Videogiochi > Spyro
Segui la storia  |       
Autore: dragoargento    09/11/2010    2 recensioni
Pharnasius è un'indomita e temeraria dragonessa viola, in lotta per cercare di salvare le briciole di un mondo morto da tempo, appassito sotto le perverse grinfie del malvagio Oscar. Una serie di avvenimenti la coinvolgerà in una battaglia che si sta svolgendo in un mondo che non le appartiene, dove la sua e l'altrui lotta del bene contro il male si fonderanno assieme, assumendo pieghe inaspettate.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
sei fregato, ragazzo

Sei fregato, ragazzo

Una nuvoletta di fini polveri vulcaniche si intrufolò nelle narici di Malefor, solleticandogli le mucose e facendolo rinvenire con un violento starnuto che subito riecheggiò da una parete all’altra del cono magmatico.

Lui aprì gli occhi felini, cercando disperatamente di dare un significato alla gelida roccia sulla quale giaceva e che sembrava avesse avidamente prosciugato tutto il calore del suo corpo.

Era semplicemente confuso: non riconosceva il posto in cui si trovava né il perché ora provasse un pesante giramento di testa misto a nausea; un po’ come se si fosse svegliato dopo una sbornia colossale.

Avvertiva un sordo pulsare permeargli la fronte e d’istinto si portò le zampe artigliate al brutto livido tumefatto per sfiorarlo.

Un dolore lancinante gli trapanò il cranio, facendogli di colpo tornare ogni ricordo della notte precedente.

Dapprima Malefor sibilò con ferocia per poi gemere con una nota patetica nella sua cavernosa voce.

-Fottuta stronza…-

Eppure, mentre bisbigliava tali imprecazioni, non potette impedirsi di provare una bruciante ammirazione nei confronti di Pharnasius e, cosa che lo sorprese più di tutte, rispetto.

Ma anche una profonda rabbia, rivolta più a se stesso che a lei.

Si rimise lentamente sulle zampe, muovendo qualche passo per far luce su quei pensieri così nuovi per lui.

Un leggero tintinnio attirò la sua attenzione facendogli abbassare lo sguardo su un frammento di quarzo che gli ridiede una minuscola parte della sua figura riflessa.

Il Maestro delle Ombre si sentiva infranto e diviso proprio come il globo che aveva contenuto l’energie elementari dei guardiani.

Aveva tutti i motivi per odiare mortalmente quella ingrata straniera, eppure non ci riusciva: come poteva disprezzare la prima creatura in assoluto che era stata in grado di sconfiggerlo, restituendogli in qualche maniera un briciolo di normalità che lui aveva sempre inconsciamente desiderato; come poteva considerare meschino ed inferiore un altro esponete della sua rara e gloriosa razza?

Le voci nella sua testa tacevano, ma lui sapeva comunque che stavano assistendo imperterrite alla catena di pensieri che assemblava pescando qua e là nei suoi ricordi.

“Cosa hai intenzione di fare ora?”

-Devo parlare con lei-

Rispose semplicemente Malefor, mentre passava la zampa artigliata sulla fronte, eseguendo un incantesimo di guarigione che gli cancellò via l’ematoma così come avrebbe fatto un panno bagnato sulla lavagna.

Il dolore cessò e lui non potette trattenersi dal tirare un sospiro di sollievo.

“A quale scopo, ragazzo?”

-Risposte…. Ho bisogno di risposte-

Detto questo, si lanciò in aria spingendo con i poderosi muscoli dei posteriori, volando verso il cerchio infuocato che descriveva la cima del vulcano.

Stava nuovamente calando la sera e lui non potette fare a meno di domandarsi quanti tramonti si fossero affacciati nel cratere mentre giaceva sul fondo, imprigionato in una sorta di momentanea morte.

 

Pharnasius si stava categoricamente impedendo di pensare: la ferita che le sfigurava il petto le provocava già abbastanza dolore a cui badare.

Dopo lo scontro con il vecchio imbecille, era tornata sui verdi e soffici declivi della collina che sovrastava la Valle di Avalar e lì si era distesa supina, spaparanzandosi senza alcun ritegno e lasciando che le ore le scivolassero addosso senza che lei facesse un bel niente.

La dragonessa si limitava soltanto ad osservare le nuvole che si contorcevano in cielo, divertendosi come una cucciola nel riconoscere le sagome più svariate.

Un motore, una lampada, un computer da polso, un bollitore…. Nel cielo vorticava un ribattino di oggetti inutili e lontani, danzando secondo la melodia di archi e clavicembali che un paio di cuffie le stava sparando nelle orecchie.

Erano brani vecchi di secoli, appartenuti ad un’epoca che ormai non era più, eppure il tempo non era riuscito a stemperare la loro forza e capacità di parlare al cuore dell’ascoltatore, facendone galoppare il sentimento in alto, laddove correvano quei giganteschi banchi di vapore acqueo.

Il bianco delle nubi si era tramutato in oro fuso quando Pharnasius avvertì il tonfo di quattro zampe che atterravano vicino a lei; tuttavia decise di non badarvi e di continuare a prestare attenzione alla musica.

-Sapevo che ti avrei trovata qui… -

 

La luce morente del sole faceva brillare di rosso le scaglie di lei, mentre lo squarcio sul petto non era altro che una pesante riga di pece.

Malefor non potette impedirsi di provare un indesiderato rimorso a quella vista, mosse qualche passo confuso, palesemente indeciso sul da farsi, prima di sedersi accanto a lei con una scrollata di spalle e poggiarle una zampa artigliata sulla ferita.

Subito tessuti, pelle e scaglie cominciarono a ricostruirsi mentre Pharnasius rimaneva impassibile.

La mente del Maestro delle Ombre era troppo in disordine per accorgersi della totale indifferenza dell’altra, aveva bisogno di porre un freno alla sua confusione, così l’antico drago iniziò a parlarle ma le sue frasi erano più un monologo rivolto verso se stesso che alle chiuse orecchie di una stizzita Pharansius che voleva solo essere lasciata da sola.

-          Cosa diavolo sto facendo? Dovrei lasciarti crepare dissanguata per quello che hai combinato … e invece no, ti sto curando… devo essere completamente impazzito…-

E qui si lasciò sfuggire un pesante sospiro.

-… ma è da un po’ di tempo che non mi riconosco più… prima sapevo esattamente quello che volevo e cosa fare… ma ora… arg! Come posso esprimere a parole ciò che non riesco a capire? Cosa c’è che non va?-

“Forse non ho mai saputo cosa volevo io… ma soltanto cosa volevano loro

Considerò tra sé Malefor, prima di rimanere sbigottito per ciò che aveva pensato e chiudere subito ermeticamente la porta che aveva accidentalmente spalancato.

La ferita di lei si era ora rimarginata e la pelle era nuovamente ricoperta da squame compatte e sane.

-Io sono un drago viola, proprio come te ed in quanto tale la mia esistenza ha come solo scopo la distruzione del mondo… questa è la nostra natura, il nostro ruolo… a quanto pare sono l’unico a capirlo mentre tu e quel dannato cucciolo vi ostinate a far finta di essere quello che in realtà non siete…-

Malefor soffocò in gola il resto delle sue parole quando si accorse che due polle nere d’inchiostro lo stavano osservando con disapprovazione da sotto un paio di sopracciglia aggrottate.

Senza dire nulla, la dragonessa si limitò a girarsi su un fianco, dandogli sgarbatamente le spalle; ma Malefor non si fece scoraggiare da quel silenzioso invito ad andarsene.

-… come fate ad ignorare il nostro impulso a distruggere…-

-Vattene-

Deciso a non mollare, il Maestro delle Ombre si portò dal lato dove la guerriera teneva rivolto lo sguardo stizzito.

-… come puoi continuare a mentire …-

Sbuffando rumorosamente, Pharnasius si girò dall’altro lato

Malefor si spostò nuovamente, fermamente deciso a non interrompere la sua ramanzina così che la dragonessa si rivide costretta a riassumere la posizione supina di partenza.

Avvertì nuovamente l’altro drago spostarsi e sedersi dietro il suo capo.

Poi sentì le sue cuffie venire afferrate e divaricate.

Infuriata, Pharnasius riafferrò le due appendici olografiche solide per serrarle con forza sui propri canali uditivi; ma nel farlo si ritrovò le zampe di lui sotto le proprie dita artigliate.

Colta alla sprovvista, la guerriera aprì di colpo gli occhi solo per ritrovare il proprio campo visivo colmato dalla figura rovesciata di Malefor che faceva capolino da sopra il suo muso.

-          … non mi stai ascoltando-

-          Non ascolto gli idioti-

-          Dannazione! Perché non vuoi capire?!-

Un ringhio esasperato le fuoriuscì dalle zanne serrate, mentre la dragonessa si alzava così improvvisamente che per poco non tranciò il muso dell’inopportuno e insistente interlocutore.

Ora Pharnasius era seduta sui posteriori, le ali da farfalla serrate lungo il corpo come una sorta di mantello, mentre fissava l’altro con uno sguardo più duro e freddo dell’acciaio.

-Perché TU non vuoi capire?!-

Malefor fece per rispondere, ma lei fece scattare in avanti la zampa artigliata, serrandogli le mascelle nel palmo prima ancora che un singolo suono potesse essere pronunciato.

-Ascoltami molto bene ora… tu non hai mai visto una reale distruzione, io sì … tu hai vissuto in un mondo pieno di vita mentre io sono cresciuta tra la sabbia e le rocce di un pianeta morto da tempo: semplicemente non sai cosa sia la vera distruzione e non è quella che la tua perversa mente idealizza con tanta facilità.-

-Ho intenzione di farti toccare con mano quello che ho vissuto… so che puoi leggere nella mente degli altri e frugare nei loro ricordi… ebbene, se questo dovesse essere l’unico modo per mettere un po’ di sale nella tua zuccaccia vuota, sono disposta a farti vagare liberamente nella mia testa-

Malefor desistette, lo sguardo stupito.

-Ebbene, cosa aspetti? Hai paura della verità, forse?-

Il tono canzonatorio con cui Pharnasius pronunciò le ultime parole, furono per il Mastro delle Ombre come una secchiata di acqua gelata.

Indignato per la strafottenza della giovane, Malefor entrò nella sua testa con feroce brutalità, come un esercito che si riversi entro le porte divelte di una cittadina assediata.

Un gemito sfuggì dalle labbra di Pharnasius, ma lei resistette comunque a quella presenza aliena che voltava con foga le pagine dei suoi ricordi, prima con rabbia, come se volesse farle male per vendicarsi, poi man mano lo avvertì soffermarsi sulle immagini che scorrevano, ponderandole, meditandoci sopra con …. Sorpresa? Delusione o forse orrore.

Incuriosita da quelle emozioni altrui, che poteva solamente avvertire come indistinti echi lontani, Pharnasius provò a concentrarsi su quella remota parte della sua psiche fino a quando non ricorse accidentalmente ad un’altra delle leggendarie abilità che il suo sangue di dragonessa viola racchiudeva.

Di punto in bianco, la guerriera si ritrovò catapultata nella mente di lui.

Malefor non era altro che un cucciolo, accerchiato da una folla innumerevole di draghi viola che gli bisbigliavano all’orecchio senza sosta.

Assistette impotente all’assurda scena nella quale quell’iniziale anima pura veniva corrotta da quella folla di vecchi sbavosi e decrepiti.

Vide il cucciolo crescere sotto la tutela dei guardiani degli e elementi, ribellarsi, venire scacciato, rifugiarsi tra le vette più alte delle montagne per creare un esercito di scimmie e attaccare il Tempio.

Lacrime di orrore le riempirono gli occhi, mentre decine di uova venivano infrante come se fossero palloncini colorati da far esplodere ad una festa di compleanno.

Sopraffatta dallo spettacolo grottesco, Pharnasius indietreggiò di un passo e qualche cosa si ruppe sotto le sue zampe, producendo un secco schiocco che si propagò in ogni dove come il frastuono di una valanga.

Di colpo i vecchi draghi smisero di sussurrare solo per rivolgere gli sguardi severi e lattiginosi su di lei.

Anche il cucciolo si era accorto della sua presenza.

I suoi occhi grandi e luminosi la catturarono, chiedendo tregua e aiuto, stanchi di tutte quelle pretese, di quella folla che lo racchiudeva come una prigione inespugnabile.

-BASTA!-

Malefor tagliò di netto il loro contatto mentale.

Ansimava pesantemente e grosse gocce di sudore gli scorrevano sulla fronte.

Era sconvolto, Pharnasius non dovette faticare molto per capirlo da come si era raggomitolato su se stesso, fissandola con occhi sbarrati.

Quel durissimo blocco di granito con il quale si era confrontata fin da subito dopo il naufragio si era infine sgretolato, come la sabbia si un castello che si era asciugata al sole.

Conscia di aver disseppellito un segreto fin troppo intimo, Pharnasius si sentiva troppo imbarazzata per non limitarsi a tornare semplicemente ad ignorare l’altro per distendersi nuovamente sulla folta erba, annegando il proprio senso di colpa tra i lontani punti luminosi delle prime stelle della sera.

Quanto desiderava rifugiarsi nelle profondità del cosmo in quel momento!

Malefor avrebbe voluto fuggire via da quella creatura aliena e tremenda, bramava dolorosamente di mettere chilometri e chilometri di distanza tra lui e lei ma uno strano terrore gli bloccava le membra e la mente.

Aveva visto una terra infuocata dove mastodontici mostri di metallo vagavano senza sosta, aveva camminato tra labirintiche gallerie, scavate nelle viscere della terra per infiniti chilometri e aveva osservato da vicino la gente di Pharnasius mentre dominava il mondo fisico con la sua strabiliante tecnologia… l’unica cosa che riuscisse minimamente a sopperire la mancanza di magia nel sangue dei draghi di quel mondo disgraziato.

Il Maestro delle Ombre ne era rimasto disgustato: cos’era un drago privo dei propri poteri arcani se no una lucertola troppo cresciuta?

Poi lei si era furtivamente intrufolata nella sua testa e gli aveva mostrato ciò che effettivamente era stato da sempre: una misera e meschina marionetta di legno!

Aprire gli occhi dopo una intera vita di cecità era veramente straziante.

Ogni cosa attorno a lui si era fatta di cartone colorato, come una fondale teatrale pronto ad essere ridotto in poltiglia alla prima pioggia.

L’unica cosa di reale era solamente Pharnasius, che giaceva sulle striscioline di carta verde con il nero sguardo puntato verso un cielo scarabocchiato in blu.

Era immensamente bella, con il forte corpo snello che disegnava fluide onde con le sue curve definite.

Qualche cosa in lei lo stregò e lui si guardò sgomento avvicinarsi a lei e poggiare con timidezza le labbra su quelle della dragonessa che mai avevano eruttato fiamme.

Due mani artigliate gli afferrarono le spalle e in pochi secondi Malefor si ritrovò sbattuto a terra, con Pharnasius che incombeva su di lui, trafiggendolo con sguardo minaccioso.

Malefor capì di aver commesso un grave errore, irrigidendosi per prepararsi a difendersi da un più che sicuro attacco; ma Pharnasius si rivelò imprevedibile come al solito.

-E quello lo chiameresti un bacio?-

Non ebbe il tempo di dare un senso a queste parole che Pharnasius lo baciò a sua volta con un ardore che mai avrebbe immaginato.

Lei aveva un buon sapore ed il suo odore era a dir poco inebriante… Malefor si fece trasportare da quelle nuove sensazioni e non ci volle molto prima che corrispondesse la dragonessa aliena con altri famelici baci, cingendole il torace ed attirandola a sé.

Sei fregato, ragazzo”

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Spyro / Vai alla pagina dell'autore: dragoargento