NOTE
DELL’AUTRICE: sì, lo so, ci ho messo un sacco ad aggiornare e di certo non starò
qui a spiegarvene le ragioni, perché non servirebbe assolutamente a nulla. Per
fare presto, questa volta mi limito a ringraziare chi ha
recensito:
Anne
London
FrancYeah
Bellis
Grazie mille, ora direi di cominciare
CAPITOLO
8
Holmes
camminò avanti ed indietro sul tappeto del salotto, finché non poté più ignorare
il senso di vertigine ed il costante martellamento nella sua testa. Si sforzò di
non collassare completamente, afferrò la mensola del caminetto per supportarsi
si tenne la testa con una mano per un momento, prima di muoversi barcollante
verso la sua sedia preferita e lasciandocisi cadere sopra una volta
raggiuntala.
Perché
il dottor Agar ci sta mettendo così tanto? Watson starà
bene?
I
suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo della signora Hudson che era entrata
con una teiera fumante. Mise il tè sul tavolo vicino alla sedia del detective,
poi guardò ansiosamente verso la sua camera ed infine riportò lo sguardo su di
lui.
“Nessuna
novità sulla salute del povero dottore, signor Holmes?” chiese la donna con una
preoccupazione fin troppo evidente nella sua voce.
Il
detective rispose con gentilezza alla preoccupata domanda della sua governante,
sapendo che dietro l’ austero aspetto scozzese, lei era molto affezionata al
dottore, ma se non l’avrebbe mai ammesso.
“No
signora Hudson, non so molto più di voi ora come ora. Grazie per il tè.”
Si
alzò e la guidò verso la porta, chiudendola una volta che la donna fu uscita. Ci
si appoggiò pesantemente e sorrise con ironia al pensiero che era stato
lui che aveva guidato
la signora Hudson alla porta e non il contrario. Un miglioramento ben accetto nella sua situazione! Chiuse
gli occhi e se li strofinò. Non ne poteva più continuare a preoccuparsi per
Watson.
Improvvisamente
la porta della sua camera si aprì e ne emerse il dottor Agar. Il detective andò
da lui e sperò che non notasse che si reggeva allo schienale del divano.
“Come
sta dottore?” chiese preoccupato.
Agar
notò il suo essere malfermo e si accigliò. Vide la preoccupazione sul suo volto,
ma poi si accorse, allarmandosi, che lo sguardo di Holmes era quasi vuoto.
Mio Dio è cieco, ecco cosa faceva agitare Watson, lo voleva accanto a sé!
“Signor
Holmes, il dottor Watson starà bene. Ha due costole rotte ed un brutto
bernoccolo in testa che gli ha dato un po’ di nausea ed una lieve concussione. E’
esausto, più che altro a causa della carenza di sonno ed ha bisogno di riposo.
Ma posso assicurarle che starà bene se starà a letto per i prossimi giorni e non
si sforzerà troppo.”
Holmes sentì un’onda di sollievo scorrergli dentro e le sue gambe
cedere, lasciando che la sua propria stanchezza prendesse possesso. Agar
interruppe la sua caduta e lo aiutò ad arrivare al divano dove il detective si
accasciò, mentre il dolore diventava troppo forte per lui. Il dottore lo esaminò
ed annunciò le sue conclusioni: Holmes aveva subito una brutta concussione ed
aveva anche lui bisogno di riposo. Chiese poi al detective dei suoi occhi: il
detective non vide ragioni per nascondergli la verità su ciò e dunque gli
raccontò quanto era accaduto. Agar esaminò i suoi occhi con cautela e fu lieto
di vedere le pupille reagire alla luce. Condusse una serie di prove e poi ripose
i suoi strumenti, chiudendo la sua borsa medica con un click metallico.
Un suono che non sfuggì ad Holmes.
Il
detective guardò il dottore in attesa. Doveva sapere quale future si prospettava
per lui ora. Agar si schiarì nervosamente la voce e rivelò la sua
diagnosi.
“Signor
Holmes, sarò franco con voi. Se quell’assalitore non vi avesse colpito in testa,
ora avreste una misera possibilità di recuperare la vostra vista. Comunque da
quando siete stato attaccato, sembra che il danno ai vostri occhi si sia
ridotto. Non so esattamente come, non sono uno specialista, ma sembra che le
terminazioni nervose dei vostri occhi stiano guarendo ora e potrete vedere un
netto miglioramento della vostra vista. Dovreste recuperarla totalmente nei
prossimi due giorni. Siete un uomo molto fortunate signor
Holmes”.
Holmes
era attonito, incapace di credere a quella notizia. Io potrò vedere ancora!
Non solo le immagini sfocate che vedo ora, ma recupererò l’uso complete dei miei
occhi! Oh Watson, presto tutto sarà di nuovo a posto!
Si
alzò per stringere la mano al dottore, ma lui lo rispinse sul
divano.
“No
signor Holmes, non vi alzate, dovete riposare. Prendo congedo e vi manderò il
conto tra pochi giorni. Buon pomeriggio.”
E
con questo, lasciò il salotto, Holmes lo sentì scendere i diciassette scalini e
poco dopo udì la porta dell’ingresso aprirsi e chiudersi.
Il
detective si alzò dal divano e si avviò barcollante verso la sua stanza.
Doveva vedere Watson. Silenziosamente
aprì la porta e si avvicinò al letto, si sedette pesantemente sulla sedia
accanto ad esso ed osservò il dottore. Poteva vederne la sagoma dormiente e la
benda che gli fasciava le costole. Prese la mano di Watson nella sua e parlò
piano:
“Watson potete sentirmi vecchio mio? Sono
Holmes.”
Watson si risvegliò dal suo sonno. Combatté
con la foschia che gli annebbiava la mente. Qualcuno lo stava chiamando.
Accidenti agli anti dolorifici, non riesco a pensare coerentemente!
Watson
udì ancora la voce che lo chiamava e questa volta la
riconobbe.
“Holmes
siete voi?” gracchiò debolmente.
Il
detective sorrise di rimando, sollevato nel vedere il suo Boswell di nuovo
sveglio.
“Sì
Watson, sono qui”. Disse, aiutandolo
a sollevarsi un po’ con un cuscino.
Holmes
vide una brocca d’acqua ed un bicchiere vicino al letto e fu molto compiaciuto
nel riuscire a versare l’acqua nel piccolo contenitore ed a porgerlo a
Watson.
Il
dottore lo fissò incredulo, poi proruppe in un grido di
gioia.
“Holmes
potete vedere!” urlò eccitato.
Il
detective mise una mano sulla spalla del dottore fermandolo, ma senza a riuscire
a reprimere la propria gioia per la notizia che Agar gli aveva
dato.
“Sì
Watson, e devo dirvi che Agar confida nel fatto che recupererò la vista entro la
prossima settimana. Tutto tornerà come prima Watson, non dovete più
preoccuparvi”.
Il
dottore lo guardò e sentendo le lacrime formarsi, si lasciò completamente andare
alla notizia che il suo amico non sarebbe rimasto cieco per sempre. Holmes lo
avvolse con le braccia e gli premise di liberarsi dell’enorme peso che aveva
sopportato fin dal giorno dello sparo. Alla fine le lacrime si fermarono e
Watson si stese sul letto, esausto.
“Dormite
ora , tutto tornerà di nuovo a posto e noi potremo proseguire con la nostra
Agenzia, ma prima penso che una vacanza sia d’obbligo. Abbiamo entrambi bisogno
di recuperare.”
Watson
mormorò qualcosa in risposta, ma era così stanco che riuscì ad emettere solo
suoni sconnessi. Holmes sorrise e lo guardò addormentarsi. Dopodiché
rincalzò bene le coperte intorno a lui e si risedette sulla sua sedia,
determinato a vigilare sul suo amico esausto.
Una
striscia di luce entrò nella stanza, erano ormai le prime ore del mattino e
Holmes seguì con lo sguardo le lunghe dita della luce solare farsi largo nella
stanza. Osservò di nuovo il raggio ed una singola lacrima gli scivolò lungo la
guancia. Non avrebbe mai sperato di poterlo vedere ancora. Aveva camminato
nell’oscurità, ma ora era nella luce. Tutto sarebbe tornato nella norma.
Chiuse gli occhi ed abbracciò Morfeo. Le dita di luce solare
avvolsero i due amici e colleghi che dormivano. La
camera del detective era ora immersa in una luce dolce e calda, che bandiva
l’oscurità di cui I due erano stati prigionieri per molto
tempo.
FINE
DEL CAPITOLO
Deo
gratias, ce l’ho fatta. Scusatemi ancora, pensate che su fanfiction.net, a causa
di un ritardo con la traduzione, ho ricevuto delle minacce di morte
XD.
Spero
che voi siate un po’ più civili. Ho deciso di fare così, prima terminerò questa
traduzione, poi tornerò all’altra mia storia, così avrò meno lavoro tra le
mani.
A
presto
Bebbe5