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Autore: Gloom    05/11/2010    1 recensioni
"C'è qualcosa che accomuna me e Lina; c'è anche qualcosa che ci fa soffrire, e forse siamo capitate insieme proprio per capire cosa sia. Fa male, un male cane, e sia io che lei dobbiamo trovare un modo per fronteggiare questo dolore".
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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-Non vogliono lasciarmi andare.
-Lo so. I medici hanno parlato anche con me- disse Lina.
-Ma io sto bene, davvero!-
-Convincili. Hai tentato il suicidio, dopotutto-.
Le parole di Lina mi fecero attorcigliare il cuore per una frazione di secondo: detta così, la cosa non sembrava affatto ragionata.
-Mi spiace. Davvero- sussurrai.
Lina rovesciò la testa all'indietro, rischiando di far ribaltare la sedia su cui era seduta. E io non avrei neanche potuto recuperarla, da costretta al letto com'ero.
-Non ti preoccupare. Piuttosto, i medici vogliono farti parlare con uno psicologo-.
-Che se lo levino dalla testa, il mio cervello sta benissimo!-
-Ma se sei così idiota che non sei neanche capace di suonare- sogghignò Lina.
Avrei voluto tirarle un cuscino, ma preferii restituirle il sorriso.
 -Ho voglia di sentirti. Quand'è che mi canti una canzone?-
-Siamo in ospedale, non mi pare il caso...-
Alzai gli occhi al cielo. Non proprio al cielo però, perché tutto quello che il mio sguardo incontrò fu il soffitto bianco della corsia in cui ero ricoverata.
Pensai che io e Lina eravamo sole, nessuno stava ascoltando...
 -Lina, sei venuta con la Vespa?-
 -Sì...-
La fissai, mentre mi si allargava un sorriso sulla faccia:
 -Tirami fuori di qui-.
 -Ma...-
 -Lina, lo sai anche tu come stanno le cose. Come glie lo spieghi ai medici che, pur avendo tentato il suicidio, io non abbia neanche un graffio?-
 Lina non rispose. Perché, effettivamente, non c'erano risposte... per lo meno risposte plausibili.
 -Dimmi come te lo spieghi tu, prima di tutto-.
 Sospirai.
 -Non potevo morire. Non potevo farmi del male... non se continui ad esistere anche tu. Fino a quando il tuo cuore batte, batte anche il mio. E questo perché...
 -... perché abbiamo un cuore in due; mezzo a te, mezzo a me-.
 -E nessun medico, nessuno psicologo ci arriverà mai-.
 -Direi di no-.
 Ci scambiammo uno sguardo: lei aveva gli occhi talmente furbi e intelligenti da poter mettere in fuga il primo che l'avesse infastidita.
 -Dobbiamo essere veloci- disse infine.
 -Sapevo che avresti capito!-
 -Non sarebbe potuto essere altrimenti, no?- mi fece l'occhiolino, poi tirò fuori dalla borsa un paio di jeans e una t-shirt scura per sotituire il pigiama in cui ero costretta.
 -Se ci fermano cosa inventiamo?-
 -Fermarci? E come potrebbero fare? Siamo talmente potenti che la gente ci fa un baffo-.
 
 Sorriri, presi Lina per mano e tutto quello che rimase di noi in quell'ospedale fu un letto sfatto e il rimbombo di passi che si allontanavano.

 

  
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