Losing grip
Palleggia.
Tira. Canestro. Palleggia. Tira. Canestro. Palleggia. Tira. Canestro.
Ero
totalmente concentrato sulla palla; c’eravamo soltanto io,
lei e l’altro. No,
non era una telenovela romantica.
La
verità era che dovevo allenarmi a giocare a pallavolo per il
torneo di
quartiere, non gingillarmi sul campo di basket, ma il fatto era che,
anche se
Damon e Josh volevano affrontarsi, non era detto che sarebbero capitati
uno
contro l’altro e se uno di loro fosse finito contro May
sarebbe stato eliminato
in cinque minuti.
Quindi
che motivo c’era di sprecare il mio tempo con la pallavolo?
Tirai
di nuovo la palla, facendo l’ennesimo canestro.
In
realtà era un’altra la sfida che mi innervosiva:
quella contro Norris. Per
quanto odiassi ammetterlo lui era davvero un ottimo giocatore e non ero
sicuro
di poter riuscire a batterlo. Se non altro, però, May stava
migliorando. Per
fortuna.
«Lo
sapevo che ti avrei trovato qui».
Fermai
il pallone e mi voltai verso Ryan, scostandomi i capelli dalla fronte
sudata.
Che grande scoperta, il campo da basket era l’unico luogo che
riusciva a
calmarmi.
«Chi
ci fai da queste parti?» gli chiesi, asciugandomi la faccia
con il bordo della
canottiera. Mamma non ne
sarebbe stata contenta.
«Volevo
chiederti se ti andava di fare un giro, devo scattare delle foto dal
lungomare»
mi spiegò allegro.
«Non
posso. Non c’è nessuno in casa e Damon
è fuori senza chiavi».
«Dov’è
andato?»
Feci
una smorfia «A casa Harris. May gli sta insegnando a giocare
a pallavolo»
sibilai disgustato.
Lui
alzò le sopracciglia «E a te no? Povero, piccolo
Danny, lasciato tutto solo!»
«Oh,
taci! Chi vuole imparare uno sport stupido come la
pallavolo?» tirai con forza
la palla sul cemento, facendola rimbalzare in un angolo.
Ryan
ghignò divertito «Te la sei presa, vero? Damon
sì e tu no».
Gli
lanciai un’occhiataccia «Ti ho detto che non me ne
importa nulla! Che facciano
pure quello che vogliono, anzi, sai cosa ti dico? Vengo con
te» così
Damon
imparava a fraternizzare col nemico.
«Almeno
vai a dirglielo» mi consigliò Ryan ridacchiando
come uno stupido. Cosa ci
trovava di così divertente proprio non lo sapevo.
«Io
a casa di Harris non ci vado!»
«Ti
vergogni?»
«Vai
al diavolo!»
E
fu così che mi ritrovai a suonare il campanello della mia
simpatica
dirimpettaia con Ryan che cercava di trattenere le risate, sperando che
la
signora Harris non ci fosse per evitare che mi invitasse a bere
qualcosa e non
mi lasciasse più andare.
Fortunatamente
aprì Juliet che ci salutò allegramente
«Ciao ragazzi, cosa posso fare per voi?»
Nonostante
fossero passati due anni dalla fine della mia cotta per lei, non potevo
fare a
meno di sentirmi imbarazzato «Ciao Juls, Damon è
ancora qui?»
«Sì,
è con May ed Emily sul retro. Stanno facendo una confusione
allucinante, ma sta
bene» mi rispose con un sorriso.
«Bene»
più o meno
«Volevo so-».
«Emily?»
mi interruppe Ryan, spostandomi di lato «Emily Snow
è qui?!»
Juliet
lo fissò sorpresa e mi lanciò
un’occhiata perplessa «Sì,
per-».
«Perfetto!»
esclamò il mio amico, con un sorriso che avrebbe potuto
abbagliare anche i
bagnanti in spiaggia, stringendo le mani di Juliet e guardandola
implorante
«Vero che possiamo restare?» piagnucolò.
«Ehm…
sì, cer-» Juls lo fissò stralunata,
probabilmente pensando che fosse pazzo,
prima di venire interrotta di nuovo.
«Grazie!»
esclamò Ryan, superandola e fiondandosi dentro, come se
fosse stata a casa sua.
Io
mi massaggiai la fronte esasperato «Scusa, ma si è
preso una sbandata per la
Snow e non capisce più nulla. Non che prima fosse tanto
normale».
Juliet
scoppiò a ridere divertita «L’avevo
immaginato. Vuoi entrare anche tu?» mi
chiese ironica.
Io
scrollai le spalle e varcai la soglia con un sorriso.
Che
si spense quando mi ritrovai nella loro cucina faccia a faccia con May.
Lei
sbuffò «Certo che sei davvero una
persecuzione».
Decisi
di ignorarla, mentre Juliet prendeva le mie difese «Sii un
po’ più cordiale,
May. Stai diventando troppo acida».
Si
fissarono per un attimo, impegnate in una di quelle conversazioni fatte
di
sguardi che io proprio non capivo per nulla. Alla fine May
alzò le spalle,
chiuse il frigorifero e tornò in giardino.
Juliet
sospirò, seguendola ancora per qualche istante, poi si
voltò verso di me «Io
devo mettere via un paio di cose, ma arrivo subito, tu intanto
raggiungi pure
gli altri» mi salutò con un cenno del capo e un
sorriso, per poi avviarsi al
piano superiore.
Io
sospirai e uscii dalla porta di servizio, tornando alla calura
pomeridiana.
Sotto il sole, Damon si passava la palla con May ed Emily, che ogni
tanto gli
correggevano la postura o la posizione delle mani, mentre Ryan scattava
foto
qua e là, puntando l’obbiettivo sempre nella
direzione della Snow.
«Ehi,
Dan!» esclamò Damon non appena mi vide
«Sei venuto a giocare anche tu?»
Dovetti
mordermi la lingua per non dire niente di offensivo nei confronti della
padrona
di casa, che si limitava a fissarmi con i suoi occhi azzurri.
«No.
Sono venuto per…» non sapevo cosa rispondere,
perché nonostante in alcuni
momenti avrei voluto strangolarlo, Ryan rimaneva il mio migliore amico
e non
ero sicuro che fosse la cosa giusta rivelare che l’avevo
soltanto seguito nel
suo sprint verso Emily.
Ma
fu proprio lei che mi evitò una risposta «Damon ha
detto che partecipi anche tu
al torneo. Perché non ci alleniamo insieme?»
«Sì,
alleniamoci tutti insieme!» esclamò Ryan con
sguardo acceso.
Alzai
gli occhi al cielo «Tu non partecipi» gli ricordai
annoiato.
«Questo
non vuol dire che non ami la pallavolo con tutto il mio
cuore!» mi lanciò uno
sguardo divertito, che si trasformò non appena Emily gli
rivolse la parola.
«Ti
piace la pallavolo?» chiese curiosa.
A
qualche metro di distanza vidi May esibirsi nella mia stessa smorfia.
«Ma
certo che mi piace! E’ il mio sport preferito!» Ryan
il Conquistatore alla
riscossa.
Mentre
quei due cominciavano a parlare, Dom venne a farmi vedere quello che
aveva
imparato.
«E
so fare anche il muro! Solo che May dice che sono troppo
basso» le lanciò uno
sguardo colmo di risentimento, che lei ignorò «Io
non sono basso».
Alzai
un sopracciglio verso May, che rispose con una scrollata di spalle. Certo,
a
lei non importava dover sopportare per la prossima settimana le
lamentele di
Damon e i suoi inutili tentativi di allungarsi.
«Ma
anche se fa l’antipatica è molto brava a
spiegare» continuò poi con un sorriso,
facendomi quasi strozzare con la mia stessa saliva.
«May?
Brava a spiegare?»
«Sempre
meglio di te, Smith» sibilò irritata, incrociando
le braccia con aria stizzita.
«Non
ci credo».
«Non
me ne importa».
«Perché
allora non provate? Io gioco con Damon» propose Juliet,
appena arrivata.
«Non
ci penso nemmeno!» esclamammo all’unisono io e May,
lanciandoci subito dopo
un’occhiataccia.
Ma
lei ci ignorò candidamente «Ti va,
Damon?» gli chiese con un sorriso, lui non
poté fare a meno di accettare e ricambiare, visto che
adorava indiscutibilmente
Juliet.
E
io e May fummo lasciati a fissarci con odio.
«Sia
chiaro, non voglio imparare nulla da te».
«Sia
chiaro, non voglio insegnare nulla a uno come te».
Sbuffammo
entrambi e non riuscii a trattenermi dal domandarle «Non
dovresti allenarti a
basket, invece di pallavolo?»
Lei
roteò gli occhi azzurri «Odio il basket tanto
quanto tu odi la pallavolo».
«Però
ti tocca farlo».
«Anche
a te».
Era
frustrante parlare con May: non faceva altro che ributtarti in faccia
tutto
quello che le dicevi. Dovevo ammettere che mi era capitato di pensare a
come
potesse essere parlarle come facevo con Juliet, ma c’era
sempre qualcosa che mi
bloccava, perché non riuscivo a pensare a lei come a sua
sorella. Se immaginavo
di stare con lei, o litigavamo o facevamo altre
cose, che mi lasciavano
spesso col fiato corto e una strana sensazione nello stomaco. Non avevo
quasi
mai pensieri di quel genere, e men che meno avrei voluto averli su di lei,
però ero un ragazzo e certe cose le notavo, anche
da sbronzo.
Se
mi piaceva Juliet per il suo aspetto, non poteva non piacermi anche
May, visto
che erano gemelle, l’unica cosa di May che non riuscivo
proprio a sopportare
era il suo carattere scontroso. Se
fosse stata diversa non mi sarei stupito
se me ne fossi innamorato.
«Dimmi
la verità» cominciò dopo qualche
secondo «Quanto è forte Norris?»
Feci
una smorfia e distolsi lo sguardo, tutto quello che riuscii a mormorare
fu un
«E’ bravo».
Ma
lei capì lo stesso, perché se ammettevo che una
persona che non sopportavo era
brava, allora era brava sul serio.
Imprecò
lievemente e borbottò «Allora dovrò
fare sul serio».
Sentendo
quelle parole un piccolo dubbio si fece strada dentro di me
«Non vorrai dire
che fino ad adesso hai giocato e basta».
May
non rispose subito, ma alzò un sopracciglio biondo divertita
«Gioco a
pallavolo, Daniel, so come usare una palla».
Per
la prima volta nella mia vita lo sguardo di May riuscì a
mandarmi a fuoco le
guance e io ringraziai chiunque avesse deciso di rendere la giornata di
oggi
così tremendamente calda. Piccola
imbrogliona.
Il
torneo di quartiere fu un delirio.
Come
c’era da aspettarsi vinsero May ed Emily, entrambe giocatrici
titolari della
squadra dell’università. Damon saltellò
letteralmente di gioia quando vincemmo
contro i fratelli Wilson e io mi divertii un mondo a stracciare Matt.
Ma niente
poteva battere la faccia sconsolata del mio capitano quando May gli
rifilò un
altro due di picche. In realtà ero piuttosto convinto che
continuasse a
provarci con lei per puro divertimento, perché avevo notato
le occhiate che
lanciava a Juliet, quando pensava che nessuno stesse guardando.
Il
culmine si raggiunse quando Ryan stampò un bacio sulla bocca
di Emily, che la
prese decisamente meglio del previsto, visto che cominciarono ad
assomigliare
spaventosamente a due ventose, tanto erano appiccicati. A quanto pareva
la loro
relazione non aveva fatto altro che svilupparsi in meglio dalla prima
volta che
si erano parlati, qualche tempo prima.
Io
e May avevamo continuato gli allenamenti e lei stava dando davvero il
massimo e
dovevo ammettere, seppur riluttante, che quando voleva sapeva essere
molto
brava.
Ed
incredibilmente era in grado anche di non essere insopportabile, specie
quando,
invece di insultare me, lanciava improperi a Norris e la Green.
Sì,
iniziava a diventare più semplice starle accanto. Non
che fosse il mio
passatempo preferito, chiaro. Se
potevo, preferivo ancora starle il più
lontano possibile, non mi ero rincitrullito del tutto. Solo che avevo
iniziato
a notare che la sua espressione tranquilla era molto più
bella di quella
stizzita. E che aveva un bel paio di-
«Ehi,
bello addormentato, ci sei?» Matt mi agitò una
mano davanti agli occhi,
riscuotendomi fortunatamente dai miei pensieri, che stavano prendendo
una piega
preoccupante.
«Che
vuoi?» esclamai ad alta voce, cercando di superare il
frastuono della musica.
Lui
mi fissò con un’espressione divertita «A
cosa stavi pensando?» urlò, chinandosi
verso di me, dall’altra parte del tavolo «Sembravi
un ebete!»
Feci
una smorfia «Non è vero!».
«Ti
prego, sembravi Ryan mentre guarda la Snow!»
Spalancai
la bocca, offeso «Non dire cazzate!» Come se avessi
davvero potuto avere
quell’espressione da imbecille pensando a May «A
proposito, dov’è finito Ryan?»
Matt
scrollò le spalle «E’ da un pezzo che se
n’è andato con la sua bella, probabilmente
nel parcheggio a limonare. Sul serio, ma su che pianeta sei finito, nel
frattempo?»
Gli
lanciai un’occhiataccia «Taci!» Non
avremmo dovuto lasciare che fosse Ryan a
decidere il locale dove andare quella sera, sicuramente si era messo
d’accordo
con Emily per trovarsi lì, anche quando avrebbe dovuto
passare la serata con
noi, i suoi migliori amici. E di sicuro Emily non era venuta da sola,
ma si era
portata dietro May e io non avevo voglia di trovarmela davanti quando
potevo
evitare di vederla, con la sua gonna corta e le gambe scoperte. E i
capelli
sciolti che svolazzavano qua e là, lasciandosi dietro una
scia di odioso
profumo alla mandorla, e la scollatura indecente, che praticamente ti
obbligava a dare una sbirc-
«Lo
stai facendo ancora!» esclamò Matt esasperato,
svegliandomi dalla trance in cui
ero piombato.
Saltai
su, spaventato «No!» negai, spalancando gli occhi. Cacchio,
l’avevo fatto di
nuovo.
Vidi
Matt alzare gli occhi al cielo «Si può sapere cosa
ti succede? Sei più strano
del solito!»
«Sto
benissimo! E non ho niente che non va!» strillai con voce un
po’ più acuta del
normale, guadagnandomi un’occhiata inquisitoria.
«Senti»
cominciò lui, fissandomi attentamente «sei uno dei
miei migliori amici, ti
conosco praticamente da dieci anni e so che l’unica volta che
hai avuto quella
faccia è stato quando pensavi continuamente a Juliet. Ora mi
spieghi cosa
diamine mi stai nascondendo» il suo sguardo si
incupì appena, non appena
menzionò Juliet.
«Ti
piace Juliet?» gli chiesi a bruciapelo.
Ebbe
uno strano tic del capo ed esitò, prima di lanciarmi
un’occhiataccia e sibilare
«Non cercare di sviare la conversazione!»
Cazzo. Non
potevo certo dirgli che era da almeno una settimana che avevo strani
pensieri su May. Non
l’avrei ammesso neanche morto!
«Non
ti sto nascondendo niente, perché dovrei?» cercai
di non incontrare i suoi
occhi penetranti, cosa alquanto semplice nella confusione del locale.
Ryan
era la persona che sapeva tutto di me, che mi conosceva meglio di
chiunque
altro, ma a Matt non serviva conoscermi alla perfezione,
perché lui era in
grado di leggermi dentro con una sola occhiata. Mi
metteva addosso una
dannata fifa.
«Mi
hai preso per un deficiente? A momenti sbavavi, porca
miseria!»
«Io
non sbavo!» esclamai inorridito. E
sicuramente non per May.
«Continua
a crederci, amico».
Sbuffai
esasperato e mi alzai di scatto «Vado a fare un
giro».
Matt
non mi rispose, ma quando gli passai accanto mi afferrò per
un braccio e mi
guardò dritto negli occhi «Non è
Juliet, vero?»
Se
non fossi stato preoccupato e infuriato con me stesso, sicuramente
sarei
scoppiato a ridere della sua espressione insicura, che non mostrava mai
a
nessuno, invece mi limitai a fare una smorfia e scuotere la testa. Non
era
Juliet, non quella volta, ma ci si avvicinava parecchio.
Mi
feci largo tra la gente che affollava la pista da ballo, diretto verso
l’uscita, evitando le mani delle sconosciute e cercando di
farmi sommergere
dalla musica alta, così da dimenticare tutto quanto.
Non
c’era umidità nell’aria e, a confronto
del caldo soffocante della discoteca, lì
fuori si stava benissimo.
Mi
appoggiai con la schiena al muro, lontano dai gruppetti di fumatori e
le coppie
che, senza il minimo pudore, si strusciavano contro qualsiasi
superficie
solida.
Cosa
mi stava succedendo? Avevo
sempre
ignorato il fatto che May assomigliasse a Juliet e che il suo aspetto
fosse uno
dei migliori che avevo mai visto. Cos’era cambiato, allora?
Perché
improvvisamente mi ritrovavo a pensare a lei in quel modo? Forse era da
troppo
tempo che non avevo rapporti di nessun genere con una ragazza e allora
mi
incantavo sulla prima che trovavo. Sicuro.
Odiavo
quella fottutissima situazione.
Cosa cazzo aveva May di particolare? Era bella da mozzare il fiato, ma
il suo
carattere da stronza compensava abbondantemente e fino ad un mese fa
non la
sopportavo. E non la sopportavo tutt’ora… cazzate!
Era diventato quasi piacevole
stare con lei. Era simpatica e divertente quando voleva e il suo
sorriso mi
faceva girare la testa.
Sospirai
e chiusi gli occhi, cercando di trovare la forza di entrare di nuovo e
cercare
una ragazza qualsiasi con cui passare la serata e che mi avrebbe fatto
passare
tutti quegli strani pensieri.
«Ti
ho detto di non toccarmi, stronzo!»
Ma porca di quella-
«Andiamo,
non ti ho fatto niente!»
«Ah
sì? Vedi allora come ti concio io, se allunghi ancora una
volta quelle
manacce!»
«Senti
piccola-».
«Non
osare finire la frase! Non ti conosco nemmeno!»
«Guarda
che sei tu ad avermi baciato!»
«Sì,
ma questo non ti autorizzava ad infilare la tua merdosa mano sotto la
mia gonna!»
Aprii
gli occhi all’istante, puntandoli qualche metro alla mia
destra, dove proprio
la persona a cui stavo cercando di non pensare litigava furiosamente
con un
ragazzo.
Avevo
avuto ragione a non volerla incontrare, perché la sua gonna
era davvero troppo
corta e avevo l’impressione di avere un debole per le sue
gambe.
E
probabilmente non ero l’unico, visto come la stavano
guardando alcuni ragazzi.
Serrai
la mascella, tentando a tutti i costi di ignorarla e tornarmene dentro,
ma
quando quel tipo le afferrò il polso e la tirò
verso di sé scoppiai.
Sapevo
perfettamente che era in grado di difendersi da sola, considerato lo
schiaffo
che gli mollò subito dopo, tanto forte da costringerlo a
lasciarla e portarsi
una mano alla guancia colpita, e quello scoraggiò
sicuramente gli altri
spacconi che rimasero a fissarla stupiti, però ero stufo e
preferivo mettere a
tacere quella strana sensazione nello stomaco.
Mi
staccai dal muro e mi avvicinai, maledicendomi in ogni lingua per
quello che
stavo facendo, la afferrai per un braccio e lei si voltò di
scatto, come se
fosse stata pizzicata da un animale. I suoi occhi lampeggiavano, ma
aggrottò le
sopracciglia confusa quando mi riconobbe «Andiamo»
dissi, voltandomi e
portandomela dietro, di nuovo nel locale; stranamente lei mi
lasciò fare, senza
lamentarsi né dire niente.
Mentre
mi facevo di nuovo spazio tra la gente che si scatenava a ritmo di
musica,
diretto al tavolo da Matt, le lanciai delle brevi occhiate, constatando
poco
felicemente che era esattamente come me l’ero immaginata e
quello non andava
bene per niente.
Per
di più Matt non c’era, ma non era di certo una
grande sorpresa, probabilmente
era andato a ballare con qualche ragazza.
«Eri
con Emily?» le chiesi, scrutando la sala.
«Sì,
prima che sparisse con il tuo amico. Ora puoi anche lasciarmi il
braccio, sai?»
Non
mi ero nemmeno reso conto di trattenerla ancora; la mollai
all’istante, ma
continuai a fissarla, mentre mi studiava.
«Che
c’è?» le chiesi scorbutico, imponendomi
di guardare i suoi occhi e nient’altro.
Lei
si portò una ciocca di capelli dietro le spalle e fece
schioccare la lingua
«Beh, accompagnami a casa, no?»
Spalancai
la bocca, oltraggiato «Cosa?!
Perché dovrei, scusa?»
«Non
so, forse perché abiti davanti a me e il tuo
amico mi ha portato via il
passaggio?»
«Sei
proprio insopportabile».
«Lo
so. Andiamo?»
Sbuffai,
roteando gli occhi annoiato «Va bene. Ma solo
perché me ne stavo andando
anch’io».
«Sì,
certo».
Quanto
mi faceva infuriare quando mi guardava in quel modo: col sopracciglio
alzato e
quel ghigno storto, come se sapesse perfettamente che stavo mentendo,
ma
facesse finta di credermi.
Mandai
velocemente un messaggio a Matt, facendogli sapere che me ne andavo,
mentre May
apriva la strada verso l’uscita del locale. Starle dietro non
era difficile,
visto l’enorme numero di ragazzi che la fermavano per
chiederle di ballare, e
lei sembrava innervosirsi ogni passo che faceva, tanto che alla fine
non mi
stupii quando mi prese per mano e mi tirò più
vicino. Cosa c’era
di meglio
per liberarsi degli scocciatori che far vedere di essere già
impegnate?
Mi
lasciò una volta superata la pista da ballo e si diresse a
passo sicuro verso
l’uscita, mentre i miei occhi si posavano sulle sue gambe e
quello che c’era
sopra. Fantastico,
fottutamente fantastico.
Una
volta fuori la guidai verso la mia macchina e salimmo senza dire una
parola,
come per tutto il resto del viaggio di ritorno, perché non
avevamo niente di
cui parlare.
Parcheggiai
nel mio vialetto e scesi, subito imitato da May; ci fissammo per un
istante da
sopra il tettuccio dell’auto e poi parlammo nello stesso
momento.
«Non
c’era bisogno di aiutarmi».
«Da
dove diamine è sbucato quello?»
Realizzare
di aver pensato alla stessa cosa per tutto il tragitto, mi fece
rabbrividire,
anche se non avrei saputo dire se in positivo o negativo.
«A
voi ragazzi non si può dare un dito che vi prendete
l’intero braccio» sbuffò
May, alzando gli occhi al cielo.
«Se
vai in giro a baciare sconosciuti è ovvio che penseranno che
sei una facile»
sibilai più acidamente di quello che volevo.
«O
già, quindi se una ragazza che non conosci ti bacia tu pensi
che voglia fare
sesso con te» disse sarcastica, fissandomi con una smorfia.
Appoggiai
le braccia incrociate al tetto della macchina «Io no, ma
alcuni sì. La prossima
volta bacia qualcuno che conosci, almeno non corri rischi»
risposi con voce
aspra.
«Ti
stai offrendo volontario?» fece schioccare la lingua
divertita, lasciandomi a
bocca aperta, prima di salutarmi con un cenno del capo e avviarsi verso
caso
sua.
Dovetti
stringere forte i pugni per evitare di andarle dietro e offrirmi davvero
volontario. Quando si chiuse la porta alle spalle, sbattei
ripetutamente la
testa sull’auto, insultandomi a mezza voce.
Cosa diavolo mi stava
succedendo?
«Ti
piace?»
Mi
trattenni dall’insultarla, optando per un più
diplomatico «Cosa vuoi che me ne
importi?»
May
fece un verso stizzita e incrociò le braccia, iniziando per
l’ennesima volta il
suo stupido discorso sull’importanza di scegliere un colore
per la sfida contro
la Green e Norris.
Io
me ne stavo beatamente stravaccato sulla sdraio nel giardino sul retro
e,
nascosto dietro le lenti scure dei miei occhiali da sole, guardavo
quello che
non avrei potuto guardare senza.
Odiavo
l’estate. Perché doveva fare così caldo?
E chi era l’idiota che aveva
inventato i pantaloncini da donna?
Probabilmente un povero maniaco represso
che voleva vedere quello che nessuna gli aveva mai mostrato.
In
quella posizione, le gambe abbronzate di May erano
all’altezza dei miei occhi. Non
era colpa mia se le guardavo. E
se alzavo lo sguardo potevo tranquillamente
osservare la sua pancia piatta, lasciata appena scoperta dal bordo
della sua
canottiera; purtroppo la scollatura era inaccessibile, ma sapevo
accontentarmi.
«Mi
stai ascoltando, idiota?» berciò irritata,
schioccandomi le dita davanti alla
faccia.
«Certo,
certo» borbottai di rimando, senza degnarmi di alzare gli
occhi verso di lei. Figuriamoci
se stavo a sentire quello che aveva da dire.
«La
Green mi ha detto che lei vuole il verde
per la sua squadra, maledetta!
E non mi ha neanche dato la possibilità di ribattere, visto
che mi ha già fatto
vedere le loro magliette! Ehi, mi stai ascoltando?!» si
chinò su di me,
reggendosi con le mani alla sdraio e portando il suo viso
all’altezza del mio.
Stava continuando a parlare infuriata, ma era come se non la sentissi
nemmeno,
visto che il mio sguardo dalle sue labbra piene scese più
giù, fino a posarsi
sul suo seno. Generalmente non ero un maniaco, quel ruolo
l’avevo sempre
lasciato a Ryan, ma avere la ragazza che da un paio di settimane a
quella parte
mi faceva ribollire il sangue e avere pensieri per niente casti a pochi
centimetri di distanza, mise al tappeto il mio cervello. E inavvertitamente
le sfiorai la gamba con una mano.
Lei
non se ne accorse neppure, troppo presa a sputare insulti, io non le
staccai
gli occhi di dosso, perché nessuno sano di mente
l’avrebbe fatto, e la mia mano
si posò da sola poco sopra il suo ginocchio, decidendo di
sua spontanea volontà
di restare lì.
«-odio,
non ho intenzione di perdere, in nessun campo, chiaro? Quindi diamoci
una mossa
a trovare un colore!»
Alzai
un sopracciglio e la linea dello sguardo «Che
colore?» chiesi ingenuamente, non
sapendo in che guaio mi stessi andando a cacciare.
Lei
tremò di rabbia «Non te le lavi le orecchie?!
Razza di idiota, ti ho detto che
dobbiamo trovare un colore per la nostra stupida squadra! Ed
è da mezz’ora che
lo ripeto! Perché diavolo non mi ascolti mai?!»
Ignorai
i suoi insulti e roteai gli occhi «Non
c’è bisogno di farne un dramma, è solo
un colore».
Mi
fulminò e mi strinse il colletto della maglietta,
strattonandomi verso di lei e
appoggiando un ginocchio accanto alla mia gamba «Se non mi
dici all’istante che
maglietta vuoi metterti per la sfida giuro che ti castro» mi
sibilò, stringendo
gli occhi azzurri.
Avevo
sempre avuto un certo istinto di sopravvivenza, per cui riaccesi il
cervello,
che si premurò innanzitutto di spostare la mia mano in un
altro posto, e dissi
il primo colore che mi venne in mente «Rosso!»
«Rosso?»
allentò la presa e aggrottò le sopracciglia
pensierosa «Sì, direi che si può
fare» si rialzò di scatto, privandomi del panorama
e si sistemò la canottiera,
tirando in basso e scoprendo un po’ in alto, cosa che non mi
rese per niente
triste «Beh, ora vado, ci vediamo domani per
l’allenamento e guai a te se ti
fai trovare ancora a letto!»
Feci
una smorfia «Sei venuta alle sette, May! Che persona sana di
mente si sveglia
alle sette durante le vacanze estive?» mi lamentai,
incrociando le braccia.
«Mi
stai dando della pazza?» sibilò, con le mani sui
fianchi, facendo calamitare il
mio sguardo in quella zona.
«Te
la sei data da sola».
«Faccio
finta di non averti sentito: sono già in ritardo»
con un brusco cenno del capo
mi salutò e si voltò per andarsene. Si era girata
così in fretta che non avevo
avuto il tempo di distogliere lo sguardo, per cui rimasi a fissarle il
sedere
finché non scomparve.
Sospirai
e ripresi il blocco che avevo lasciato da parte con l’arrivo
di May: era un po’
rovinato, ma faceva ancora molto bene il suo lavoro. Sfogliai
distrattamente
alcune pagine, piene di schizzi o disegni completi e arrivai a quello
che avevo
iniziato quel pomeriggio, che rappresentava semplicemente un pezzo del
mio
giardino.
Ripresi
a disegnare, perdendomi nel frattempo nei miei pensieri: non avevo
ancora
chiaramente capito quello che mi stava accadendo in
quell’ultimo periodo, però
sapevo che fissare May diventava di giorno in giorno sempre
più piacevole e la
cosa non mi dispiaceva affatto.
N/A:
Solo due cose su questo nuovo
capitolo:
innanzitutto mi scuso se ci sono troppe parolacce, ma Daniel
è così, punto.
Secondo, come avrete notato il tempo scorre più velocemente,
arrivando a circa
due settimane dall’inizio della storia, senza soffermarsi sul
torneo di
pallavolo del quartiere. Daniel ha avuto modo di conoscere meglio May,
perché
nonostante abitino da anni e anni uno di fronte all’altra,
non si sono mai
veramente frequentati, quindi è per il fatto di averla
scoperta che inizia a
fare quei pensieri, perché May è diversa da come
appare a prima vista. Poi c’è Ryan
che in un lampo ha conquistato Emily (almeno una relazione facile! XD)
e si da
un po’ più spazio a Matt e Juliet. Non ho
nient’altro da dire, tranne che il
titolo “Losing grip” è una canzone di
Avril Lavigne.
A questo link si può
trovare un’immagine di Daniel (Matt Lanter! *ç*) e
May (è l’unico volto che
riesco a darle, anche come espressioni): Spin forum
Spero di sentire le vostre
opinioni su questo capitolo!
Un grazie a tutti quelli
che hanno letto e soprattutto Penny
Black per aver commentato: penso
di
averti già risposto sul forum, Irene, ma comunque lascia che
ti dica che hai
inquadrato alla perfezione il carattere di May e i motivi della sua
reazione
contro Daniel nel capitolo precedente. In più ti dico solo
che, anche se non
sembra, Daniel ha un forte ascendente su di lei! Per questo si lascia
trascinare e zittire.
Alla prossima!