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Autore: RoseScorpius    11/11/2010    31 recensioni
Hermione Granger, nonostante i suoi quarant’anni, era ancora una bella donna. E per quanto schifo potesse farmi l’idea di mia madre che si rotolava su un letto con un uomo che non fosse mio padre (bhe, anche con lui… insomma, credo che a tutti i figli farebbe piacere credere alla storia della cicogna), avrei dovuto immaginare che dopo il divorzio non avrebbe preso un voto di castità. A volte capitava addirittura che mi parlasse dei tizi con cui usciva, e generalmente sopportavo l’idea di lei e un altro piuttosto bene, a patto che non portasse nessuno dei suoi ammiratori a casa. Dio, magari li portava comunque, ma come si dice, occhio non vede, cuore non duole. E figlia non s’incazza.
Di una cosa, comunque, ero sempre stata sicura: mia madre non si sarebbe mai risposata.
… E quando mai io avevo avuto ragione su qualcosa?

STORIA IN REVISIONE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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9.
Facile chiedere scusa… in teoria


 

 

La gerarchia della famiglia Weasley-Malfoy era piuttosto semplice. Sul gradino più basso della scala sociale c’ero io, Rose, la figlia piantagrane, quella stupida, che cercava di sotterrare la pagella in giardino per non farla leggere alla madre, quella che rompeva le palle al fratello e rispondeva male ai genitori. Il mio ruolo era fondamentalmente di disturbo. Un po’ più in alto di me c’era il gufo di mamma, che si era rotto un’ala a maggio e da allora passava il tempo sul suo trespolo a non fare un cazzo. Fondamentalmente era inutile. Poi, sul gradino più in alto, c’era Scorpius, il figlio modello, quello che teneva in ordine la stanza, sparecchiava la tavola e portava a casa voti imbarazzantemente alti. Il suo ruolo era quello di compiacere i genitori e mettere in ombra la sorella stupida. Infine, a contendersi il gradino più alto, c’erano mamma e Draco. Draco era il patrigno stronzo, quello che avrebbe buttato palate di concime sul tappeto del soggiorno pur di trovare qualcosa da fare a Cenerentola. Il suo ruolo non avevo ancora ben capito quale fosse, a parte tirannizzarmi. E poi c’era lei. Hermione Granger. Studentessa perfetta, Auror perfetta… madre tutt’altro che perfetta. Il suo ruolo era uno e uno solo: fare il Discorso. E quando arrivava il Discorso, erano cazzi amari.
 

 

***

 
Non avevo la più pallida idea di cosa dire o di cosa fare per consolarlo e così, semplicemente, mi alzai e me ne andai in cucina.
Due minuti dopo tornai a sedermi accanto a lui, con il barattolo di Nutella in una mano e due cucchiaini nell’altra. Scorpius si passò velocemente una mano sugli occhi, asciugandosi le ultime lacrime, e mi rivolse un’occhiataccia.
« Non ti aspetterai che mangi quella roba, spero. »
Scorpius Malfoy è tornato” pensai, e per una volta fui contenta di sentire la sua voce altezzosa da Malfoy: almeno ora potevo essere certa che non mi si sarebbe messo a piangere su una spalla.
Alzai gli occhi al cielo, e tuffai il mio cucchiaino nel vasetto. « Non disdegnare la Nutella: potrebbe salvarti dal suicidio, prima o poi. »
« Mi sfugge il motivo per cui vuoi che la mangi, allora. » sbuffò Scorpius, tornando a fissare i tasti del pianoforte.
« Per quanto ancora hai intenzione di fare il melodrammatico depresso? » m’informai « Perché, sai, è piuttosto irritante. » Scorpius voltò leggermente il capo nella mia direzione, con una scintilla di perplessità dipinta negli occhi. Sbuffai. « Nessuno vuole che ti suicidi, Malfoy, tantomeno io: se proprio devi morire, voglio almeno togliermi la soddisfazione di ammazzarti con le mie mani. E fidati, lo farò, se non mangi questa Nutella. »
Scorpius parve parecchio impressionato dal mio discorso, perciò si affrettò a prendere in mano il suo cucchiaino. Leccai il mio, e spinsi il vasetto di Nutella verso di lui. Scorpius arricciò il naso, con aria schifata.
« Non è molto igienico… »
« Sono tua sorella. » replicai « E non ho nessuna malattia contagiosa. »
« Io volevo una sorellina piccola. » grugnì il biondastro, con un’espressione scontenta da bambino lagnoso stampata in faccia.
« E invece ti tocca una sorella maggiore. » dissi, tirandogli una spintarella giocosa « E devi anche obbedirle. »
Sollevai il cucchiaino e glielo posai sull’avambraccio, sporcando la sua pelle chiara di Nutella. Scorpius sussultò e spostò immediatamente il braccio.
« Merlino, che schifo, Weasley! »
Si mise ad agitare il braccio in aria, come se sperasse di far evaporare la macchiolina di crema marrone, ma alla fine, imprecando, accostò il braccio alle labbra e leccò via la Nutella. Sorrisi e gli scompigliai i capelli con la mano.
« Bravo, vedo che hai capito. »
Aveva i capelli morbidi e sottilissimi, che mi scivolavano tra le dita leggeri come la stoffa del mantello dell’invisibilità di zio Harry. Toccarli era una sensazione così bella che avrei potuto continuare a farlo per tutta la notte, se lui non si fosse ritratto con una smorfia infastidita.
« Detesto che la gente mi tocchi i capelli. » mugugnò, passandosi una mano sulla nuca con stizza.
« E io detesto dividere la Nutella con qualcuno che non sia me, me stessa ed io. » ribattei « Perciò sentiti onorato e non rompere. »
Scorpius aprì la bocca per rispondere a tono, ma quando incontrò il mio sorriso la richiuse, e rimase a guardarmi con aria dubbiosa. Gli tirai uno schiaffetto affettuoso sulla spalla.
« Avanti, vieni. Ora ti insegno come ci si deprime con stile. » Mi alzai, raccolsi il barattolo di Nutella e gli tesi una mano.
Scorpius esitò per un secondo, ma poi fece scivolare le sue dita tra le mie, e strinse la presa con decisione.
 

 

***

 
La mattina dopo, quando aprii gli occhi, capii subito che c’era qualcosa che non andava: il soffitto, sopra di me, era troppo lontano, e la stanza era completamente illuminata.
Io non dormo mai con le tapparelle alzate...
Mi girai su un fianco, perplessa, e quello che vidi mi lasciò ancora più perplessa: Scorpius Malfoy, sepolto sotto un cumulo di coperte, stava dormendo sul pavimento, con la guancia sprofondata nel cuscino, la bocca semiaperta ed i capelli biondissimi e leggermente mossi che gli ricadevano sugli occhi chiusi. Se avesse avuto un paio di ali, cinquanta centimetri di meno, e un paio di chili in più, avrebbe potuto essere il puttino di un dipinto rinascimentale. Sorrisi tra me e me, e lasciai vagare lo sguardo in giro per la sua stanza: la scrivania era totalmente sgombra, ed ogni libro aveva un suo posto sulle lunghe mensole che percorrevano la gran parte delle pareti; l’unico oggetto fuori posto era un vasetto vuoto di Nutella, con due cucchiaini infilati dentro.
Chiusi gli occhi ed appoggiai la testa al cuscino, mentre i ricordi di quella notte tornavano a galla nella mia mente: io e Scorpius, seduti nel suo letto a gambe incrociate, uno di fronte all’altra, con il vasetto di Nutella in mezzo e la coperta tirata sopra le teste, al buio. Non avevamo parlato molto, ma non ce n’era stato bisogno. Quella notte, per la prima volta da quando lo conoscevo, tra di noi si era instaurata una specie di alchimia, che entrambi avevamo avuto paura di rompere, parlando e rischiando di finire a litigare, come al solito. L’unica cosa che ricordavo di aver detto, in effetti, era stata: « Ehm, senti, per la faccenda del calcio… »
« Tu mi hai preso a calci, io ti ho schiantata. Siamo pari, no? » mi aveva interrotto Scorpius, con un mezzo sorriso.
Avevo annuito, sollevata per aver definitivamente chiuso quella faccenda. « Giusto. »
Poi entrambi eravamo tornati al nostro silenzio.
L’ultimo ricordo che avevo era Scorpius che diceva di dover andare in bagno, e scendeva dal letto, mentre io mi distendevo sul materasso e abbandonavo la testa sul cuscino, esausta. A quel punto dovevo essermi addormentata.
Wow! Sir Malfoy ha davvero accettato di riposare le sue regali membra su uno squallido pavimento pur di non svegliarmi e spedirmi in camera mia a calci nel sedere?” la cosa aveva dell’incredibile.
Decisi che prima o poi lo avrei ringraziato. Al momento, però, la mia priorità era uscire da camera sua senza farmi beccare da mamma e Draco: non avevo idea di come avrebbero reagito se avessero pensato che avevo passato la notte nel letto di Scorpius, ed ero certa di non volerlo sapere. Non che quei due avessero il diritto di dire qualcosa a riguardo, comunque: mamma aveva ricominciato a prendere la pillola…
Scivolai giù dal letto, cercando di fare meno rumore possibile, e poggiai solo la punta dei piedi sul parquet. Ovviamente sfiga volle che inciampassi sul lenzuolo, finendo lunga distesa addosso a Scorpius.
« Ouch! Ma cos…? » Scorpius spalancò gli occhi di scatto, per poi serrarli subito dopo, accecato dalla luce del sole.
Mi affrettai a spostarmi dal suo corpo, pregando Allah di non arrossire. Evidentemente avevo sbagliato dio, perché sentivo le guance così calde che se avessi misurato la loro temperatura, in quel momento, sarebbe certamente risultato che avevo la febbre.
Mai che mi capiti una mattina che ho doppia ora di Pozioni…
Mi rialzai, lisciandomi il pigiama con tutta la dignità che potevo avere dopo essere appena inciampata nel lenzuolo, spiaccicando il mio fratellastro, e tossicchiai. « Oh, ehm… scusa, non volevo svegliarti. »
« Bhe, ci sei riuscita, comunque. » brontolò Scorpius, sbadigliando con aria imbronciata. Si tirò a sedere con un gemito di dolore e si stiracchiò, facendo schioccare tutte le articolazioni. « Che ora è? »
Lanciai una rapida occhiata all’orologio appeso al muro. « Le dieci meno cinque. » aggrottai le sopracciglia, perplessa « Ma tu non ti alzi sempre alle sette? »
Scorpius si strinse nelle spalle. « Non riuscivo a dormire, questa notte. » “Immagino, visto lo stato in cui eri ridotto…” « Il pavimento è scomodissimo. » si affrettò ad aggiungere, distogliendo gli occhi dai miei.
Dall’alto della mia somma misericordia, decisi di non infierire. « Perché non mi hai svegliata? Avrei potuto andarmene in camera mia. »
Scorpius ruotò la testa, stiracchiandosi il collo. « Sembri molto più intelligente del solito, quando dormi. » rispose, tranquillamente « Mi dispiaceva rovinare l’unico momento in cui non stavi dicendo oscenità. »
Incrociai le braccia sotto il seno, indispettita: e così il signorino credeva che fossi stupida. “No, dico, ma si è visto lui?” Sbuffai in modo difficilmente ignorabile, ma Scorpius era troppo occupato a massaggiarsi il collo, con un’espressione sofferente stampata sul volto, per accorgersi di me.
« Merlino, sono a pezzi! Mi devi un massaggio alle spalle, Weasley. »
« E tu mi devi una pazienza nuova, Malfoy. » replicai, piccata.
Incredibile come, con una decina di parole, fosse riuscito a farmi passare tutta la voglia che avevo di essere gentile con lui. E poi, onestamente, se io gli dovevo un massaggio, lui mi doveva almeno una notte di sonno, e una Nutella nuova.
Scorpius alzò un sopracciglio, con la miglior espressione scettica che si fosse mai vista. « Perché, prima avevi una pazienza? »
« Prima di conoscere te. » rettificai.
Scorpius si appoggiò le braccia alla base della schiena, con espressione sofferente. « E io avevo una colonna vertebrale integra, prima di questa notte. »
Della serie, la principessa sul pisello, in confronto a te, ha uno stile di vita spartano.
« Smettila di fare la vittima: » sbuffai, lanciandogli un’occhiataccia « se sei così fragile potevi andare a dormire nel mio letto. »
Scorpius spalancò occhi e bocca, in un’espressione scandalizzata. « Stai scherzando? » esclamò « E se c’erano macchie di sangue? »
Oh, certo, il caro vecchio terrore delle femmine e delle loro “cose”, come avevo fatto a non pensarci prima? Sollevai un sopracciglio, scettica. « Esistono gli assorbenti. E poi non sono neanche in quel periodo del mese, per tua informazione. »
Scorpius, da bravo idiota, arrossì. « E cosa ne potevo sapere io? » si difese « Mica controllo quando… quando… insomma, hai capito… »
« Mestruazioni, Malfoy. » sbuffai « Ripeti insieme a me: me-stru-a-zio… »
Scorpius gettò di lato le coperte e si alzò, sovrastandomi con il suo metro e novanta. « Ti detesto quando fai così, lo sai? »
Indietreggiai di un passo: non mi piaceva quella nuova posizione, preferivo di gran lunga prendermela con lui quando era seduto. Soffiai una ciocca di capelli lontano dagli occhi, con un atteggiamento alquanto bellicoso. « E io ti detesto sempre, pensa un po’. »
« Non mi sembrava, ieri sera. » obiettò Scorpius.
Gli scoppiai a ridere in faccia, facendo del mio meglio per sembrare strafottente. « Bhe, cos’avrei dovuto fare, scusa? Non so se hai visto in che condizione eri ridotto. »
Gli occhi pallidi del Serpeverde furono percorsi da una scintilla di rabbia che li rese freddi e minacciosi, come quelli del padre. « Non ho bisogno della tua compassione, Weasley. » sibilò.
Fossero stati gli occhi di Draco, probabilmente sarei fuggita da quella stanza urlando di terrore, ma quell’espressione glaciale stonava sul volto gentile di Scorpius, che in condizioni normali non sarebbe stato in grado di fare del male neppure a una mosca.
« Bhe, è un peccato che tu non voglia essere compatito. » replicai, d’impeto « Perché sai, gli sfigati autistici come te fanno pena a un sacco di gente. »
Ci misi un paio di secondi, poi, a realizzare cos’avevo appena detto. Anche il cervello da super secchione di Scorpius ci mise un po’ a metabolizzare le parole che erano appena uscite dalle mie labbra.
L’ho detto davvero?
Alzai lo sguardo su Scorpius, quasi sperando che non avesse sentito, ma la mia non fu una mossa particolarmente astuta: mi ritrovai a fissare le sue iridi verde pallido, appena screziate di un delicato castano vicino alla pupilla, che mi guardavano dal centro di quegli occhi sgranati dalla sorpresa e feriti dalla verità che si celava dietro le mie parole. Perché, se per tante cose Scorpius era un imbecille, ero sicura che in quel caso fosse perfettamente cosciente della sua condizione di eremita. E forse non gli faceva nemmeno piacere. Soprattutto non doveva fargli piacere che glielo rinfacciassi alla maniera Weasley, senza il minimo di tatto.
Ogni tanto ero davvero troppo sincera. E forse anche un filino troppo stronza… Nonché decisamente stupida, naturalmente: avrei dovuto lasciare a James l’esclusiva di parlare senza collegare il cervello, invece che dimostrare di essere perfettamente capace di fare di peggio.
Distolsi gli occhi dal volto di Scorpius, bestemmiandomi dietro con la forza del pensiero: mi avevano detto tante volte che ero un’idiota, ma solo in quel momento me ne resi conto appieno. E, prima di poter peggiorare ulteriormente la situazione (perché sarei stata perfettamente capace di farlo, conoscendomi) feci la mia ingloriosa uscita di scena, con uno sbuffo seccato che speravo avrebbe salvato quel poco di dignità che mi restava.
 

 

***

 
La mattina dopo Draco sosteneva di avere la febbre: scese a fare colazione in pigiama, spettinato e con due occhiaie degne di un panda, declamando a gran voce quella che sembrava essere la temperatura di superficie del sole, e che lui diceva di aver letto sul termometro. Quando fu sicuro di avere attirato su di sé l’attenzione del pubblico (ovvero di me, mia madre, e Scorpius), si lasciò cadere sulla sedia, con un gemito da ottantenne sopraffatto dagli acciacchi della vecchiaia.
« Hermione, un caffè, per favore. » biascicò.
Mamma si affrettò a versare il caffè bollente in una tazza, che gli posò davanti con premura. « Come ti senti? » chiese, sfiorandogli una mano con la sua.
Era un ritratto della mogliettina ansiosa talmente fedele che rischiai di strozzarmi con la mia frittella, vedendola.
Draco sbuffò e prese a massaggiarsi le tempie in maniera piuttosto ostentata, borbottando frasi sconnesse a proposito di una pila di fascicoli da finire di leggere, e una relazione sull’aumento della criminalità a Nocturn Alley da consegnare entro il fine settimana. Che avesse o meno la febbre, una cosa dovevo riconoscergliela: era davvero un grande attore. Nemmeno Albus, alla vigilia di un compito in classe di Storia della Magia, riusciva a inscenare la propria imminente morte in modo così convincente.
Scorpius scosse la testa. « Papà, sei un uomo adulto, non hai bisogno di convincere nessuno a firmarti la giustificazione se non oggi hai voglia di andare a lavoro. »
Mamma, che stava massaggiando le spalle del suo ossigenatissimo (e a quanto pareva malatissimo) fidanzatino, lo fulminò con un’occhiata assassina. « Tuo padre sta male, Scorpius, non disturbarlo. »
Draco gemette di nuovo. « Merlino, questo mal di testa mi sta uccidendo. »
« Ma magari… » grugnii, attirandomi addosso lo sguardo furioso di mia madre.
Finalmente, dopo una decina di minuti di gemiti e scenate varie, Draco si decise a spostare le sue regali chiappe dalla sedia e togliere il disturbo.
« Hermione, ti dispiace se me ne torno a letto? » chiese.
« Oh, no, assolutamente! » esclamò mamma « Anzi, ti serve proprio un po’ di riposo. Vai pure, ci penso io alla tua relazione… su cos’hai detto che era? »
Draco sembrò immediatamente molto meno malato. « Sull’aumento della criminalità a Nocturn Alley, l’ho lasciata nel primo cassetto della mia scrivania. Grazie, tesoro. »
E, con un gran sorriso, sparì su per le scale.
Così, quel mercoledì mattina, dovetti sopportare ben due Malfoy contemporaneamente. Scorpius, a dire la verità, non costituiva un grande fattore di disturbo: se ne stava per i fatti suoi, come sempre, immerso in un appassionante tema di Erbologia che, tra l’altro, avrei dovuto fare anch’io, prima o poi. Ragion per cui, a metà mattina, me ne stavo seduta al tavolo della cucina, davanti al vasetto di Nutella, cercando di sbirciare la sua pergamena. Era da più o meno mezz’ora che Scorpius stava scrivendo, e non accennava a voler smettere, o a volermi degnare della seppur minima attenzione. Rigirai il cucchiaino nella Nutella, annoiata.
« Scorpius? »
« Che vuoi? » grugnì lui, senza staccare gli occhi dal suo tema.
« Sei tanto arrabbiato con me? » chiesi, con la vocina più contrita che le mie corde vocali riuscirono a produrre.
« Si. »
Non avevamo esattamente fatto pace, dopo la litigata della mattina precedente. Non vedevo come avremmo potuto farlo, comunque, dal momento che non ci eravamo proprio rivolti la parola. Probabilmente credeva che fossi io quella che doveva chiedergli scusa… e probabilmente aveva anche ragione. Sbuffai, e mi ficcai il cucchiaino in bocca. « Sei cattivo, lo sai? Sono tua sorella… »
« Sorellastra. » mi corresse, senza la minima pietà.
Certo, se lui non mi avesse trattata così sarebbe stato più facile trovare le parole giuste per dirgli che mi ero comportata da stronza. Anche se poi, non vedevo cosa aveva tanto da fare l’offeso: gli avevo solo detto la verità.
Feci un gesto noncurante con la mano. « Comunque, dovresti volermi almeno un po’ di bene. »
Scorpius non si degnò nemmeno di rispondere, ma intinse la punta della sua penna d’aquila nel calamaio e continuò a riempire di parole la sua pergamena. Dopo alcuni minuti di silenzio, tornai all’attacco.
« Scorpius… »
« Da quando mi chiami per nome? » chiese, seccato.
Forse da quando mi sento in colpa per quello che ti ho detto… o magari è solo che stai scrivendo un lunghissimo tema che io non ho idea di come svolgere…
Alzai gli occhi al soffitto, pensierosa. « In effetti come nome fa schifo… » ragionai « ma cosa si erano fumati i tuoi per chiamarti così? »
« Niente che non ti sia fumata anche tu, fidati. » sibilò Scorpius « E comunque, se vuoi convincermi a farti copiare il tema, sfottere il mio nome non è la strategia migliore. »
Sventolai il cucchiaino sporco di Nutella in giro, con aria di superiorità. « Ma per favore, non mi abbasserei mai a chiederti di farmi copiare un tema. »
« Bene. » replicò Scorpius, e ricominciò a scrivere.
« Bene. » sbuffai, alzando il mento con un’espressione altezzosa. 
Dopo un paio di minuti di silenzio, mi arrischiai a sbirciare le mosse del biondino. Ormai Scorpius aveva riempito quasi tutta una facciata di pergamena: quanto poteva aver scritto? Trenta, quaranta righe? Ma soprattutto, come diamine avrei fatto io a riempire lo stesso spazio, se non sapevo nemmeno cos’era, la Quercia Querula?
Mi afflosciai sul tavolo, battendo le ciglia nelle sua direzione con aria supplichevole. « Scorpius… mi fai copiare il tema? »
Mi rendevo perfettamente conto di quanto suonassi patetica, ma un Troll in Erbologia, il primo giorno di scuola, sarebbe stato ancora più patetico. Scorpius scosse la testa, e alzò lo sguardo su di me, per lanciarmi un’occhiata di profondo disgusto.
« Vuoi davvero copiare il tema di uno sfigato? »
Ok, se volevi farmi sentire una merda ci sei riuscito.
I suoi occhi verdi, che mi fissavano feriti da dietro le lenti degli occhiali, mi fecero sentire così in colpa che non riuscii nemmeno a sostenere il suo sguardo. Finii a studiare le venature del legno del tavolo, sentendomi un’idiota.
« Ok. » ammisi infine, sempre senza guardarlo « Sei arrabbiato con me, l’abbiamo capito. » esitai, cercando un modo non troppo umiliante per ammettere che magari ero stata un tantino stronza, e che magari, ma proprio magari, gli dovevo della scuse. Dopo una lunga riflessione conclusi che se avevo intenzione di scusarmi potevo tranquillamente mandare il mio orgoglio a farsi friggere, e – per quanto la cosa mi disgustasse – feci esattamente così. « Ma non è successo niente di così terribile, infondo… » tentai « magari potresti perdonarmi, se io ti chiedessi scu… »
« Rooooose, vieni qua! »
La voce odiosa dell’altro Malfoy interruppe il mio atto di umiliazione autoimposta.
Basta, due Malfoy insieme sono troppo! Qui ne va della mia sanità mentale… sempre che di sanità mentale si possa ancora parlare…
Decisi che non sarei andata – per quanto mi riguardava Draco poteva anche morire di Malaria, Spruzzolosi, o qualunque altra cosa gli pareva – e tuffai il cucchiaino nel vasetto di Nutella. Cercai di riprendere il filo del mio imbarazzante discorso. « Ecco, stavo dicendo che magari… »
Scorpius alzò un sopracciglio. « Bhe, non vai? »
Stupendo, cerco di chiedergli scusa e lui fa di tutto per interrompermi? Ma cosa vuole che faccia, che gli strisci ai piedi dichiarando pubblicamente di essere un’idiota?
« Vacci tu! » sibilai « È tuo padre! »
« Rose Weasley, hai tre secondi per portare qui le tue chiappe lentigginose! » strillò Draco.
« Io non ho le lentiggini sul culo! » urlai di rimando.
« Te le faccio venire io, se non ti muovi! » replicò lui.
Sbuffai e, appurato che non era destino che io chiedessi scusa a Scorpius, mi trascinai in soggiorno: Draco era emigrato sul divano, avvolto in una pesante vestaglia verde (solo a vederla sudavo) e stava sbattendo con ferocia il telecomando sul bracciolo del divano.
« Se lo rompi ti uccido. » lo avvertii.
Draco mi ignorò, e continuò a tentare di sfracellarlo. « Come diavolo funziona questo coso? »
Le mie labbra si stirarono in un ghigno molto in stile Salazar. « E così il grande Draco Malfoy ha ceduto al fascino della tecnologia babbana. »
Le guance pallide di Draco si tinsero di un leggero rosa. « Sta’ zitta e accendi quella scatola! » Alzai un sopracciglio. « E non dirò per favore. » soggiunse.
Gli strappai il telecomando di mano ed accesi la televisione, premurandomi di scegliere un canale di cartoni animati per bambini. Draco si rimpossessò del telecomando, e posò la testa sul cuscino, borbottando qualcosa di incomprensibile.
« E portami qualcosa per il mal di testa. » grugnì.
Dovrei mandarlo a fare un provino per la matrigna di Cenerentola…
« Se mi posso permettere » dissi, con evidente ironia « hai uno splendido figlio da tirannizzare. Perché non lo chiedi a lui? »
« Scorpius sta studiando. » replicò Draco « Mentre tu non avevi nulla di costruttivo da fare. »
« Perché, quello che sto facendo adesso tu lo chiami costruttivo? » grugnii, avviandomi su per le scale.
Odiavo Draco Malfoy. Davvero, non riuscivo a capire cosa diamine ci trovasse mamma, in lui. Se le piacevano i biondi, avrebbe almeno potuto trovarsene uno naturale, diamine!
Due minuti dopo tornai in salotto con una confezione di Moment ed un bicchiere d’acqua.
« Ecco, principessa. » sbuffai, tirandogli in testa le Moment. Per un attimo fui tentata di tirargli in testa anche il bicchiere, ma decisi che avevo di meglio da fare per il resto dell’estate, piuttosto che lucidare cento volte ogni singolo paio di scarpe che aveva nell’armadio.
Draco afferrò la scatolina di cartone e se la rigirò tra le mani, con diffidenza. « Cosa diamine è questa roba? »
« Moment. » spiegai, annoiata « Volevi qualcosa per il mal di testa, no? »
« Sì, una pozione! » sbuffò Draco « Non questa robaccia babbana! »
Alzai gli occhi al cielo. « Se aspetti che ti prepari la pozione, dovrai tenerti il mal di testa per altre due ore. Mentre quelle pillole fanno effetto al massimo in mezz’ora. E comunque, per la cronaca, non ho la minima intenzione di prepararti una pozione per il mal di testa. »
« Ce n’è una fialetta già pronta nel mio comodino. » precisò Draco.
« Mi hai categoricamente proibito di frugare tra le tue cose. » gli ricordai.
Draco mormorò una parolaccia ed abbassò lo sguardo sulla scatolina di Moment, leggendone le istruzioni. « Antidolorifico, efficace per alleviare emicrania, dolori articolari, mal di pancia, dolori mestruali… dolori mestruali?! Ma stiamo scherzando?! »
Forse era Madre Natura che stava scherzando, quando sei nato tu. E devo dire che ha avuto un pessimo senso dell’umorismo, in quell’occasione.
« Bhe, senti, se vuoi prendila, e se no fa’ come ti pare. » sbottai.
E che cavolo, non sono la sua schiava!
Draco scoppiò in una risata isterica. « Haha, e ti aspetti che mi fidi? Credi che non lo sappia che stai cercando di avvelenarmi? »
Inarcai un sopracciglio. « Se sapevi che volevo avvelenarti perché non ti sei preso da solo la tua cavolo di pozione, invece di farmi alzare per niente? »
Draco si strinse nelle spalle e buttò sul pavimento le Moment. « Mi annoiavo. » poi estrasse la bacchetta da una tasca della vestaglia e disse pigramente « Accio pozione! »
 

 

***

 
Sev– Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!
Quella sera, dopo aver sfogato la mia frustrazione sul mio sacco da boxe, ed essere riuscita a farlo cadere dal ramo a cui era appeso, ero andata a rintanarmi in camera mia, con la confortante compagnia di un cd di David Guetta sparato a palla dalla radio.
Fissai in cagnesco il display del cellulare, reprimendo l’istinto di scagliarlo sul pavimento. Sia ben chiaro: fosse stata la testa di Al non avrei esitato a farlo, ma quel cellulare aveva un certo valore economico. Ed era sicuramente molto più utile di quell’idiota di mio cugino – uno dei tanti idioti, tra i miei cugini.
Digitai la mia risposta schiacciando i tasti con ferocia.
Rose– Sev, dacci un taglio.
Ero già abbastanza irritata per il litigio con Scorpius, davvero non mi serviva che ci si mettesse anche lui. Ragion per cui, ovviamente, Al ci si mise con impegno.
Sev– Avanti, ammettilo che avevo ragione.
Cosa poteva mai esserci di meglio che passare un mercoledì sera a sopportare i deliri di onnipotenza del proprio migliore amico, dopo aver passato il pomeriggio a subire le lamentele di Malfoy Senior? Sbuffai. “Stupido esemplare di cugino Serpeverde.
Rose– Lo vedi questo cavolo? No, ma immaginatelo. Un grande, enorme cavolo. Ecco.
Diamine, ma era mai possibile che non riuscissi ad andare d’accordo con Scorpius neanche per cinque minuti? Pensavo che dopo quella notte le cose tra noi sarebbero migliorate, e invece eccoci di nuovo daccapo.
Sev– Sei offesa perché io avevo ragione e tu no.
Peggio che daccapo: all’inizio Al non era così irritante.
Rose– Tu NON AVEVI ragione.
Non ne potevo più di quell’esperimento mal riuscito di famiglia allargata: perché mamma e Draco non potevano semplicemente ammettere che non aveva funzionato, e smettere di complicare la vita a tutti?
Sev– Tanto lo so che c’è del feeling tra voi due, smettila di negare.
Feeling, come no. Un taglialegna e un Asticello avrebbero più feeling di noi due.
Rose– James aveva ragione, sei un idiota. Ti dico che mi ha parlato di sua madre e tu parti con la marcia nuziale… ma perché te l’ho detto? E poi, nel caso ti fosse sfuggito, adesso non ci parliamo neanche.
E il bello era che io ci avevo anche provato, a andare d’accordo con Scorpius. Avevo provato a chiedergli scusa tre volte, quel pomeriggio, ma sembrava che Draco si divertisse immensamente ad interrompermi subito prima che arrivassi al dunque, lamentandosi per un granello di polvere fuori posto sotto il tavolo del soggiorno o qualche altra minchiata del genere. E l’unica volta che Draco non aveva trovato nessun motivo per prendersela con me, Scorpius aveva accampato una scusa idiota per andarsene in camera sua senza ascoltare quello che avevo da dirgli.
Sev– Perché sono il tuo cugino preferito =D E comunque se non ti volesse bene non ti avrebbe parlato di sua madre.
Si, ma se mi volesse bene non mi avrebbe mandata a farmi fottere.” Magari non aveva usato esattamente queste parole – infondo era di Scorpius Malfoy che stavamo parlando – ma il senso era quello.
Rose– Bhe, se davvero mi vuole bene digli di farmi copiare il tema di erbologia.
Se avesse fatto una cosa del genere, sentivo che avrei potuto amarlo.
Sev– Mettiti l’anima in pace, Rosie, non fa copiare i compiti neanche a me.
Ma ovviamente non l’avrebbe mai fatto: lo dicevo, era destino che io e Scorpius ci detestassimo.
Rose– E tu questo lo chiami un amico? In base a quale criterio li scelgono, i Serpeverde? L’idiozia?
Cioè, ma che senso aveva essere il migliore amico di uno degli studenti più bravi del nostro anno se poi non ti faceva neanche copiare i compiti? Davvero, i Serpeverde non erano normali.
Sev– Punto primo, James non è a Serpeverde. E mi sembra di aver detto tutto. Punto secondo, fidati, voi due vi metterete insieme entro al fine dell’estate.
Cosa? Chi? Come? Quando? Perché?
Probabilmente si era incasinato col T9: mi rifiutavo di credere che intendesse quello che aveva scritto.
Rose– Io e CHI faremo COSA?
È senza dubbio colpa del touch screen. Lo dicevo che quel cellulare era troppo tecnologico per Al.
Sev– Tu. Scorpius. Cuoricini. Hai capito.
No, non avevo capito.
Rose– Sei tu che non hai capito, Sev: noi ci detestiamo.
Davvero, quel ragazzo aveva bisogno di uno psicologo almeno quanto ne aveva bisogno Scorpius. Forse si erano trasmessi la pazzia per osmosi… Lo dicevo io che stare a Serpeverde lo avrebbe rovinato.
Sev– Solo tre parole, cuginetta: rose rosse, candele, vasca idromassaggio piena di schiuma, musica classica e antipasti francesi. Fidati, lo stendi.
Tipo con un calcio rotante alla Chuck Norris? Bhe, si potrebbe fare…
Rose– Stendo te, appena ti vedo. Trovati uno psicanalista, Sev, ma uno bravo. Buona notte. PS. Quelle non erano TRE parole.
Sev – Notte, Rosie. Fidati, un giorno mi ringrazierai. PS. Potresti smetterla di chiamarmi Sev? È piuttosto irritante…
Gettai il cellulare sul cuscino e mi lasciai cadere sul materasso cigolante del mio letto, sbuffando. Io e Scorpius innamorati, come no. La fantasia di Al non smetteva mai di stupirmi. O magari era la sua stupidità, a stupirmi. “Io e Scorpius… certo, Al, convinto. Ma se non riusciamo nemmeno ad andare d’accordo per più di dieci minuti di fila?
A mio avviso, James avrebbe dovuto cominciare a temere che suo fratello gli soffiasse il premio di idiota dell’anno. O forse gliel’avrei soffiato io.
Ma perché diamine non riuscivo ad andare d’accordo con Scorpius? Per ogni passo avanti, ne facevamo due indietro.
Miseriaccia, perché deve essere tutto così complicato?
Per quanto suonasse strano anche a me, volevo davvero essere sua amica: volevo poterlo chiamare fratello, volevo coalizzarmi con lui contro i genitori, volevo spingere goffe letterine di scuse sotto la sua porta, dopo un litigio, e poi abbracciarlo e fare pace come tutti i fratelli, come facevamo io e Hugo da piccoli. Ma la realtà era che Scorpius non era Hugo, e io non ero sua sorella.
Dei forti colpi alla porta mi fecero sobbalzare. « No, Malfoy, non la spengo la radio! » urlai. Ecco, come volevasi dimostrare: io e Scorpius non saremmo mai riusciti a comportarci da persone civili, l’uno con l’altra.« Hai già suonato tutta la mattina, trovati un altro passatempo! »
Per tutta risposta la porta saltò in aria “Wow… non pensavo che fossimo cosìincivili…” e mamma fece il suo teatrale ingresso nella soffitta, battendo la testa sul tetto. « Acc… caspita, è davvero basso. »
« Non mi dire. » sbuffai, nascondendo il cellulare sotto al cuscino: non ero del tutto sicura di avere il permesso di usarlo, per come stavano attualmente le cose.
Mamma sospirò e si sedette sul materasso cigolante accanto a me. Poi, senza tanti preamboli, disse. « Credo che noi due dovremmo parlare, Rose. »
Oh, no.

   
 
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