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Autore: winry8827    12/11/2010    2 recensioni
Questa storia partecipa a ‘’ Challenge dal nome alla storia (only Slash)’’. Le vite di dieci personaggi si intecciano alla locanda ''Wood''
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Un pizzico di romanticismo'
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 L’antica storia della Locanda
 
Da che era divenuto un ospite della locanda Gastone girava nell’albergo come se fosse un fantasma, quieto e silenzioso....ma ciò non era assolutamente reale, era il sogno ricorrente del povero Alfonso, che ormai alte al lavoro aveva un’altra mansione, badare al giovane fidanzato, che ad ora di pranzo e cena dimorava fisso in cucina, che si intratteneva precisamente intratteneva i bambini con giochi e sceneggiati da lui scritti e interpretati.
Gastone sempre pronto ad aiutare cercava in tutti i modi di integrarsi con lo staff. I dipendenti erano tutti molto giovani e carini, sempre gentili e disponibili, forse per questo la locanda era piena di clienti! Forse perché era molto caratteristica, intima e familiare.
Il parquet regalava intimità ed il camino nel piccolo salottino al pian terreno donava un’atmosfera magica e romantica.
Le pareti dell’ingresso erano ricoperte da mattoni che ricreavano l’impressione dell’esterno, ma entrando nel salottino esse erano ricoperte da enormi librerie, le quali toccavano il soffitto. Quella stanza donava magiche emozioni, i libri erano la cornice ideale per gli intellettuali, il camino accendeva il fuoco della passione degli innamorati, i piccoli tavolini adatti al chiacchiericcio erano i fedeli amici delle mamme, che li si riunivano per raccontarsi amori e disastri.
Naturalmente numerose erano le stanze della locanda,  la cucina e la sala da pranzo, le stanze per gli ospiti e i bagni, ma il salottino era speciale in quanto possedeva su di una mensola un antico libro, un diario scritto dalla moglie del costruttore di quello stesso edificio.
Impolverato e quasi distrutto dal tempo era a tratti illeggibile, ma la sua storia era stata narrata ai nuovi proprietari della locanda e tramandata ai seguenti.
 
Una notte Gastone, insonne girava per i corridoi con Lino tra le braccia, dalla boccia trasparente era visibile il movimento dell’acqua, il povero pesciolino navigava in agitate acque ad era chiaro che quel movimento ondulatorio gli provocasse il mal di mare.
Andrea, la giovane cameriera notò l’inquietudine di Gastone.
- Dovrei denunciarti e chiamare la protezione animale! Stai maltrattando quella povera creatura!
- Dici a me? Rispose il giovane assonnato, ma molto turbato per dormire.
- Certo non vedo altre anime inquiete gironzolare con una boccia in mano! E’ accaduto qualcosa?
Chiese la ragazza preoccupata per l’amico, il giovane Gastone con il suo fare allegro e spensierato aveva conquistato i cuori del personale, ormai abituato solo alla severità del capo. Sapevano che Alfonso fosse un uomo particolare, attento e severo, ma giusto e compassionevole e da alcuni mesi, da quando la presenza di Gastone allietava le sue giornate alla locanda, era anche più allegro e disponibile.
L’intero stuff era felice per Alfonso, conoscevano la sua storia e speravano in un lieto fine, quell’uomo meritava l’allegria e la spensieratezza che mai aveva ottenuto dai familiari e il fidanzato era proprio la personificazione di quelle qualità.
- Hai litigato con il capo? Aggiunse la ragazza.
- No! Non troviamo casa, gli affitti sono troppo alti e non possiamo permetterci un mutuo. Se non lo avessi notato c’è crisi!
- Lo dici a me! Ma scusa non avete trovato nulla?
- Niente! Buchi e topaie a prezzo stracciato, semplici appartamenti sopravvalutati. Che tristezza! L’unica mia consolazione è Lino!
- Se non desideri ucciderlo posa la boccia! Fallo per il suo bene!
Gastone così posò il povero pesciolino senza mai togliere lo sguardo dal vetro, immerso nello sconforto lo osservava desiderando di immergersi con lui in quelle sicure acque dove cibo e alloggio erano gratis.
 

Andrea preoccupata chiamò Alfonso dicendogli di non aver mai visto il ragazzo così triste.
Il capo si spaventò vedendo il telefono squillare nel pieno della notte, ma ascoltata la telefonata si rasserenò.
Decise comunque di recarsi alla locanda per consolare il povero Gastone, ma era lo stesso locandiere ad aver bisogno d’affetto dopo quella lunga giornata trascorsa alla ricerca inutile di una casa. 
Arrivato a destinazione si diresse nel salottino dove trovò il fidanzato dinanzi il camino acceso, seduto per terra guardava la boccia di Lino.
Si sedette accanto allo sconsolato, gli poggiò una mano sulla spalla per poi baciarlo. Quel contatto bastò a rasserenare l’animo del giovane.
- Mi racconti una storia!
- Una…Una storia, ma sei un bambino? Che storia potrei raccontarti?
- Non sono un bambino! Sono un uomo bisognoso d’affetto e attenzione!
Un tenero sorriso apparve sul volto dell’uomo, che attento osservava il fidanzato.
Seduti entrambi sul pavimento, l’uno tra le braccia dell’altro in un dolce abbraccio carico d’amore furono interrotti dalla presenza di Andrea
- Sono una giovane donna bisognosa d’affetto e attenzione. Potrei ascoltare la storia con Gastone?
Entrambi gli uomini si guardarono straniti se fossero stati in piedi sarebbero caduti, proprio come succede nei cartoni animati, il più giovane rise di gusto.
Era consolatorio per lui sapere di non esser l’unico desideroso d’affetto, ma aveva un vantaggio nei confronti dell’amica, la storia l’avrebbe ascoltata tra le braccia del suo più grande amore.
- Puoi rimanere, ma il cantastorie è mio! Ci sto avvinghiato e non lo mollo! Tu puoi prendere il cuscino!
A quelle parole fu Alfonso a ridere, pensando di essere l’unico adulto della situazione iniziò a raccontare una storia dell’orrore.
- Non siamo mica in campeggio! Obbiettò Gastone chiedendo un racconto comico, mentre Andrea implorava per ascoltare una storia d’amore.
‘’ Sono l’unico uomo ‘’ Pensò il locandiere ridacchiando, poi aggiunse
- Racconterò la storia della Locanda!
Incuriosito Gastone ascoltò attentamente.
-  Più di duecento anni fa questo luogo era un bosco molto fitto, la luce non attraversava gli alberi, i rami erano fitti ed intrecciati, questa loro conformazione spaventava i passanti e rendeva quel posto inadatto alla vita dell’uomo. Vi abitava solo un taglialegna che stanco del clima gelido di quel luogo decise di  vendere la sua proprietà ad una giovane coppia di sposi. Guido, il marito era un abile falegname ed allargò la casa. Il diario in nostro possesso narra che Guido aggiungesse una stanza ogni qual volta nascesse un bambino, tradizione che poi fu mantenuta dai suoi discendenti. In una pagina ancora leggibile Anna, la moglie, racconta di una violenta tempesta che travolse quel luogo, narra che il vento soffiò forte, tanto da sradicare anche gli alberi più antichi, quasi tutta la vegetazione fu distrutta, ma la casa rimase intatta. Grato al Signore Guido decise che quell’evento doveva essere ricordato.
Da buon falegname con la legna degli alberi caduti intagliò delle lunghe assi che diventarono il pavimento della villa, il fondamento solido sul quale fondò non solo la sua abitazione, ma anche la sua famiglia. Se non lo avete notato la locanda si chiama Wood ed ha il duplice significato di bosco e legna.


Con quella frase Alfonso concluse il suo racconto, Andrea commossa si complimentò con il locandiere, ma il giovane Gastone obbiettò che quegli alberi erano stati sradicati e quindi non erano poi così resistenti, quella dura giornata aveva instaurato in lui una profonda amarezza difficile da dimenticare e superare con una vecchia storia. In fondo lui avrebbe ascoltato un racconto comico, avrebbe tanto desiderato ridere con gusto.
- Sei ancora troppo giovane amico mio! Non sai apprezzare la tradizione.
Rispose la ragazza anticipando Alfonso, il quale appoggiò la sua opinione annuendo e sospirando. Concluso quel discorso ognuno si recò nella sua stanza.
Ormai assonnato Gastone augurò la buona notte al compagno con un passionale bacio che proprio non era adatto al suo scopo.
Un bacio richiamò un altro, alternati ad abbracci ed incontri di mani, carezze e dolci parole d’amore sussurrate…
- Dove è Lino? Chiese Alfonso.
- L’ho dimenticato giù!
Detto ciò il ragazzo balzò dal letto, senza mettersi le pantofole e quasi seminudo corse a recuperare il povero amico abbandonato al pian terreno.
- Sei sempre il solito!
Urlò Alfonso svegliando gli ospiti della stanza adiacente, che batterono i pugni sul muro in segno di protesta.
 
 
Spazio Autrice…
Salve a tutte! Sono commossa per i commenti al precedente capitolo, quindi ringrazio SweetLea, NonnaPapera e Day_Dreamer.
Vorrei invitare chi legge a partecipare alla Challenge perché oltre ad essere interessante è anche divertente!
Piccole spiegazioni…
Gastone significa ospite
Guido significa Bosco o Selva, mi sembrava adatto per rappresentare la storia della Locanda.
Piccole informazioni…
Lino il pesciolino si chiama così perché deriva da PescioLino, esiste veramente ed è l’adorato pesciolino rosso dei miei zii, che lo trascinano da tutte le parti, proprio come fa Gastone!
Ho scelto come secondo lavoro di Gastone l’istruttore di nuoto perché è sempre a contatto con i bambini ed è in contrasto con il noioso lavoro d’ufficio, desideravo che il suo personaggio non perdesse la sua allegria in un noioso ufficio, so che è una storia ma affezionandomi ai miei personaggi vorrei che crescessero in meglio!  
Io ho un cane di nome Lucky che quando vede la boccia di Lino fugge impaurita, so che questo non è inerente ma ogni tanto mi perdo in divagazioni inutili,
comunque penso che in un capitolo inserirò anche il mio cane per raccontare il soggiorno alla locanda di un ospite.
Adoro gli animali e questa storia che mi permette di inserirli.
 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto ma aspetto i vostri commenti.

Grazie di cuore a chi legge silenzioso e mille grazie a chi commenterà.

  
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