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_Cap. 32
Tempesta
La casa degli Hale era molto bella, con uno stile totalmente diverso da quella dei Cullen, ma non per questo meno raffinata. I colori dominanti erano più intensi e forti e i legni conferivano al tutto un’atmosfera calda e rassicurante...Rosalie e Jasper rappresentavano degnamente il carattere della loro famiglia. Passionali e rassicuranti.
“Complimenti, la vostra casa è bellissima!” dissi guardandomi attorno e stringendo forte la mano di un pallido e teso Edward.
“Grazie Bella!” rispose Rose, un sorriso tenero sul volto, “sai, cerchiamo di conservarla al meglio e così facendo, speriamo di mantenere vivo anche il ricordo dei nostri genitori che tanto hanno amato questo luogo!” gli occhi le si inumidirono ma si affrettò a distogliere lo sguardo mentre Jasper le accarezzava dolcemente una guancia.
“Allora, per le sistemazioni....” Alice apparve quasi dal nulla facendoci un grosso sorriso, si era tranquillizzata.
“Abbiamo deciso che Jasper e io dormiremo nella sua stanza, Emmett e Rose nella stanza di Rosalie, mentre... voi due...” ci sorrise ancora ammiccando... voi dormirete nella stanza degli zii.”
Feci per controbattere ma Edward fece più pressione sulla mia mano bloccandomi. Mi voltai a guardarlo. sorrideva. Un sorriso ancora rigido, ma pur sempre un sorriso... mi si allargò il cuore.
Dopo il nostro bacio in macchina si era notevolmente rasserenato.
“Baciami Bella, baciami, ti prego!”mi aveva detto quasi implorandomi, mi ero sentita sciogliere. Non mi aveva mai chiesto di baciarlo, era sempre stato lui a chiedermi il permesso di farlo. Mi ero avvicinata lentamente al suo viso poggiando le mie labbra sulle sue poi, con la lingua, avevo tracciato il profilo della sua bocca finché l’aveva dischiusa accogliendomi. Un bacio, dapprima tenero, poi diventato via via più passionale e disperato; Edward cercava la sua pace in me ed io ero più che lieta di accontentarlo.
Le sue mani esigenti e tenere carezzavano il mio volto, esploravano le mie labbra, scendendo lentamente lungo il collo, fino a fermarsi sul seno.
Sentii i miei capezzoli inturgidirsi al ricordo dell’eccitazione provata, e un caldo languore salirmi dal basso ventre. Lo volevo sempre più intensamente...
“Dimmi che mi ami Bella!” mi aveva guardato con intensità staccandosi improvvisamente da me. I suoi occhi verde cupo risplendevano, nello stretto abitacolo. Mi persi nell’intensità del suo sguardo.
“Ti amo Edward, ti amo tanto...” gli risposi con convinzione.
Un altro bacio, e un altro ancora, sempre più intensi, più passionali, più profondi e disperati
“Indipendentemente da cosa saprai di me?” parole, sussurrate sulle mie labbra, col fiato corto dall’eccitazione. Stava chiedendomi fiducia, fiducia assoluta.
“Si Edward, indipendentemente!” ne ero proprio sicura? mi chiesi, si ne ero assolutamente certa. Nulla, di quanto avrei potuto sapere, poteva offuscare i sentimenti che provavo per lui. Edward era spaventato, quanto me dalla portata dei suoi sentimenti, come me, aveva paura di restare solo.
“Ti amo Isabella!” disse abbracciandomi stretta...
“Bella!” la voce di Alice mi riscosse... “ ti mostro la vostra stanza ok? Edward, in cucina ci sono latte, miele e fette biscottate... mangiale ti prego, così ti tiri su, poi prepariamo il pranzo...” Vidi Edward annuire, era evidente che, dopo quanto era accaduto, non voleva che sua sorella si preoccupasse ulteriormente.
“Ti raggiungo tra poco...” mormorò guardandomi con tenerezza mentre, con Alice mi dirigevo nelle stanze superiori.
“Bella, ti prego, me lo dici cosa è successo a mio fratello?” mi incalzò una volta rimaste sole “...e non dirmi che ha la pressione bassa o che è raffreddato perché non la bevo! Devo sapere!” la sua espressione era determinata, dura, non si sarebbe arresa. Presi la mia decisione.
Solo Edward aveva il diritto di raccontarle quanto gli era accaduto...
“Non lo so Alice...” mentii, “non so di preciso cosa gli sia successo, mi ha detto solo di non sentirsi bene...” non riuscii a terminare la frase, gli occhi di Alice mi scrutavano indagatori e speranzosi al contempo. Era in cerca di risposte.
“Sono molto preoccupata per lui! Credo che non dorma molto, ha gli occhi sempre stanchi e poi oggi... oggi sta per arrivare una tempesta, Edward odia i temporali... mamma è morta in un giorno di tempesta!” Abbassò la testa, una lacrima scese sul suo viso.
Non avevo mai visto piangere Alice, mi sembrava così innaturale per una ragazza solare come lei.
Alice era fatta per sorridere.
“Edward crede di proteggermi, ma io lo so che soffre, lo sento sulla mia pelle, siamo gemelli, il suo dolore è anche il mio... certo, io non ho assistito a ciò che è successo in quel bagno ma, da quel giorno, mio fratello non è più stato lo stesso. Non ha parlato per quasi due anni, dopo la morte di nostra madre. L’unica voce era il suo pianoforte... la musica parlava al suo posto!” mi vennero le lacrime agli occhi... il dolore che Edward provava era impensabile per una persona sola...
“Ti prego Bella, stagli vicino... tu sei l’unica con cui è riuscito a sbloccarsi, sei l’unica con cui è riuscito a esternare i suoi sentimenti... dalla morte della mamma non ha più versato una lacrima, come se fosse stato bloccato, rinchiuso dentro un’armatura così spessa da impedire a chiunque di toccarlo, da impedire a tutti i sentimenti di trasparire. Tu però, con la tua sola presenza, hai scavato un varco tra le barriere erette da Edward e sei arrivata dritta al suo cuore.... grazie!” mi abbracciò piangendo.
Poi, rivolgendomi un umido sorriso aggiunse: “Mi raccomando, divertitevi stasera, noi non vi disturberemo!”
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Pensavo a Bella mentre trangugiavo a fatica il latte e le fette con il miele.
In macchina l’avevo pregata di baciarmi, solo saggiando le sue labbra mi sentivo rasserenato, solo sentendo il suo sapore, trovavo la mia pace.
“Dimmi che mi ami Bella!” l’avevo letteralmente implorata.
Volevo sentirmelo dire, volevo che lei mi rassicurasse sul suo amore. Avevo così paura, così paura di perderla...
“Ti amo Edward, ti amo tanto...” mi rispose. La baciai in preda ad un desiderio crescente, l’eccitazione cresceva ad ogni suo bacio, ad ogni sua carezza, sentivo pulsare dolorosamente i miei lombi alla ricerca di sollievo...
“Indipendentemente da cosa saprai di me?” chiesi ancora sulle sue labbra.
La mia vita passata era dolorosa, aveva trasformato per sempre il mio carattere, aveva forgiato il mio umore. Avevo perso per sempre la mia innocenza, la mia infanzia. Nulla sarebbe più stato lo stesso per me. Non ero mai stato un bambino sereno e mai più lo sarei stato...
“Si Edward, indipendentemente!” rispose con sicurezza, senza tentennamenti.
“Ti amo Isabella!” ti amo, ti amo, ti amo.... pensai apprestandomi a raggiungerla di sopra.
La stanza dei miei defunti zii era all’ultimo piano, in effetti più che di una stanza, si trattava di un mini appartamento dotato di tutti i confort.... un posto destinato all’amore e alla riconciliazione...
Il vento ululava attraverso gli alberi facendo ondeggiare le chiome degli abeti e spostando, come sabbia nel deserto, cumuli di neve ghiacciata e sottile come polvere.
“Posso farcela, posso sopportarlo, se Bella è con me, posso farcela.”Mi ripetevo come un mantra mentre mi infilavo il pigiama e mi mettevo a letto.
Bella era andata a cambiarsi in bagno, la nostra intimità non era tale da indurla a spogliarsi davanti a me?
“Solo un istante e lei sarà con te!” dissi sottovoce cercando di rassicurarmi. Un profondo respiro avrebbe aiutato a rilassarmi?
Dovevo calmarmi, dovevo controllare il respiro, così mi avevano insegnato gli psicologi dell’orfanotrofio dove ci avevano rinchiuso...
Le braccia già strette attorno al corpo, mi imponevo di calmarmi ma, istintivamente, mi sarei rinchiuso nella mia rigida posizione fetale.
I temporali mi terrorizzavano ma i tuoni mi sconvolgevano totalmente.
Era una paura irrazionale, me ne rendevo conto, ma non riuscivo ad impedirmi di tremare, le tempeste facevano tornare in me ricordi talmente dolorosi...
“Edward...” la voce di Bella mi fece alzare lo sguardo, era andata in bagno a prepararsi per la notte e ne era uscita con uno splendido pigiama in seta blu notte.
Quel colore le stava meravigliosamente, così come le donava il taglio maschile del pigiama. Non avevo mai amato i completi intimi esagerati che vedevo in camera di mia sorella... ma se a Jasper piacevano...
Bella era sexy, bellissima e totalmente inconsapevole del suo fascino.
Per un attimo dimenticai tutto, perso in quella visione poi, un lampo squarciò il buio. L’incantesimo era spezzato.
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La serata era trascorsa serenamente, nonostante il costante soffiare del vento rendesse tutti più nervosi.
I ragazzi presero la legna necessaria ad accendere il camino e a scaldare il salotto, noi ragazze ci occupammo della cucina.
Mangiammo avidamente, quella giornata di lavori ci aveva sfiniti. Terminata la cena e riassettato la casa, ci concedemmo una divertentissima partita a Risiko. Avevo scoperto di essere molto portata per questo gioco di tattica... non avevo consapevolezza di essere una così abile stratega... Emmett si risentì moltissimo... aveva perso, proprio lui, che sosteneva di essere un genio della strategia militare.
Edward non aveva partecipato, si era tenuto un po’ in disparte sorridendo agli scambi di battute tra noi, il suo animo non era sereno, lo vedevo inquieto, agitato, tentava di tenere occupata la mente ed il corpo ma, la tensione era tangibile e aumentava all’aumentare dell’intensità della bufera.
“Edward...” mormorai avvicinandomi a lui e, mettendogli le mani sulle spalle, iniziai a massaggiargliele, dapprima delicatamente, poi con sempre maggior forza.
“Sei teso!” dissi, mentre il mio tocco si alleggeriva e le mie mani scivolavano sui suoi capelli poi sul petto ...
Si voltò verso di me, i suoi occhi erano di un verde così incredibile che mi persi in essi.
“Sei così bella!” disse in un soffio voltandosi verso di me e appoggiando la testa sulle mie braccia. Gli sorrisi dolcemente, quando Edward abbandonava le sue difese era di una tenerezza incredibile.
“Andiamo di sopra...” disse dopo un istante di silenzio. Mi guardai attorno, il salone era deserto, tutti erano andati nelle loro stanze, stanchi del viaggio e desiderosi di intimità. Non ci avevano nemmeno avvisati, con discrezione si erano ritirati lasciandoci soli.
Erano veramente una famiglia splendida.
“Si andiamo...” dissi prendendogli delicatamente la mano e guidandolo verso la stanza che ci era stata assegnata.
Era una stanza meravigliosa, praticamente un mini appartamento con tanto di angolo cottura a scomparsa e bagno completo di antibagno.
“Ti piace la stanza?” la sua voce era vicino al mio orecchio, pericolosamente vicino, potevo sentire il suo profumo, potevo sentire il suo calore... deglutii a fatica, il cuore mi batteva a mille, bramavo un contatto con lui, bramavo di sentirlo vicino a me, su di me, in me... depositò un bacio leggero sul mio collo ed io tremai leggermente a causa della profonda elettricità che avvertivo tra noi.
“Si, è una stanza bellissima!” risposi inclinando la testa per permettergli di baciarmi il collo. Arrossii quando mi abbracciò da dietro, posando le sue mani a coppa sul mio seno.
“Mmmm che buon profumo che hai Bella!” disse con la voce arrochita dalla passione, facendo scendere le sue labbra sulla mia clavicola.
Mi allontanai da lui leggermente poi, sorridendo, gli annunciai che volevo mettermi il pigiama. Volevo fargli una piccola sorpresa, indossare un intimo carino, farmi spogliare e riempire di baci... mi sembrò infastidito dalla mia lontananza ma sperai che la sorpresa gli fosse gradita.
Entrai in bagno e mi guardai allo specchio, sembravo un’altra, le guance rosso acceso e un’espressione di languore che non mi apparteneva.
Mi spogliai con lentezza, indossando l’intimo in seta color champagne, modello basic, che avevo comperato per l’occasione, e mi coprii con il mio pigiama preferito, quello in seta blu dal taglio maschile...
Un’altra occhiata allo specchio e uscii.
Edward era seduto sul letto, e mi guardava con gli occhi spalancati e un sorriso appena accennato sul volto... era terribilmente sexy.
Accesi lo stereo e la voce di Elton John riempì l’aria... I want love, io voglio essere amato... niente di più vicino alla verità...
“Voglio essere amato, ma è impossibile, un uomo come me, così irresponsabile, un uomo come me si sente morto nei luoghi in cui gli altri uomini si sentono liberi.
Non posso amare, proiettile pieno di buchi non sento nulla, sento solo freddo
non sento nulla, solo vecchie cicatrici il mio cuore si indurisce...”
http://www.youtube.com/watch?v=ufbexgPyeJQ
Mi sentii morire comprendendo il significato di quelle parole... la disperazione, la tristezza, la consapevolezza e la determinazione... tutto era in quel testo, tutto il dolore di un uomo ferito, proprio come Edward...
Un tuono squarciò il silenzio, la magia si interruppe.
Edward sbiancò e si raggomitolò su se stesso... gli volai accanto.
“Edward...” lo chiamai, “Edward, ti prego.... non fare così... ti prego!” gli accarezzai dolcemente i capelli, si strinse a me convulsamente...
“Bella, non lasciarmi solo... non lasciarmi solo....”singhiozzò sul mio petto.
“Non ti lascio amore mio, sono con te....tranquillo...passerà, la tempesta passerà...” gli baciai la fronte, i capelli le guance “passerà...” dissi in un mormorio sempre più basso. Cercai le sue labbra e, trovandole, le sfiorai delicatamente, leccandole con la punta della lingua.
Il suo corpo, ancora scosso dai tremiti, cominciò a rilassarsi.
Rispose al mio bacio, lentamente, dolcemente... la sua lingua si insinuò nella mia bocca quasi con timore, con timidezza...
“Ti amo...” sussurrò strofinando una guancia umida sulla mia e continuando a baciarmi con delicatezza... “sei così bella!!”
La sua mano tremante raggiunse il bordo del mio colletto...
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“Edward, ti prego.... non fare così... ti prego!” mi implorò carezzandomi i capelli, la fronte, il volto... non riuscivo a risponderle, ondate di terrore mi assalivano ripetutamente. La strinsi a me, il calore del suo corpo, il suo profumo, la morbidezza della sua pelle, avevano l’effetto di un calmante.
“Bella, non lasciarmi solo... non lasciarmi solo....” ripetei come una preghiera, avevo paura...non avrei resistito un minuto di più, da solo, nella tempesta...
“Non ti lascio amore mio, sono con te... tranquillo, passerà, la tempesta passerà...” la sua voce era così dolce, così suadente... mi bacio il volto con delicatezza, consolandomi, come si fa con un bambino spaventato... Era proprio cosi che mi sentivo, un ragazzino di dieci anni che aveva visto morire sua madre davanti agli occhi.
Cercò ancora le mie labbra sfiorandole, leccandole, assaporandole, come se si trattasse di un frutto polposo... un’ondata di eccitazione mista a paura si impossessò di me.
Mi baciò il collo e mi mordicchiò il lobo dell’orecchio, asciugando con le labbra le lacrime che erano scese sulla mia guancia... cominciai a rilassarmi ricambiando il suo bacio con lentezza... ora tutto appariva ovattato, non percepivo altro al di la di Bella, né il rumore del vento, né i tuoni che rimbombavano nel silenzio della notte... nulla era più così importante...tutti i miei sensi erano concentrati su di lei, sulle sue labbra, sul suo corpo, il suo splendido corpo fasciato da un pigiama di seta blu notte.
“Ti amo...” sussurrai, continuando a baciarla, “sei così bella!!”
Con la mano raggiunsi il colletto del suo pigiama, carezzandole il collo.
Bella inarcò la schiena verso di me, spingendomi ad andare oltre, lei lo voleva lei mi voleva...
“Ti amo...!” mormorai ancora aprendole un altro bottone e scoprendole un lembo di pelle che coprii di baci. Indossava un intimo in raso di seta color champagne, molto semplice... era meravigliosamente bella e profumava di buono, la sua pelle morbida mi inebriò.
“Mmmm!” disse mentre con una mano le carezzai un seno, il capezzolo le si indurì immediatamente sotto la sottile stoffa.
Le scesi le spalline, liberandolo e posai le labbra sul suo bocciolo rosato. Era così inebriante... la mia erezione stava facendosi più grossa e Bella, accorgendosene, cominciò ad accarezzarmi.
Le sue mani vagavano sul mio corpo, non riuscivo ad oppormi, era così caldo il suo tocco, così tranquillizzante...
“Accarezzami ancora...” le chiesi dirigendo la sua mano verso il mio inguine.
“Ti desidero Bella, vorrei sentire le tue mani su di me”.
Arrossì e lentamente portò le sue dita sull’elastico del mio pigiama cominciando a giocarci poi, inaspettatamente, le sue mani si insinuarono sotto la mia maglia.
Mi irrigidii di colpo, afferrandole le mani. Ero pronto?
“NO” dissi all’improvviso, no non doveva, non doveva toccarmi.
“Cosa ti succede?!” e, senza aspettare la mia risposta, mi scoprì il petto sollevandomi la camicia.
Rimase per un istante a guardarmi senza rispondere, cercai di coprirmi, non volevo che mi guardasse con compassione.
“No, non coprirti!” disse accarezzandomi le tante, troppe cicatrici che punteggiavano il mio busto.
“Edward, chi ti ha ridotto così!” mi toccò, e io mi sentii pervadere dalla, ormai nota, scossa elettrica. Non risposi subito, dovevo ancora realizzare quello che era accaduto negli ultimi due minuti...
“Mio padre!” dissi infine, liberandomi definitivamente dal peso della confessione. “sono un brutto spettacolo, lo so....” mi mise un dito sulla bocca per zittirmi... poi, inaspettatamente, mi abbracciò teneramente mentre calde lacrime bagnarono il suo volto...
“Quanto dolore ...!” sussurrò baciandomi il petto.
“Quanto dolore hai ingoiato da solo!” mi accarezzò ancora.
“...Ti prego, condividilo, condividilo con me...” sussurrò baciandomi il collo.
Mi ritrassi, timoroso che tutta quella dolcezza fosse solo un sogno.
“Non muoverti!” mi intimò puntandomi il dito contro. Cercai di oppormi.
“Fermo!” continuò con decisione.
“Lasciati amare da me, lasciati coccolare, lasciati ricoprire di tutto quell’affetto che non hai avuto.... lasciati andare Edward...ti prego... fidati di me... lasciati amare....”
La guardai, era splendente di desiderio e amore. Mi persi nel calore dei suoi occhi.
*I Want Love_Elton John