Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: budinss    05/11/2010    2 recensioni
Quando avete finito di leggere Breaking Dawn non avete avuto la sesazione che mancasse qualcosa, un punto importante? Che fine fa il branco di La Push? Charlie continua a frequentare la figlia? I sentimenti di Edward e Bella mutano in qualche modo? Renee viene mai a sapere della nuova natura della figlia? E, ancora più importante, Jake e Nessie, continuano a vedersi?
In attesa che la Meyer continui a scrivere e decida di fare un altro libro ( e sono sicura che lo farà ), ho deciso di provare a prendere il suo posto e continuare questa meravigliosa storia. Spero di riuscire a rendere almeno un po' di quello che riesce a rendere lei e che vi piacerà.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 3: Lacrime e Dolore


< Amore, amore svegliati >, mi sentii chiamare dalla mamma con un tono estremamente dolce. Con difficoltà riuscii ad aprire gli occhi, rendendomi conto di essermi addormentata in una posizione poco raccomandata: ero scivoltata, con mezza gamba a terra e il braccio sotto alla testa. Mi alzai e mi stiracchiai, sentendo un leggero dolore alle ossa, postumo di quel sonno inquieto.
Avevo fatto un incubo, uno di quelli che non mi terrorizzava da tantissimo tempo. Come altre volte in passato davanti a me c'erano una serie di vampiri coperti da dei mantelli scuri; io ero in groppa a Jake, la mamma accanto a me mi guardava preoccupata. An un certo punto i Volturi si girarono, Aro si  separava dal gruppo e si avvicinava a noi, pronto a dare il verdetto. Solo che nel sogno, a differenza di quello che successe un tempo che mi sembrava appartenere ad un'altra vita, la zia Alice non arrivava.
< Amore, tranquillizzati, non è successo niente >, mi disse la mamma, avvicinandosi di più e togliendomi i capelli dal viso. La guardai, lei fissava me.
< Cos'è successo? Dov'è Edward? >, mi chiese, sicura che conoscessi la risposta. Sbattei le palpebre confusa.
< Non lo so.. mi sono addormentata dopo che papà mi ha preparato le crepe >, borbottai, cercando nella memoria un qualsiasi accenno ad un possibile allontanamento di papà. Sentii nascermi una strana ansia dentro. Mi alzai di colpo per scendere in cucina, ma sentii un leggero capogiro e ricaddi sul divanetto. Con più calma di prima andai in cucina, poi in salotto, nella stanza della zia Alice e poi in quella della zia Rosalie. Ma niente, papà non c'era. Cominciai ad allarmarmi: papà non se ne sarebbe mai andato senza avvisare.
La mamma nel frattempo aveva fatto il giro dei dintorni ed era tornata a casa.
Ci guardammo confuse, senza capire quelle che stava succedendo. Stavo cominciando ad avere paura.
< Mamma..>, mormorai. < Mamma, papà dov'è? > le chiesi implorante. Rimanemmo a fissarci per qualche secondo, immobili. Non ero capace di muovermi. Più i secondi passavano, più la mia ansia saliva.
Andai a sedermi sul divano seguita dalla mamma. Mi accucciai fra le sue braccia sperando che la mancanza di papà fosse una cosa casuale: era semplicemente uscito un attimo. Forse con lo zio Emmett o lo zio Jasper, oppure era andato da nonno Carlisle all'ospedale; ma non era una cosa da lui sparire in questo modo, nemmeno per pochi minuti.
La mamma prese il cellulare dalla  tasca e compose il numero talmente velocemente che non riuscii nemmeno a seguire le sue dita sulla tastiera.
Uno squillo, due squilli, tre squilli.. nessuno rispose.
< Mamma, ma la zia Alice? >, le chiesi improvvisamente. Lei doveva sapere dove fosse papà.
< Non lo so, è sparita anche lei.. >, mormorò. Nonostante cercasse di nasconderlo, nel suo tono sentivo un leggero accenno di isteria mischiata ad ansia, ferocemente soppressa.
< Non eri assieme a lei? >. Mi fece cenno di no con lo sguardo. A quel punto provò a chiamare la zia Alice ma.. nemmeno lei rispose.
< Ma.. magari sono tutti a casa nostra > azzardai, sapendo già che non era possibile.
< No, sono passata poco fa >.
Dov'era papà? Dov'era? In casa non c'era, avevo controllato. Nei dintorni nemmeno. Biglietti non ne aveva lasciati, messaggi nemmeno. Assieme a lui però sembrava fossero spariti tutti.
Non potevano essersene andati tutti. Perchè avrebbero dovuto farlo? Questa era casa loro, qui c'erano tutte le loro cose.
No, non se n'erano andati, continuavo a ripetermi senza sosta. Mi portai le ginocchia al petto e mi strinsi forte per cercare di non sbriciolarmi, cosciente che di lì a poco sarebbe arrivata la consapevolezza che era successo qualcosa, qualcosa di temuto da quel giorno nella radura.
Erano arrivati, nonostante non ci fossero segni del loro passaggio, ero sicura fossero stati loro. Li avevano catturati, non nel vero senso della parola. Gli avevano detto di seguirli e tutti, papà, la zia Alice, lo zio Emmett, la zia Rosalie, lo zio Jasper, il nonno Carlisle, la nonna Esme, li avevano seguiti senza ribellarsi.
Erano arrivati improvvisamente, senza alcun preavviso per non far capire alla zia Alice le loro intenzioni e avevano spazzato via la mia felicità.
Erano arrivati e si erano portati via tutti, egoisticamente, senza pensare a nessun altro se non a loro e alla loro esigenza di conoscere e di conquistare.
Vidi nuovamente una schiera di mantelle nere che si avvicinavano muovendosi assieme. Come degli scacchi: prima c'erano i Pedoni, i vampiri da loro considerati meno importanti, le cui vite si potevano sacrificare per fare nuove conquiste che costituivano la maggior parte del corpo di guardia. Poi, ai lati, c'erano le Torri, Demetri e Felix. I due gemelli, Alec e Jane,  erano i Cavalli, i più vicini al Re dopo gli alfieri, Caius e Marcus. Ovviamente il Re era Aro, il vampiro millenario curioso e assetato di conoscenza e potere. Era lui il vero capo dei volturi, anche se le decisioni erano prese in comune ai suoi fratelli.
Sentii il brivido al solo pensiero che le persone più importanti al mondo per me, che papà fossero assieme a loro. Non volevo che quei mostri assetati di sangue umano e privi di coscienza si avvicinassero alla mia famiglia, ma non avevo potuto fare niente per tenrli lontani da ciò che avevo di più caro.
Cominciai a tremare violentemente, nonostante non sentissi freddo, e mi raggomitolai stringendomi più forte fra le braccia della mamma.
Mi accorsi però che non ero in braccio alla mamma, sotto di me c'era solo il tessuto color panna del divano.
< Mamma?! >, la chiamai allarmata, ma nessuno mi rispose. Mi alzai di scatto e salii di corsa in camera di papà. Inciampai sulle scale, caddi, mi rialzai e arrivai zoppicante vicino all'impianto stereo. Mi guardai attorno: non c'era più niente al di fuori dell'impianto che si illuminò. Tremando chiacciai play e partì una canzone che conoscevo benissimo. Con il solo suono del piano, le note continuavano in'un'armonia perfetta,  pian piano diventavano più flebili, fino a scomparire. Era la ninna nanna che papà aveva composto per la mamma, quella che mi canticchiava ogni sera prima che mi addormentassi.
Mi lasciai cadere di peso a terra, portando le ginocchia al petto e appoggiandoci la testa, nella speranza che tenendo tutto attaccato non mi sarei spezzata. Il dolore che provai fu insopportabile, mi sembrò che ogni parte di me si fosse separata dal resto. Niente stava più insieme, ero convinta che se avessi smesso di stringere avrei perso brandelli di me, mi sarei spezzata in mille pezzi.
Mi sembrò che fossero passate delle ore quando sentii dei movimenti al piano di sotto.
Mi feci forza e mi alzai, scendendo più alla svelta possibile le scale. Rimasi di stucco quando, vicino al portone, vidi Jacob. Aveva un'espressione allarmata, contorta dalla preoccupazione. Era in una posizione di difesa e mi fissava con uno sguardo vuoto.
Mi precipitai verso di lui, lanciandomi fra le sue braccia. Ma, quando sentii il contatto con la sua pelle, percepii che si era irrigidito.
< Jake.. Jake >, mormravo in continuazione ma lui non si muoveva, nè mi rispondeva.
A quel punto lo sentii che avvicinava le mani alle mie braccia e mi allontanava da lui.
<  Jacob.. >, lo implorai. < Dove stai andando? Non mi lasciare, resta qui. No, torna.. >, ma lui non mi dava retta. Cominciò a camminare verso la vetrata posteriore del salotto. Tentai di seguirlo, cosciente che se lo avessi lasciato andarsene avrei perso l'ultimo brandello che mi era rimasto. Ma lui non rallentava, io non riuscivo a muovermi. Quando non vidi più nemmeno la sua ombra perdetti tutte le forze. Le ginocchia erano molli, incapaci di tenermi in piedi. In meno di un secondo mi ritrovai a terra, sul pavimento freddo.
Era l'inizio della mia fine. L'inizio di una lenta decadenza che sapevo mi avrebbe portato al consumo totale. Sperai solamente che tutto quel dolore finisse presto, che la fine arrivasse in fretta.
< Renesmee, amore, svegliati >, sentii in lontananza qualcuno che mi chiamava.
< Nessie, sveglia. Amore, apri gli occhi >. La mamma mi squoteva velocemente tentando di svegliarmi.
< Renesmee >, mi chiamò papà. Tentai di aprire gli occhi per sfuggire a quel vuoto che mi perseguitava. Riuscii ad aprirli, ma la vista era annebbiata dalle lacrime che mi scendevano senza sosta.
< Calmati, amore. è stato solo un incubo, niente è vero, un solo incubo >, disse papà mentre mi accarezzava dolcemente il viso e mi asciugava le lacrime.
< Nessie, è stato solo un sogno. Non verranno mai, noi non ti lasceremo mai >.
Non riuscivo a far smettere le lacrime di scendere. Mi rigavano le guance, avevo gli occhi lucidi e  gonfi. Mi alzai e andai in braccio a papà. Lui mi strinse forte. La mamma si avvicinò ancora di più accarezzandomi i capelli.
Fra le loro braccia mi calmai, i singhiozzi diminuirono e le lacrime smisero di scendere. Raggiunsi la calma solo dopo parecchi minuti, e guardai mamma e papà, entrambi con degli sguardi preoccupati.

Questo capitolo l'ho scritto ieri sera perchè non riuscivo a prendere sonno. In pratica è il sogno di Renesmee, il suo incubo peggiore a dire la verità. Ho cercato di immaginare di cosa avesse più paura, ciù che la spaventasse di più. Anche se il rapporto che ha con i vari Cullen è un po' diverso da quello che descrive la Meyer. Io mi sono sempre immaginata un filo che legasse lei e Edward, che Renesmee lo considerasse di più, che gli volesse molto più bene di quanto non pensi la Meyer, perciò ho costruito questo rapporto molto intenso tra padre e figlia, che poi in questo capitolo, più in quello precedente, venisse fuori.
Spero vi sia piaciuto, aspetto le recensioni ^.^

aniasolary: grazie ^.^ sono passata, hai visto?? Sei davvero brava, complimenti.
xxxFrAnCy94xxx Quindi non ti ho delusa? ti piace davvero?
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: budinss