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Autore: Scarcy90    11/11/2010    26 recensioni
*Nell'estate 2024 questa storia diventerà un romanzo self su Amazon. Al più presto avrete una data.* Valeria frequenta l'ultimo anno di Liceo. E' sempre stata una studentessa nella media e insieme alle sue due migliori amiche, Amy e Marti, ha trascorso in relativa tranquillità il suo periodo da liceale. Ma proprio all'inizio di quell'ultimo anno accade qualcosa che sconvolgerà il suo mondo di pace. Un litigio, durante la ricreazione, darà la scossa definitiva perché la vita di Vale cambi per sempre. La chiave di volta di questo cambiamento è Massimiliano Draco, il figlio della temuta professoressa D'Arcangelo, acerrima nemica della protagonista. Una storia che ha il solo scopo di raccontare i sentimenti e le traversie di una ragazza come tante.
||Il Sequel di questa storia è Verso La Maturità||
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Figlio Della Prof Serie's '
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Il Figlio Della Prof- Capitolo 11 (new)
Un Uomo Può Indossare Ciò Che Vuole.
Resterà Sempre Un Accessorio Della Donna
 Coco Chanel
 


 
 Capitolo 11: Tutta Colpa Di Una Sveglia

 
 Un’escursione, per quanto breve possa essere, non è mai semplice da organizzare, soprattutto se il professore di educazione fisica responsabile della tua classe è in bilico tra l’incapace e l’incompetente. Il nostro prof, Pierluigi Longo, era colui che avrebbe dovuto “occuparsi di noi” durante la gita in Umbria ma un uomo come lui non avrebbe mai potuto affrontare un compito del genere, al massimo saremmo stati noi ad occuparci di lui. Non che non fosse un bravo professore ma, anche lui come la Gigli, mancava di polso ed era anche parecchio pigro quindi facilmente raggirabile. Ero certa che i miei compagni sarebbero riusciti a fuggire dall’albergo in piena notte e che sicuramente avrebbero trovato un modo per evitare la mattinata di trekking e l’assemblaggio delle tende.
 Almeno lo pensavo prima di ricordare che ci sarebbe stato anche il professore della sezione F, Fabrizio Serrano: non era un professore troppo severo ma nel suo essere simpatico e amicone riusciva a farsi rispettare, e di certo era una figura autoritaria che sarebbe stata in grado di tenere a freno i piani dei miei amici.
 Come se l’ansia dell’imminente catastrofe che stava per abbattersi su di me non mi rendesse abbastanza depressa ci si era messa anche la professoressa di Storia dell’Arte, Annamaria Rollo, con le sue ricerche riguardo Cascia.
 Ci aveva minacciato di morte sicura se durante la nostra giornata libera non ci fossimo almeno degnati di visitare il Santuario di Santa Rita. Conoscendomi forse sarebbe stato meglio andarci e pregare con tutte le mie forze che la gita finisse in fretta, soprattutto dato il modo in cui era cominciata.
 Puntare la radiosveglia alle cinque, sentirla ed alzarsi non dovrebbe essere qualcosa di troppo complicato ma quando si tratta della mia vita non esiste mai qualcosa di semplice.
 La sera prima di partire mi ero addormentata dopo aver rimuginato a lungo su quello che sarebbe potuto accadere la mattina successiva. Arrivare davanti alla scuola, salire su quel pullman e prepararmi psicologicamente a trascorrere i tre giorni più pesanti e deleteri della mia intera esistenza. Sapevo che sarebbe stata una mattinata sfortunata eppure non avrei mai immaginato che avrebbe rasentato il catastrofico: era come se il destino ce l’avesse con me e stesse tentando di farmela pagare in ogni modo possibile ed immaginabile.
 Durante la notte, dopo che ero riuscita ad addormentarmi, per pochi minuti un blackout aveva fatto saltare la luce nel mio quartiere, perciò la mia radiosveglia e quella dei miei genitori, si erano azzerate.
 Ero in piena fase di “Bella addormentata nel bosco in attesa del suo principe” quando avvertii un sottile sibilo molto simile ad un ronzio proprio vicino al mio orecchio. Credendo che fosse una zanzara cercai di scacciarla con un gesto della mano ma nonostante questo il ronzio continuava più insistente di prima.
 Così, scocciata, aprii gli occhi- o meglio sollevai le palpebre di appena un paio di millimetri- e fu allora che lo vidi: il mio cellulare era a pochi centimetri dal mio naso e vibrava come un forsennato spiegando il ronzio che mi aveva svegliata.
 Lanciai una veloce occhiata alla sveglia e notai che sul display riluceva un quattro affiancato da due zeri. Erano le quattro del mattino… chi poteva essere l’idiota che mi stava chiamando a quell’ora improponibile? Chiunque fosse aveva le ore contate- compresa la nonna che stava in pena per la mia partenza imminente… lei e le sue stupide preoccupazioni senza senso!- Mancava più di mezz’ora prima di dovermi svegliare sul serio e io odiavo perdere preziosi minuti di sonno.
 Presi il cellulare con un gesto distratto e premendo il tasto per aprire la chiamata, lo portai all’orecchio.
 -Pronto?- mormorai con la voce ancora impastata dal sonno.
 -Vale? Stai ancora dormendo?- mi chiese Amy con un tono seriamente sorpreso.
 -Certo che stavo dormendo-, sottolineai con cura il tempo del verbo che avevo utilizzato. –Sono le quattro del mattino, ti aspettavi che stessi spennando una gallina?-
 -Le quattro del mattino…? Non sono le quattro, stupida! Sono le sei passate e stiamo aspettando solo te!-
 Rimasi un attimo interdetta da quelle parole impiegandoci diversi secondi prima di capire sul serio quello che significassero ma quando afferrai il concetto mi sentii come se mi avessero gettato addosso un secchio di acqua gelata.
 -Amy, ti prego, dimmi che è uno scherzo…-, supplicai.
 -Ti sembro una che ha voglia di scherzare?- il suo tono era troppo serio per credere che mi stesse prendendo in giro.
 No, non stava scherzando per niente.
 Dovevo sbrigarmi e andare subito a scuola, anzi mi ci dovevo teletrasportare.
 -Sto arrivando, dammi qualche minuto.-
 Chiusi il telefono e mi voltai a fissare la sveglia: segnava le quattro e due minuti ma solo in quel momento mi accorsi che quegli stupidi numeri stavano lampeggiando, la mia sveglia si comportava in quel modo solo quando veniva staccata la corrente. Mentre dormivo doveva esserci stato un blackout che aveva azzerato l’orario.
 Quella sveglia l’avevo sempre odiata ma ora l’avrei volentieri fatta in pezzettini così microscopici che ci sarebbe voluto il RIS per poterli ritrovare.
 Dopo essere riuscita a svegliare i miei genitori a suon di urla isteriche, mi ritrovai in macchina a pensare che di certo quella giornata non sarebbe mai potuta andare peggio di così ma ovviamente non avevo fatto i conti con la mia inevitabile sfortuna.
 Avevamo appena svoltato l’angolo per arrivare a scuola e già cominciavo a sentire una strana aria di tensione, come una specie di presentimento che voleva tenermi alla larga da quel pullman.
 Mio padre parcheggiò e, sotto gli occhi curiosi e scocciati di tutte le persone che erano state costrette ad aspettarmi, si fece dare una mano dall’autista a mettere il mio borsone nella parte inferiore del mezzo.
 Salutai velocemente i miei genitori e, con l’aria di un cucciolo bastonato, mi diressi all’entrata del pullman.
 -Ben svegliata, Ferrari-, mi salutò Longo divertito.
 -Scusi, professore-, risposi mortificata. –Si era disattivata la sveglia a causa di un blackout che c’è stato la scorsa notte.-
 -Va bene, tranquilla-, mi rassicurò Serrano con la sua aria gentile e allo stesso tempo un tantino ironica. –Ora vai a sederti, stiamo per partire.-
 Annuii con calma e iniziai a cercare Amy con lo sguardo. Passai in rassegna l’intero pullman e prima di trovare la mia amica alcune cose mi avevano lasciata parecchio sorpresa, come il fatto che Marti sedesse accanto a Christian e che dietro di loro ci fossero Davide Zilli in piena crisi geloso- depressiva e Marco che mi guardava con un enorme sorriso.
 Naturalmente però ciò che mi stava dando più sui nervi non poteva non essere qualcosa che riguardava Massi. Per fortuna Delia non avrebbe partecipato alla gita, visto che non era nelle nostre classi, perciò ero certa che Marco e Draco ne avrebbero approfittato per tornare ad essere quelli di prima ma forse non avevo fatto i conti con l’animalesco orgoglio maschile visto che si erano seduti quanto più lontano possibile l’uno dall’altro. Era come se non avessero voglia di essere di nuovo amici, si fingevano duri e distaccati ma io sapevo che in fondo stavano soffrendo a causa dei loro atteggiamenti infantili e privi d’intelligenza.
 Perciò Draco se ne stava seduto da solo con le spalle contro il finestrino, l’ipode nelle orecchie e i piedi poggiati sul sedile accanto, vuoto. In questo modo però mi sbarrava la strada verso Amy che era seduta esattamente dietro di lui.
 Alzai un sopracciglio irritata e lanciai uno sguardo assassino verso quella specie di stupido passaggio a livello ma lui mi ignorò di proposito.
 Sospirai scoraggiata e con decisione camminai verso le sue gambe cercando di farle cadere in modo da poter passare ma senza riuscirci e provocando un piccolo sogghigno sul volto di Massi. Se solo non fossi stata così arrabbiata mi sarei fermata ad ammirare quel sorriso sghembo e affascinate almeno per un decennio.
 -Potresti farmi passare?- chiesi cercando di tenere a bada l’istinto omicida che si stava impadronendo di me.
 Massi continuava a guardare imperterrito fuori dal finestrino fingendo platealmente di ignorarmi.
 -Si può sapere perché dovevi sederti proprio dietro a questo idiota?- mi rivolsi ad Amy con voce esasperata.
 -Non l’ho fatto a posta, è stato lui a sedersi davanti a me-, rispose lei sulla difensiva.
 Provai ancora una volta a passare ma ebbi lo stesso deludente risultato.
 A quel punto la mia pazienza si era volatilizzata e proprio quando stavo per avventarmi su Draco per staccargli le cuffiette dell’ipode, l’autista decise che era arrivato il momento di partire e nell’attimo in cui il pullman si mosse persi l’equilibrio e caddi in avanti arrivando addosso a Massi. Inizialmente non mi resi del tutto conto di quello che era appena accaduto ma quando avvertii il calore del corpo di Massi e il suo profumo dolce però allo stesso tempo forte e deciso, avvolgermi e raggiungere la mia anima fino nel profondo, capii che il mio corpo e quello di Draco erano ad una distanza troppo bassa perché il mio povero cuore non decidesse di aumentare i battiti.
 Mentre quella piacevole sensazione di calore si impadroniva di me, ricordai che probabilmente non era normale che io rimanessi appiccicata a Massi in quel modo.
 -Pesi un quintale, ti vuoi togliere di dosso?- e lui, ovviamente, non aveva tardato a ricordarmi con la sua solita delicatezza come mai quel contatto avrebbe dovuto darmi solo fastidio e niente di più.
 -Scusa tanto-, risposi acida.
 Provai a rialzarmi senza incontrare gli occhi di Draco ma proprio in quell’istante dovevamo aver incontrato un incrocio visto che l’autista frenò e perdendo di nuovo l’equilibrio mi ritrovai per la seconda volta addosso a Massi.
 -Sei proprio un…-, cominciò Draco scocciato prima che alzassi lo sguardo. Senza volerlo i nostri sguardi si erano incontrati. -…impiastro…-, terminò con un filo di voce mentre i suoi occhi si incatenavano ai miei.
 Era un’emozione così travolgente e strana, mi sembrava quasi che Massi mi stesse guardando per la prima volta con quei suoi occhi verdi e pieni di quello che appariva come stupore e sorpresa.
 -Ferrari, potresti lasciar libero Draco e sederti?-
 Sentii quella richiesta in lontananza, forse qualcuno a chilometri di distanza da me l’aveva bisbigliata.
 -Ferrari!- esclamò il professor Serrano mentre Massi mi fissava con uno sguardo piuttosto divertito.
 -Cosa?- chiesi voltandomi con aria a dir poco confusa verso il professore che stava sopra di me guardandomi spazientito.
 -Ho detto di toglierti di lì e di sederti sul sedile come una persona normale-, sentenziò lui con un tono che lasciava poco spazio ad una protesta.
 -Certo, professore-, dissi in evidente imbarazzo.
 Riuscii finalmente ad alzarmi e stavo aspettando che il professore si spostasse per permettermi di raggiungere Amy ma quell’uomo non sembrava avere alcuna intenzione di togliersi di mezzo e lasciarmi passare.
 -Perché non ti stai sedendo?- mi chiese Serrano indicando con lo sguardo il sedile davanti a me.
 -Il mio posto è quello dietro, accanto a Tarantini-, risposi calma, o almeno tentando di rimanere calma.
 -Andrà bene anche questo-, disse lui sorridendo beffardo.
 -Cosa?!- esclamai sorpresa. –No, io non credo che andrà bene, professore. Farmi stare accanto a questo qui le converrebbe esattamente come mettere una tanica di benzina accanto ad un enorme falò.-
 Serrano mi guardò per qualche istante e alla fine alzò un sopracciglio in un gesto divertito.
 -Siediti, Ferrari.-
 Avevo la sensazione che quella fosse la sua ultima parola.
 Lanciai un veloce sguardo ad Amy che rispose con una plateale quanto confusa alzata di spalle e mi sedetti accanto a Draco sbuffando e incrociando le braccia nervosa.
 -Questo si chiama abuso di potere, prof-, mormorai scocciata.
 -Quando avrai la mia età, Ferrari, ti concederò la rivincita-, rispose Serrano trattenendosi a stento dal ridere, -ma per il momento comandiamo io e il professor Longo.-
 Che bell’affare!
 Avrei voluto rispondere a tono però sapevo che per quanto Serrano fosse simpatico ed aperto al gioco sarebbe stato meglio non esagerare; dopotutto era pur sempre un professore e sarebbe stato saggio non peggiorare una giornata che già di suo stava andando totalmente a rotoli senza che io le dessi manforte con il mio caratteraccio.
 Mi sistemai quanto più lontano possibile da Massi mentre lui, con l’ipode ancora nelle orecchie, continuava a fissare lo sguardo fuori dal finestrino.
 Odiavo essere ignorata, considerando però che se non mi ignorava gli veniva l’impulso di litigare con me fino al prossimo millennio, facendo un paio di conti, era decisamente meglio che continuasse a guardare fuori come un ebete piuttosto che rivolgermi la parola solo perché si sentiva obbligato dalle circostanze.
 Sospirai, sperando che lui non se ne accorgesse e cominciai a contemplare le mie mani nel vano tentativo di trovare qualcosa che mi distraesse dallo stare a pochi centimetri di distanza dal ragazzo che avrei dovuto dimenticare ma soprattutto stavo cercando un modo per rimuovere totalmente quello che era accaduto poco prima.
 Ero già entrata in contatto con il corpo di Massi, dopotutto avevamo ballato un lento insieme solo poche sere prima ma quella caduta accidentale mi aveva provocato delle sensazioni nuove. Una scarica elettrica mi aveva attraversato la schiena e ogni parte della mia pelle che aveva toccato Draco in quell’interminabile momento sembrava aver preso fuoco facendomi avvertire un calore che certamente di religioso aveva ben poco.
 Perfetto!
 Non solo il mio piano per dimenticare Draco stava naufragando con la stessa velocità del Titanic ma adesso stavo anche cominciando a desiderarlo in senso prettamente fisico. Poteva andare peggio di così?
 Che razza di domanda, quando c’era di mezzo la mia vita era assolutamente inutile provare a porre limiti alla sfortuna, che riusciva sempre a farmi capitolare senza neanche sforzarsi più di tanto, visto che ero sfigata fino dentro alle doppie eliche del DNA.
 Ed esattamente come avevo immaginato, proprio in quel momento, lanciando un veloce sguardo verso Massi mi accorsi che si era assopito- anche se non capivo come avesse fatto visto che aveva la musica sparata al massimo volume direttamente nel cervello.
 Sapevo che avrei dovuto smettere di guardarlo ma proprio non ce la facevo; era così dolce e rilassato, sembrava quasi un bambino indifeso, e dovetti fare uno sforzo immane per trovare il modo di domare la tentazione di avvicinare una mano a quel viso e accarezzarlo lentamente con tutta la dolcezza di cui ero capace.
 Cominciai a pensare che l’autista ce l’avesse con me in un certo senso visto che esattamente quando ero riuscita a smettere di fissare Massi il pullman prese una curva a destra un po’ troppo velocemente e la mano di Draco, prima abbandonata sulla sua gamba, cadde sulla mia mano poggiata sul sedile prendendomi in contropiede e non lasciandomi il tempo di toglierla.
 A quel contatto sussultai voltandomi immediatamente verso Massi che continuava a dormire indisturbato.
 Ero cosciente del fatto che avrei dovuto ritrarre subito la mano e fingere che non fosse accaduto nulla ma quella sensazione era così piacevole e la sua mano era così calda che non impiegai molto a decidere come comportarmi: chiusi gli occhi e feci finta di essermi addormentata sperando che quel momento potesse durare il più a lungo possibile.
 Senza rendermene conto caddi in un sonno profondo e privo di sogni mentre continuavo ad avvertire il calore della mano di Massi sulla mia.
 Mi sentivo in pace con il mondo, tutte le mie paure e le mie preoccupazioni erano scivolate in qualche antro buio e recondito della mia mente lasciandomi del tutto serena. Dimenticai persino dove e con chi mi trovassi persa in quella pace assoluta.
 Ad un certo punto iniziai ad avvertire uno strano calore lungo tutto il corpo mentre delle risate divertite raggiungevano con sempre più chiarezza il mio orecchio e s’insinuavano nella mia mente ancora annebbiata dal sonno.
 Aprii lentamente gli occhi mentre quella sensazione di calore e protezione continuava a persistere.
 Ci misi qualche secondo ad accorgermi che avevo qualcosa poggiato sulla spalla. Aggrottai la fronte in un gesto confuso e capii che le risatine che avevo sentito poco prima venivano dal sedile dietro al mio. Sbattei le palpebre un paio di volte per provare a rischiarare la situazione: non ero seduta in modo normale, praticamente era come se fossi appoggiata a qualcosa sulla mia destra molto calda e morbida ma soprattutto che mi faceva sentire al sicuro.
 Se stavo ancora in pullman e se il fatto di essere stata costretta a sedermi accanto a Massi non era stato solo un sogno, l’unica cosa su cui potevo essere poggiata- o per meglio dire sdraiata- in quel momento era…
 “Massi!” pensai terrorizzata diventando immediatamente più rossa di un ferro rovente.
 Guardai ciò che sentivo intorno alla spalla e vidi che era un braccio.
 Girandomi dall’altra parte mi trovai a pochi centimetri dal viso di Massi che, grazie a Dio e a tutti i santi del Paradiso, era profondamente addormentato. Le cuffiette dell’ipode gli erano scivolate via dalle orecchie e io me ne stavo praticamente accoccolata tra le sue braccia, con la guancia contro il suo petto: riuscivo persino a sentire il battito tranquillo e regolare del suo cuore. Invece mancava poco perché il mio prendesse letteralmente il volo a causa della velocità con cui continuava a battere, lo sentivo tamburellare contro le mie costole.
 Mi sarebbe piaciuto continuare a starmene in quella posizione ma non era per niente una buona idea: se si fosse svegliato, stavolta sarebbe successo davvero il finimondo e io non avevo bisogno che quella giornata peggiorasse ulteriormente.
 Con molta delicatezza e cercando di non fare gesti bruschi riuscii a sgusciare via dalla presa di Draco che fortunatamente non si accorse di nulla continuando a dormire indisturbato mentre io sospiravo sollevata.
 Ma perché capitavano sempre tutte a me!?
 -Ben svegliata-, disse una voce che conoscevo perfettamente da sopra il mio sedile.
 Alzai la testa ed incontrati gli occhi azzurri di Marco cercai di fulminarlo con la sola forza dello sguardo.
 -Non fare quella faccia-, ribatté lui sempre più divertito. –Tu e Massi eravate così carini… Avete dormito abbracciati per quasi tutto il viaggio.-
 -Confermo-, rincarò Amy sbucando al fianco di Marco.
 Li guardai un attimo confusa e una domanda mi salii inevitabilmente alla bocca.
 -Per tutto il viaggio?-
 -Sì-, annuii Marco. –Ormai mancano solo una decina di minuti per Cascia. Avete dormito sempre, persino quando ci siamo fermati in Autogrill non siamo riusciti a svegliarvi.-
 -Una volta risaliti sul pullman, dopo la sosta, vi abbiamo trovato in quella posizione così romantica-, completò Amy con un sorriso enorme e luminoso.
 Non potei evitare di arrossire.
 -Perciò abbiamo pensato di immortalare quel momento stupendo.-
 -I-immortalare?- chiesi con un filo di voce visto che ero praticamente certa della risposta che avrei ricevuto.
 Marco tirò fuori dalla tasca dei jeans la sua fotocamera e dopo averla accesa mi mostrò quello che Amy aveva appena detto: io e Massi eravamo stati fotografati mentre ero tra le sue braccia.
 -Siete impazziti!- esclamai a bassa voce.
 Amy e Marco mi guardarono sempre più divertiti ma non si rendevano conto che mancava davvero poco prima che cominciassi a sputare fiamme come un drago a cui avevano pestato la coda.
 -Cosa succede?- chiese una voce al mio fianco.
 Mi voltai di scatto mentre i due colpevoli si rimettevano a sedere per non rischiare di essere visti da Massi che si era appena svegliato.
 -Niente-, risposi con voce stridula e forse un po’ troppo in fretta per apparire totalmente innocente.
 Lui mi fissò un attimo negli occhi cercando sicuramente di capire se per caso non avessi qualche rotella fuori posto.
 I suoi occhi verdi scrutavano il mio viso con un’intensità che cominciò subito a far battere il mio cuore alla velocità della luce.
 Mentre pregavo in sei lingue diverse di non arrossire proprio davanti a Massi, lui distolse lo sguardo e prendendo il suo zaino ne tirò fuori una bottiglietta d’acqua. Svitò il tappo e ne bevve lungo sorso. Distolsi lo sguardo cercando di relegare sul fondo della mia corteccia cerebrale il pensiero che per un momento avevo desiderato che al posto di quella bottiglietta ci fossero le mie labbra a dissetarlo.
 -Comunque-, cominciò lui chiudendo la bottiglietta, -anche con quella faccia non credo che il WWF ti inserirà nelle specie protette.-
 Lo fissai confusa cercando di capire il significato di quella battuta senza senso; sapevo in partenza che quelle parole avrebbero dovuto farmi incavolare di brutto ma di primo acchito non riuscivo proprio ad afferrarne il nesso.
 Lui mi guardò per un altro istante prima di aprirsi in un piccolo sorriso divertito.
 -Sembri davvero un panda-, disse sempre più rallegrato.
 Sentii il cuore sprofondare arrivando più o meno in fondo allo stomaco che stava cominciando a vorticare.
 Un panda? Che voleva dire?
 Senza perdere tempo afferrai il mio zaino e tirai fuori lo specchietto che mi portavo sempre dietro. Mi specchiai immediatamente e una volta visto il mio riflesso ci mancò poco che urlassi per la paura: la matita nera che avevo messo quella mattina era tutta sbavata intorno all’occhio destro e mi conferiva proprio l’aspetto di un panda. Evidentemente mentre dormivo dovevo essermi sfregata l’occhio e adesso mi ritrovavo in quelle pietose condizioni.
 A dir poco inorridita affondai una mano all’interno del mio zaino alla ricerca di quella che era stata la mia ancora di salvezza in diverse occasioni: confezione di salviettine struccanti- per fortuna le avevo sempre con me, in qualunque momento.
 Ne presi una e con delicatezza, accompagnata da una velocità straordinaria, cominciai a pulire quel disastro estetico.
 Cercai in tutti i modi di non guardare verso Massi, perché in fondo sapevo quello che avrei visto: un sorriso canzonatorio e occhi pieni di scherno. Non avevo alcuna voglia di diventare la sua piccola fonte inesauribile di divertimento, perciò tentai di rimediare a quel danno il più in fretta possibile senza lasciarmi distrarre.
 -Calmati-, disse Massi, scatenando la mia sorpresa, con voce rassicurante notando, forse, che a furia di strofinare stavo rischiando di disintegrare tutti gli strati dell’epidermide intorno al mio occhio. –Tanto ti ho vista solo io sotto le sembianze di piccola Kung Fu Panda.-
 -E’ proprio questo il punto-, risposi senza riflettere.
 Mi bloccai di colpo una volta che il mio cervello ebbe elaborato le mie ultime parole.
 Accidenti alla mia linguaccia!
 Subito mi voltai a guardare Massi e sul suo viso lessi la più completa confusione.
 -Volevo dire… che… proprio perché mi hai vista adesso ti prenderai gioco di me finché non avrò novant’anni.-
 Era la prima spiegazione che mi era saltata in testa e sperai con ogni fibra del mio corpo che ci credesse; in caso contrario mi ero cacciata davvero in un bel guaio.
 Lui sorrise divertito mentre io sentivo il mio cuore ricominciare a battere. Mi ero salvata davvero per il rotto della cuffia.
 -Tranquilla-, rispose lui ridendo, e quel suo modo di ridere mi incantò fino a farmi perdere coscienza di chi fossi. –Prometto che non mi prenderò gioco di te per questo tuo piccolo sfortunato incidente. Parola di Scout.- Si mise una mano sul cuore per siglare quel giuramento.
 -Non hai per niente la faccia da Scout-, dissi scettica.
 -Lo è stato solo per un anno-, di nuovo quella fastidiosa voce sopra il mio sedile raggiunse le mie orecchie. –Aveva sette anni e se ne andava sempre in giro con quella cavolo di bussola della Giovani Marmotte appesa al collo. Sognavo Qui Quo Qua anche la notte…-
 -Adesso sfotti, Marco, ma quando ci siamo persi nella campagna dietro casa di tuo nonno e stata quella “cavolo” di bussola ad impedirci di morire assiderati salvandoci la vita. Almeno io non me ne sono stato rannicchiato a piangere come un poppante.-
 -Che ti devo dire? Sono sempre stato un bambino sensibile e dalla lacrima facile- disse con sguardo angelico, gli mancavano solo un’aureola e un paio di ali bianche.
 -Dì pure che eri un piagnone, avevi persino paura delle lucertole-, lo canzonò Massi.
 -Fobia superata, ormai è storia vecchia.-
 -Superata? L’estate scorsa sei quasi caduto dallo scooter quando ne hai vista una su un muretto…-
 Marco arrossì imbarazzato mentre Massi lo fissava divertito con quel suo sorriso sghembo che mi faceva partire un’aritmia incontrollata.
 Vedendoli di nuovo così affiatati non potei fare a meno di sorridere contenta.
-Ti si è paralizzata la faccia?- mi chiese Massi notando il mio sorriso.     
 Avrei dovuto rispondere a quella frecciatina in modo adeguato ma non avevo voglia di seminare zizzania proprio ora che stavamo cominciando a divertirci.
 -Sono solo felice-, risposi con semplicità.
 Mi fissarono confusi e di certo non potevo dar loro torto.
 -Era da tanto che non vi vedevo così in sintonia e sono contenta di sapere che la vostra amicizia è ancora così forte e solida.-

 Mi guardarono un attimo spaesati poi, dopo essersi lanciati una veloce occhiata, scoppiarono a ridere.
 -Ci conosciamo da una vita, anche se discutiamo alla fine riusciamo sempre a ritrovarci- disse Marco divertito.
 -Bene, quindi la discussione che avete avuto al Living è archiviata. A proposito su cosa verteva la questione?-
 La loro fu una reazione a dir poco sospetta: prima sbiancarono poi, lanciandosi un’occhiata complice, cercarono di sminuire il tutto.
 -Niente di particolare-, cominciò Massi con il suo solito sguardo sereno. –Le solite sciocchezze per cui litigano i ragazzi: calcio, videogiochi…-
 La situazione mi sembrava sempre più sospetta e lo Sherlock Holmes che era in me uscì fuori in tutta la sua curiosità e cominciò a dilettarsi nelle intuizioni più disparate e assurde.
 -Ho sempre pensato che gli uomini litigassero sempre a causa di una donna, anche la letteratura e la storia lo confermano: Romeo e Tebaldo, Artù e Lancillotto, Paride e Menelao. Siete in grado di scatenare l’inferno pur di conquistarvi il favore di una bella fanciulla.-
 -E tu guardi troppi film-, rispose Draco ricominciando a guardare fuori dal finestrino; atteggiamento che mi insospettì ancora di più.
 -Sul serio, Vale-, mi sorrise Marco. –Non abbiamo litigato per nulla di importante, è stata solo una piccola incomprensione, vero Massi?-
 -Mmm-, confermò l’amico con aria distratta senza voltarsi.
 Stavo per ribattere a quel patetico tentativo di mettere a tacere la mia perfetta indagine, quando Serrano ci avvisò che mancavano pochi minuti all’arrivo e ciò mi fece sentire improvvisamente depressa.
 Inutile negare: non volevo separarmi da Massi proprio adesso che stavamo riuscendo ad interagire in modo civile senza azzannarci come al nostro solito. Ma lo sanno tutti che prima o poi i sogni terminano e ci si deve svegliare per tornare alla realtà ed io per quel giorno avevo dormito decisamente abbastanza.
 Arrivammo in un ampio cortile e quando il pullman si fermò riuscii ad intravedere un’insegna: Hotel Delle Rose***.
 Era un albergo a tre stelle quindi non doveva essere per niente male e inoltre sapendo dove avrei dormito la notte successiva mi sarei accontentata anche di una brandina che stesse in un posto chiuso e asciutto. Tremavo al solo pensiero di dover dormire in una tenda.
 -Scommetto che non sei tipo da campeggio-, disse Massi vedendomi sovrappensiero, o più probabilmente notando che ero impallidita rispetto a pochi secondi prima.
 -Cosa te lo fa credere?- chiesi curiosa.
 -Be’, hai l’aria di una che preferirebbe fare da cavia per un lanciatore di coltelli strabico piuttosto che stare qui.-
 -Magari è colpa tua e non del campeggio.-
 Massi mi fissò senza neanche provare a dire una parola.
 Ancora una volta maledissi la mia linguaccia incontrollabile!
 Avevo aperto bocca solo per darle fiato senza soffermarmi neanche per un secondo sulle parole che stavo per pronunciare, era come se la lingua fosse stata completamente scollegata dal cervello.
 Sperai con tutto il cuore che Draco non venisse colto da un attacco della sua incazzite altrimenti avremmo litigato per tutto il resto della gita.
 Continuava a fissarmi con una certa intensità ed io ero in attesa della sua battutina irritante che mi avrebbe fatto scattare come una molla e rispondere a tono, eppure gli occhi di Massi non erano i soliti che ormai avevo imparato a conoscere durante le nostre amichevoli discussioni. Erano occhi sereni e sinceramente divertiti senza neanche un briciolo di irritazione o sarcasmo.
 -Come teoria non sarebbe del tutto sbagliata, se non fosse che…-
 Si era bloccato per dare solennità alle sue parole e non riuscii a non dargli corda.
 -Se non fosse che…?- lo incoraggiai, curiosa di conoscere fino in fondo le sue intenzioni.
 Lui avvicinò un po’ il suo viso al mio mentre mi partiva la solita tachicardia incontrollabile.
 -Se non fosse che non mi sembra che ti sia lamentata per avermi usato come cuscino durante quasi tutto il viaggio. Eri piuttosto a tuo agio.-
 A quel punto anche se avessi provato a dar fondo a tutta la mia forza di volontà non ce l’avrei fatta a non arrossire perché era vero, tra le sue braccia mi ero sentita come mai in tutta la mia vita. Avrei potuto negarlo con le parole e con lo sguardo ma avrei mentito solo a Massi, mentre il mio cuore sapeva la verità: mi stavo innamorando di quel ragazzo sempre di più, ogni secondo che passava scoprivo qualcos’altro che mi attraeva di lui.
 Così non andava per niente bene… Dovevo trovare in fretta un modo per togliermelo dalla testa.
 Lui mi stava ancora fissando quando sentii la tasca dei suoi jeans vibrare. Sbatté le palpebre un po’ sorpreso e infilando la mano in tasca ne tirò fuori il suo cellulare. Guardò velocemente il nome sul display e fece un piccolo sorriso.
 Sapevo di chi si trattava.
 -Delia…-, rispose tranquillo. –Cosa c’è?-
 Lei doveva avergli detto che le mancava perché lui le rispose:
 -Ma se sono partito solo da poche ore, tornerò presto.-
 Cominciavo a sentirmi male, e non soffrendo di mal d’auto, supponevo che quel malessere fosse dovuto all’improvvisa telefonata di Delia. Per un istante, un meraviglioso e stupendo istante, avevo dimenticato l’esistenza di quella ragazza e il ruolo che aveva nella vita del mio Massi…Oddio! Adesso era persino diventato il mio Massi, ero sempre più sicura che non sarei uscita indenne da quella storia. Sembrava quasi il mio destino: i ragazzi che mi piacevano o erano già fidanzati oppure si trasferivano in un’altra nazione.
 Appena il pullman si fermò mi alzai in piedi cercando di non ascoltare la conversazione di Massi e Delia, non avevo voglia di sentire le loro effusioni telefoniche.
 La porta del pullman si aprii ed io mi catapultai letteralmente fuori sollevata nel respirare un po’ d’aria pura e soprattutto contenta di non dover essere costretta a vedere Massi felice nel parlare al telefono con la sua ragazza.
 Ci fecero sistemare nelle nostre stanze- ovviamente ero in camera con Amy e Marti, non sarebbe potuto essere altrimenti- e decidemmo di uscire a visitare Cascia.
 Marti rimase tutto il tempo insieme a Christian- con tutta la buona volontà il loro rapporto continuava a darmi degli strani presentimenti- mentre Davide assisteva alla scena con quel suo sguardo da cucciolo bastonato.
 Amy, io e Marco andammo in giro per il centro.
 Il paesino era molto caratteristico e anche bello da vedere, suggestivo e con un qualcosa di attraente, non saprei spiegare cosa.
 A quanto ne sapevo Massi era rimasto in albergo, probabilmente Delia lo aveva chiamato di nuovo e adesso se ne stava chiuso in camera a parlare con lei, a dirle quanto l’amasse, a pronunciarle parole che desideravo rivolgesse a me.
 Mentre con Amy e Marco passeggiavo per le piccole strade di Cascia, mi feci una domanda che mai mi ero posta nella vita: sarebbe mai arrivato il momento in cui anch’io avrei assaggiato un pizzico di quel meraviglioso Paradiso chiamato felicità?
 Conoscendo il mio rapporto con la fortuna e il destino ero piuttosto scettica al riguardo.







***L'Autrice***
 
Bene, siete avvisati... Questo è il primo di una lunga serie di capitoli in cui Massi e Vale ci saranno sempre, costantemente e ne succederanno talmente tante che vi girerà la testa...^^ Diciamo che questo capitoletto è stato solo un piccolo antipasto, ma ricordate che sono comunque Massi e Vale quindi vi faranno imbestialire con la loro cocciutaggine e con il loro orgoglio...*-*
 Devo chiedervi perdono... ç___ç Non sono riuscita a rispondere alle recensioni del capitolo 10 e purtroppo neanche per questo ne ho avuto il tempo... Cercherò di rispondere alle recensioni di questi due capitoli quando pubblicherò il prossimo, scusatemi davvero... L'Università è davvero una brutta bestia. A dicembre ho un esame difficilissimo e sto sempre a studiare, ormai vedo la luce del sole che mi si sono scuriti i capelli (ah, quelli me li ha scuriti la tinta... ahhahah xD). Scherzi a parte, scusatemi davvero. Sappiate che ho letto tutte le recensioni e che mi vi ringrazio davvero dal più profondo del cuore. Le vostre parole sono meravigliose e io sono davvero contentissima che la storia vi stia piacendo così tanto... Ma soprattutto che vi stia piacendo Massi...*-*
 
Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^


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