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Autore: Doll_    04/11/2010    8 recensioni
Mio padre ancora non sapeva nulla della storia. Un punto a sfavore.
Non avevo ancora trovato la chiave di quella porta comunicante. Altro punto a sfavore.
Il ragazzo che si sarebbe finto il mio fidanzato era, oltre che un gigolò professionista, anche un tipo fastidioso, cinico e maledettamente sensuale, che odiavo con tutta me stessa. Quindi Tre a Zero per la sfortuna.
Il suo lavoro, poi, non consisteva solo nel fingersi innamorato di me -cosa già difficile in sé per sé- ma avrebbe dovuto anche insegnarmi le tecniche della passione e, quindi, in un modo o nell'altro riuscire a fare eccitare entrambi. Cosa impossibile. Quattro a Zero.
Qualcos'altro? Ah, sì! Dovevo sorbirmelo per oltre un mese..!
Cinque a Zero. Avevo nettamente perso..
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Zac e Vic'
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UN GIGOLO' IN AFFITTO - INTOLLERANZA

La notte fu insonne, inutile dirlo. Il sabato dopo le lezioni passarono in fretta, merito della mia famosa scarsa attenzione verso qualsiasi materia ad eccezion fatta per la ricreazione.
“Ehi Vic, sai che ore sono?” Mi chiese Diana, al banco di fronte al mio all'ultima ora di Lettere.
Quando presi il cellulare, però, fui presa da una scossa di ricordi.
Non avevo dato il mio numero a Zac! Chissà cosa starà facendo in questo momento... E se avesse combinato qualche casino? Se si fosse fatto scoprire da mio padre!? Oddio, ero nel panico.
Diana ancora mi guardava in attesa e solo dopo vari minuti riuscii a proferire parola.
“Sono le 13:39...” Sospirai. Dopo un minuto, la campanella suonò.

“Esci?” Mi chiese Marco, il mio fratellino, vedendo il mio letto sotterrato dai panni.
“Sì scricciolo, perchè?” Gli domandai mentre tentavo di truccarmi.
“Ti volevo chiedere se potevi passare alla casa della nonna e ridare questo a quello strano ragazzo che ci abita.” Mi disse lui, entrando e posando un braccialetto sulla mia scrivania.
Il cuore saltò qualche battito.
“T-tu.. hai conosciuto Zac?” Balbettai sconcertata dalla poca discretezza del mio coinquilino.
“Sì ed è fortissimo!” Sorrise, poi scappò nella sua stanza ed io corsi subito a chiudere la porta della mia dove poco fa c'era Marco e a bussare violentemente a quella del mio fidanzato.
Mi ritornò in mente la sera prima, e ripresa da un Deja-vù cominciai a regolare i battiti per non rischiare di ritrovarmi una spiacevole sorpresina.
Dopo qualche minuto, finalmente aprì e stavolta era anche vestito!
“Bussi sempre così delicatamente alle porte altrui?” Chiese lui sarcasticamente gentile.
Presi con furia il suo braccialetto di cuoio che sembrava avere parecchi anni e glielo sventolai davanti al viso.
“Prima di tutto, questa è la porta della casa di mia nonna e tu sei solo un ospite. E secondo: questo non ti dice niente!?” Sbottai, a bassa voce però, per non farmi sentire dai miei fratellini.
Lui guardò il braccialetto pensieroso, poi lo prese e rispose: “Mmm, comunque ora ci abito io in questa casa, quindi tecnicamente e praticamente ora appartiene a me, e riguardo a questo... Mi sarà caduto mentre giocavo.” Constatò.
“TU hai giocato con MIO fratello!...?” Ero furente.
Pensavo che avesse capito che avrei potuto presentarlo alla mia famiglia solo quando la cosa fosse stata veramente ufficiale! Come potevo fidarmi di lui se se ne usciva così, conoscendo mio fratello, senza nemmeno la mia presenza? Io sapevo poco e niente sul suo conto e preferivo frequentarlo affondo prima di essere sicura che lo facesse anche Marco!
“Abbiamo solo fatto qualche tiro a pallone, nulla di cui preoccuparsi o scaldarsi tanto!” Esclamò tranquillamente.
Il suo modo di fare così pacato e rilassato iniziava a darmi letteralmente ai nervi! Se avesse continuato sarebbe andata a finire con io che lo strangolavo senza pietà.
“Ma dovevi aspettare! Come ti è saltato in mente di uscire di casa?”
“Non volevo passare la giornata chiuso qui dentro come un recluso. Perchè non avrei dovuto...?” Chiese con ovvietà.
“Beh... Almeno potevi stare più attento! E se adesso Marco andasse a dire a mio padre che nella casa della nonna ci abiti tu!?!”
Sentivo il cuore accelerare e le mani sudare. Ecco di nuovo l'agitazione e, come da copione, il singhiozzo. Zac ridacchiò.
“Stai calma, Victoria, siediti un attimo...” Fece tentando di rilassare anche me.
Entrò senza permesso, ovviamente, nella mia stanza e con la mano spinse via qualche indumento dal mio letto per farmici accomodare, lui prese la sedia della scrivania e si sedette di fronte a me.
“Allora, prima di tutto, respira.” Disse. Sbuffai ma obbedii.
“Questo tuo tono da dottore-so-tutto-io inizia ad infastidirmi.” Borbottai, chiudendo gli occhi per calmarmi.
“E questa tua acidità non aiuta alla nostra intesa.”
“Ma noi non abbiamo intesa!” Ribattei compostamente, fra un singhiozzo e l'altro.
“Ma dovremmo averla, e adesso ascoltami. Tuo fratello quanti anni ha?”
“Sette.”
“Beh, non penso che tuo padre sia abituato a credere a tutte le cose che dice un bambino di sette anni, giusto?”
“Beh...” Tentai di rispondere, titubante.
“Come immaginavo. Se pure fosse, basta che tu mi avverta ed io saprò cosa fare. Poi non avevi già detto a tuo padre che prima o poi sarebbe venuto qualcuno ad abitare qui?”
“Sì, ma...”
“E allora il problema è risolto.”
Riaprii gli occhi e lo vidi sorridere.
“Cos'è quel sorriso da ebete adesso?” Gli chiesi, infastidita.
“Hai un solo occhio truccato.” Disse, trattenendo una risata.
Io sgarrai gli occhi e corsi in bagno per finire di sistemarmi. Al mio ritorno, Zac non c'era e la porta della camera era chiusa. 

Al parco, dove ci posizionavamo sempre con la “comitiva”, cercavo di ascoltare Cristina raccontarmi di qualche aneddoto divertente fra lei e Simone che le stava accanto e intanto pensavo alla discussione con Zac. Quel ragazzo mi avrebbe fatta impazzire entro nemmeno quattro giorni.
Poi, finalmente, arrivò Luca con Alessio e Michele, i suoi amici fidati.
Salutò tutti con calorosi baci sulle guance ed io sentivo le gambe molli.
“Sapete che Victoria si sta frequentando con un tipo, ultimamente?” Esclamò, d'un tratto, dopo mezz'ora, Cristina che sapeva tutto di quei momenti passati da sola con Zac, ad alta voce, raccogliendo tutta l'attenzione del gruppo su di me. E allora, scattarono le domande.
“Oddio, sono così felice!”; “Devi raccontarmi tutto!”; “Vi siete già baciati?”; “L'hai portato a letto?”; “Come vi siete conosciuti?!”...
Sembravano tutte euforiche ed io mi ritrovai tutto il pomeriggio impegnata a raccontare loro i minimi particolari della falsa relazione fra me e il Babbuino.
“Ci siamo conosciuti qualche estate fa... Non era nulla di serio all'epoca, ma non mi sono mai dimenticata di lui. E' un tipo brillante... Mi fa divertire.. Non vi ho mai detto nulla perchè non credevo fosse importante, ma adesso che si è trasferito qui in città, mi sembrava d'obbligo farvelo sapere. E comunque no, nessun bacio e niente sesso... Ancora.” Mi sentii costretta di dire.
“E' bello? Ce lo farai conoscere?” Come al solito Susanna era quella più curiosa.
“Se è bello sta a voi giudicare... Vedrò di farvelo conoscere il prima possibile.” Sorrisi loro falsamente.
I ragazzi ogni tanto si intromettevano nel discorso ma, in particolare, Luca e Alessio cercavano di restarne fuori.
Mi dispiaceva che Luca ne fosse poco interessato ed io cercavo d'illudermi che si trattasse di gelosia invece che menefreghismo.
Alessio, invece, sapevo già perchè se ne restava zitto. Era innamorato di me già da qualche mese pur sapendo di non avere alcuna chance... Lui non mi interessava.. Era troppo infantile, lo vedevo come un amico e niente più. Mi spiaceva ma cosa potevo farci io? I sentimenti erano quelli:
Amicizia per Alessio.
Amore per Luca... -anche se la consideravo una semplice cotta.
Odio per Zac.
“Ti vedo stanca, qualcosa non va?” Mi chiese Cristina in macchina, mentre mi accompagnava a casa, dopo quell'estenuante interrogatorio.
“Sì, sono stanca. Stanotte non ho chiuso occhio.” Mi lamentai, portandomi una mano sulla fronte.
“Come mai?”
“Colpa di Zac!” Sputai velenosa.
“Su, Vic, non essere così crudele con lui! Ricorda che dovrete fingervi innamorati e con la vostra intolleranza sarà fin troppo difficile!” Spiegò lei, con tono apprensivo.
“Tu non capisci, Cris. Lui è davvero fastidioso! Non riesco a fingermi interessata ad uno così.. rozzo e poco educato.” Dissi con ovvietà.
“E' successo qualcos'altro?”
“Beh, levando il fatto che a casa non c'è quasi mai e le poche volte che c'è è quasi sempre in compagnia e, quindi, anche di notte... Mmm, no niente.” Risposi sarcastica.
“Si porta delle ragazze...?” Chiese lei, titubante.
“Sì.” Dissi, ricordando il motivo per cui quella notte non avevo dormito.
Quei gemiti mi rimbombavano ancora in testa. Bleah...
“Glielo hai mai detto?”
“Ma se non lo vedo mai!”
“Sono passati solo due giorni, Vic.”
“Due giorni infiniti, Cris!”
“Vabbene, vabbene... Sei troppo testarda. Siamo arrivate.” Mi sorrise, salutandomi con due baci sulle guance.
“Uh, a proposito... Con Luca qualche novità?” Chiese, prima che chiudessi la portiera della macchina dietro di me.
“Ancora nulla. E penso che adesso le mie chance siano anche di meno con la presenza di Zac.”
“Magari lui ti potrà aiutare, è bravo in certe cose!” Esclamò, entusiasta.
“Dimmi un po', c'è qualcosa che, per te, Zac non sia in grado di fare?” Le chiesi sempre con un pizzico di ironia.
“Buona notte, Victoria.” E con un ultimo sorriso, richiuse la portiera. Sbuffai...
Avevo cenato con delle amiche e adesso erano le dieci e mezza. Ma quando ritornai e aprii la porta di casa che riportava subito al salotto, una visione sconvolgente mi paralizzò.
“Ehi Vic, finalmente sei tornata!” Mi salutò mio padre spaparanzato sul divano con una birra in mano a guardare una partita di calcio.
“S..sì.” Biascicai.
“Amore, ma dove sei stata? Mi hai lasciato solo per così tanto tempo!” Esclamò quel degenerato del mio presunto fidanzato, ACCANTO A MIO PADRE, nella sua stessa posizione con, però, meno birra nella bottiglia.
“Io...” Ma poco prima che potessi iniziare la frase, i loro urli m'interruppero.
“GOOOOOOL! GOOOOL!” Urlavano all'unisono, mio padre e Zac.
Io ero rimasta pietrificata sulla soglia.
“Cosa ci fai lì impalata? Vieni qui, tesoro!” Disse il babbuino, indicando il posto accanto al suo, sul divano. Non potei rifiutare con mio padre a guardarci, così, con passo incerto, mi avvicinai e mi sedetti rigida come una statua.
“Scaldati un po', dolcezza...” Mi sussurrò allora Zac, senza farsi sentire da mio padre, facendomi arrossire.
Mi appoggiai allo schienale del divano e lui mi cinse le spalle con braccio. Se non avessi avuto ancora quell'espressione sconcertata sul viso, saremmo sembrati davvero una classica coppietta d'innamorati.
“Cosa sta succedendo, Zac!?” Gli dissi a bassa voce, passando dalla reazione sorpresa alla rabbia.
“Una lunga storia, ti basti sapere che io e tuo padre siamo diventati degli amiconi, ormai.” Sorrise sornione.
Mio padre era troppo preso dalla partita per notare la sua povera figlia bisticciare fra finti sorrisi, col suo ragazzo.
“Ma se mio padre odia tutti i ragazzi che conosco!” Risposi scioccata.
“A quanto ne so, tu non sei una tipa che frequenta molti ragazzi.” Mi schernì, trattenendo una risata.
Gli pizzicai un braccio. “Ahi!”
“Non sono affari tuoi di quanti ragazzi frequento!” Ribattei acida.
“Oh sì, invece! Dopo tutto sono o non sono il tuo fidanzato?” Domandò retorico, sorridendo beffardo.
“Te l'ho mai detto che ti odio?!” Borbottai furiosa.
“Non c'era bisogno di dirlo. Si capiva...” Sorrise apertamente.
“Domani ti presento ai miei amici.” Lo avvisai, felice di cambiare argomento.
“Che onore!”
“La smetti di prendermi in giro!?”
“Adoro troppo quando ti arrabbi...”
“Allora sarò sempre adorabile per te.” Constatai con amarezza.
“Mmm.. Eccitante.” Mi sussurrò ad un centimetro dal mio orecchio, sfiorando la mia pelle con la sua.
Sul mio volto si era dipinta un'espressione fra lo shock, l'imbarazzo, la rabbia e... Il piacere. Un piacere fin troppo illecito.
Ma prima che potessi ribattere, la partita finì e così io e Zac fummo costretti a congedarci nelle nostre stanze.
Zac uscì dalla porta di casa, così da non far sospettare nulla sulla camera comunicante.
Lo accompagnai fuori e prima di richiudere la porta, mi sussurrò:
“Ci vediamo fra mezz'ora in camera mia. Prima lezione di passione, bambolina. Fatti trovare pronta.”
Il cuore mi si fermò...

 

ANGOLO AUTRICE:
Salve ragazze! Scusate se non vi scrivo mai, ma sappiate che mi fanno più che piacere i vostri commenti e i vostri consigli. Sono aperta a tutte le critiche e se avrò da ribattere (sempre gentilmente :D), lo farò ;)...
Mi dispiace se in questo capitolo non succede granché o se gli avvenimenti sono troppo lenti ma come scrittrice posso ammettere -se non l'avete già capito- che amo i dialoghi e, soprattutto, fra questi due protagonisti sempre pronti a bisticciare...
Volevo sviluppare la storia giorno per giorno, sviluppando così anche la relazione fra Zac e Victoria dove la loro intesa, dopo varie esperienze, crescerà sempre più.
Come potete notare, lei prova un profondo odio per lui, in particolar modo per l'effetto che le scaturisce. Sono sensazioni che logicamente non ha mai provato e, quindi, non conoscendole, che le provocano fastidio dove, in più, ci si mette pure il “babbuino” a stuzzicarla maggiormente, divertendosi.
Personalmente mi è capitato di provare certe sensazioni con un minimo contatto se la persona in questione è, soprattutto, una bella persona ;D
Nel prossimo capitolo, vi premetto, cambierò il raiting, passandolo o ad arancione o a rosso, quindi lasciandovi fantasticare, spero che anche questo, il prossimo e così tutti gli altri capitoli siano di vostro gradimento :).
Grazie ancora, dalla vostra Doll_ x)

   
 
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