Un
anno fa, a quest’ora forse, non ricordo
precisamente, mi accingevo a postare il primo capitolo di questa
storia.
La avevo in mente da tanto
tempo, ma non avevo mai avuto il coraggio di metterla per iscritto,
né tanto
meno pubblicarla.
Conobbi EFP quasi per caso:
avevo quindici anni quando ancora cercavo delle fan fiction su Beyblade
e approdai
su questo sito, senza avere la minima idea che, tre anni dopo, mi sarei
ritrovata a scrivere queste parole.
Amavo leggere le fan
fiction, ma non avevo mai pensato di scriverne, anche perché
preferivo
concentrarmi su storie originali.
Poi, entrai nel vortice di
questo meraviglioso mondo e, da allora, non ne sono più
uscita.
Scrissi il primo capitolo di
‘Un Particolare In Più’ quasi tutto
d’un fiato, con uno stile un po’ immaturo
e, esattamente il 13 Novembre 2008, lo postai qui.
Ricordo che ricevetti tre
recensioni e otto preferiti e mi sembrava davvero tantissimo,
all’epoca, per un
capitolo di una scrittrice sconosciuta e di una storia che aveva un
personaggio
originale, e non la solita Draco/Hermione che tutti – me
compresa – amano visceralmente.
La cosa mi diede coraggio e continuai a scrivere, così
veloce che in una
settimana pubblicai una cosa come sei capitoli – cosa che, in
seguito, come
molte di voi che mi seguono da tempo sanno, non sarebbe più
successo xD
La storia cominciò a
prendere me per prima e continuai a scrivere e a scrivere e a scrivere.
Ma, nonostante tutto, non
avrei mai davvero immaginato che dopo due anni sarei stata di nuovo qui
a
scrivere l’ennesima presentazione di un capitolo.
E questo lo devo
specialmente a tutte voi che, anche se io sono lenta e incostante,
continuate a
seguirmi, imperterrite e tenaci, regalandomi sempre un sorriso e
scaldandomi il
cuore.
Grazie.
Grazie.
Grazie, semplicemente.
82 preferiti
7 ricordati
59 seguiti
E, dal momento che l’unico
modo che conosco per dirvi GRAZIE è continuare a scrivere e
a postare nuovi
capitoli, è con immenso piacere che mi impegno a scrivere
questa storia fino
all’ultimo capitolo.
Perché
scrivere per me è una cosa fantastica.
Ma scrivere anche per voi è davvero un grandissimo onore.
PS:
Questo
capitolo, ovviamente, è dedicato a tutte voi che mi seguite,
ma specialmente
alla mia Petty che,
inaspettatamente, ha letto questa fan fiction ed è diventata
una mia piccola,
grande lettrice. Grazie Giulia, davvero :3
~Un
Particolare In
Più~
Tragedy
{segreti, segreti e ancora segreti}
Prima
di uscire dall’infermieria, Alexis si era fermata in mezzo
alla sala,
rivolgendo un’occhiata ad Harry che, rimasto solo, la
guardava con un sorrisino
mesto. Gli fece un semplice cenno con il capo, come silenzioso augurio
di
rimettersi al più presto, e con un sorriso gentile
lasciò la stanza.
In
corridoio si riunì a Blaise, Tiger e Goyle, che ora
conversavano con Nott e
Diamond; quest’ultima, appena la vide, le corse incontro e la
strinse in un
abbraccio.
-Oh
tesoro! Come stai? E Draco?-
Domandò
ansiosa, prendendogli una mano tra le sue e portandosela vicina al
petto.
-Io
sto bene. Draco non ha nulla di grave, fortunatamente. E stasera
potrà già
tornare nel dormitorio.-
Comunicò
al gruppetto, lanciando un’occhiata a Blaise, che
annuì pensieroso. Alexis lo
fissò per qualche istante, non riuscendo ad evitarsi di
chiedersi cosa
nascondesse, perché, da quando si erano allontanati dal
campo di Quidditch, le
era sembrato che fosse diventato cupo e taciturno. Come se mille
preoccupazioni
gli affollassero la mente e lo tenessero occupato in complicate
congetture che
lei non avrebbe, forse, mai conosciuto davvero.
Non
ebbe il tempo per farsi altre domande, perché,
all’improvviso, la sua
attenzione fu catturata dallo scintillio argenteo di una chioma
fluente,
appartenente a quella figura poco distante, che, ammantata di nero, si
allontanava con passo lento ed elegante lungo il corridoio. Alexis si
divincolò
dalla presa di Diamond e lasciò il gruppetto, liquidando
tutti con un semplice
‘scusate ragazzi, devo andare: ci
vediamo
dopo.’ Tutti si guardarono perplessi; solo Blaise
Elìas Zabini la seguì con
lo sguardo, mentre una mano gli si stringeva in un pugno impotente.
Correndo,
riuscì a raggiungere l’uomo che, con una lentezza
quasi esasperante, si fermò e
si voltò a guardarla, l’espressione altezzosa e
irritata. La osservò dall’alto
per un lungo momento, nel quale lei si sentì attraversare da
una lamina di ghiaccio.
-Signorina…Black.-
Si
limitò a rispondere, esitando scettico sul cognome. Alexis,
ancora con il
respiro appena accelerato, deglutì.
-Se
ne sta andando?-
Chiese,
raccogliendo tutto il suo coraggio. Lucius levò un
sopracciglio.
-Sì.-
disse. –Posso fare qualcosa per lei? Sa, sarei piuttosto di
fretta.-
Aggiunse
con tono seccato, guardandola quasi con disprezzo.
Senza
che se ne rendesse nemmeno conto, le mani lungo i fianchi le si
strinsero in
due pugni e le unghie le si conficcarono nel palmo, facendole appena
male.
Questo le diede la forza necessaria per affrontare l’uomo.
-No.
Per me no. Ma per suo figlio, decisamente.-
Affermò
concisa, lo scintillio sicuro degli occhi a coronare
l’espressione seria e il
tono austero. Questa volta, Lucius sollevò entrambe le
sopracciglia. Sembrava
stupito e al tempo stesso quasi oltraggiato da tutta
quell’impertinenza. Le
lanciò un’occhiataccia carica di significato, ma
lei la ignorò bellamente e,
alzando il mento fiera, aggiunse. – Vuole andarsene senza
nemmeno essere
passato a vedere come sta?-
-Io
sono un uomo molto impegnato, signorina Black.- rispose con calma,
allargando
appena le narici, con superbia. – E mio figlio è
un ragazzo forte.-
Alexis
corrugò entrambe le sopracciglia e, di nuovo,
sentì le unghie perforarle la
carne, in modo doloroso. Si costrinse a rilassare le dita, per scoprire
che
facevano davvero male.
-Ma…!-
Cercò
di protestare, piccata.
-Non
immischiarti in affari che non ti riguardano.-
La
bloccò duro, dimentico delle buone maniere, e le
lanciò una nuova occhiata di
minaccia. Poi, senza aggiungere altro, le diede le spalle e si
avviò per il
corridoio, lasciandola sola, con un grosso formicolio alla bocca dello
stomaco.
Aveva
compiuto circa cinque o sei passi, quando si fermò
all’improvviso.
-Ah,
a proposito…-
Se
ne uscì, girandosi di nuovo. Il mantello gli
volteggiò intorno al corpo, mentre
tornava sui suoi passi. Alexis lo osservò dal basso,
l’espressione arrabbiata
velata dalla perplessità. Non disse nulla, ma si
limitò a fissarlo, le braccia
raccolte al petto, tanto strette che quasi poteva sentire il cuore
battere
contro di esse. Lucius aprì la giacca nera che indossava
sotto il mantello, e
frugò nel taschino interno, fino ad estrarre una lettera. La
osservò per un
lungo istante, poi la porse alla ragazza, che la fissò
confusa.
-Potresti
consegnare questa a Draco? Gliela manda sua madre, ma come ho
già detto, non ho
proprio il tempo per consegnargliela di persona.-
Aveva
usato un tono calmo e gentile, che le mise addosso uno strato di
brividi peggiore
che se le avesse urlato contro le peggiori minacce di morte. Inoltre,
il
sorrisino sghembo che gli aveva incurvato le labbra fine, non
prometteva nulla
di rassicurante.
In
ogni caso, Alexis allungò una mano e prese la busta. Sulla
pergamena bianca
spiccava, scritto in un nero lucidissimo, dalla bella calligrafia
ordinata, il
nome di Narcissa Malfoy. La fissò per un secondo, prima di
rialzare lo sguardo
su Lucius, limitandosi ad annuire appena.
-Bene.
Mi raccomando, leggila con lui. – le ordinò quasi,
lanciandole una lunga
occhiata indecifrabile. – Sono sicuro che il suo contenuto
potrebbe…sconvolgerlo, e tu mi sembri molto legata a mio
figlio. Sono certo che
saprai come…aiutarlo.-
Spiegò,
esibendosi di nuovo in quel sorriso tutt’altro che
rassicurante. Poi, con un
ultimo cenno della mano, si voltò nuovamente e
sparì dietro l’angolo.
Alexis
rimase ferma, a fissare il corridoio vuoto. Poi scese ad esaminare la
busta,
riflettendo sulle parole di Malfoy: che
diavolo conteneva quella lettera? E perché Draco avrebbe
dovuto leggerla con
lei? Quale verità tanto sconvolgente si nascondeva dietro
quel sottile strato
di pergamena?
Alexis
Lily Potter, diretta di nuovo all’infermiera della scuola,
stringeva ancora la
lettera di Narcissa Malfoy tra le mani e la fissava con una strana
sensazione
di agitazione nel petto. Sembrava quasi che sperasse di riuscire a
leggere
attraverso la busta, per scoprirne il misterioso contenuto. Per due
volte, già,
si era fermata e l’aveva voltata, pronta a staccare il
sigillo di ceralacca
nero, con l’inconfondibile stemma dei Malfoy; ma si era
trattenuta, dicendosi
che, dopo tutto, non erano affari suoi. La avrebbe consegnata a Draco e
poi, se
lui avesse voluto, l’avrebbe letta in seguito.
I
corridoi del castello erano stranamente vuoti e questo conferiva loro
un
aspetto leggermente inquietante. Dovevano
essere tutti a cena, si disse Alexis, continuando a
camminare. Poi,
all’improvviso, nel silenzio accompagnato solo dalla melodia
della pioggia, un
singhiozzare indistinto la fece sobbalzare appena. Si fermò
e rimase in
ascolto: i singulti erano ora più chiari e sembravano
provenire dal corridoio
alla sua destra. Lenta e silenziosa, voltò
l’angolo, ma non vide nessuno.
Eppure, sentiva distintamente quel pianto, nonostante, era abbastanza
evidente,
si cercasse di nasconderlo. Il respiro sussultava, come se si tentasse
di
trattenere il fiato, per fare quanto meno rumore possibile, ma il
petto, che
evidentemente sussultava nello sfogo del pianto, non glielo permetteva.
-C’è
qualcuno?-
Domandò
cauta, facendo qualche piccolo passo verso il corridoio.
Nessuno
le rispose.
Avanzò
ancora, ma riuscì ad individuare quella figura solo quando
un lampo, caduto
piuttosto vicino, illuminò il corridoio a giorno. Era una
ragazza minuta, che
se ne stava rannicchiata dietro alla statua di Honoria Nutcombe
– Fondatrice
della Società per la Riforma delle Streghe. Non sembrava
averla sentita
arrivare: aveva il capo chino contro le ginocchia rannicchiate al
petto; le
braccia circondavano le gambe e le piccole spalle erano scosse da una
serie di
violenti singulti; riuscì a riconoscerla grazie ai capelli,
quella massa rossa,
che sembrava catturare appena ogni debole luce di fiammella.
-Weasley…?-
La
chiamò esitante, avvicinandolesi cauta.
Ginny
alzò la testa di scatto, come se fosse stata percossa da una
violenta scarica
elettrica, e i capelli le si riversarono, in parte, sul viso; gli occhi
erano
enormi, spalancati in un’espressione terrorizzata, e il
castano scuro era quasi
completamente inglobato dalla pupilla spaventosamente dilatata; lucide
lacrime
le velavano lo sguardo arrossato, e scendevano ad inumidirle le guance
pallide
del viso scarno, sul quale le lentiggini spiccavano livide; continuava
a
tremare.
Alexis
ebbe un sussulto, nel vederla così, e trattenne il fiato.
-Ginny…-
esalò, osservandola con aria preoccupata –Per amor
di Merlino, che ti è
successo?-
Si
piegò sulle ginocchia, per essere alla sua stessa altezza, e
fece per posarle
una mano sulla spalla, ma quella si ritrasse di più contro
il muro, quasi
scottata. La piccola mano pallida, rimasta sospesa nel vuoto,
andò a posarsi
sul pavimento freddo. Ginny continuò a fissarla sconvolta,
senza rispondere.
-Stai
tranquilla…Voglio solo aiutarti…-
Cercò
di rassicurarla, ma quella si appiattì di più
contro il muro. Poi,
l’espressione stravolta mutò,
all’improvviso, lasciando spazio ad una rabbia
incontrollabile.
-Nessuno
te l’ha chiesto, Black!-
Le
ruggì, assottigliando lo sguardo e affrettandosi a ripulirsi
le guance. Si alzò
di scatto, dandole velocemente le spalle. Spiazzata, Alexis la
osservò dal
basso, un fastidioso dolore che le pungeva il cuore.
-Ginny…-
Si
alzò a sua volta, lentamente, e osservò la
piccola schiena, ancora scossa da
qualche singhiozzo malamente trattenuto. Sospirò.
-Ascolta,
lo so che io e te non siamo…amiche. Ma se tu avessi bisogno
di qualcosa,
qualsiasi cosa, voglio che tu sappia che puoi contare su di me,
comunque.-
Le
disse, la voce gentile, ma determinata.
Ginny
non le rispose e un silenzio carico di tensione le avvolse.
Poi,
lo sguardo di Alexis cadde sul pavimento, dove c’era, aperto,
un piccolo diario
dalle pagine giallastre. Guardò Ginny e poi, silenziosa, si
piegò, per
osservarlo.
Che
cos’era? Il suo diario segreto?
Allungò
una mano per sfiorarlo e una sensazione spiacevole le avvolse il
braccio, fino
ad arrivare al cuore e stringerlo in una morsa dolorosa.
Un’esclamazione
sorpresa le uscì dalle labbra, senza che riuscisse a
controllarla. La Weasley
si voltò allora a guardarla e i suoi occhi cambiarono tre
diverse espressioni
nel giro di due secondi: confusione, paura e rabbia.
-No!-
Urlò
con violenza, piegandosi velocemente e dandole una spinta sulla spalla,
che la
fece cadere con il sedere sul pavimento. Si affrettò a
chiudere il diario e a
stringerselo contro il petto, improvvisamente affannata, come se avesse
percorso chilometri. Rimase ferma, a fissare il vuoto; Alexis,
sconvolta, notò
che deglutiva ripetutamente, come se si stesse sentendo male
all’improvviso.
-Non
puoi aiutarmi…-
Sibilò,
con tono tanto velenoso da poter fare concorrenza a quello di Draco
Malfoy,
quando era arrabbiato. Alexis venne scossa da un brivido, che le
attraversò la
schiena come un serpente di morte.
Ginny
si rialzò di scatto e le diede le spalle: tremava di nuovo.
-Nessuno
puo’ aiutarmi!-
Affermò
e le sembrò che stesse piangendo di nuovo. Poi, senza darle
la possibilità di
replicare, corse via, sparendo dietro l’angolo. Alexis si
alzò in tutta fretta
e cercò di raggiungerla, ma quando svoltò nel
corridoio, non la vide più.
Preoccupata,
rimase a fissare il vuoto; istintivamente, la mano le si strinse a
pugno,
stroppicciando appena la lettera di Narcissa.
-Accidenti!-
Esclamò,
dispiegandola di nuovo.
La
osservò con un sospiro, ricordando le uniche parole che
aveva letto nel diario.
“Liberati
di lei”
Quando
rientrò in infermiera, Draco non c’era
più. Evidentemente, insofferente come al
suo solito, aveva obbligato Blaise a portarlo fuori il più
presto possibile.
L’immagine di quella scena la fece ridacchiare, con un moto
di tenerezza.
-Un
galeone per il pensiero che ti fa tanto ridere-
Alexis
alzò lo sguardo, percorrendo tutta la stanza, fino ad
incontrare la figura di
suo fratello; Harry Potter sedeva con la schiena contro la testata del
letto,
lo sguardo verde acceso da un sorriso divertito, che si era illuminato
solo
vedendola.
-Harry!-
Si
avvicinò al letto, ridacchiando appena, e prese posto sullo
sgabello
abbandonato lì accanto.
-Come
ti senti?-
Harry
si strinse nelle spalle.
-Mah…Sicuramente
non benissimo. Il dolore al braccio mi sta uccidendo, ma
sopravviverò.-
Le
fece un’occhiolino e lei sorrise appena, piegando il viso su
di un lato.
Allungò una mano e, delicata, gli sfiorò la
fasciatura con la punta delle dita,
in una carezza lieve. Un calore piacevole si diffuse nel petto del
giovane
mago.
-Quel
Belido aveva decisamente qualcosa
che
non andava: ero alla partita e ho visto come ti rincorreva! Non
capirò molto di
Quidditch, ma non credo che quelle palle siano programmate per spezzare
le
braccia ai giocatori, o sbaglio?-
Sollevò
il viso per poter osservare Harry, ma quello era diventato
improvvisamente
rosso e tremava. Alexis lo guardò preoccupata, temendo che
si stesse sentendo
male, ma quando quello scoppiò in una fragorosa risata,
comprese che stava solo
cercando di trattenersi. Confusa, corrugò le sopracciglia.
-Cos’hai
da ridere, ora?-
Harry
cercò di risponderle, ma scosso dalle risate, non ci
riuscì e si limitò a
portare il braccio non ferito a tenersi la pancia.
Alexis
imbronciò la bocca, incrociando le braccia al petto.
-Cos’è,
qualcuno ti ha lanciato un Rictusempra
e non me ne sono accorta?-
Domandò
piccata e, dal momento che lui continuava a ridere, si
allungò a dargli un
pizzicotto su di una gamba.
-Ahi!-
Si
lamentò, riuscendo a tornare apparentemente serio, anche se
qualche singhiozzo
ancora gli scuoteva le spalle.
-Allora,
si puo’ sapere cosa ho detto di tanto divertente?-
Lui
sembrò sul procinto di ricominciare a ridere, ma
un’occhiataccia di Alexis lo
convinse a desistere. Si schiarì la voce, cercando di darsi
un contegno, e
portò una mano ad asciugarsi gli occhi dietro gli occhiali.
-Beh,
che non capisci nulla di Quidditch è più che
evidente.-
Dichiarò,
ridacchiando di nuovo. Alexis alzò il mento, fiera.
-E
con ciò?-
-Prima
di tutto, è Bolide
e non Belido.-
Precisò
con un’occhiata divertita, facendola arrossire.
Borbottò qualcosa di poco
chiaro, portandosi i capelli dietro le spalle.
-Comunque,
puo’ capitare che un Bolide –
e qui marcò la parola, meritandosi una
linguaccia – prenda di mira un giocatore; ma i miei compagni
di squadra e anche
Hagrid, sono convinti che qualcuno lo abbia manomesso per farmi del
male. Non
sono proprio poche le persone che sarebbero in grado di farlo: Ron
asserisce
che, secondo lui, è stato Lucius Malfoy…-
Spiegò,
ma su quell’ultima frase si fermò, guardandola
indeciso: in fondo, era del
padre di Draco che stavano parlando e, stando alle ultime notizie di Vanity Witch, lui ora stava con
Alexandra. Una fitta di gelosia lo costrinse a stringere la mano in un
pugno,
ma questo non fece altro che procurargli una fitta di dolore, che lo
fece
gemere appena.
Alexis
lo guardò con un sorriso e gli passò le dita sul
dorso della mano, scambiando
quel gesto per la rabbia nei confronti di Malfoy.
-Beh:
anche se fosse stato lui, alla fine sei stato tu a spuntarla.
Grifondoro ha
vinto la partita, no?-
Harry
alzò lo sguardo su di lei, sorpreso da quelle carezze e da
quelle parole, e
quando lei gli sorrise, sentì il petto andargli a fuoco.
-Già!-
anche lui sorrise, vittorioso –Chissà come brucia
questa sconfitta a Malfoy!-
Aggiunse,
con un pizzico di soddisfazione nella voce. Lei sospirò e si
strinse nelle
spalle.
-Gli
passerà: so che per voi il Quidditch è
fondamentale, e un giorno qualcuno di
voi dovrà spiegarmi il perché…- e qui
Harry rise – ma, in fondo, una sconfitta
non è così grave. Si rifarà alle
prossime partite e alla prossima sfida Serpeverde
contro Grifondoro, saremo noi a vincere, quindi preparati!-
Lo
minacciò, alzando il mento con un pizzico di orgoglio
Serpeverde: era pur
sempre la sua casata, anche se per sua scelta.
Harry
ridacchiò e scosse il capo.
-Staremo
a vedere, Black. Intanto comincia a leccare le ferite per questa
perdita.-
La
schernì, meritandosi per questo una smorfia.
-Allora…-
cominciò Harry – ho letto su Vanity
Witch
che tu e Draco…-
Alexis
ridacchiò, leggermente a disagio. Non era esattamente
l’argomento di cui avrebbe
scelto di parlare con suo fratello.
-Anche
tu leggi Vanity Witch?!?-
Esclamò
divertita, cercando di sviare immediatamente il discorso. Lui
arrossì
lievemente.
-No!
Non è come sembra! E’ Ginny che lo
compra…Sai, la sorella di Ron!-
Si
giustificò frettoloso, portando la mano a scompigliarsi
ancor di più i capelli.
Alexis ridacchiò; poi, improvvisamente, come colpita dallo
stesso fulmine che,
poco lontano, illuminava a giorno l’infermieria, si fece
seria.
-A
proposito di Ginny…-
Proferì
e lo sguardo teso andò ad incrociare quello del fratello.
-Sì?-
-Sai,
prima di venire qui…L’ho incontrata, in corridoio.
E…mi è sembrata davvero
sconvolta…Che tu sappia, è successo qualcosa di
grave?-
Mormorò,
torturandosi le mani in grembo. Il viso turbato della più
piccola dei Weasley,
inondato da quelle lacrime spaventate, l’aveva davvero
preoccupata.
Harry
si fece serio all’improvviso, riflettendo su quelle parole.
Lo sguardo di
smeraldo andò ad incrociare un orizzonte lontano e
immaginario.
-Non
saprei…Ultimamente Ginny è un po’
strana, lo hanno notato tutti nel dormitorio.
Se ne sta sempre da sola e parla molto poco. Ron dice che è
solo molto timida,
ma Hermione è convinta che ci sia dell’altro
sotto.-
Le
spiegò e lei asserì pensierosa.
-Capisco…Beh,
allora speriamo non sia nulla di grave.-
Concluse,
cercando di sorridere. Sapeva perfettamente che c’era
qualcosa di profondo
sotto e non riusciva assolutamente a togliersi dalla testa
l’espressione
sofferente del suo volto, né tanto meno le sue parole,
rabbiose e impaurite. Nessuno mi
puo’ aiutare, aveva detto.
Eppure, in quel momento, non se la sentiva di parlarne ancora con
Harry: non
voleva farlo preoccupare, quando doveva già rendere conto al
suo braccio del
dolore.
Il
ragazzò si limitò ad annuire.
L’improvviso
e violento picchiettare contro il vetro di una delle finestre
dell’infermieria,
li fece trasalire. Voltandosi, notarono che fuori, nella pioggia che
imperversava, mandando giù tutta l’ira di
Grindelwald, c’era un piccolo gufetto
dalle penne arruffate.
-E’
la tua civetta?-
Si
informò Alexis, ma Harry scosse il capo.
-No,
non è la mia. Ma sembra essere molto impaziente.-
La
ragazza si alzò dallo sgabello e corse ad aprirgli. Il
piccolo gufo volò nella
stanza, portando con sé una forte ventata di aria gelida e
pioggia simile a
piccole lamine di ghiaccio. Alexis richiuse le ante con non poca fatica.
-Accidenti
che bufera!-
Si
lamentò, passandosi un braccio sulla fronte, per asciugarsi
dalle gocce di
pioggia che l’avevano investita in pieno.
Sia
Harry che Alexis alzarono il viso verso il soffitto, dove il piccolo
gufo stava
volando, forse ancora infreddolito e agitato dal temporale. Alla fine,
sembrò
decidersi e, planando in direzione della ragazza, le lasciò
cadere una busta
umidiccia nelle mani.
Non
c’era il mittente.
-A
quanto pare è per te.-
Osservò
Harry con un sorrisino.
-Già…-
La
ragazza corrugò leggermente la fronte.
-Ammiratore
segreto?-
La
stuzzicò e lei rispose con una linguaccia.
-Non
c’è scritto chi la manda…-
Fissò
incuriosita la pergamena appena umida, lisciandola con le dita.
-Beh,
aprila, no?-
Propose
Harry e lei, assorta in chissà quali pensieri,
annuì appena.
Girò
la busta e sollevò la linguetta, semplicemente inserita
all’interno della parte
sottostante; non c’era alcun sigillo di ceralacca a
chiuderla. Estrasse il
foglio di pergamena e se lo dispiegò davanti.
E,
in quel momento, sentì il cuore
mancare un colpo e poi singhiozzare all’improvviso.
Come se, dopo anni di inattività,
avesse ripreso improvvisamente a battere e ci mettesse qualche secondo
di troppo
a trovare il giusto ritmo.
Mille farfalle le si gonfiarono nello
stomaco, producendo un piacevole solletico all’altezza dello
sterno.
Un brivido le corse lungo tutta la
schiena, come la gelida carezza della morbida mano della Morte.
I suoi occhi, improvvisamente grandi
smeraldi lucenti, correvano lungo quelle poche righe confuse, senza
riuscire a
leggerle davvero.
Le parole, terse di nero, con qualche
sbavatura frettolosa, avevano una grafia decisamente inconfondibile.
La sua grafia.
Rimase
in silenzio ad osservare quelle poche affermazioni, sentendo il cuore
gonfiarlesi contento.
Mi manchi.
Spero tu stia passando un felice
anno.
Ci vediamo presto, promesso.
Felpato. >>
Alexis
deglutì, sentendo gli occhi inumidirlesi sotto la forza
delle emozioni che
l’avevano travolta.
Sirius
era vivo e stava bene.
Avrebbe
decisamente saltato dalla gioia, ma la domanda che la
richiamò alla realtà la
fermò dal farlo appena in tempo.
-Alexandra?
E’ tutto ok?-
La
voce di Harry la colpì come un Bombarda
sparato
in pieno petto, facendola trasalire.
Veloce,
si voltò verso di lui: i lunghi capelli neri le ondeggiarono
sulle spalle,
incorniciando il viso ora deliziosamente arrossato sulle guance; gli
occhi
erano grandi e, meravigliosamente turbati, risplendevano appena alla
luce fioca
della candela posta sul comodino accanto al letto. Lo
osservò per interminabili
minuti, un po’ disorientata, tanto che Harry ebbe di nuovo
voglia di chiederle
se fosse tutto apposto; ma lei scosse la testa prima, costringendosi ad
assumere un atteggiamento che la facesse tornare normale agli occhi del
fratello.
Rispose,
sforzandosi di sorridere.
No,
non si dovette sforzare. Il sorriso
che le aprì le belle labbra era spontaneo ed esprimeva tutto
quello che, in
quel momento, provava nel cuore.
Harry
le lanciò un’occhiata diffidente, piegando il viso
su di un lato.
-Sei
sicura? Per un attimo mi sei sembrata davvero turbata.-
Alexis
annuì lentamente, spostando lo sguardo alla sua destra.
-No,
sto bene Harry, davvero. E’ solo che…la lettera mi
ha lasciata un
po’…spiazzata, ecco tutto.-
Si
giustificò, stringendosi nelle spalle. Harry la
studiò, ma alla fine si limitò
a sorriderle.
-Chi
te la manda?-
Domandò
curioso. Alexis, che stava tornando accanto ad Harry, si
fermò di botto. Ancora
una volta gli occhi le si spalancarono.
-Ah.-
si limitò a dire, sbattendo le palpebre
all’improvvisa ricerca di una scusa
plausibile –Ehm…E’…-
Si
portò una mano alla tempia e si passò le dita tra
i capelli, nervosa. Poi,
un’idea improvvisa le attraversò la mente come un
lampo di salvezza divina.
-E’
di mia cugina Narcissa…Sai, la madre di Draco.-
Improvvisò,
portandosi la lettera dietro le spalle e trafficando per sostituirla
con quella
che le aveva dato Lucius poco prima. Riavvicinandosi al letto e
sfruttando
l’oscurità parziale dell’infermieria
aprì la busta e la mostrò ad Harry, che la
fissò confuso.
Sul
lato della lettera spiccavano, scritte in nero, le lettere che
componevano
l’elegante nome di Narcissa Malfoy.
Ringraziò il cielo che sulla busta non comparisse anche il
nome di Draco, a cui
la lettera era inviata.
-Mi
sembrava di aver capito che non c’era mittente.-
Gli
fece notare, sollevando un sopracciglio scuro.
Alexis
arrossì, abbassando lo sguardo, e mise la sua testa
sottosopra.
-Ah…Ehm…Non
l’avevo notato con il buio, prima!-
Si
giustificò frettolosa, ridacchiando.
Lo
sguardo che Harry le rivolse era tutto fuorchè convinto.
-E
perché mai Narcissa Malfoy ti scriverebbe una lettera?-
Alexis
si strinse nelle spalle e fece un gesto con la mano che ricordava
quello per
scacciare degli insetti fastidiosi.
-E’
sua routine mandarmi insulti mensili contro quel buono a nulla di mio
fratello.-
Si
limitò a rispondere, scrollando le spalle. Si
complimentò con se stessa per il
tono tranquillo e veritiero che era riuscita a tirar fuori.
Harry
la squadrò con un’occhiata ancora diffidente.
-Se
ti ricopre di insulti, tu perché sorridevi?-
-Sai
come si dice, no? Ridi per non piangere!-
Replicò,
ridacchiando nervosa. Lui, non del tutto convinto, sembrò
voler fare altre
domande, ma lei non gli diede il tempo di replicare ancora.
-Merlino,
come si è fatto tardi!- esclamò sbrigativa,
balzando di nuovo in piedi dallo
sgabello sul quale si era appena riaccomodata –Perdonami
Harry, ma ora devo
proprio andare! Ho un sacco di compiti da finire!-
Si
giustificò, stroncando di netto quella discussione scomoda.
Gli
sorrise con dolcezza e si chinò a sfiorargli la fronte con
un veloce bacio.
-Mi
raccomando, rimettiti presto, Campione del Grifondoro.-
Lo
salutò, facendogli un’occhiolino. Lui si
limitò a sorridere e ad annuire.
E
mentre Alexandra Black lasciava l’infermieria, lo sguardo del
giovane Potter
non la lasciò neanche per un secondo, chiedendosi quali
segreti si
nascondessero dietro le sue parole poco convincenti.
Quella
faccenda gli piaceva davvero
poco.
L’aveva
davvero scampata per un pelo.
Come
diavolo le era venuto in mente di
dire ad Harry che la lettera era da parte di Narcissa Malfoy?
Mentre
passeggiava per i corridoi, diretta ai sotterranei del castello, si
diede della
stupida almeno una ventina di volta. Forse, anche una trentina.
Arrivata
al secondo piano, decise di fare una capatina veloce al bagno. Era
sempre
stranamente vuoto e molte ragazze dicevano che era a causa del fantasma
di una
ragazzina che girava sempre da quelle parti; Alexis non
l’aveva mai vista e,
sinceramente, sperava di non incontrarla proprio quella sera: aveva
accumulato
fin troppe emozioni in quella giornata, che potevano bastarle almeno
per la
prossima settimana.
Fu
in quel bagno desolato che decise di riprendere la lettera di Sirius
per
poterla leggere con più calma. Non che dicesse
chissà cosa, ma voleva solo
sincerarsi di aver interpretato bene le sue parole. Le rilesse
più e più volte,
e la successiva sentiva il cuore farsi pesante e poi leggero, e di
nuovo
pesante.
Come
una nuvola carica di pioggia che
si libera per poi tornare nuovamente piena.
Ed
ogni volta avvertiva le lacrime affollarle gli occhi, per poi scendere
lungo le
guance arrossate e macchiare la pergamena, non appena batteva le
palpebre.
Lucide
stille di cristallo, che
raccontavano la felicità e il sollievo.
Lentamente,
scivolò sul pavimento, raccogliendo le gambe al petto.
E
pianse, semplicemente.
Felicità fusa ad angoscia e tensione.
Sospiri di conforto e liberazione.
Finalmente, le cose cominciavano ad
andare per il verso giusto.
Dopo
una decina buona di minuti, si tirò su e si
asciugò le guance con i dorsi delle
mani. Dopo aver dato un’ultima occhiata alla lettera, la fece
evanescere.
Nel
rimettere la bacchetta nel cinturino, lasciò scivolare la
lettera di Narcissa
Malfoy, che cadde sul pavimento umido del bagno. Veloce, si
piegò a
raccoglierla, prima che l’acqua filtrasse
all’interno della busta, rovinando la
lettera. Rialzandosi, la guardò indecisa, rigirandosela tra
le mani.
Voltandola, notò il sigillo dei Malfoy diviso a
metà nel punto preciso in cui
l’aveva forzato per aprirlo.
La
linguetta superiore, leggermente
sollevata, la invitata a sbirciare l’interno, come una porta
socchiusa dalla
quale una striscia di luce disegna un pallido percorso sul pavimento.
Lenta,
la sua mano si mosse verso l’apertura e dita esitanti ne
sfiorarono il bordo,
con titubanza. Sospirò.
Ora
o mai più.
Serrò
gli occhi ed infilò la mano nella busta, estraendo la
lettera e dispiegandosela
davanti al viso. Restò ferma per qualche minuto,
ascoltandosi respirare. Poi,
piano, aprì prima un’occhio e poi
l’altro, come se procedere con calma le desse
meno colpa per farsi gli affari di Draco.
Ma,
in fondo, era il suo ragazzo: gli
affari di lui erano gli affari di lei.
Con
quella magra consolazione, si decise finalmente a leggere il suo
contenuto.
-
Draco, paga pegno.-
Stabilì
Blaise Zabini, con voce risoluta, picchiettando l’indice
sulla federa del
cuscino sul quale era poggiato. Draco Malfoy sbuffò
scocciato e mise un Galeone
al centro del letto.
-Piatto
ricco mi ci ficco!-
Esclamò
Diamond con un sorriso, voltando una carta da gioco dal mazzo che
teneva in
mano.
Sei
di inferi.
Scrutò
le carte degli avversari con meticolosa attenzione.
-Entro
questa sera, Cherin.-
La
incitò Blaise, tamburellando le dita sulla coperta.
-Non
mettermi fretta.-
Rimuginò
meditativa; poi si illuminò in un sorriso vincente.
-Scusami
tesoro.-
Disse
rivolta a Nott, prima di affibbiargli la sua carta e le tre successive
che
scartò.
Theodore
grugnì, arricciando il naso. Diamond gli fece gli occhi
dolci, innocente. Il
ragazzo girò una carta: Dieci di
Ippogrifo.
-
Che carta inutile!-
Borbottò
contrariato, prendendo una carta dal mazzo centrale e ad aumentando
dunque
quelle del proprio.
Blaise
sogghignò soddisfatto e girando la sua carta, sorrise
trionfante.
-Jolly, ragazzi miei!-
Esclamò
raggiante, mostrando la carta con tutti e quattro i semi: Ippogrifo,
Centauro,
Inferi e Lepricani. Draco alzò gli occhi al cielo,
abbandonandosi contro la
spalliera del letto; Diamond sbuffò rumorosamente e Nott
grugnì di nuovo.
Blaise
osservò la situazione.
-Entro
questa sera, Zabini.-
Lo
rimbeccò la bionda, alzando il mento fiera. Il ragazzo gli
lanciò un’occhiata
di sufficienza.
-Visto
che hai tanta fretta, Cherin…-
Acconsentì,
spostando tutto il suo mazzo su quello di Diamond, che lo
fulminò con lo
sguardo.
-Molto
simpatico, davvero.-
-Lo
so, mia cara.-
Sghignazzò,
soffiandosi sulle unghie e spazzolandosele poi su di una spalla. Per
tutta
risposta ricevette una linguaccia.
-Malfoy,
sta a te.-
Mormorò
Nott, ma Draco non sembrò sentirlo; lo sguardo assente era
puntato su di un
orizzonte lontano ed immaginario, perso in chissà quali
pensieri.
Blaise
Elìas Zabini aveva l’impressione
di immaginare a chi fossero rivolti.
Gli
diede un pizzicotto sul braccio ferito, facendolo trasalire per il
dolore.
-SEI
SCEMO O COSA?! HAI DEI VERMICOLI AL POSTO DEL CERVELLO?!? MI HAI FATTO
MALE,
CAZZO!-
Gli
urlò contro, spettinandolo con la sola forza
dell’ugola. Blaise si limitò a
fissarlo impassibile, sistemandosi i capelli con le dita.
-Tocca
a te.-
Si
limitò a ribadire, l’aria di
superiorità gli conferiva una bellissima
espressione, che Draco Malfoy avrebbe volentieri preso a pugni da quel
momento
fino alla fine dei secoli; e anche oltre.
-Non
mi interessa nulla di questo gioco, basta! Sono stufo!-
Sbottò,
lanciando le carte sul pavimento con aria infastidita, e
tornò a fissare la
porta.
Diamond
e Theodore dovettero fare un grande sforzo per non sbottare a ridere,
risparmiandosi così un sicuro Avada
Kedavra.
Blaise
alzò gli occhi al cielo e con un colpo di bacchetta
recuperò le carte
sparpagliate sul pavimento.
-Draco,
non è che se continui a fissare la porta farai arrivare
prima il momento in cui
la tua piccola Black ne
varcherà la
soglia.-
Lo
informò, con la pazienza di un genitore che spiega al
proprio figlio perché è
sbagliato rubare le Gelatine Tutti I Gusti +1 al compagno di giochi.
Draco
gli lanciò un’occhiataccia che avrebbe gelato
l’inferno, ma non Blaise Zabini.
L’aveva
mai detto che, quando riusciva
a leggergli dentro in quel modo, lo odiava dal profondo del suo cuore?
Sbuffò,
alzando il braccio non ferito per mandare il suo caro
amico di infanzia in un posto non proprio piacevole.
-Mi
chiedo solo che fine ha fatto. Ormai sono le dieci passate: la cena
è finita da
un pezzo.-
Mormorò
assorto, con la voglia improvvisa di alzarsi e andarla a cercare, per
poi
fargliela pagare.
Nessuno
faceva stare in pensiero Draco
Lucius Malfoy.
La
mano provvidenziale di Blaise lo fermò ancor prima del
tempo, posandoglisi
sulla spalla.
-Vedrai
che sarà qui a momenti. Magari ha trovato traffico.-
Scherzò,
meritandosi un’altra occhiataccia. Poi Draco
sospirò e abbandonò il capo contro
la parete dietro di sé. Blaise gli depositò di
nuovo le carte in grembo.
-E
ora gioca, Malfoy.-
Ordinò
risoluto.
Draco
girò un’altra carta dal suo mazzo, diede una
veloce occhiata ai mazzi degli
avversari, e poi la riposò nel suo.
-Draco, paga pegno.-
Voleva
morire.
In quel preciso istante.
Che qualcuno entrasse in quel bagno in
quel momento e le lanciasse un Avada Kedavra contro.
La
bocca era terribilmente spalancata, tanto che la mascella aveva
cominciato a
dolerle senza che se ne rendesse conto davvero.
Gli
occhi erano enormi e sconvolti, le pupille dilatate che inglobavano
quasi il
verde, lasciandone solo un vago ricordo a far da contorno
all’espressione
ansiosa.
Adesso
capiva perfettamente tutte le
parole che Lucius Malfoy le aveva rivolto.
Un
bruciore fastidioso le graffiò la gola, appena acido.
Un
velo di pesante angoscia la avvolse crudele, simile ad un Pietrificus
Totalus,
dandole la sensazione di non potersi più muovere.
Le
interiora che le si contorcevano nello stomaco.
Lucius
e Narcissa Malfoy sapevano.
Una
fastidiosa vocetta stridula si introdusse all’improvviso nel
bagno delle
ragazze del secondo piano. Alexis, seduta in terra con la schiena
contro il
muro, gli occhi socchiusi, la fronte madida di sudore e la lettera
ancora
stretta in una mano, neanche aprì gli occhi per vedere chi
fosse. Continuò a
respirare lentamente, cercando di riprendere il controllo delle proprie
emozioni, e soprattutto di calmare il terribile mal di testa che le
premeva
contro le tempie, come se il suo cervello cercasse di uscire dal cranio
con
violenza.
-Alexandra
Black! Sei tu ad aver rovinato il pavimento del mio bagno?-
Strillò
Mirtilla Malcontenta, indispettita dall’essere stata
apertamente ignorata.
Taci,
stupida ragazzina.
-Andrò
in giro a dire a tutti quello che hai fatto, Black!-
Fai
un po’ come ti pare, ho cose ben
peggiori di cui preoccuparmi ora.
Il
fantasma fluttuò nell’aria, fissandola con aria
imbronciata.
-Andrò
dal tuo bel Malfoy e gli dirò che te ne stai buttata in
mezzo all’acqua del
bagno!-
Cantilenò
maligna, con una risatina fastidiosa.
Basta
che te ne vai.
Sempre
più indignata, Mirtilla cominciò ad urlare.
-ALEXANDRA
BLACK E’ COME IL FRATELLO! UNA POVERA PAZZA PEZZENTE!-
Adesso
è veramente troppo!
Alexis
balzò in piedi, sfoderando la bacchetta e puntandola contro
il fantasma, che
ghignò soddisfatto. Gli occhi lucidi erano pieni di rabbia e
risentimento. La
mano le tremava pericolosamente.
-Ti
ho colta sul vivo, Black?-
Cantilenò
Mirtilla, svolazzando di qua e di là.
-Vattene.
Ora.-
La
minacciò Alexis, rivolgendole la bacchetta.
Quella
ridacchiò divertita.
-Non
puoi farmi del male: io sono già morta.-
Le
ricordò, assumendo un’espressione malinconica.
-Quel
pazzo di mio fratello conosceva
molti
incantesimi, tra cui quelli contro i fantasmi.-
-Non
è vero!-
-Vuoi
sfidare la sorte?-
Con
un movimento di polso, fece per lanciare una qualche sorta di
incantesimo
improbabile, ma Mirtilla si defilò prima, urlando a pieni
polmoni – o per lo
meno, allo spirito che di essi ne rimaneva – e si
tuffò dentro un gabinetto,
sparendo dalla sua vista.
Ancora
livida e tremante per la rabbia, Alexis abbassò la bacchetta
e si accasciò di
nuovo sul pavimento, rannicchiandosi contro le ginocchia, un braccio
premuto sullo
stomaco e i capelli che si aprivano a ventaglio sul pavimento.
Cercò
di calmarsi e di riprendere ragione di sé. Quando fu sicura
di riuscirci, si
rimise in piedi e si avvicinò al lavabo: dallo specchio
rotto, vedere il suo
riflesso la fece quasi sussultare. Bianca come neve sporca e
calpestata; scarna
come legno malamente intagliato; occhi gonfi di lacrime, marcati da
profonde
occhiaie violacee; la bocca secca e marroncina; i capelli scarmigliati,
appiccicati contro la fronte, imperlata di sudore freddo.
Si
poggiò con entrambe le mani ai lati del lavandino, chiudendo
gli occhi e
prendendo un respiro profondo. Si sciacquò il viso con un
po’ d’acqua fresca,
riuscendo a ritrovare un minimo di lucidità.
Quando
fu sicura di essersi ripresa, guardò di nuovo la lettera.
Draco
non doveva assolutamente
leggerla.
Non doveva sapere la verità.
Non in quel modo, per lo meno.
Doveva essere lei a confessarle ogni
cosa, quando fosse venuto il momento giusto.
-Lettera
Evanesca.-
*
Per quanto riguarda invece Queens Park: ho
deciso di non postarlo più su EFP, infatti credo che a breve
lo toglierò,
perché preferivo conservarlo inedito per una –si
spera- possibile futura
pubblicazione! In ogni caso sono arrivata effettivamente al decimo
capitolo e
sul mio forum personale c’è. Se ti va di leggerla,
basta che mi raggiungi lì ;)
Detto questo, spero vivamente che questo
nuovo capitolo ti sia piaciuto! Visto che sono riuscita ad aggiornare
con
regolarità dopo solo una settimana?*_*
A presto, un bacione :)
Come hai visto anche in questo nuovo
capitolo, Lucius è proprio un bello stronzo x3 E’
diverso da quello di ‘Pieces
Of A Broken Life’, semplicemente perché qui
è già un uomo adulto che si adopera
per i suoi interessi e quelli della sua famiglia: è sempre
lui,
sostanzialmente, ma non potevo farlo gentile come l’altro,
non sarebbe stato da
lui XD
Per quanto riguarda la lettera, mi
dispiace, ma Alexis ha preso il sopravvento e l’ha fatta
– giustamente –
evanescere xD Quindi la verità che speravi di vedere in
questo capitolo è
praticamente scomparsa xD Mi dispiace anche che non ci siano stati
momenti
dolciosi tra Alex e Draco, ma il prossimo capitolo sarà
incentrato solo ed
esclusivamente su di loro, quindi spero di colmare questa mancanza *_*
Per
quanto riguarda Sirius, in parte ha già fatto una sua
piccola comparsa in
questo capitolo, anche se solo via lettera. Il suo ritorno ufficiale e
da
sempre promesso ci sarà –salvo modifiche- tra
circa sette capitoli. Più vicina
è invece, per la tua gioia, la scoperta della
verità su Alexis da parte di
qualcuno…tra quattro capitoli ^_^
Beh, non mi resta che augurarmi che il
nuovo capitolo ti sia piaciuto e ringraziarti ancora per il tuo
appoggio di
sempre! Un bacio J
Un bacione :)
Per quanto riguarda la tua domanda: sì, è
a volumi. In teoria, dovrebbero essere sette volumi, che
ripercorrerebbero
tutti e sette gli anni di scuola di Alexis. Ma è un progetto
molto ambizioso e,
per il momento, miro a finire il primo, che si sta rivelando
più lungo e
complesso del previsto xD
Dunque, ti lascio, ringraziandoti ancora e
sperando che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto :D Fammi sapere, mi
raccomando! Un bacio :)
Grazie mille per continuare a seguirmi e a
farmi sapere che ne pensi, davvero *_*
Hai più fatto qualche disegno poi?*_*
Un bacio :)
Ti ringrazio tanto per continuare a
seguirmi, spero che questo capitolo ti sia piaciuto comunque J
Grazie anche per i tuoi complimenti! Un bacio :)
Un bacione :)
Comunque, adottatemi *__* Anche
virtualmente va bene, non voglio rubare la camera a nessuno
>___< Io sono
una brava bimbetta!*_* Ma voi di dove siete?^^
Anyway, avete visto che stavolta non vi ho
fatto aspettare tanto? Solo una settimana *_* Quindi, non mi resta che
augurarmi che anche questo capitolo vi sia piaciuto e vi aspetto, come
sempre,
con una delle vostre fantastiche recensioni! Grazie di tutto, davvero :3
Un bacione!
Fammi sapere, mi raccomando! Un bacione
<3