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Autore: NicknameNonNoioso    07/11/2010    1 recensioni
In Donë...il nostro pianeta ombra... nel 1230 d.G.A. ... Qualcosa sta per succedere... Chi è Leley? Chi è quel Lincepardo? Cosa stanno architettando le Eteree? Leggete e scoprite ;)
E' la mia prima fanfic di più capitoli, siate clementi con me per favore...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Allora... provo con questa storia, ma non vi garantisco niente... era un’idea che mi gironzolava in testa ultimamente... ci sono nomi delle specie delle fate, quindi consiglio di conoscerli, almeno. E conviene anche avere voglia di leggerlo, perché potrebbe essere assai deludente... io ci provo, ma mi fa molto piacere se mi lasciate un commentino... anche negativo, ditemi dove sbaglio... se posso migliorare... ma le recensioni mi tireranno su il morale!

Prologo: L’inizio ha avuto inizio

Donë è il Pianeta Ombra della Terra. Questi sono invisibili ai nostri occhi, qualcosa di parallelo, qualcosa di molto strano per noi...E di Donë leggerete, di ciò che ne accadrà. A voi la lettura...

1230 d.G.A

Leley si appostò dietro ad una colonna, pronta a spiare l’assassino appena inviato in missione dalle Eteree. Quella spregevole specie aveva bisogno di qualcun altro per agire... non erano in grado di operare da sole, quelle odiose fate inconsistenti!

Si destò dai suoi pensieri, cercando di osservare meglio il predatore. Era vestito come un arciere e un grande cappuccio scuro era calato sul suo viso. Non indossava alcuna armatura, le protezioni erano in cuoio. Teneva un piccolo arco nella mano, senza decorazioni, che dava l’idea di essere fatto apposta per i viaggi e il lancio di frecce veloce.

I passi dello sconosciuto erano felpati, nessun rumore avvertiva della sua presenza. Leley si abbassò per osservare meglio il particolare, e si accorse che infatti non indossava scarpe o stivali.

Delle zampe da felino sbucavano dai pantaloni, i grossi artigli in risalto tra il pelo brunastro e chiaro. Un lincepardo! Quale segno del destino era quello...

I lincepardi erano molto rari! L'appartenenza dell'assassino la scocciò, perché erano anche una delle stirpi alleata con la sua. Non poteva colpirlo. Sarebbe stato un delitto.

Si spostò veloce e agile come un ragno, per poi nascondersi dietro un’altra colonna. Il lincepardo si voltò in quella direzione, stranito. Leley si immobilizzò. La porta si faceva sempre più vicina, qualche minuto dopo avrebbe dovuto trovare un modo per uscire senza farsi sentire.

Il marmo bianco era gelido sulla sua pelle, la faceva rabbrividire, cosa che rischiava di farla sentire. Non poteva fallire, non quella volta. Doveva indurre in qualche modo il lincepardo a non uccidere la Deva.

Il lincepardo spalancò i portoni, gettando all’interno della stanza un fiotto di luce chiara. Si guardò intorno un’ultima volta, poi varcò la soglia in legno. Leley vide la coda sparire anch’essa, poi si precipitò al grosso battente, per uscire prima che si chiudesse.

Appena fu fuori si nascose, non voleva che il lincepardo la vedesse. Era appena uscita da una specie di monastero in marmo bianco. Il paesaggio riuscì a meravigliarla ancora; non era una bellezza di tutti i giorni. Si trovava sopra ad una collina, sormontante un vastissimo spazio di pianura incolta e abitata solo da mucche e piccoli villaggi. Accanto c’era un sentiero, l’unico posto dove la natura fosse rigogliosa, che si dirigeva verso le montagne, di cui si vedevano solo le cime aguzze e bianche di neve, mentre il resto era coperto dagli arbusti che crescevano senza freno sul fianco del sentiero.

Leley posò la mano sulla schiena e tirò giù la cerniera della camicia troppo scollata. Due grandi ali, con tutte le sfumature possibili dei blu si liberarono, mentre lei ritirava su la cerniera, ma con le ali negli appositi spazi. Quando doveva nascondersi era sempre un problema, per non farsi vedere le ritirava... e dopo erano tutte stropicciate. Leley le mosse leggermente, chiudendo gli occhi e godendosi il venticello che passava.

Si svegliò da quell’attimo di riflessione, dicendosi di cominciare ad agire. Il lincepardo era sicuro di essere solo, infatti camminava deciso sul sentiero.

Leley entrò nella boscaglia, pronta a seguirlo. Per non fare rumore doveva liberare il suo istinto da fata... i posti in cui vivevano le sue antenate erano simili. Questo le fu d’aiuto, perché non si sentì alcun rumore.

E qui finisce il prologo! Se voi volete sapere il resto... be’, accetto ogni tipo di recensione! Come sono malvagia... comunque... forse anche senza recensioni vado avanti... però le gradisco e mi spingono! Alla prossima ;)

Elessary

  
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