odio che provavo per lei, avrei voluto
prenderla in malo modo e cacciarla da casa mia, ma volevo anche sapere perché aveva raccontato
quelle bugie a Giada.
Era entrata nel mio studio e si aggirava guardinga e quando mi sentì arrivare alzò lo sguardo su di
me.
“Dov’è Giulia?” disse urlando.
“Mia figlia sta bene, è in giro con Noemy” le dissi con aria di sfida.
“Adesso la chiami mia figlia noto che hai fatto presto ad abituarti alla sua presenza, ma non sei
capace di occuparti di una bambina se la lasci nelle mani di una sciocca!” disse sarcastica.
“Di Noemy mi fido ciecamente, non è più la ragazzina viziata che conoscevi tu, è cambiata, il fatto
che Maria se ne sia andata l’ha fatta maturare molto. Adesso è una stimata dottoressa, è mia amica.
Non ti permetterò di portarmi via Giada” dissi deciso.
“Giada verrà via con me, sono sua zia l’ho cresciuta e non intendo rinunciare a lei”
“Nemmeno io rinuncerò a lei, ho già fatto richiesta di affidamento, dopo tutto sono il padre” dissi
guardandola dritta negli occhi.
“Per un tagico sbaglio, avevo detto a Maria che tu non eri la persona giusta, lei poteva avere di
meglio, ma quella stupida non riusciva a smettere di leggere le tue lettere cosa ci trovava non lo so.
Per un periodo mi aveva dato retta, ma tu continuavi a mandarle lettere e alla fine ha ceduto”
“Tu non volevi che mi frequentasse?” chiesi sconvolto.
“Certo… c’erano ragazzi più in gamba e più belli di te e anche più ricchi”
“E' per questo che vi siete trasferite, per allontanarla da me” dissi in tono accusatorio.
“Dopo la morte dei nostri genitori mi era rimasta solo lei, perciò avevo deciso che dovevamo
trasferirci. Ero convinta che la lontananza le avrebbe fatto dimenticare quella ridicola infatuazione
che aveva per te. Ma le cose non andarono come avevo previsto, poiché si accorse di essere incinta.
Per questo avevo dovuto agire in fretta è stato semplice farle trovare una lettera scritta al computer
che riportava te come mittente, voleva chiamarti ma usando il mio ascendente su di lei, l’avevo
convinta che doveva pensare alla creatura che portava dentro di se e così ha scelto il bambino
invece di te” aveva un sorriso di compiacimento in volto.
“Tu sei un mostro! Immagino che la lettera che ho ricevuto l’abbia scritta tu!” dissi puntandole
contro un dito.
“Non ci voleva molto a capirlo e sono anche riuscita ad evitare che ricevesse le tue lettere, infatti ho
raccontato al postino che la perseguitavi e che le lettere doveva darle solo a me”
“Tu mi hai impedito di vivere con l’unica persona che io abbia mai amato, di vedere la nascita di
mia figlia, di vederla mentre cresceva, starle vicino nei momenti di gioia e in quelli tristi, ma
soprattutto poterla sentire chiamarmi papà, tutto questo l’hai fatto per egoismo” le ultime parole le
dissi gridando.
“Dici che sono stata egoista? Avevo solo cercato di tenere insieme la mia famiglia, tu saresti
scappato a gambe levate appena ti avesse detto che era incinta e non doveva soffrire ancora, aveva
già patito troppo la scomparsa dei nostri genitori. In questo modo ha sofferto un po’ all’inizio, ma
poi si è ripresa, se invece la lasciavo a te avrebbe condotto un vita infelice”
“Tu non ti sei mai sforzata di capire com’ero, ti sei basata solo sull’apparenza. Avrei fatto di tutto
per Maria e Giada anche rinunciare a scrivere, non puoi neanche immaginare com’è stata fredda la
mia vita senza qualcuno che mi scaldasse l’anima e mi facesse sentire vivo.
L’amicizia stretta con Noemy mi ha aiutato molto in questi anni, ma da quando Giada è entrata nella
mia vita sono tornato finalmente a provare un profondo affetto per qualcuno” dissi iniziando con un
tono di voce alterato per finire con uno malinconico.
“Tu ti stai illudendo se pensi che Giada ricambierà questo affetto, le ho spiegato il motivo per il
quale non ha mai avuto un padre, quindi dubito che ti vorrà” disse ghignando.
“Non è vero!” disse una voce rotta dal pianto vicino alla porta.
“Giada…” ma non seppi proseguire oltre con le parole che mi si bloccarono in gola.
“Andiamo fuori di qui, Giada” le disse con noncuranza.
“Io con te non ci vengo! La mamma era infelice a causa tua, non sua” disse puntandoci il dito a
turno per indicarci.
“Non dire sciocchezze, ora tu verrai con me” disse in modo perentorio.
“No!” rispose ostinata, ritraendosi dalla porta.
Insieme a lei c’era Noemy che non avevo notato subito, evidentemente avevano trovato la porta
aperta ed erano saliti fin lì attirate dalle urla, mi chiedevo da quanto stessero ad ascoltare.
Silvana cominciò a marciare verso Giada a passo deciso, ma lei continuava a indietreggiare
guardandola con risentimento.
Mi mossi anch’io per impedire a Silvana di farle del male, lei non doveva neanche pensare di
poterlo farle, ma era riuscita ad afferrarla per un braccio, Giada tentava di divincolarsi con tutte le
sue forze.
“Lasciala!” dissi deciso.
Silvana cercava di trascinare Giada verso le scale, solo allora lei riuscì a liberarsi dalla sua presa,
ma la forza che aveva dovuto usare, le fece perdere l’equilibrio e mise un
piede in fallo sul primo gradino della scala cominciando a rotolare giù in modo scomposto.
Gridai con tutto il fiato il suo nome e mi precipitai giù per le scale per vedere come stava.
“Non toccarla” mi gridò Noemy allarmata.
Scese le scale in fretta, si avvicinò a Giada e con mani esperte cominciò a valutare la situazione.
“Chiama un ambulanza, sbrigati!” mi disse in modo concitato.
Presi immediatamente il telefono di casa e composi il numero con dita tremanti.
All’operatore descrissi l’accaduto e diedi l’indirizzo, gli dissi inoltre che un medico stava prestando
i primi soccorsi alla bambina da cui stava uscendo sangue dalla testa, a quella scena per poco non
svenni.
Era da circa tre ore che aspettavo seduto in sala d’attesa la fine dell’intervento alla testa di Giada.
Noemy mi aveva rassicurato sulle doti del neuro-chirurgo che la stava operando.
L’ansia e il dolore mi tormentavano l’animo, rivedevo costantemente la sua caduta e continuavo a
chiedermi se avessi potuto fare qualcosa per impedire tutto questo.
Le porte della sala operatoria si aprirono e ne uscirono Noemy con il medico che presumevo avesse
operato mia figlia, avanzavano piano parlottando fra di loro, mi alzai in piedi per raggiungerli.
“Come sta?” chiesi apprensivo.
“Berto, l’intervento è perfettamente riuscito. Si tratta di aspettare che si risvegli” disse con un
sorriso tirato.
“Signor Lombardo, non sappiamo quando la bambina si risveglierà, solo allora potremo giudicare
le sue reali condizioni. Quindi non ci resta che aspettare, noi abbiamo fatto tutto il possibile,
arrivederci” disse in tono professionale.
“Arrivederci” gli dissi mentre gli stringevo la mano.
“Noemy… dimmi la verità, per favore” era quasi una supplica.
“Berto calmati, come ha già detto il collega dobbiamo aspettare, perciò vai a casa e riposati” mi
disse comprensiva.
“Non posso lasciarla qui da sola” dissi deciso.
“Devi finire il romanzo”
“Chi se ne importa! Non voglio che si svegli mentre io non ci sono” dissi brusco.
“Adesso mi ascolti molto attentamente e farai esattamente quello che ti dirò” disse con un cipiglio
deciso, “Andrai a casa prenderai alcuni vestiti, la valigetta con il computer e poi tornerai qui e
finirai il romanzo, mentre tu farai queste cose, io ti farò trovare un letto in più e una piccola
scrivania nella stanza che ho fatto assegnare a Giada” mi disse con un tono che non ammetteva
repliche.
“Tu puoi fare questo?” chiesi incredulo.
“Io posso fare questo ed altro se è per una buona causa e adesso fila!” disse perentoria.
“Ma Giada…” provai a protestare.
“Finché non torni ci starò io, e se chiederà come mai il suo papà non c’è, le spiegherò tutto… quindi
non hai più scuse”
“Grazie” le dissi commosso dandole un bacio sulla guancia.
“Lo faccio solo per quell’angioletto, so che ci tiene troppo a leggere il libro” disse con gli occhi
lucidi, ero tremendamente fortunato ad averla come amica.
Erano tre giorni che stavo in ospedale nella stessa stanza di Giada. Lei era distesa sul letto con gli
occhi chiusi con il tubicino della flebo attaccato al braccio per nutrirla e con la testa fasciata da
bende.
Era diventata una lotta contro il tempo la mia, mi ero dato come obbiettivo da raggiungere quello di
finire il romanzo prima che Giada si risvegliasse, perché lei si sarebbe ridestata ormai avevo fatto
mia questa certezza.
Verso le due di pomeriggio arrivò Noemy, dopo un giorno di assenza e mi chiese di uscire un
momento dalla stanza, perché dovevamo parlare.
Appena uscii intravidi la sagoma a capo chino di Silvana e stavo per urlare, quando Noemy mi
prese la mano e mi disse “Berto rilassati, dobbiamo parlare di una questione importante perciò
andiamo nel mio ufficio”.
Ero restio a lasciare Giada, ma qualcosa nella voce e nell’espressione di lei m’indusse a seguirla
senza obbiettare.
Eravamo seduti intorno alla sua scrivania, mi era difficile guardare Silvana perciò la ignoravo,
anche se sapevo che aveva gli occhi puntati su di me.
“Berto, ieri insieme a mio padre abbiamo parlato con Silvana dell’affidamento di Giada e abbiamo
raggiunto un accordo” disse seria.
“Vi siete messi d’accordo senza dirmi niente?” la voce mi si alzo senza volerlo.
“Calmati… abbiamo concordato che la bambina sia affidata a te, ma dovrai consentire a Silvana di
vederla ogni tanto” disse paziente.
“Non se ne parla…” cominciai a dire in modo furente.
“Ragiona, non puoi escluderla dalla vita di Giada, anch’io ce l’ho con lei e abbiamo discusso a
lungo ieri, ma qui si tratta di decidere cosa è meglio per la bambina, lasciando perdere il passato,
perché quello non possiamo cambiarlo, ma guardare a un futuro dove Giada possa vivere serena”
davanti a me non c’era più la ragazzina viziata che avevo conosciuto tanto tempo fa, ma una donna
adulta che era diventata molto saggia.
“Sarà Giada a decidere, la ritengo una bambina intelligente, e io mi fido del suo giudizio, siete
d’accordo?” chiesi ingoiando l’orgoglio.
“Alberto… vorrei che tu capissi quanto tengo a Giada, è l’unica cosa bella che mi è rimasta, ti prego
non fare il mio stesso errore” per la prima volta mi voltai a guardarla dritta negli
occhi e il suo sguardo non poteva essere più diverso da quello in cui si era presentata a casa mia, in
quel momento esprimeva solo dolore e pentimento, l’incidente subito da Giada evidentemente
aveva sortito quel cambiamento nel suo comportamento.
“Silvana non posso perdonarti per ciò che hai fatto o per lo meno non subito, ma io non cercherò
mai di mettere Giada contro di te, anche se non l’accetto, tu fai parte della famiglia e lei ha bisogno
anche di te” la situazione non mi piaceva, ma per mia figlia ero disposto anche a questo sacrificio.
“Grazie… per me è difficile lasciarla, ma ho visto che ha scelto te, non voglio frappormi tra voi, ho
già sbagliato una volta e solo adesso capisco che ho fatto vivere a mia sorella una vita a metà, a
Giada non deve succedere” avevo quasi la certezza che avesse parlato con sincerità e per il
momento mi bastava.
“Bene ora che ci siamo chiariti, possiamo andare da Giada” disse Noemy sorridendo.
“Aspettate… penso che queste vi possano interessare” disse Silvana prendendo dalla borsa un porta
fotografie.
Presi in mano le fotografie e cominciai insieme a Noemy a guardarle. Le lacrime cominciarono a
scorrere senza possibilità di fermarle, in quelle immagini potevo vedere tutta la crescita di Giada
c’erano foto di quando era una neonata con pochi capelli neri in testa, fino ad arrivare ai giorni
nostri, erano comprese le feste di compleanno, le giornate al mare, le gite nei boschi e in tutte c’era
il suo sorriso accecante.
Quando ebbi finito, vidi che anche Noemy era visibilmente commossa, mi ero girato per restituire le
foto quando mi accorsi che Silvana era sparita.
Mi alzai e andai, insieme a Noemy nella stanza di Giada e trovammo Silvana accanto a lei intenta a
tenerle la mano.
“Adesso me ne vado, vi chiedo solo di avvisarmi quando si riprende” disse con gli occhi lucidi.
Noemy annuì con la testa e Silvana che si stava dirigendo verso la porta.
“Grazie per avermi fatto vedere le foto” dissi restituendole il porta fotografie.
“Tenetele, queste sono per voi” disse serafica e uscì dalla stanza.
Era passata una settimana dall’incidente e in Giada non c’era stato nessun miglioramento, questo
cominciava seriamente a minare le mie certezze, temevo di non poter più
vedere sorridere mia figlia.
Quando scrissi l’ultima parola del libro andai alla prima pagina e scrissi la dedica, poi salvai tutto
sulla penna usb. Noemy mi aveva detto che avrei potuto stamparlo con la stampante del suo ufficio
per farlo leggere a Giada.
Quando spensi il computer erano le tre di notte e decisi di sedermi accanto al suo letto. Le presi la
mano delicatamente e cominciai a massaggiarle il dorso con il pollice, speravo che prima o poi
riuscisse di nuovo a stringerla attorno alla mia. Appoggiai la testa al letto perché ero stanco, avrei
potuto andare nel letto affianco, ma non riuscivo a staccarmi da lei.
“Giada… il libro aspetta solo la tua recensione” dissi sottovoce e gli occhi mi si chiusero senza
volerlo.
Ero in fase di dormiveglia quando sentii che qualcuno mi stava accarezzando i capelli e il viso,
probabilmente era Noemy pensai d’istinto.
“Papà… sei sveglio?” mi disse una voce dolcissima.
Aprii subito gli occhi ancora carichi di sonno e in quella nebbia intravidi il volto sorridente di Giada
che mi guardava con tenerezza.
“Sei sveglia!” dissi con la voce ancora un po’ roca.
“Anche tu, adesso” disse ridendo piano.
“Stai bene?” chiesi preoccupato.
“Sto bene papà” disse raggiante.
“Mi hai chiamato papà!” dissi emozionato.
“Si tu sei il mio papà! Avrei dovuto chiamarti prima così” e sul suo viso si disegnò un aria
colpevole.
“Non importa… avevi bisogno di tempo, non ti preoccupare avevi le tue ragioni” dissi
comprensivo.
“Non ti ho raccontato tutto, era da un po’ che volevo parlartene” disse triste.
“Dimmi tutto senza problemi” dissi comprensivo.
“Quando mi hai fatto leggere la lettera avevo intuito che l’aveva scritta la zia, lei e la mamma hanno
la stessa grafia, ma la zia e maniacale nel mettere i puntini sulle i, mentre la mamma non li metteva
mai. Ma non riuscivo a fidarmi di te, poteva essere un trucco, così ho pensato che se venivo a casa
tua e trovavo un'altra donna o delle foto di lei, potevo smascherarti e invece ho trovato solo
fotografie di te e la mamma felici e quando parlavi di lei si vedeva che le volevi bene, lì ho
cominciato ad avere dei dubbi, tu sei troppo fantastico per abbandonare la mamma sola e incinta”
Mi alzai, anche se avevo i muscoli che urlavano dal dolore e l’abbracciai teneramente, facendo
attenzione alla fasciatura alla testa, con lei che mi stringeva forte.
“Non sapevo di avere una figlia così attenta ai dettagli” dissi scherzando.
“Diciamo che sono brava a coglierli” disse ridendo.
“Papà, secondo te perché ci siamo trovati subito in sintonia dopo che ci siamo parlati?” mi chiese
curiosa.
“Giada penso sia stato l’amore, ho sempre pensato ad esso come a un tipo di magia, capace di
incantarti e ha gettato su di noi un potente incantesimo appena ci siamo parlati, perché tutti i tipi
d’amore riescono a vincere qualsiasi tipo di ostacolo” dissi baciandole la fronte.
“Nella stanza entrò anche Noemy che esplose dalla gioia e si unì al mostro abbraccio.
“Berto potresti andare fuori un attimo? Vorrei visitare questa bellissima bambolina” disse gioiosa.
“Va bene, andrò nel tuo ufficio…” e strizzai l’occhio.
“Vai pure, fa come se fosse tuo” strizzando l’occhio di rimando.
Giada aveva lo sguardo incuriosito, ma non fece domande probabilmente aveva già intuito
qualcosa.
Dopo mezz’ora tornai con un fascio di fogli pronti per essere letti. Speravo sinceramente in un
recensione positiva, ma non potevo esserne sicuro poiché l’avevo scritto in circostanze particolari.
Appena entrai vidi che Giada stava parlando al telefono, dagli spezzoni di conversazione intuii che
stava parlando con Silvana.
Mi avvicinai a Noemy che mi disse che a una prima visita la bambina era perfettamente in sé e che
non aveva riportato danni, ma per sicurezza le avrebbero fatto una TAC.
Quando finì la conversazione telefonica ridiede il cellulare a Noemy che a sua volta uscì dandole
un bacio sulla guancia.
“Che ne pensi dell’accordo, Giada?” chiesi con un certo timore.
“Lo trovo giusto, la zia mi ha detto che ha commesso tanti sbagli, ma che mi vuole bene, quindi
devo andare anche da lei, tu che ne pensi?”
“Giada quello che tu decidi, per me va bene, perciò ogni tanto ti accompagnerò da lei”.
“So che ti ha fatto soffrire, ma lei mi ha cresciuto insieme alla mamma, non posso abbandonarla”
disse comprensiva.
“Lo capisco e non mi opporrò… questo è per te, leggilo quando ti sentirai in grado” dissi tranquillo.
“Lo sapevo che l’avevi finito” urlò di gioia strappandomi le pagine di mano.
“Papà, io qui sto bene al momento, perciò perché non vai a casa e dormi un po’? te lo sei meritato”
disse sorridendo.
“Sicura?”
“Certo.. vai! È un ordine, ci vediamo domani” disse indicandomi la porta con la mano ridendo.
Andai a casa con il sorriso sulle labbra, riuscii finalmente a fare una doccia come si deve, la barba e
dormire serenamente.
L’indomani arrivai all’ospedale al mattino, ed entrai nella sua stanza silenziosa, forse dormiva,
invece la trovai intenta a leggere, mi sedetti sulla sedia senza far rumore per non disturbarla, visto
che non si era accorta della mia presenza.
Quando posò anche l’ultima pagina vidi che aveva gli occhi arrossati per il pianto.
“Papà… è bellissima!” disse appena mi vide con voce emozionata.
“Pensi che piacerà all’editore?”
“Se dice che non gli piace lo strozzo!” disse combattiva.
“Ti è piaciuta la dedica?” chiesi speranzoso.
“A Giada il mio gioiello più prezioso” citò alla lettera “Come pensi che non mi sarebbe piaciuto?
Fidati di me, il libro sarà un successo” disse alzandosi dal letto per venire tra le mie braccia che
l’accolsero teneramente.
Infatti quando il libro uscì nelle librerie andò a ruba, perfino le recensioni furono positive, ma
l’unica che a me interessava l’avevo incorniciata, perché era della persona che aveva reso possibile
questo libro.
   
 
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