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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    02/11/2010    3 recensioni
"La nave sfrecciava spinta dalle correnti oceaniche, affiancata dalle altre due navi che formavano la Flotta.
Davanti a loro, enorme, bianca e splendida, la Moby Dick.
Attorno a loro, l’Oceano sterminato li avvolgeva come un abbraccio, spingendoli verso la loro meta, una meta che dovevano raggiungere a ogni costo.
Avevano un fratello da salvare.".
BUONGIORNO!
Ho appena comprato il volume 56 di OP *^*
Meraviglia! Adoro i Pirati di Barbabianca, sono una famiglia meravigliosa!
Ed ecco qui una piccola fic su di loro e sui pensieri soprattutto di Marco durante il viaggio che li porterà a Marineford nel tentativo di salvare Ace.
Preciso una cosa, visto che Barbabianca chiama tutti i suoi uomini "figli", io ho fatto in modo che tra loro i membri dell’equipaggio si chiamino "fratelli".
Inutile precisazione, io sono fissata coi fratelli. ^^
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Barba bianca, Marco, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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PER LA STRADA

Marco sedeva sui fasciami buttati in un angolo del ponte, lo sguardo fisso davanti a sé, apparentemente immerso in pensieri particolarmente impegnativi.

Sulla Phoenix, la sua nave, non volava una mosca, l’intero equipaggio, come in rispetto alla concentrazione del suo comandante, stava in assoluto silenzio, pronti però a dare battaglia; si lucidavano le spade, si sistemavano le armi, si caricavano i cannoni, ma tutto nel più assoluto mutismo.

La nave sfrecciava spinta dalle correnti oceaniche, affiancata dalle altre due navi che formavano la Flotta.

Davanti a loro, enorme, bianca e splendida, la Moby Dick.

Attorno a loro, l’Oceano sterminato li avvolgeva come un abbraccio, spingendoli verso la loro meta, una meta che dovevano raggiungere a ogni costo.

Avevano un fratello da salvare.

Marco la Fenice sospirò rumorosamente, balzando giù dal cumulo di cime e corde dove si era adagiato a riflettere, con una rapida occhiata aveva controllato i suoi uomini, e si diresse senza indugio verso il parapetto.

"Non hai un bell’aspetto. Tieni, prendi questo.".

Sotto il naso del pirata comparve una fiaschetta aperta che esalava un gradevole e penetrante odore di sakè, tenuta stretta da una mano bianca e callosa; uno dei suoi compagni gli stava accanto, guardandolo con un misto di comprensione e tensione dipinte sul volto: "Grazie." rispose secco Marco, prendendola e tracannando decise sorsate, "è stato un lungo viaggio e per tutto il tempo non hai dormito. Se il babbo lo scopre potrebbe veramente arrabbiarsi." lo rimproverò l’amico, poggiando una mano sulla sua spalla.

La Fenice sbuffò: "Non rompere, Franz!" borbottò il guerriero dei mari, sbattendo un pugno sul parapetto, "Sono fatti miei." concluse con astio; l’altro scrollò le spalle, fissandolo con rassegnazione, "è stata dura per tutti, niisan, lo sai, eppure tu ti ostini a sobbarcarti tutte le responsabilità della cosa. Non dormire non ti farà tornare indietro nel tempo, devi essere lucido e pronto all’azione per salvare Ace-otooto. Questo lo sai, vero?" affermò il più giovane.

"Si, lo so! Ma non riesco a starmene sdraiato nella cuccetta sapendo che mio fratello rischia di venire giustiziato da un momento all’altro, non riesco a starmene tranquillo pensando a cosa possono avergli fatto quelli della Marina mentre era rinchiuso a Impel Down! E mi viene ancora più rabbia pensando che dietro a tutto questo casino c’è quel gran figlio di puttana di Teach!" gridò Marco furibondo; tutti i suoi compagni si voltarono di scatto verso di lui, anche loro sembravano particolarmente stanchi e preoccupati.

"Vedrai, lo libereremo!" esclamò ottimista uno dei compagni, avvicinandosi ai due: "Ace-otooto non resterà ancora per molto tra le grinfie dei Marines, tornerà presto tra noi. E finalmente lo batterò a carte!" rise allegro questo, cingendo con l’unico braccio le spalle del suo comandante, il viso solcato di cicatrici rischiarato da un sorriso; "Ha ragione Kuro-kun, il nostro fratellino se la caverà anche questa volta, siamo qui per questo, per aiutarlo a scappare." dichiarò un commilitone, che fumava placidamente poco lontano da loro, "Dico bene, ragazzi?" e così dicendo si rivolse al resto della ciurma.

Un unico grande grido di approvazione si alzò dal ponte e a loro si unirono anche gli altri tre equipaggi, tutte e quattro le ciurme fecero sentire la loro ruggente determinazione.

"Marco-niisan! Oyaji vuole parlare con te!".

Un Lumacofono piombò improvvisamente in mano al comandante della Prima Divisione, che certo non si aspettava una cosa del genere: "Marco," la voce di Barbabianca suonava tranquilla e profonda attraverso il piccolo apparecchio, "Vai a riposare, mancano ancora almeno quattro ore prima dell’arrivo." disse il leggendario guerriero con tono velato di affetto e sentimento, "Ne hai bisogno, non puoi combattere se sei stanco." decretò il pirata dall’altro capo della linea.

La Fenice scosse la testa decisa: "No, non posso lasciare il ponte in un momento come questo!" esclamò il giovane uomo, stringendo i pugni, "Avrei dovuto fermare Ace-otooto con un bel pugno per impedirgli di partire, ne avrei avuto la forza, ma forse in cuor mio speravo che lui riuscisse veramente a uccidere Teach e vendicare Satch-niisan, desideravo a tal punto la vendetta per il nostro fratello perduto che ne ho condannato a morte un altro…", una lacrima sfuggì dagli occhi del pirata e si infranse sul legno della coperta.

"Marco, questo è un ordine. Vai nella tua stanza e restaci fino a quando non saremo in vista di Marine Ford. Sono stato chiaro?".

Questa volta, il tono di Newgate non ammetteva la benchè minima replica.

"Dai, ti accompagno io." Si offrì subito Franz, affiancando il ragazzo più grande, che però non sembrava volersi muovere da lì, sembrava congelato.

"Oyaji! Io…" provò a dire la Fenice ma le sue parole furono troncate dalla risata di Barbabianca: "Tutti e nessuno siamo responsabili dell’accaduto, ricordalo bene. Tutti voi siete figli miei, e la responsabilità delle vostre azioni è prima di tutto mia. Quindi, se qualcuno deve essere colpevole, sono io. Ma questo, non è il momento delle recriminazioni, ci sarò tempo per darci la colpa a vicenda. Quando Ace sarà a bordo della Fire Fist. Sono stato chiaro?".

La discussione era chiusa.

Phoenix chinò il capo e annuì, seguendo poi l’amico diretto sottocoperta: "Si, Oyaji. Buonanotte…" sussurrò lui, sparendo giù per le scale.

Kuro-kun prese in mano il Lumacofono: "Babbo, una volta a destinazione, ci permetterai di massacrare Teach, vero?" domandò il pirata con estrema serietà; dall’altra parte della linea si udì uno strano silenzio, poi di nuovo la voce del grande Barbabianca, "Questo è un piacere che intendo riservarmi. Un figlio che uccide un fratello non è più degno del padre." dichiarò Newgate, chiudendo la comunicazione.

Il giovane uomo restò a osservare l’apparecchio qualche istante, poi spostò lo sguardo sui compagni, che lo osservavano, in evidente attesa: "Torniamo al lavoro, dobbiamo essere pronti per la battaglia." ordinò lui, estraendo le spade del loro fodero e tornando a lucidarle, "Il viaggio è ancora lungo. Qualcuno vada in cambusa, che tutti gli uomini mangino quanto basta per essere in forma. Ace ci aspetta, non possiamo farlo aspettare ancora.".

La corrente si fece più forte e le quattro navi sfrecciarono come siluri nelle sterminate distese oceanine.

§§§§§§

BUONGIORNO!

Ho appena comprato il volume 56 di OP *^*

Meraviglia! Adoro i Pirati di Barbabianca, sono una famiglia meravigliosa!

Ed ecco qui una piccola fic su di loro e sui pensieri soprattutto di Marco durante il viaggio che li porterà a Marineford nel tentativo di salvare Ace.

Preciso una cosa, visto che Barbabianca chiama tutti i suoi uomini "figli", io ho fatto in modo che tra loro i membri dell’equipaggio si chiamino "fratelli".

Inutile precisazione, io sono fissata coi fratelli. ^^

   
 
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