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Autore: C_Moody    10/11/2010    1 recensioni
Sono fra noi. Hanno smesso di chiamarsi "leggende".
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Oh no. Crystal, cos'hai combinato?»
Ignoro le accuse di Ellie per concentrarmi maggiormente sul mio autocontrollo. Basterebbe una piccola offesa, una parola che non mi va giù, per scatenare in me il mostro che sono.
«Scusa, ma non me la sono sentita di lasciarla morire. Si è buttata a tre passi dal mio posticino, l'ho afferrata al volo a qualche metro dall'acqua.»
«Quindi hai sfoggiato le ali.»
Dal momento che la sua non è una domanda, la mia non diventa una vera e propria risposta ma uno sguardo scocciato.
«Hai finito di parlare di me? Possiamo parlare di lei, ora.»
«D'accordo. Chiama Alvin, raccontagli come stanno le cose. Io penso alla ragazzina.»
La cosa migliore da fare per la ragazzina sarebbe starle completamente alla larga, non so quanto potrà diventare appetitosa per la mia gola assetata. Chiamare Alvin però è una delle cose che meno desidero fare e me ne lamento.
«Crystal, devi farlo! Se teniamo tutto nascosto le conseguenze saranno pesanti. Se invece raccontiamo tutto subito... dai, fallo. Deve sapere.»
 
Fra tutte le regole della nostra difficile società, regna quella della clandestinità. Alvin è solo un segretario, il braccio destro del cosiddetto "sovrano". Dobbiamo fare i conti dei nostri errori con un essere molto più potente. Non ha un nome, ma anche se lo avesse sarebbe proibito nominarlo.
Purtroppo quando ho salvato la ragazzina, il sovrano non era neppure nella lista dei miei primi dieci pensieri.
So di esseri leggendari che hanno sbagliato ma hanno comunque trovato il modo di salvarsi, trovando un accordo. Il sovrano ha la fama di essere un grande negoziatore. Gli affari sono fonte di suo grande interesse e se, in occasioni rare, è di passaggio da queste parte e visita la nostra "sede" a New York, si potrebbe scommettere sull'argomento che tratterà. A quanto pare, ero assente quando qualcuno tempo fa ha deciso di metterla ai voti per eleggere un arrogante, presuntuoso e irascibile satiro al comando della società segreta.
Non conto le volte che il sovrano ed io ci siamo visti perché non mi piace trattenere certi brutti ricordi nella mia mente. Tutti a trattarlo come se fosse più pericoloso di noi... persino Ellie potrebbe battersi contro di lui ed uscirne incolume. Fin dall'inizio l'hanno trattato come una divinità, quindi ora lui crede di esserlo per davvero.
Perciò so che telefonando Alvin, la notizia giungerà alle sue orecchie e per quanto mi costi ammetterlo, non sono brava a negoziare. Non ho niente da dare in cambio: sono già prigioniera del buio, soffro già parecchi divieti. 
Veramente, più di così...
Non ho nulla da dare in cambio ma in qualche modo, non so come né perché, non voglio che la ragazzina sia coinvolta. Mentre mi decido ad afferrare il maledetto ricevitore, la fisso. Credo che forse la morte sarebbe stato meglio, se per un attimo avessi pensato alle conseguenze del salvataggio. Ora se ne sta lì, è tiepida, respira, vive. Da qualunque cosa scappasse, io le ho seriamente peggiorato la situazione.
La figura minacciosa di Ellie si sporge da dietro il muro del cucinotto. La lican solleva il labbro inferiore ed emette un lieve brontolio. Mi segue con gli occhi mentre digito il numero di Alvin prima di voltarsi e continuare con il pasto dell'umana.
Desiderare che Alvin non risponda o che almeno lasci squillare un po' il telefono, è un desiderio del tutto fuori dal mondo. Alvin vive con il telefono incollato in mano o all'orecchio.
«Sì?»
«Alvin, sono io, Crystal.»
«Oh!» L'elfo prova a travestire con la sorpresa la sua immediata preoccupazione. «Ma guarda un po', c'è Crystal al telefono. Cos'è? Hai finalmente trovato il manuale di istruzioni del telefono? Non mi chiami da secoli... e perché, poi? A cos'è dovuta la tua telefonata? Ci siamo visti qualche ora fa. Cos'altro ha combinato la vampira?»
Sentire la sua voce al telefono è ancora più snervante che dal vivo.
«Un brutto guaio. Ma sono sicura che una soluzione c'è. Insomma, si tratta di un errore piccolo piccolo, quindi... non vedo perché si debbano alzare grandi polveroni. Alvin, da quanto tempo siamo amici? Abbastanza, se la memoria non m'inganna. Vorrei poter contare sul tuo silenzio, dopo che ti avrò raccontato il mio guaio. Ho salvato la vita ad un'umana che stava per suicidarsi. Una giovane fanciulla. Suvvia, non sarà poi così grave, giusto?»
Il mio potere persuasorio colpisce in pieno viso Alvin che non ne è immune, ma la mia stessa falsità mi dà la nausea. Alvin esita per un momento. Sento nel suo respiro che qualcosa lo turba aldilà di tutto.
«Crystal, sei in vivavoce.»
Automaticamente la mia mano rimette a posto il ricevitore con uno scatto fulmineo e lo tiene giù con forza sperando che questo non prenda vita. La voce di Alvin è risuonata sin troppo allarmata perché io possa credere di essere fuori pericolo. Considerato il bel numero di esseri che c'è sempre da Alvin, be', sono in guai più seri di quanto credessi.
«Allora, cos'ha detto?» Mi domanda Ellie, asciugandosi le mani con uno straccio.
«Ehm... ha detto che richiamerà.»
In qualche modo so che è vero. La curiosità di Alvin sarà grande quanto il pianeta entro l'alba.
«Bene.» Si guarda in giro e comincia a mormorare fra sé, controllando che l'umana al suo risveglio abbia l'occorrente per una buona doccia, dei vestiti puliti e un pasto caldo. Poi si gira verso di me.
«Credi di farcela a stare qui con lei mentre io raggiungo Chris? È appena arrivato, dopo tanto tempo che non ci vediamo, mi dispiace lasciarlo da solo. Ce la fai?»
«Sì, non preoccuparti.»
«Dai, se ti sarai comportata bene, ti porterò un po' di sangue dai macellai.»
«Hmm... dai macellai o dalle bestie che macellano?»
«Spiritosa. Fai la brava, a più tardi.»
Quando il silenzio torna ad alleggiare nel salotto, io contraggo fortemente tutti i muscoli e penso ad altro, come una forma di autocontrollo.
Afferro il libro che leggo ormai da settimane e mi accomodo sulla mia cara poltroncina. L'umana è davanti a me quindi saprò quando si sveglierà. Momento che, mi costa ammettere, trovo molto difficile da aspettare.
 
La fanciulla comincia finalmente a mostrare evidenti segni di vita.
Ho fretta di sapere se la caduta o l'arresto improvviso da essa le hanno causato qualche danno.
Apre molto lentamente le palpebre. Con la stessa lentezza chiudo il libro, del quale ho potuto leggere solo un capitolo, e mi abbraccio le ginocchia posandovi il mento per apparire meno pericolosa possibile.
L'umana finisce per balzare spaventata scatenando i riflessi che mi fanno scattare leggermente all'indietro, per proteggermi. Proteggermi da una banale umana? Mi sento tanto ridicola.
«Sei dei servizi sociali?» Domanda mentre stringe in pugno il bordo della coperta.
Nego con un movimento della testa molto misurato.
«Sono morta?»
Rispondo allo stesso modo di prima, con movimenti lenti e alquanto incerti. Le mie risposte non sono poi tanto convincenti ma l'umana ci crede e si guarda intorno educatamente.
È tanto che non sto così vicina ad un umano in queste condizioni.
E il fatto che Ellie sia assente mi mette un po' d'inquietudine.
Immobile, quindi ancor meno umana nonostante i miei tentativi.
Rimango a fare la statua tutto il tempo mentre la ragazzina cerca di rimettere insieme i pezzi delle sue memorie. 
«Dove sono?»
«Sulla Terra.» La mia voce la sconvolge. Un tono freddo e selvaggio che non avrebbe mai creduto.
«Città?»
«New York City.»
«Oh... Quindi sono ancora all'inferno. Nella giungla di cemento e guai.»
«Perché l'hai fatto?»
«Cosa?» Benché la ragazzina mi abbia chiesto se è morta, il suo suicidio fallito non è fra i primi pensieri. La spaventa aldilà di ogni altra cosa la mia immagine, i miei occhi. Mi guarda dalla testa ai piedi cercando la cosa che mi rende così poco umana.
«Perché hai tentato di ucciderti? La vita è un dono prezioso.»
«La vita fa schifo. La mia vita è una calamita che attira solo sfortuna.»
Fin qua non riesco a darle torto. Non solo anche la mia vita, quella che sono costretta a vivere, fa schifo ma la poveretta attira veramente solo sfortuna, trovandosi faccia a faccia con un vampiro.
Lei ancora non si è accorta di niente. Quando parlo muovo appena le labbra senza scoprire molto le zanne. Cerco anche di non fissarla troppo a lungo per via della soggezione che mettono i miei occhi.
No, a parte i vestiti neri, il pallore della mia pelle e il corpo rigido e freddo, l'umana non si accorge di niente.
«La tua vita è un pezzo di creta che puoi plasmare.»
«Qual è il tuo nome?» Mi domanda, non fermandosi a pensare sulla mia massima.
«Crystal.»
«È un bel nome. Hai anche un bel aspetto tenebroso, io non avrei il coraggio di vestirmi così. Sono abituata alla gente che si volta per guardare quanto sono sporca e stracciona.»
Nonostante l'anima suicida, ha un bel modo di parlare. Aperto, sveglio.
E mai nessuno aveva parlato del mio abbigliamento senza giudicarmi.
«E tu, come ti chiami?»
«Lily.»
«Bene, Lily. Sul tavolino accanto a te ci sono dei vestiti. Quella porta conduce al bagno, così potrai farti una doccia e indossare vestiti puliti. Se non sono esattamente della tua taglia, pazienza. Dopo la doccia, ti aspetta un pasto caldo.»
Le sole parole "pasto caldo" hanno fatto brillare gli occhi alla ragazzina pelle e ossa.
Io sono già pronta a tirare un sospiro di sollievo e allentare la tensione che mi causa tener sotto stretto controllo i movimenti, visto che la ragazzina se ne sta andando in bagno, quando una chiave si muove un po' troppo velocemente nella porta facendo sobbalzare entrambe.
La ragazzina guarda la porta, poi me, e di nuovo la porta. La mia espressione serena la tranquilizza.
«Crystal...» Quando Ellie vede la ragazzina sveglia e lì a guardarla, nasconde velocemente dietro la schiena un sacchettino rosso. «Oh, ma guarda! Ciao ragazzina, va meglio adesso?»
La lican si avvicina all'umana con un coraggio e una forza che invidio. Lily mi guarda un po' sconcertata prima che Ellie risponda a tutte le sue domande.
«Io sono Ellie, vivo qui insieme alla mia amica Crystal. Qual è il tuo nome?»
«Lily.»
«Benone! Allora Lily, ci sono dei vestiti, magari sono un po' grandi per te ma sono puliti. Una bella doccia calda ti rimetterà in sesto e poi mangerai a volontà un po' di tutte le cose che ti ho preparato, va bene?»
Il forte contrasto fra il mio carattere freddo e strano e il carattere caldo ed estroverso di Ellie scioccano non poco la ragazzina che sicuramente si sta ponendo la domanda che tutti si pongono in questi casi: come fanno due persone con caratteri così diversi ad andare d'accordo?
«Però c'è una cosa che non mi è chiara.»
Dice la ragazzina, fermandosi poco prima di raggiungere la porta del bagno. Ellie ed io ci scambiamo uno sguardo preoccupato. Lily farà quella domanda?
«Ora ricordo distintamente di aver tentato il suicidio buttandomi dal ponte. Un volo del genere avrebbe dovuto uccidermi. Come mai sono ancora viva e come mai mi trovo in casa vostra? Centrate qualcosa?»
Ellie si gira verso di me quasi rimproverandomi. Ovvio, l'idea del salvataggio non era così brillante se dopo non avevo risposte alle domande della salvata.
Ignoro quel genere di sguardo della lican e risolvo la situazione come meglio mi riesce: ritardando il momentaccio.
«Lily, avremo tempo a sufficienza per tutte le tue domande. Ora hai bisogno di una doccia.»
Temo una ribellione con pretese di immediate risposte. Invece l'umana sorride lievemente e si dirige verso il bagno. Nonostante la casa le sia estranea e lei sappia di essere un ospite, si sente molto a suo agio fra un vampiro e un licantropo per essere un'umana con tutte le rotelle a posto.
Ellie mi porge il sacchettino rosso che addento dal basso e svuoto in meno di un minuto.
«Ti senti meglio adesso?» Mi domanda, mettendo a riscaldare nel forno a microonde il pasto di Lily.
Annuisco soltanto, riducendomi a leccare la parte interna del sacchetto ancora sporca del nettare pregiato.
«Sei stata coraggiosa, brava.»
Taglia corto la lican.
Dieci minuti più tardi, una nuova Lily appare davanti ai nostri occhi.
Pulita e profumata. Un po' ridicola con i vestiti di Ellie indosso ma luminosa nel sorriso e nello sguardo.
Evito di guardare quando Lily si butta a capofitto sulla cena e divora con avidità tutto quello che vi è nel piatto in un tempo da record perché mi fa tanta pena. Mentre Ellie ed io sediamo sulle poltrone e chiacchieriamo del più e del meno, l'umana domanda un altro po' di cibo e segue distrattamente la tv, ora che lo stomaco è sazio.
«Da quanto tempo non mangi, Lily?» Le chiede dolcemente Ellie, mentre le prepara un'altra bistecca.
«Un pasto completo? Ormai non lo ricordo più.»
«Ho fretta di sentire la tua storia. Perciò quando finisci di mangiare e sei pronta, ti invito a unirti a noi, qui.»
Le dico dal salottino, senza scomodarmi troppo e senza voltarmi a guardarla.
«Va bene, perché anch'io voglio parlare.» Ribatte Lily, mozzandomi il fiato.
Ellie ritorna sulla sua poltrona con un sorriso in volto e sottovoce aggiunge «Pericolosa, l'umana!», un chiaro riferimento al groppo in gola che fatico a deglutire.
 
Dopo un bel pasto abbondante, Lily si avvicina timidamente a noi e si accomoda sul divano interessandosi improvvisamente ai pelucchi del maglione di Ellie per non interrompere la nostra conversazione.
Solo il silenzio la distrae, dopo alcuni minuti.
«Comincia l'interrogatorio?» Dice, alzando gli occhi.
Ellie ride liberamente. Io evito, in presenza dell'umana. Vedere le mie zanne la spaventerebbe.
«Non sarà un interrogatorio. Sarà una conversazione per conoscerci meglio. Ora dimmi, dove abiti?»
«Non ho una dimora fissa. A volte vivo e dormo fra le scatole di un vicolo.»
«Dove sono i tuoi genitori?»
Mi accorgo che quando sono io a fare domande, la ragazzina si suggestiona e risponde con chiarezza e rispetto. Mi tratta diversamente da come tratta Ellie. Con me i suoi atteggiamenti sono bloccati dalla paura. Ellie invece, trattandola fin dall'inizio con simpatia e calore, ha ottenuto una maggiore fiducia da parte sua.
«Non ho mai conosciuto mio padre. Mio fratello è morto di overdose di eroina un anno fa e mia madre se mi vede un'altra volta mi lancia la prima bottiglia di whisky che le capita a mano.»
«Dunque ha problemi con l'alcol?»
Lily annuisce tenendo bassi gli occhi, che non riescono a nascondere una forma di rancore e di rassegnazione verso quella genitrice che dedica più attenzioni alle sue bottiglie e che si cura della figlia, della sua bellissima figlia, come si cura del suo fegato. Capiamo all'istante che l'argomento non è di suo gradimento, anzi che se continuiamo otterremo solo di farla piangere, perciò Ellie comincia a domandarle della scuola, delle amicizie.
Io resto in silenzio, ancora sbalordita nel sentire che esiste veramente qualcuno là fuori capace di trascurare così i propri figli, di ignorare una giovane vita in balia della corrente.
Da come Lily diffida leggermente di noi, presumo che già diverse volte in passato qualcuno abbia cercato di prendersi cura di lei per poi abbandonarla nuovamente al suo destino.
O forse è lei che non tollera la carità... 
Non potrei mai più far stare zitta la mia coscienza se abbandonassi Lily nuovamente alla sua miseria.
L'umana dà segni di stanchezza ed Ellie si interrompe, guardando infine me per capire se ho qualche altra domanda per lei. Ci penso solo un secondo.
«Lily, per curiosità, credi nella fantascienza, nelle leggende? In ciò che sembra irreale, impossibile?»
Il fiato della lican si mozza, producendo al secondo dopo un leggero ringhio inudibile per le orecchie dell'umana. Se la guardo, è capace di incenerirmi con lo sguardo perciò mi concentro su Lily cercando di mantenere un'aria tranquilla e disinvolta.
«Non lo so. Intendi nei fantasmi?»
«Fantasmi, orchi, elfi, licantropi, vampiri, fauni, alieni, maghi, fate... un vastissimo mondo.»
«Probabilmente. Se li vedessi.»
L'angolo della mia bocca forma un sorriso compiaciuto appena accennato. 
Prima che combini un disastro, Ellie decide che è meglio mettere l'umana a letto. Le cede il suo, contenta di trovare conforto sul divano e lasciare all'umana tutta la privacy e la serenità di cui ha bisogno.
«Domattina andremo a fare un po' di spese, ti compreremo dei vestiti così non dovrai più indossare i miei, che ti stanno troppo grandi.»
Lily ci guarda una dopo l'altra, probabilmente chiedendosi se siamo reali, vive in tutta la nostra stravaganza e pronte ad aiutarla. Ci augura la buona notte e sprofonda in un sonno profondo e sereno fra i cuscini di Ellie. C'è differenza fra i cartoni del vicolo e il letto della lican...
Noi chiudiamo la porta della stanza guardandola con occhi benevoli. Come può la gente farle questo?
«Ti rendi conto, Crystal? Proprio noi che potremmo ucciderla, ci prendiamo cura di lei.»
«Già. Sarà meglio per sua madre che io non la trovi mai, perché non posso giurare di risparmiarla.»
«E poi la sbronza quando ti passa?!»
Riprendo in mano il mio libro lasciando la lican ridere da sola della sua battuta mentre fissa il soffitto. Sarà una lunga notte, più lunga delle altre. Il libro è l'unica cosa che riesce a farmi distogliere il pensiero dall'umana addormentata nella stanza a pochi passi. La poltrona mi sembra più scomoda del solito e il computer cerca di attirarmi a sé per intrappolarmi nella sua rete ma sono convinta che veramente nulla riuscirebbe a distrarmi del tutto.
 
Come spiego all'umana che certe attività non posso più svolgerle?
Quando Lily, nel cuore della notte, si alza per usare il bagno, si stupisce della luce accesa e apre la porta del salotto scoprendomi tutta immersa nella lettura. Poi sposta gli occhi sulla lican che dorme con la bocca aperta. Cerco di apparire disinvolta ma mi sento terribilmente a disagio: a casa mia ero abituata a non nascondere la mia natura. Ora invece mi sento in trappola nell'unico territorio neutro per me.
«Cosa ci fai in piedi a quest'ora?» Le domando con forzata simpatia.
«Dovevo usare il wc. E tu, leggi?»
«Sì, non riesco a... prendere... sonno. Torna a dormire, Lily.»
«Buonanotte.»
«'Notte, Lily.»
La mattina seguente, Lily capisce dal mio aspetto, dalla differenza che c'è fra Ellie che ha dormito ed io che non chiudo mai occhio, che quel posto in poltrona è l'unico che abbia toccato in tutta la notte. Mi guarda con un leggero sospetto ed io non posso fare a meno di domandarmi se per caso le sono venute in mente le strampalate ipotesi che si fanno tutti quando mi vedono.
Il suo sguardo non cambia, anzi peggiora, quando lei ed Ellie siedono a fare colazione mentre io continuo sulla poltrona con il solito libro. Lily chiede sottovoce ad Ellie il motivo del mio saltare la colazione ed Ellie riesce a cavarsela rispondendo che non sono usa a fare colazione. Ma ciò non basta per rasserenare l'umana.
 
Credevo di dover rinunciare all'uscita insieme a loro per fare un po' di shopping, ma certe nuvole cariche di pioggia e speranza mi spingono a seguirle. Stare con l'umana, con Ellie a supportarmi, mi aiuta moltissimo nel mio autocontrollo. Lily cambia vestiti, indossando un maglioncino di Ellie e un pantalone mio. 
La cosa mi diverte e mi incupisce al contempo.
Immagino che Lily si senta diversa ora a camminare per le strade con noi, due ottime guardie del corpo, bella pulita e vestita. Glielo si legge negli occhi che ha trovato una piccola isola di pace.
 
Arrivate in banca per prendere un po' di soldi, un cartello fuori dalla banca avvisa il guasto al cash dispenser.
«Oh, perfetto. Ora dovremo sorbirci la fila e le persone.» Dico, già di cattivo umore.
Basta davvero poco per inquietarmi. Lily mi guarda leggermente intimorita, tenuta per mano da Ellie.
Entriamo e, in effetti, avevo ragione. Una decina di persone tutte in attesa di prelevare un po' di soldi. 
L'impiegata continua a scusarsi per il guasto con un viso sinceramente dispiaciuto per la gente che ovviamente non gradisce la situazione.
I miei istinti cominciano a presentire un guaio, così mi guardo intorno. Le impiegate sono serene e concentrate. Il direttore poco lontano legge delle carte con disinteresse e la guardia chiacchiera con una persona della fila che pare essere una sua conoscenza. Gli altri clienti sembrano annoiati ma tranquilli.
Sposto lo sguardo su Lily, è calma. Si guarda intorno con meraviglia, non essendo mai entrata in una banca. Ogni tanto lancia occhiatacce diffidenti alla guardia ma per il resto si tiene vicinissima a Ellie aspettando pazientemente.
Ellie invece ha circa le mie stesse sensazioni. Il suo corpo comincia a contrarsi e le sue narici cercano di catturare maggiormente gli odori attorno a sé, rivolgendomi di tanto in tanto uno sguardo preoccupato.
«Senti quello che sento io?» Mi domanda a voce bassissima.
«Guai in arrivo.» Rispondo annuendo lievemente con il capo.
Forse è meglio se ce ne andiamo. Lo comunico con lo sguardo ad Ellie che, battendo leggermente la mano sulla spalla dell'umana, sospira rassegnata dicendo che forse è meglio provare da un'altra parte.
Ellie muove sei passi verso la porta, io soltanto la metà. Poi ci blocchiamo.
Due uomini con il volto coperto fanno irruzione nella banca muovendosi velocemente per non esser visti dalla porta. La guardia tira fuori la pistola ma la punta contro di noi.
«Oh no... ci mancava anche questa.» Dico rivolgendomi a Ellie. Non ho mai avuto paura delle rapine in quanto immortale, e neppure Ellie in quanto brava a rigenerarsi. Ma ora con noi c'è Lily e sono preoccupata per la sua incolumità. 
«A terra! A terra! Tutti a terra e non fiatate!»
Ubbidiamo all'istante, quei tizi sono già parecchio nervosi. Sia Ellie sia io proteggiamo Lily con i nostri corpi. Lei trema e il suo respiro è molto accelerato. Avvicinarmi così a lei mi rende ansiosa. Una cosa è stata salvarle la vita, afferrarla in volo e portarla fino a casa. Adesso toccarla è una fonte di immensa ansia per me. È una prova di coraggio.
I malviventi prendono le borse della gente.
Può darsi che la vicinanza con Lily centri qualcosa, ma la mia rabbia non era mai cresciuta così tanto, diventando difficile da ignorare e presto anche difficile da controllare.
«Andrà bene, Lily. Sta' tranquilla.» Pronuncia a voce bassa Ellie, carezzandole i capelli.
La ragazzina guarda anche me per avere un po' di rassicurazioni da parte mia, ma non me la sento di fare altro che fissarla e sperare che non succeda niente di sgradevole per noi. E allora alzo lo sguardo, uno dei malviventi punta dritto verso di noi con gli occhi fissi su Lily.
Vedo Ellie stringere Lily ancora più forte a sé mentre sul viso del malvivente si dipinge un sorrisetto maligno.
«Ehi, Jim, guarda un po' qui. Hai mai visto una ninfa più bella di questa?»
«Oh, per favore, Fred, cerca di rimanere concentrato!»
Questo "Fred", benché mi sorprenda che un tale rifiuto umano porti anche un nome, allunga la mano per accarezzare la testa di Lily. Purtroppo, istintivamente sia Ellie sia io scateniamo un po' di istinto materno e un po' di ferocia animale, scattando leggermente verso il malvivente e contraendo la gola facendo suonare un ruggito contenuto e profondo.
Fred ci guarda, gli occhi pieni di timore. Poi ci punta contro la pistola.
«Fate ancora un respiro e per terra non si troverà altro che pezzi delle vostre cervella.»
Non che la sua minaccia mi abbia spaventata, anzi troverei divertente la sua faccia quando scoprirà che sono immortale. Nel rimetterci ai nostri posti, Ellie ha stretto ancora più forte a sé la piccola Lily, circondandola e proteggendola contro il suo corpo.
Vedo continuamente scatole nere caricate dentro ad una specie di carrello, mentre i clienti sono già stati quasi tutti derubati. Ellie ha vuotato le tasche dei suoi jeans di qualche soldo per il taxi, il cellulare e i documenti falsi per il bancomat. Falsi perché, be', chi mai direbbe che Ellie ed io abbiamo rispettivamente trecentosessantadue e quattrocentosettantuno anni, quando all'apparenza non superiamo i venticinque?
Quando capisco che il loro lavoro, se così si può chiamare, è ormai giunto alla fine, Jim e Fred parlano a voce bassa fra di loro. Nessun altro a parte Ellie ed io riusciamo a sentirli.
«Manca il pezzo finale, quello più difficile.»
«Dovessimo non farcela?»
«Bisogna prendere un ostaggio, così potremo alzare le probabilità di una fuga.»
«Senti, io non voglio tornare dentro. Non voglio ammazzare nessuno.»
«Non ce ne sarà bisogno. Prendi chi vuoi.»
«Chiunque io voglia?»
«Ma sì, dai, vecchio sporcaccione.»
«Allora prenderò la ninfa.»
Detto ciò, si voltano verso di noi, che rivolgiamo loro uno sguardo carico di odio. Poi Jim dà un colpetto sul fianco a Fred dicendogli di fare in fretta. Pur non avendo sentito, Lily comincia a tremare perché sa che quel tizio viene proprio verso di noi. Mentre Ellie, che può farlo, protegge Lily circondandola, io che non posso la proteggo affrontando quel pezzente, a qualunque costo.
«Molto bene, bellezza, vogliamo andare?»
Fred fa finta di non notare il mio sguardo infuriato. Lily gli volta le spalle e lui perde la pazienza, afferrandola per un polso.
«Avanti, non ho tutto il giorno.»
Le mie mani incontrollabili di rabbia afferrano il braccio di Fred e contorcendolo lo costringono a mollare la presa prima che l'osso si spezzi.
«Che cazzo fai, lurida puttana?!»
Levo immediatamente la mano dal suo braccio con un movimento veloce che lui neanche vede. La sua pistola al secondo dopo è proprio in mezzo ai miei occhi ma la cosa più agghiacciante per lui è che né i suoi atteggiamenti né l'arma puntata sulla mia fronte riescono a smuovermi, a farmi perdere la calma di ghiaccio sul mio viso.
«Ora io prenderò la vostra fanciulla e nessuna di voi due stronze oserà muovere un capello, altrimenti la piccola ninfa conoscerà l'inferno prima di quanto prevedo.»
Il tizio prova nuovamente ad afferrare Lily per un braccio ma Ellie la tiene ben stretta. Poi la lican, che mi conosce tanto bene, vede che sto raggiungendo il punto critico della rabbia e non sa se acconsentire o vietare. A me basta guardare Lily negli occhi. Ha quella forma di supplica negli occhi scintillanti che per me sono una chiarissima richiesta di salvataggio.
Qualunque cosa vedrà in me, le permetterà di poterla raccontare.
Ed ecco che lenta ma sconvolgentemente avviene quella che chiamo "trasformazione". In realtà non è che mi converto, che cambio forma o cose simili. Soltanto c'è un netto cedimento nella mia impassibilità. È come aprire il cancello e lasciar scappare il toro impazzito montato da un torero inesperto che sa per certo di non riuscire a riprendere il controllo facilmente. Non importa quanti traumi lascerò alla povera Lily, molto probabilmente non avrò alcun rimorso perché le avrò salvato la vita. Io, mostro leggendario, avrò salvato la vita ad una umana.
Così i miei occhi si innietano di sangue, le mie labbra si sollevano per mostrare alla vittima lo strumento della sua imminente morte e il mio corpo contratto dalla rabbia si avvicina a quella che ora è diventata la preda, per sorprenderla, per suscitare la sua paura che tanto mi delizia.
«Togli immediatamente le tue luride mani dalla ragazzina o per te sarà la fine.»
La mia voce fa tremare leggermente il ferro ancora premuto in mezzo alle mie sopracciglia.
«D'accordo, stronzetta, sei morta.» E Fred preme il grilletto prima che la mia profezia, che tanto l'ha spaventato, si avveri.
La cosa più divertente in questo momento è proprio fare finta di morire.
Si sentono le urla della gente tutto intorno, a spiccare fra queste il grido di dolore di Lily.
Nessuno ha notato che il proiettile si è scontrato contro la mia pelle ed è caduto a terra schiacciato, simile ad una fisarmonica.
Insomma, anche se sulla fronte mi è rimasto un segno, non perdo sangue e nessuno se ne accorge. 
Ma se non finisco la commedia, Ellie finirà per brontolare.
Devo ammettere che come morta sono molto realistica. Pallore, freddo, rigidità, movimenti respiratori assenti, occhi chiusi. C'è solo il piccolo particolare dell'assenza di sangue.
Una piccola brezza profumata si muove alla mia sinistra. Riconosco quel profumo, è il balsamo di Ellie. Stavolta però sui capelli di Lily. Appoggia entrambe le sue manine sul mio ventre e la sua testa su di esse per piangere addoloratissima. Poi sposta le mani sul mio collo, sulla mia guancia, passa le dita fra i miei capelli. 
E tutto il mio autocontrollo vacilla pericolosamente.
Per fortuna c'è Ellie che convince Lily ad allontanarsi da me. Con l'umana a distanza di sicurezza, riesco a sentire le voci dei malviventi. Jim rimprovera Fred di aver ucciso e la guardia traditrice continua a ripetere che è ora di muoversi. Fred giura di prendere la "ninfa" e poi scappare via di corsa.
Jim finisce per cedere nuovamente e l'odore ripugnante di Fred torna da noi. Ellie si mette davanti a lei per proteggerla, mentre con il piede mi dà alcuni colpetti per farmi reagire. La gente ancora si lamenta e piange. Lily invece la immagino tenersi stretta alla lican mentre viene strattonata.
Anche il poliziotto ci raggiunge ma solo per prendermi per le caviglie e trascinarmi via da lì. L'assenza di una scia di sangue sotto la mia testa dovrebbe essere un indizio di anormalità, eppure nessuno ci fa caso.
Non sapendo qual è il mio piano, la mia amica finge di non avere quella forza sovrumana e lascia andare la ragazzina, cadendo a terra.
Sento Lily trascinare i piedi.
Così apro gli occhi, il poliziotto abbandona il mio corpo in un angolo e lascia il posto voltandosi ignaro del mio risveglio. Mi risollevo come se niente fosse, senza produrre rumori sospetti, e riesco ad avvicinarmi a lui quel tanto che basta per assestargli un colpo secco e forte dietro la nuca. Uno scricchiolio mi conferma la sua morte. Per me anche un semplice svenimento sarebbe bastato, ma ormai non ci posso fare niente. E poi il mio obiettivo principale è un altro: l'umana.
Ellie ci mette poco a raggiungermi, non parliamo se non con gli sguardi, dove si celano le nostre nature più spettacolari.
Fred e Lily mi danno le spalle. Mi dirigo silenziosamente verso la mia preda, con Ellie dietro di me pronta ad intervenire. 
Si dirigono verso il tetto della banca, pieno di ciarpame. Il cielo è troppo luminoso per me quindi conto soltanto di pochi attimi a disposizione per liberare la fanciulla e neutralizzare quel dannatissimo essere.
A rovinare il mio piano è Jim che mi vede oltre le spalle di Fred.
Fred a sua volta vede il viso sconvolto del suo amico e si gira. In quel momento, vampira e licantropa entriamo in azione. Ellie, veloce come un fulmine, afferra Lily, spicca un salto, due, tre e porta Lily sopra un tetto poco lontano ma al sicuro.
Jim impazzisce e mi spara contro ma le pallottole ricadono a terra senza ferirmi minimamente e questo lo terrorizza. Fred invece non ha neppure il tempo di provare a difendersi.
Lo afferro dalle spalle, conficcando le unghie nella carne e lo trascino verso l'ombra dell'edificio. Prima di azzannarlo, mi assicuro che Ellie abbia coperto gli occhi di Lily.
Poi comincio a nutrirmi. La mia preda urla e si dimena attirando l'attenzione di alcuni clienti ancora dentro alla banca che tentano di aprire la porta del retro che tengo chiusa con il mio peso.
Ci provano, spingono ma non riescono ad aprire. Io sono seccata dal fatto che non riesco a godermi con calma il mio pasto. Questa non è soltanto una vendetta ma è anche un modo per potermi avvicinare più facilmente a Lily la prossima volta, senza farmi tentare dal suo sangue.
Quando Fred esaurisce i suoi liquidi vitali, più appetitosi di quanto non sia il suo aspetto, gli spezzo il collo per non averlo come consimile fra qualche giorno.
Jim, che aveva assistito all'intera scena con le mani davanti alla bocca, ora mi punta tremante una pistola, con gli occhi pieni di lacrime e quel tono di voce implorante che stimola il predatore in me.
«Non muoverti! Non avvicinarti a me! Bestia schifosa!»
«"Bestia schifosa" a me? La tua immaginazione partorisce orribili bestie e la colpa è delle bestie? O della tua immaginazione?»
Jim capisce perché, anche se muovo qualche passo verso di lui, resto comunque all'ombra e si sente al sicuro rimanendo alla luce. In questo caso mi restano solo due mosse da fare: o lasciarlo andare o rischiare un po' di dolore correndo verso di lui e trascinandolo verso l'ombra.
Ma la polizia mi precede.
I poliziotti vedono che il malvivente mi punta contro un'arma e mi vedono immediatamente come vittima, nonostante quel po' di sangue che ancora mi rimane sulla bocca e sulle mani. Forse pensano che è mio.
Sfrutto immediatamente la prima occasione che mi si presenta per sparire con la velocità della luce dalla vista dei poliziotti. Raggiungo un angolo buio sul tetto di un palazzo. Poco dopo mi raggiunge Ellie, saltando con Lily in braccio.
«Tutto bene?» Dico, ma l'umana non risponde.
Ormai le nuvole non ci sono più. Non mi resta altra scelta che restare qui fino a sera.
«Come hai fatto a scappare? Ti hanno vista?»
«No Ellie, sta' tranquilla. È andato tutto liscio.»
Entrambe guardiamo Lily. Dopo quelle scene impressionanti, non mi aspetto che parli. È già tanto se non teme di avvicinarsi ancora a me.
«Perché non andate pure a fare lo shopping previsto? Penso che rimarrò qui.»
«Sei proprio sicura?»
«Sì Ellie, fino a sera... penso di non avere alternative.»
Ellie mi sorride con complicità, posa una mano sulla spalla di Lily e trova il modo per scendere dal tetto senza dover fare quei salti sovrumani con Lily in braccio.
 
Per quanto riguarda me, sazia e all'ombra, penso a come spiegare tutto a Lily.
   
 
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