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Autore: Onlyna    13/11/2010    3 recensioni
E aveva deciso di ignorare quella voce tremendamente familiare che gli sussurrava dolcemente di tenere duro (hold on, hold on), che gli diceva che era normale soffrire, che non era l'unico a provare quel di dolore (everybody hurts, you are not alone).
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Autore: Only_ (Only_Me)
Personaggi principali:
Blaise Zabini, sua madre
Pairing:
//
Genere:
introspettivo, triste
Rating:
verde
Avvertimenti:
One-shot, Missing Moment
Introduzione:
E aveva deciso di ignorare quella voce tremendamente familiare che gli sussurrava dolcemente di tenere duro (hold on, hold on), che gli diceva che era normale soffrire, che non era l'unico a provare quel di dolore (everybody hurts, you are not alone).
Note dell'autore:
non so davvero come commentare questa breve shot. Mi piace, trovo Blaise abbastanza IC (per lo meno secondo l'idea che mi sono fatta del personaggio) e parti della canzone sono state inserite in punti strategici della storia, frase per frase, ma l'intera fic è ispirata all'atmosfera triste e vagamente deprimente della canzone. Io l'ho letta con questa chiave, magari mi sono sbagliata a tradurla o voi le avete attribuito un significato diverso, forse più speranzoso, sotto un punto di vista diverso; pace. A me piace, e spero che i miei gusti coincidano con i vostri xD
Buona lettura!

In pain and sorrow
{Everybody hurts sometimes}

Blaise Zabini non aveva mai sentito la necessità di essere accettato dai suoi compagni di Casa, né tanto meno quella di avere degli amici o di far parte di un gruppo; nonostante questo tutti si ostinavano a suggerirgli di legare con qualche coetaneo, di avere dei rapporti almeno con qualcuno.
Blaise Zabini era stato cresciuto da una bellissima madre, vedova di tanti mariti, ciascuno dei quali aveva lasciato loro una cospicua eredità, dopo la morte; non aveva fratelli né sorelle.
Blaise Zabini era un ragazzo indipendente, Serpeverde, Purosangue e razzista. Un ragazzo con una percezione tutta sua della vita e dei sentimenti.
Ma quando lei, l'unica donna che avesse mai amato davvero era morta, improvvisamente aveva sentito il bisogno di qualcuno al suo fianco, qualcuno che occupasse quell'enorme spazio vuoto che si era formato nel suo cuore. Qualcuno che lo aiutasse e lo consolasse, qualcuno che riuscisse a tirarlo fuori dal baratro della depressione in cui era caduto.
Sua madre era l'unica persona al mondo che avesse mai avuto importanza nella sua vita, l'unica a cui avesse voluto davvero bene, l'unica a cui avesse mai parlato, con piacere e senza remore, di qualunque cosa gli passasse per la testa. Sua madre era l'unica amica che avesse mai avuto.
E quando era morta, all'improvviso, stroncata da quella malattia che per anni aveva inconsciamente incubato nel suo corpo, Blaise non era riuscito ad accettarlo.
Blaise Zabini era un ragazzo estremamente viziato. Non accettava un 'no' da nessuno.
Nemmeno da quei medici che avevano cercato, senza successo, di salvare sua madre.
«Potete salvarla?».
«No». «Potete aiutarla?». «No». «Potete fare qualcosa?». «No».

E dopo quei pochi mesi senza la presenza della donna al suo fianco, quella presenza che per anni era stata necessaria come l'aria che respirava, sentiva di averne avuto abbastanza di quella lurida non-vita che stava portando avanti (you think you’ve had too much of this life), di quell'esistenza forzata a cui si sottoponeva ogni giorno.
E aveva deciso di ignorare quella voce tremendamente familiare che gli sussurrava con dolcezza di tenere duro (
hold on, hold on), che gli diceva che era normale soffrire, che non era l'unico a provare quel genere di dolore (everybody hurts, you are not alone).
E si era lasciato andare (
don’t let yourself go), mettendo finalmente alla prova quel metodo veloce ed indolore che sua madre gli aveva sempre detto di aver usato per uccidere i suoi ricchi mariti senza lasciare alcuna traccia.
Aveva lasciato scivolare due gocce di quella pozione inodore ed incolore – che somigliava tanto a
Veritaserum – nella sua tazza di tè, e con tutta calma si era accomodato sul sofà del salone dell'enorme villa che possedeva, sorseggiando lentamente il liquido ambrato.
L'oblio che tanto desiderava era giunto poco dopo, accompagnato da una sorta di miraggio che gli mostrava una bellissima donna di colore, sorridente, con lunghi e mossi capelli neri e occhi di un inusuale verde bosco. Sua madre.

Ora era sicuro di non essere più solo, e soprattutto sapeva che sarebbe sempre potuto rimanere accanto a quella donna che, durante la sua vita, era stata tutto per lui: madre, sorella ed amica. E che avrebbe sempre potuto cercare conforto tra le sue braccia (take comfort in your friends).

   
 
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