Cap. 5
Insegnanti esigenti:
I ragazzi scendevano in
fila, uno per uno, lungo il tortuoso passaggio scavato nella pietra che
li avrebbe condotti alla prima lezione di Pozioni del semestre.
Erano ancora segnati dalla leggerezza estiva e dal sole delle belle
giornate di luglio. Un chiacchiericcio concitato li accompagnava verso
la parte più buia e inquietante del castello.
"Le lezioni di Pozioni si tengono sempre qui?" Chiese Ella a Harry.
"Sì, fin dal primo anno. Non è proprio quel che
si dice allegro..." Le rispose Harry. Ella non tardò a
scoprire anche che, oltre ad essere un luogo alquanto freddo e umido, i
sotterranei erano anche la sede del dormitorio dei Serpeverde e che
l’ufficio di Piton, insieme al magazzino in cui il professore
conservava le sue scorte, si trovava ancora più in basso.
Non c’erano finestre e l’illuminazione degli
ambienti era data dalla luce delle candele sparse qua e là
sulle pareti.
Qui
faceva più freddo che ai piani alti, il che sarebbe bastato
a far venire… la pelle d’oca anche senza tutti
quegli animali che aleggiavano nei barattoli di vetro.*
Entrando
nell’aula, Ella notò che i ragazzi di Serpeverde
erano già lì.
Ai primi banchi c’era Draco Malfoy che parlava insieme ad una
ragazza della sua stessa casa e che sembrava trovare molto divertente
quello che lui le diceva.
Per la seconda volta in quella mattina, il suo sguardo si rivolse verso
di lei.
La sua espressione si indurì e le sue labbra tremarono, ma
ancora una volta, non parlò.
Lei cercò di ignorarlo e si sedette insieme ad Hermione,
davanti a Harry e Ron.
Neville, invece, aveva trovato posto nella fila accanto, insieme a Dean
Thomas.
“Guarda quell’idiota di Malfoy! Non fa
più lo sbruffone dopo ieri. “ Bisbigliò
Ron a Harry.
Quest’ultimo, notando l’agitazione di Ella, non
rispose.
“Piantala, Ron. Se avessi cose più importanti da
fare non penseresti sempre a Malfoy.” Disse Hermione, avendo
avuto lo stesso pensiero di Harry ma meno scrupoli a sgridare Ron.
Questi, per altro infastidito dal rimprovero, aveva preso a
giustificarsi energicamente.
“E questo cosa vuol dire? Credi che non abbia niente da fare?
Io ho un mucchio di cose da fare, anzi di più, una montagna
di cose da fare, sono molto più impegnato di quello che
pensi.”
“Fossi in te, signor Weasley, comincerei col fare silenzio e
prenderei il libro di testo.” Rispose una voce melliflua
dietro di loro.
Il silenzio cadde nell’aula. Tutti si voltarono verso la
porta. Il professor Piton era fermo sul ciglio dell’entrata.
Solo le risate concitate dei Serpeverde creavano un sottofondo leggero.
Non
ci fu bisogno di richiamare nessuno all’ordine: nel momento
stesso in cui la classe aveva sentito la porta chiudersi, ogni
irrequietezza si era placata. La sola presenza di Piton bastava ad
assicurare il silenzio in una classe.**
“Vedo
che come ogni anno pensi più a parlare a sproposito che a
dedicarti allo studio della mia materia, Weasley.”
Continuò Piton.
A grandi falcate, percorse tutta la cella sotterranea fino ad arrivare
alla cattedra.
Come
Vitious... iniziò la lezione prendendo il registro*.
“Brown.”
Lesse ad alta voce. Nessuno osava parlare o anche solo sussurrare.
Ogni volta che Piton chiamava un nome, il suo sguardo si dirigeva
immediatamente verso il povero nominato. Quest’ultimo
rispondeva all’appello alzando la mano.
Quando fu il turno di Harry, Piton lo ricompensò con uno
degli sguardi che trovava piacere nel rivolgere solo a lui. Per Ron fu
quasi lo stesso. Era così infuriato con Piton da avere tutto
il viso e le orecchie rosse.
“Calmati, Ron.” Gli sussurrò Harry, ma
Hermione gli fece segno di non continuare: meglio non dare scuse a
Piton per togliere punti ai Grifondoro proprio il primo giorno.
“Davies, Finnigan, Goyle, Granger, Malfoy, Patil. ”
Ella sospirò, sollevata, subito dopo che fu passato il suo
turno.
Piton non la degnò neanche della più che minima
attenzione, cosa che non le dispiacque affatto.
Aveva iniziato a capire che più indifferenza mostrava Piton,
più tranquillamente sarebbero trascorse le sue lezioni, per
tutti.
“Paciock.” Il povero Neville rischiò
quasi di cadere dalla sedia quando Piton pronunciò il suo
nome.
Draco
Malfoy e i suoi amici Tiger e Goyle nascosero un ghigno dietro la mano.
Piton finì di fare l’appello e alzò lo
sguardo sulla classe.*
Iniziò
la lezione facendo loro un discorso riguardante la natura e
l’importanza degli esami di fine anno, di come fosse
importante ottenere al quinto anno degli ottimi voti, per poter
affrontare al meglio i M.A.G.O.
Insistette soprattutto sulla severità nella scelta degli
studenti da ammettere nella sua classe per gli esami del settimo anno,
e sottolineava con piacere la speranza che molti di loro non vi
avrebbero fatto parte.
“Oggi prepareremo una
pozione che viene spesso richiesta ai G.U.F.O.** Aprite il
libro a pagina duecentoquarantadue. ”
Le parole di Piton furono subito seguite da un rumoroso sfogliare di
pagine.
Aprendo il libro alla pagina indicata, i ragazzi trovarono il soggetto
della lezione del giorno:
“Qualcuno fra voi mi saprebbe dire qual è
l’ingrediente essenziale per preparare questa
mistura?” Chiese Piton e subito la mano di Hermione si
levò in aria.
Quasi urtò la spala di Harry, tanto rapida era stata la
ragazza, ma Piton la ignorò.
“Di sicuro avrà già letto tutto il
libro.” Sussurrò Ron a Harry, trattenendo una
risata.
Piton non si lasciò sfuggire l’occasione.
“Hai qualcosa da dire, Weasley? Tu e Potter avete forse cose
cosi importanti da discutere da ignorare la
mia domanda? Cinque punti in meno a Grifondoro.” Disse Piton,
continuando a guardare Ron col suo sguardo gelido. Ron
s’incupì di nuovo e le orecchie gli si
infiammarono.
Nel frattempo, il braccio di Hermione continuava a restare sollevato e
totalmente ignorato da Piton, le cui labbra si strinsero in un ghigno
soddisfatto.
“Hai qualcosa da dire, Potter?” Gli chiese Piton,
stavolta rivolto a Harry.
Lo sguardo di Ella si spostò da Ron a Piton, e da
quest’ultimo a Hermione, che teneva ancora la mano alzata,
per poi rivolgersi a Harry: il ragazzo guardava dritto sul banco.
Sembrava calmo, ma molto probabilmente cercava di evitare di
infastidire Piton guardandolo in volto.
“No, signore.” Gli rispose.
“Come al solito, è
chiaro che la fama non è tutto.*” Lo
schernì Piton, incrociando le mani e poggiando i gomiti
sulla cattedra. “Non credo che abbia senso chiederlo a te,
Paciock.”
Di nuovo, le gambe di Neville sembravano non essere in grado di
reggerlo sulla sedia.
Lo sguardo sprezzante di Piton si manifestò in tutta la sua
profondità.
“C’è qualcuno che sa rispondere alla
domanda? ” Continuò, poi, senza battere ciglio e
ignorando per l’ennesima volta Hermione con un piacere tale
da andare in visibilio.
La povera ragazza ormai stava persino sulle punte dei piedi, tanto teso
era il suo braccio.
Ella ebbe l’impressione che lo sforzo la stesse sfinendo. Era
tutta rossa in viso e sospirava sonoramente.
“Hermione?” Le sussurrò Ella.
“Hermione, non serve a niente. Lascia stare.”
Disse, ma si sentì rabbrividire.
Solo in quel momento, infatti, la ragazza si era resa conto conto di
aver parlato un po’ troppo forte.
Gli occhi neri di Piton si erano posati su di lei con sguardo fermo.
Erano
gelidi e vuoti, e facevano pensare a due tunnel immersi nel buio.*
“Vuoi rispondere alla domanda, signorina Davies?”
Disse Piton, portando l’attenzione di tutti i presenti verso
Ella.
Lei si sentì arrossire, ma cercò ugualmente di
non innervosirsi.
“Pietra di Luna in polvere.” Rispose, cercando di
non impappinarsi e scatenando un’ondata di stupore generale.
Persino Hermione aveva smesso di lottare per rispondere correttamente
alla domanda e la fissava, come tutti i presenti, con gli occhi colmi
di sorpresa.
Respirando appena, e vedendo che Piton sembrava attendersi un seguito,
Ella continuò:
“L’ingrediente principale è la pietra di
Luna in polvere, unita allo sciroppo di elloboro.
Pronunciò l’ultima frase cercando di mantenere la
calma, ma era evidente che lo sguardo fisso di Piton la mettesse a
disagio. Il professore continuava a fissarla senza lodare ma neanche
criticare la sua risposta.
Lentamente, molto lentamente, Piton tornò a concentrasi sul
libro di testo senza aggiungere un commento.
Malfoy e i Serpeverde erano ammutoliti, e le loro espressioni non erano
molto diverse da quelle dei Grifondoro.
Nessuno di loro, a parte Hermione, sarebbe di certo stato in grado di
rispondere alla domanda.
Quest’ultimo si era alzato in fine e, agitando appena la
bacchetta, fece apparire gli ingredienti e il metodo per preparare la
pozione sulla lavagna.
“Troverete tutto quello che
occorre...nell’armadio (la porta dell’armadio si
spalancò) Avete un’ora e mezza.** Pagina
duecentoquarantadue.” Disse,
perentorio.
Subito, un tramestio frettoloso invase l’aula. Tutti si
stavano mettendo a lavoro.
Fumi bianchi ed evanescenti fuoriuscivano dai calderoni e, ben presto,
presero ad inondare la cella sotterranea, aleggiando sulle teste degli
studenti.
Piton, intanto,
avvolto nel suo lungo mantello nero, si aggirava di qua e di
là per la classe*.
Per ottenere un preparato che fosse quanto meno accettabile, bisognava
osservare il colore del fumo. Se questo era di un lieve
vapore argenteo**, allora si era riusciti
nell’impresa.
Piton osserva il contenuto dei diversi calderoni, muovendo critiche
aspre a Neville e Ron, canzonando Harry più del dovuto,
ignorando Hermione ed elogiando il perfetto preparato di Malfoy.
Con Harry in particolare, Piton fu piuttosto sagace.
Notando che il ragazzo non aveva aggiunto lo sciroppo di elloboro prima
di passare alle istruzioni successive, Piton lo canzonò a
dovere e poi fece scomparire la pozione dal calderone. Questo
costò a Harry il primo voto del semestre in Pozioni.
Per un po’, poi, tutto sembrò andare
tranquillamente.
Neville non fuse il suo calderone per un pelo e Seamus
incendiò il suo solo due volte.
Ella, dal canto suo, nascosta nel suo angolino, cercava in ogni modo di
non attirare l’attenzione e ci riuscì, almeno per
tutto il tempo concesso per la preparazione della bevanda della pace.
Il tutto rientrava nella normale quotidianità.
Allo scadere del tempo, Piton fece versare a tutti loro, con
l’eccezione di Harry, un po’ del loro preparato in
una fialetta, assicurando un’etichetta nominativa a ciascuna,
e segnò loro un compito:trenta centimetri di
pergamena sulle proprietà della pietra di luna e i suoi usi
nella preparazione di pozioni, da consegnare giovedì.**
Hermione, svolto questo compito, si dedicava a svuotare tutti i
calderoni dell’aula.
Aveva l’aria triste e abbattuta, e non guardava in faccia
nessuno.
Ella le si avvicinò piano, piano. Voleva sapere se andava
tutto bene.
Sulle prime Hermione non le rispose. Non era risentita con
l’amica più di quanto non lo fosse con
sé stessa.
Sapeva che Ella non aveva colpa.
“Rispondere o no, se sapevi la risposta in ogni caso, non fa
molta differenza per me.” Le disse Ella. Hermione la
guardò con occhi stanchi ma incuriositi.
“Hai studiato e hai fatto un bel lavoro preparando la
pozione. Tutto questo non è sminuito dal fatto che non hai
potuto rispondere.” Continuò Ella, vedendo
l’amica riprendersi d’animo.
Harry e Ron le raggiunsero proprio in quel momento.
“Avanti, Hermione. Non starai facendo quel muso lungo
perché Piton non ti ha fatto rispondere? Parola mia,
dovresti davvero trovarti un hobby. Tipo, giocare a sparachiocco, agli
scacchi dei maghi, cose di questo tipo, vero, Harry?”
Come sempre, Ron parlava un tantino troppo forte, rischiando di farsi
sentire da tutti.
Se non fosse stato per la confusione dovuta al cambio
dell’ora e al tramestio provocato dai ragazzi nel riordinare
le proprie cose prima di uscire, Piton lo avrebbe davvero sentito.
Proprio il suono della campanella li riportò tutti e quattro
alla realtà.
Harry e Ron avevano solo un’ora di pausa prima della lezione
successiva, Divinazione, mentre Ella ed Hermione dovevano subito
raggiungere il quarto piano per la lezione di Antiche rune.
I ragazzi iniziarono a recuperare i libri e le cartelle ma qualcosa di
inaspettato era in riserbo per qualcuno di loro.
“Signorina Davies, nel mio ufficio domani pomeriggio alle
tre. Non saranno necessari né il libro, né la
penna o la pergamena.” Disse Piton, apparso
all’improvviso dietro di loro.
Ella si sentì gelare. Non avrebbe pensato che Piton stesse
parlando con lei se non lo avesse ascoltato con le proprie orecchie.
“Cosa ci fai ancora lì impalato,
Weasley?” Gli si rivolse poi Piton, notando
l’espressione imbambolata che si era dipinta sul volto di Ron.
“Niente, signore.” Disse Ron,
ancora sconvolto.
“Allora vai. Potter, Granger, cosa ci fate ancora
qui?” Chiese Piton a Harry ed Hermione.
I due ragazzi non risposero e, insieme a Ron, uscirono
dall’aula, lasciando sola la povera Ella.
Quest’ultima, rimasta indietro, raccoglieva le sue cose,
tutta rossa in viso.
Avrebbe voluto chiedere il perché di quelle parole, ma
sapeva bene quello che volevano dire: non sarebbero stati necessari
libri o penne o pergamene.
Sistemò tutto lentamente, sperando in un miracolo, anche se
sapeva che non era possibile.
Sentiva le guance rosse e il respiro affannarsi.
Piton stava all’in piedi, accanto alla cattedra. Le volgeva
le spalle e non dava il minimo segno di voler aggiungere qualcosa. La
ragazza, imbarazzata, trattenne una lacrima capricciosa che tentava di
venir fuori, prepotententemente, e si avviò verso la porta.
nella sala Comune
La sala comune era quasi vuota;
quasi tutti erano ancora a cena… Harry, Ron e Hermione
portarono le loro tre poltrone preferite vicino al fuoco…***
Harry guardò le fiamme; si sentiva svuotato e
sfinito… aveva la sensazione che il primo giorno fosse
durato una settimana.***
“È
stata una giornataccia.” Esordì Ron, mentre
sgranocchiava dei biscotti al cioccolato. Hermione non rispose.
Continuava a coccolare Grattastinchi, felicemente accoccolato vicino a
lei.
“Non me ne parlare.” Rispose invece Harry.
Aveva preso un brutto voto in pozioni, era stato messo in punizione
dalla Umbridge e per di più aveva ancora una montagna di
compiti da fare.
“Ed è solo il primo giorno.”
Sospirò Harry, con aria stanca.
Sarebbe stato un anno difficile, per tutti. Il banchetto quella sera
era stato ottimo, come sempre, ma erano tutti troppo stanchi per
poterselo godere a pieno,
“Senti, Hermione, hai visto Ella?” Le chiese Ron,
intento a divorare l’ultimo biscotto.
“Dovrebbe arrivare a momenti. La professoressa Babbling le
ha detto di passare da lei, dopo cena. Penso che le voglia dare dei
libri per rimettersi in pari col programma.” Rispose
Hermione, molto semplicemente.
“Povera Ella.” Disse Ron. “Credo
che la sua sia la situazione peggiore. Deve studiare il triplo di tutti
noi messi insieme e Piton l’ha già messa in
punizione, per cosa poi! Per la miseria, neanche Fred e George ci sono
mai riusciti il primo giorno. Ella ha segnato un nuovo
record.”
“È la nuova arrivata. È naturale che
sia sottopressione. Però Piton è
stato davvero ingiusto** sia con lei che con te, Harry. Certo,
assegnarle una punizione per aver risposto a una domanda, mi sembra
crudele. ”
Gli disse Hermione, per la quale rispondere alle domande degli
insegnanti era ogni volta una gioia immensa.
“Piton mi odia, e questo non cambierà mai. Mi
aspetto da lui anche di peggio. Spero solo che Ella abbia miglior
fortuna.” Esclamò Harry.
“Era mortificata. Certo, lo sarei anch’io se
un’insegnante mi avesse messo in punizione.” Disse
Hermione.
“Forse
“Credi che
Aveva ragione. Era improbabile che la professoressa si facesse avanti
in una situazione del genere.
Né
La conversazione, poi, si spostò da Pozioni a Difesa contro
le Arti Oscure.
I tre amici si ritrovarono senz’altro d’accordo nel
ritenere che quella faccenda fosse tutta una montatura del Ministero
mirata a controllare l’organizzazione e il tipo di educazione
ricevuta dagli studenti a Hogwarts.
Tutto sembrava andare per il verso sbagliato.
Hagrid era lontano dalla scuola, Piton era in vena di sarcasmo
più del solito e Difesa contro le Arti Oscure sarebbe stata
la materia più noiosa dell’anno. In più
avevano i compiti da fare.
“Credo sia meglio fare i compiti. Togliamoceli
dai piedi…***” Disse Harry, stanco e
annoiato.
I tre amici stavano per mettersi a studiare, quando, dal ritratto della
signora grassa, spuntò una figurina dai capelli rossi e gli
occhi stanchi che trasportava diversi libri.
“Ehi, Ella.” Esclamò Ron.
“Vuoi una mano?” Le chiese.
Non solo Ron, ma anche Harry aiutò Ella con i libri.
“Vorrei tanto potermi riposare un po’.”
Disse Ella. Il suo tono di voce era stanco.
“A chi lo dici!” Disse Ron, sbadigliando
sonoramente. “Mi sento distrutto.”
“Almeno tu non sei stato messo in punizione.” Gli
rispose Ella. Aveva preso dalla borsa un foglio di pergamena nuovo su
cui scrivere il compito per Piton.
“Non posso proprio andare a dormire senza prima aver
studiato. Non ho iniziato proprio bene.” Continuò
Ella.
“Lascia perdere quell’idiota di Piton. Odia i
Grifondoro e se non se la fosse presa con te, stai certa che o io o
Neville non l’avremmo passata liscia.” Disse Ron.
“Pensala in un altro modo. Io ho fatto perdere cinque punti
alla casa soltanto il primo giorno.”
Le parole di Ron sembrarono confortare Ella almeno un po’.
I quattro, così riunitisi, presero a studiare insieme fino a
tardi. Iniziando con Pozioni per poi dedicarsi ai compiti di
Divinazione e a tutto il resto.
Quando nemmeno Hermione riuscì più a mantenere
viva la concentrazione, tutti e quattro abbandonarono i libri e si
concessero qualche momento di pausa, prima di salire ognuno al proprio
dormitorio.
“Ella, questa è tua?” Le chiese Harry,
che si era accorto della presenza di una lettera proprio sul tavolo
dove stavano studiando fino a poco prima. .
Ella si voltò verso di Harry, il quale le stava indicando la
sottile busta di pergamena appoggiata sul tavolo.
Subito, la ragazza tornò indietro e la prese.
“Chi ti scrive?” Chiese Ron, incuriosito anche se
assonnato.
“Ti sembrano domande da fare?” Lo
rimproverò Hermione. Stanca com’era, non riusciva
a sopportare le maniere alla buona di Ron e, come sempre, i due
iniziarono a scontrarsi verbalmente.
“Sono suo cugino e posso chiedere a Ella quello che mi
pare!” Sentenziò Ron.
“Sei un grande impiccione, Ronald Weasley, ecco quello che
sei.” Gli rispose Hermione, cercando in vano di non
infervorarsi più del dovuto.
“Non ricominciate a litigare” disse Harry
stancamente, mentre Ron apriva la bocca per ribattere***”.
“Harry ha ragione. Non c’è bisogno di
litigare.” Sentenziò Ella con fermezza.
A questo punto, Ron ed Hermione smisero di urlarsi contro.
“È una lettera di tua madre. Mi è
arrivata adesso perché ha usato Errol per farla spedirla sin
qui e quel povero gufo si è perso per strada due
volte.” Rispose Ella, scartando la lettera.
Lesse velocemente il contenuto della lettera e poi la diede agli altri.
Non c’era niente di interessante in verità. La
signora Weasley assicurava Ella che tutti stavano bene e le chiedeva di
come andassero le cose, se la scuola e le lezioni le piacessero e
quant’altro.
Nessuna notizia sull’Ordine o i suoi componenti era
menzionata.
Silente aveva espressamente vietato di riportare su carta qualsiasi
tipo di informazione utile, che sarebbe stata così
facilmente individuata.
La casa qui sembra vuota senza
tutti voi.
La settimana prossima ti manderò un altro gufo con
un’altra lettera e un astuccio di penne d’oca.
Ginny ha dimenticato di nuovo le sue a casa e Fred e George le perdono
tutte. Di ai tuoi cugini che se hanno dimenticato
qualcos’altro a casa di farmelo sapere.
Io e Arthur siamo orgogliosi di voi e Felpato vi manda i suoi saluti.
Molly
Gli altri si trovarono d’accordo.
“Mia madre può aspettare fino a domani
mattina.” Sentenziò Ron, strofinandosi gli occhi.
Erano così stanchi che la decisione unanime fu quella di
avviarsi nelle loro stanze. Raccolsero le loro cose e lasciarono
così, per quella prima sera, la sala comune.
Il fuoco nel caminetto era ormai spento. Restava solo qualche tizzone
ancora illuminato da poche scintille rosse che avrebbe avuto breve
vita, di lì a poco.
Appoggiata la testa sul cuscino, Ella sprofondò in un sonno
non molto profondo e tormentato da sogni sgradevoli.
Sebbene fosse solo il primo giorno, già le mancavano il
Quartier Generale, il calore di quella casa e i suoi abitanti in
particolare.
nell’ufficio del Preside
In alto, nella torre, nell’ufficio del preside,
c’era ancora qualcuno.
“C’è qualcosa che ti turba,
Severus?” Chiese la voce di Silente a Piton.
Il silenzio della notte era stato interrotto fino a quel momento solo
dagli scricchiolii degli strumenti del preside, sparsi qua e
là per tutto l’ambiente. Fanny, invece, dormiva
tranquilla, appollaiata accanto alla libreria.
I volti dei presidi di Hogwarts erano segnati dal sonno. Qualcuno
borbottava, qualcun altro invece russava.
“Non più del solito, preside.” Rispose
Piton.
Il professor Silente stava esaminando il rapporto della sua ultima
missione per l’Ordine.
Non c’era nulla di particolare da sottolineare. Tutto stava
andando secondo i piani e nessuno sospettava di lui nel suo ruolo di
duplice spia.
“Non hai toccato cibo a cena. Il pasticcio di maiale era
ottimo. L’arrosto in salsa di menta era persino
più invitante delle patate al forno. Il budino e la torta di
mele, poi, erano un delizia per il palato. Molto, molto strano. Bisogna
avere la mente molto occupata, per dimenticarsi anche di far finta di
cenare.” Gli rispose Silente.
Le sue parole serpeggiarono nell’aria, non accompagnate da
alcuna risposta.
Piton sosteneva lo sguardo del preside senza scomporsi minimamente.
“Sai che lo verrò a sapere, Severus.”
To be
continued….
Mi dispiace per
l’immane ritardo ma avevo un contest da chiudere ed era
importante farlo subito. Le storie erano lunghe e faticose da
giudicare, visto la mole di lavoro affrontata dai partecipanti.
In ogni caso, sono
riuscita a trovare il tempo, tra studio e università di
scrivere questo capitolo.
Come avete visto, le
scene principali sono tre e ognuna è ambientata in una parte
del castello diversa, con alcuni personaggi che ricompaiono e altri che
sopraggiungono all’improvviso, chi più chi meno.
È un
capitolo fondamentale. Da qui prenderanno piedi i principali
avvenimenti su cui si basa la mia storia.
Spero che vi sia
piaciuto, anche se devo essere onesta, sono molto più
soddisfatta della seconda parte che della prima. Infatti, proprio la
scena della lezione di Pozioni mi ha dato problemi.
All’inizio avevo pensato di inventare tutto, ma poi,
rispogliando le pagine del libro ho riletto l’effettiva prima
lezione di Pozioni del quinto anno, e allora molte cose sono dovute
tornare al loro posto.
Non sono certa che il
discorso sia fluido e scorrevole come vorrei.
La seconda parte mi
è invece parsa molto più completa e scritta
meglio. Spero sia solo una mia impressione, comunque.
tutte
le citazioni contrassegnate da un solo asterisco e in corsivo sono
tratte da:
- Harry Potter e
tutte le citazioni
contrassegnate da due asterischi e in corsivo sono tratte da:
- Harry Potter e
l’Ordine della Fenicie, 2003, Salani Editore, dal Capitolo
12,
tutte
le citazione contrassegnate da tre asterischi e in corsivo sono tratte
da:
- Harry
Potter e l’Ordine della Fenicie, 2003, Salani Editore,
dal Capitolo 13, Punizione
con Dolores***.
In particolare è importante ringraziare
- chi segue la storia:
Aya88, Breathless, hermione616, Hotaru_Tomoe e
Ladyhawke25
- Chi l’ha inserita fra i
preferiti:
- Chi ha il tempo di commentare:
Brathless:
Ne abbiamo
già discusso su msn del capitolo precedente, considerando le
tue impressioni sulla storia e i personaggi. Mi piacerebbe che non
cambiassi mai idea, anche se, come ti dico sempre, sei eccessivamente
buona.
Spero che il capitolo
ti abbia soddisfatta e che sia di tuo gradimento.
Mi dispiace di averti
fatto attendere più del dovuto.
Anche se ti avevo
preannunciato la comparsa di Silente e l’arrivo di una
lettera, non ho voluto menzionarti la lezione di pozioni proprio per
non rovinarti la sorpresa.
Che dire di
più, sei gentilissima e molto carina a commentare sempre.
Un bacio e alla
prossima