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Autore: Malitia    02/11/2010    1 recensioni
Vicky è una comune sedicenne americana, con i suoi lati bui e quelli allegri. La sua vita scorre lineare e monotona fin quando un giorno, l'arrivo di un nuovo compagno un po' particolare le stravolge la vita. Che cosa nasconderà il misterioso Andrew? Perché quelle orecchie a punta e quella perspicacia un po' troppo invadente? Soprattutto, perché è così dannatamente bello da sembrare stravolgere la mente di Vicky? E se ci fosse dietro qualcosa di.. soprannaturale?
- Andrew, glielo devi dire, stasera stessa. Hai aspettato anche troppo. E non cambia niente che tu sia innamorato di lei. Perché lo capirebbe anche un orbo che sei innamorato-. - Ma è pericoloso…- - Andrew, è il suo destino! Non ti saresti curato del pericolo se…-. A questo punto mi ero fermata ad ascoltare, se qualcuno parla di te è legittimo fermarsi a sentire. Non è origliare. Ma cosa stavano dicendo? Destino? Pericolo? - I Dokkalfar potrebbero cercare di rapirla! Ci hai mai pensato?- Rapire me? E perché? Ma sono matti? Sento Andrew sospirare. - Le parlerò-.
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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20 CAPITOLO 14 


Layla 



Layla ha lunghi capelli bianchi, nonostante il volto liscio e pulito, che rivela un’aria gioviale e materna. Non è esattamente l’aria che attribuiresti alla strega più potente di Ghengos. Certo, prima dovresti sapere che aspetto hanno le streghe…Il lungo vestito luccicante e argentato sembra fatto di polvere di stelle. Ci sorride dall’alto del suo trono, dove siede, e ci fa cenno di farci avanti. 
- Benvenuti. Principe, Victoria, Alexander, vi stavo aspettando. Gradite qualcosa?-. 
Io, Andrew e Alex ci guardiamo. 
- No, grazie- rispondo. 
Layla ci sorride e si alza. Non sembra tanto fragile, ora. Ha un portamento aggraziato, ma al tempo stesso autoritario e vigoroso. Mi viene vicino e mi posa leggermente la bocca sulla fronte. E’ un breve contatto, quasi impercettibile. 
- Conosco i tuoi dubbi, i tuoi timori, i tuoi sentimenti, Vicky. Conosco anche la tua rabbia. Ricorda, però, che ogni accaduto nasconde in sé il suo significato. C’è un motivo per cui sei a Ghengos. Il tuo presente vuole che tu riviva il tuo passato perché solo esso potrà aiutarti a comprendere chi sei veramente. Chi sei veramente, Victoria Oliver? Sei una semplice e complessata adolescente che conduce un’esistenza inesistente e ha paura di affrontarsi? No, Vicky. Non più. Non sei più quella di una volta, e lo sai bene. E non potrai tornare ad esserlo. E allora chi sei diventata, Victoria Oliver?- 
- Chi sono diventata?- chiedo titubante. 
Layla sorride ancora. 
- Non spetta a me rivelartelo-. 
“ E quando mai…”. 
-Le tue decisioni ti stanno maturando. Sarai consapevole di tutto alla fine del tuo viaggio-. 
Layla si sposta verso Andrew. 
- Caro Principe- reclina la testa a mo’ di inchino – sono onorata di potervi conoscere. Farete grandi cose, ve l’assicuro-. 
Layla si avvicina al suo orecchio e bisbiglia qualcosa di impercettibile. Vedo Andrew rabbuiarsi un po’ ed annuire. Il terzo sorriso è per Alex, verso cui si avvicina. 
- Alexander Martius Blunt!- squilla allegramente.- Tuo padre era un ottimo elfo! Anche tua madre, la donna migliore del mondo!-. Layla placa i toni.- Mi sono addolorata immensamente quando…- fa cadere il discorso. Ho il presentimento che i genitori di Alex siano morti. Lui guarda da un’altra parte. 
- E’ successo molto tempo fa- dice. 
- Layla siamo venuti qua per…- interrompe il discorso Andrew. 
- …sì, vi serve un aiuto- lo anticipa Layla.- Non sapete da che parte cominciare. Vicky ha ragione, è un poco irritante. Ma io non posso fare molto-. 
Sbuffo involontariamente. Siamo nei guai fino al collo, nessuno ci può aiutare. E poi tutti vogliono che recuperi il Calice… 
- Vicky- continua- non riesci a trovare il Calice perché ancora non credi a quello che vedi. Victoria, sei troppo razionale. Anche se sei a Ghengos, c’è una parte di te che si rifiuta di ammetterlo, di rendersene conto. E’ quella parte che ti impedisce di trovare il Calice. Per te è tutto troppo assurdo-. Taccio , e gli occhi mi si posano su Andrew. La sua carnagione delicata, i capelli d’oro, gli occhi blu, il fisico asciutto. E quelle orecchie. Darei tutto ciò che ho per fare in modo che non siano a punta. Darei tutto ciò che ho per non trovarmi qui, davanti ad una strega, in cerca di uno stupido calice, ed ignorare cosa o chi fosse Milawa. E poi magari il Calice neanche esiste. O magari questo è solo un sogno. Magari tra un po’ la sveglia mi romperà i timpani e mi alzerò dal mio solito letto nella mia solita stanza. Sono riuscita a rompere l’ultima, prima della mia partenza. E magari scenderò, e troverò Andrew sotto casa, che mi forzerà a salire sulla BMW. E magari Andrew sarà un ragazzo come tanti altri, con cui poter pensare ad un futuro… 
Mi abbraccia, e io sento già le lacrime agli occhi. 
- Lo vorrei tanto anch’io…vedrai che troveremo una soluzione. Ma prima di tutto viene la pace del mio popolo-. 
Soluzione…non c’è soluzione. Anche se è bello illudersi che ci sia. Andrew non si toglierà mai l’abitudine di abbracciarmi e baciarmi davanti gli estranei…Non so come fargli capire che mi imbarazza molto. Sorrido, nonostante tutto, e mi scosto da lui. 
- Dimmi solo cosa devo fare- dico a Layla. 
- Vieni qua- mi fa cenno di andare da lei- ti servirà Alexander, ma per il momento vado benissimo io. Guardami negli occhi-. 
Obbedisco. Non so cosa possa fare, ma non credo mi ucciderà. Layla mi posa una mano sulla spalla. 

Mi sto chiedendo cosa diamine fare, quando tutto si fa buio. Vedo Layla dissolversi, sostituita dalla tenebre. E, quando si è fatto buio, la luce. Lo stesso raggio di sole. Lo stesso prato, gli stessi tulipani. Lo stesso salice. 
- Dave?-. 
La candida voce viene dalle mie spalle. Mi volto, ma so già che Milawa sta invocando il suo amore. Ha le guance rosate, l’espressione viva. I grandi occhi neri brillano come stelle, come lapilli incandescenti. I capelli corvini le ricadono su una spalla. Il vestito bianco e delicato, di mussola, è stropicciato, sporco di terra, dove Milawa è seduta. Sta rigirando tra le dita un tulipano rosso e di fronte a lei, a gambe incrociate, sta Dave, che l’ammira. 
- Si, Milawa?- le risponde. 
- Dave, che cosa strana è la parola “amore”. Amare è un concetto troppo astratto per poter essere chiuso in una parola che ha milioni di significati per ogni singolo individuo del mio e del tuo mondo. Amare…cosa significa amare, Dave? Come si pone il limite oltre il quale si comincia ad amare? E perché, dave, non mi è mai stato insegnato? Mi insegnano a cucire, a dipingere…ma nessuno mi ha mai spiegato cosa sia l’amore. Mio padre mi ama, forse? E mia madre? E il mio fratello? Dave, spiegami, tu lo sai? Sei più grande di me-. 
Mi avvicino ai due, sedendomi comodamente accanto a loro. L’amore…quando ero piccola me lo chiedevo spesso. Questa grande cosa che strega gli uomini, che vive, prolifera, cresce, si disperde, ma esiste dall’inizio del mondo. Cosa sarà mai, l’amore? 
Dave prende una ciocca di capelli di Milawa e comincia a giocarci. Sorrido. Chissà se in una delle mie vite precedenti avevo i capelli corti… 
- Anche se ho vissuto un paio d’anni in più di te, non sono altro che un contadino. Milawa…- Dave si fa più vicino- sai quando è primavera? E c’è il sole che brilla, che illumina, e il cielo è azzurro dopo tutto il grigiore dell’inverno, così azzurro che ti viene voglia di farci una nuotata? E i fiori sono colorati e l’aria è profumata e fresca? Che ti entra tutto nei polmoni e ti dà quella sensazione di…- 
- …felicità?- 
- Si, Milawa. Felicità-. 
- E tu ti senti pronto a fare tutto, ad affrontare il mondo, e hai paura, ma allo stesso tempo sei sicuro che comunque verrà sempre la primavera, che si supera tutto, e la natura tornerà lo stesso a vivere, ogni anno?- 
- ìi- 
- E’ così, Dave? E così che ci si senta quando si ama? Ci si sente pronti ad affrontare tutto? E si ha tanta voglia di stare con una persona, e si bramano le sue labbra, per un attimo di felicità?- 
- Sì, e non sai come parlare, come comportarti e…- 
-…e ti batte forte il cuore?- 
- Sì. E vorresti tanto accarezzarla, tenerla tra le braccia, baciarla, e sei così contento che…- 
-… che temi possa esplodere da un omento all’altro?- 
- Sì, ma hai troppa paura e sei combattuto, perché sai che se sbagli qualcosa non puoi tonare indietro-. 
Dave si ferma di botto, e fissa Milawa, che tiene lo sguardo basso. Si fa ancora più vicino e lei non si muove. Fin quando alza la testa, sorridente. 
- Sai Dave, Rial mi ha detto che quando…-. 
“ Vigliacca, stai cambiando argomento…” 
- Milawa?-. Dave se n’è accorto. 
- Sì?-. Milawa si mordicchia il labbro inferiore. 
Dave si fa vicino, anche troppo. Poco distante dal suo viso. Evidentemente è troppo diretto, perché lei sembra ritirarsi, ma Dave le riprende la mano, chiudendola tra le sue. Il tulipano cade per terra. Milawa lo guarda con un’ espressione che può voler dire: “ E ora che vuole fare?”. Sorrido, scorgendo negli occhi di Dave una familiare determinazione. 
- Io ti amo- dice con voce ferma. Senza paura, senza inclinazioni. Milawa abbassa di nuovo lo sguardo. Il tulipano rosso giace per terra, abbandonato. 
Trascorrono i secondi. Il vento soffia. 
Milawa, pensierosa, non apre bocca. Alla fine si decide a sollevare la testa, gioiosa. 
- Anche io ti amo, Dave-. 
Lui si fa ancora più vicino, ad un centimetro dalla sua bocca. Indugia e la guarda. E poi la bacia. Milawa lo abbraccia, e Dave le cinge un fianco. Li guardo emozionata, come un’ebete, rivivendo i momenti del primo bacio con Andrew. Quando si staccano si mettono a ridere come due bambini e Milawa si lascia cadere sul morbido prato. 
- Dave, devo dirti una cosa-. 
L’espressione spensierata del viso si trasforma in un moto sofferente. 
- Cosa c’è?- chiede preoccupato. 
Milawa sospira e chiude gli occhi. 
-Sono la principessa di Ghengos-. 
Non ho il tempo di vedere la reazione di Dave, perché tutto si oscura di nuovo. Aspetto che tutto si schiarisca, e di trovarmi davanti a Layla, ma non succede niente. C’è troppo buio. Non è buio notte. E’ buio terrore. Mi guardo intorno. No, è un buio straziante. Comincia mancarmi l’ossigeno e vengo presa dal panico e dall’ansia. Non lo sopporto. Devo avere la luce, o soffocherò. Mi viene la nausea, mi sento svenire. Devo fare qualcosa. Annaspo e comincio a tremare,coperta da brividi di freddo. Vedo qualcosa agitarsi, nonostante l’oscurità. Cerco di afferrarla, ma mi sfugge. E’ un tessuto svolazzante, un mantello, forse. 
Tonfi pesanti. Uno dopo l’altro. E un fruscio. Sembrano passi. Verso di me. Non è molto tranquillizzante. 
- Milawa…- 
Oh, mio Dio. Non è una voce. E’ uno stridore. Non solo.
E’ malvagità. 
E sta chiamando me…
Mi sento la terra mancare sotto i piedi, la testa pesante. Prendo velocità, come se fossi stata spinta. Non mi ha toccato nessuno. Agito i piedi. Non c’è niente sotto di me. Spalanco gli occhi. Sono sospesa in aria. Una botta forte alle spalle. Una parete dura, dietro di me. Ho sbattuto contro quella. Ma che sta succedendo? 
E poi mi sento gelare il sangue nelle vene. 
Una risata mi rimbomba nelle orecchie e mi stordisce. La stessa voce di prima. La stessa sfumatura di malvagità. Ho freddo e dolore dappertutto. Continuo a tossire. E poi un dolore lancinante alla pancia, stringo i denti e mi tocco la parte dove mi fa male. Non lo vedo, ma me ne accorgo subito. E’ sangue. 
Grido con tutta la forza che mi è rimasta in corpo. Voglio tornare a casa. 


- Vicky! Vicky!- . Mi sento scuotere. Apro gli occhi. Andrew mi guada spaventato. 
- Andrew!- mi metto a piangere e lo abbraccio, sollevata nel vederlo accanto a me. 
- Va tutto bene- mi tranquillizza. 
- No! Era tutto buio! C’era freddo, dolore e…quella voce! Mi chiamava! Andrew, voleva me! Mi ha ferito, la pancia mi sanguinava!- singhiozzo, e lui mi accarezza i capelli. 
- Sai chi fosse?- chiede Alex. 
- oh, certo! Tra una risata e l’altra lo invitavo per una partitina a poker e facevamo cordialmente amicizia davanti a un mucchio di fishes. Immagina la scena: “Ciao, io sono Vicky, tu come ti chiami?”. E lui: “Oh, che piacere, io sono quello che ti vuole ammazzare…a proposito, scala reale!”- rispondo sarcasticamente immaginando un tizio con un punto interrogativo al posto della testa, chiuso in uno stanzino buio, che, dopo aver mostrato le carte, attira a sé tutte le fishes che ci sono sul tavolo. 
- E magari aggiunge: “ e’ un vero piacere fare affari con te, aspetta che ti faccio definitivamente fuori così per stasera posso tornare a casa con il mio meritato stipendio in tasca. Ah…i killer non sono più pagati come erano una volta…eppure senza di noi che facciamo il lavoro sporco chi si occuperebbe di eliminare tutti quegli scomodi rompiscatole? Ma è stata una vera delizia conoscerti! Ci vediamo all’inferno! Bye bye!- continuo. Una scenetta davvero comica. 
Alex sbuffa. 
- Divertente…- commenta. 
- Almeno io riesco a scherzare- ribatto. 
- Principe, ma ha scelto una fidanzata o un distributore automatico di spiritosaggini?- chiede ad Andrew. 
- Andrew, hai scelto un veggente mancato o un critico inopportuno spara-cavolate?- domando a mia volta. 
- Sarò un veggente mancato, ma per lo meno so fare qualcosa!- 
- Ah, è per questo che volete me per ritrovare quel fot…benedettissimo calice?- 
- Come lo stavi chiamando?- mi aggredisce. 
- Okay, calmatevi-. Andrew mi mette da parte. 
- Ha cominciato lui!- 
- Vicky, non hai proprio idea di cosa fosse?- Mi chiede Layla.- interrogati: qual è la prossima tappa del vostro viaggio?-. 
Getto un’occhiataccia a Alex e chiudo gli occhi, massaggiandomi le tempie. Faccio scorrere una serie di immagini nella mia testa. Il salice. Il prato. Il sole. I tulipani. Dave. Milawa. Il Calice. Afferro un nome. 
- Wrandest-. 
Che cavolo è Wrandest? Che significa?. 
Apro gli occhi. Layla sorride. 
- Bene, Vicky. Ti sei aperta. Andrete a Wrandest-. 
- Ma…cosa è? Un villaggio? Dove si trova?- 
- Beh, si, è un po’ lontano da qua. Tre giorni di viaggio, se hai un cavallo-. 
- Quindi noi, che andiamo a piedi, ce ne metteremo almeno sei?- chiedo, rivolta ad Andrew. 
- Forse di più- mi risponde. 
- Magnifico! Ci sono altre buone notizie? Altre offerte? Facciamo “Lascia o raddoppia”?Io propongo di raddoppiare…non si sa mai! Potrebbero tornarci utili le buone notizie, durante il nostro viaggio verso Wrondest!-. Mi sento in vena sarcastica. 
- Wrandest- mi corregge Alex. 
Faccio una smorfia. 
- E’ la stessa cosa-. 
- Non andrete a piedi. Avete a disposizione i miei cavalli-. 
Deglutisco. Della serie “ Raddoppia le buone notizie ed avrai in offerta uno stupendo viaggio in cavallo!”. 
- Ca…cavalli?- balbetto. 
- Hai idea di quegli animali a quattro zampe con gli zoccoli, che sferrano calci a chiunque stia loro intorno e potrebbero catapultarti a dieci metri di distanza ancora prima che te ne accorga? In quel caso sì che sentiresti dolore al pancino! Sono così adorabili…-. Non c’è bisogno di dire chi mi abbia risposto. 
- So cosa sono i cavalli, grazie della spiegazione! Davvero degna di un documentario televisivo!-. 
Il problema è che io sono terrorizzata dai cavalli. Non terrorizzata come poco fa, certo che no…ma sono così…grossi…e così…terribilmente puzzolenti…e io dovrei montarci di sopra? 
- Preferisci farla a piedi?- mi chiede Andrew. Mi ha letto nel pensiero, accidenti. O forse ha solo visto la mia faccia disgustata. 
- No! Penso di poter salire su un cavallo…- 
- Non andrete da soli- interviene Layla. 
“ Non bastano tre bei cavalli a farci compagnia?”. 
- Verrà con voi una mia discepola. Ha lavorato duramente, e l’ho istruita personalmente. Ora vi affido a lei. E’ un’ottima strega, sono sicura che potrà tornarvi utile-. 
Una ragazza? Una nuova compagna di viaggio? Evviva! Non dovremo essere gli unici a sopportare quel cialtrone di Alex! E non dovrò viaggiare con due maschi! Oddio, non è che mi dispiacesse…Comunque questa donna è un mito! 
Layla agita aggraziatamente le mani, dove le compare una campanella. La agita sotto il mio sguardo allibito. Al suo suono, qualche secondo dopo, risponde la ragazza che ci ha aperto la porta. 
- Sì, signora?- 
- Vivianne, porta qui Morgan-. 
- Sì, signora-. 
La cameriera fa un inchino e si ritira. 
Layla, non so il motivo, guarda Alex compiaciuta. 
Attendo nervosamente che qualcuno si faccia vivo. Mi guardo le dita e, senza neanche pensarci, comincio a rosicchiare le unghia. Brutto vizio. Non riuscirò mai a liberarmene. 
Dopo qualche minuto si apre la porta. Morgan potrà avere venti anni. I capelli tirati da una fascia arancione, legati e castani, il corpetto stretto, il corpo snello e modellato, mi ricordano un’amazzone. Anche negli occhi, ha qualcosa di…felino. Vedo un fodero al lato della gonna, che contiene una spada lunga. Ma ha un sorriso un poco timido che me la rende subito simpatica. 
- Ragazzi, lei è la mia migliore discepola. Mi è stata affidata sin da piccola, e ha imparato molto accanto a me. Ma è bene che ora spicchi il volo-. 
Sono un poco in imbarazzo, non so cosa fare. Andrew mi guarda. Forse spetta a me fare il primo passo, essendo l’unica ragazza. Le vengo vicino e le porgo la mano. 
- Ciao, io sono Vicky! Sono contenta di conoscerti, non dovrò sopportare Alex da sola!- .Forse questa parte potevo ometterla. Ma mi sorprendo che Alex non abbia risposto. 
Mi volto verso di lui. Ha lo sguardo rapito.







ANGOLO AUTRICE:
@ cussolettapink: Ti ringrazio per l'incoraggiamento ma per me questa resta una storia molto imperfetta anche se carina ^^ Credo di dover fare ancora molta strada prima di poter pubblicare! Questa poi è stata la mia prima ff, quindi ti invito a leggere l'altra, Adieu, per renderti conto della differenza con la mia attuale scrittura!
  
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