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Autore: PsicoSoul    14/11/2010    3 recensioni
Sbattuta fuori casa con meno della metà delle mie cose. Ripudiata da un patrigno che ha preferito una ragzza più giovane. [...] Ciao, ho dicaissette anni e mi chiamo Brittany, lo so è un nome da star, mi piace. Ma non sono una diva.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Sette.

 

Ascolto la sua voce incantata. Non credo di aver conosciuto in vita mia suono migliore. Le mie orecchi e il mio cuore vorrebbero non si fermasse mai di cantare. Chiudo gli occhi e inclino leggermente la testa, non so, per ascoltare meglio.

All’improvviso sento che quel suono meraviglioso si è fermato. Spalanco le palpebre. Cerco un qualcosa nell’aria che possa essere simile alla sua voce, ma non trovo nulla. Sento una sensazione di vuoto nel cervello, come se mancasse qualcosa.

“Allora?” mi chiede Ronnie, cercando di capire se mi è piaciuto o meno.
W-wow” riesco a bisbigliare io.

“Ti è piaciuto??” chiede curioso Max.

“Hai una voce.. stupenda!” esclamo, ritrovando la mia.

Vedo Ronnie arrossire lievemente.

“No, grazie, sei mooolto gentile eh” mi dice offeso Max.

“Eh? Ah già, scusa. Sei molto bravo anche te. Vi mancano solo un paio di membri direi”

“Ti va di suonare?” Mi chiede Ronnie, con gli occhi che brillano.

“Sì molto, ma.. non so. Non sono così brava come voi, devo imparare un po’ le canzoni” dico, imbarazzata di tante attenzioni.

“Però la prossima volta suoni?” insiste lui.

“Sì..”

“Promesso?”  mi chiede, porgendomi il mignolo, come facevo con le mie amiche da piccola.

“Promesso” dico io, ridendo e afferrando il suo dito magro, stringendolo.

Max ci guarda tra l’allibito e il divertito.

“Ragazzi, siete proprio messi male” esclama lui, passandosi la mano nei capelli neri, che vengono spettinati senza pietà.

Ridiamo, sempre stringendo il mignolo dell’altro.

Max ci guarda sconsolato per un’ultima volta, salutandoci sotto voce e aggiungendo un sacco di altre cose a me incomprensibile, gira le spalle raccogliendo il basso.

“Ragazzi io vado” ci dice.

“Cosa?” chiede Ronnie, cadendo dalle nuvole, provocando una mia risata.

“Io vado bell’addormentato” ripete ad alta voce il povero Maxie.

“vai già?”

“Si vado, devo lavorare per prendermi un amplificatore nuovo”

“Ah ok”

“Ciao ragazzi” dice, spedendo un’occhiata d’intesa a Ron, che gli fa sorridendo un occhiolino, credendo di non essere notato da me.

“Maxi stasera non so se torno!” gli urla Ron, indicandomi “in segreto” col dito.

Occhei, tanto c’era Sarah, non saresti potuto rientrare!” gli urla di rimando il piccolo, ridendo.

Sento la porta aprirsi con un gran rumore, e Max sparisce dietro quel portone mezzo distrutto.

“Ma non abitavi coi tuoi?” chiedo sospettosa.

“Piccola bugia.” Ride.

“Come mai?”

“Così, mica ti potevo dire che non sapevo dove andare a dormire perché c’era la ragazza di Maxi da noi, quindi ti ho detto che vivo con i miei, e che non gli interessa quando torno” sorride.

“Ah, dove vivete?”

“In un appartamento minuscolo, poco lontano dalla scuola”

“E i tuoi sono d’accordo?”

“Chi mio padre? Certo, basta che lo vado a salutare ogni due giorni. Anche perché così mi da qualche spicciolo” Ironizza lui.

Mi guardo imbarazzata i piedi, vorrei chiedergli perché non ha nominato la madre, ma sono troppo imbarazzata, so per esperienza che se qualcuno non nomina un genitore è perché ha avuto in passato un.. trauma.

“A che pensi?” mi chiede, sedendosi accanto a me.

“No, niente…

“Non ho una madre, se è questo il pensiero che ti tormenta..” dice, rispondendo alle mie domande silenziose.

“Mi.. Mi dispiace”

“No, non devi.. neanche io l’ho mai conosciuta, come tu non hai mai conosciuto tuo padre. Ma non ne sento la mancanza, mio padre ha fatto il lavoro di entrambi i genitori”

“Gli vuoi davvero bene eh?”

“Da morire..” sorride, intenerito.

La mia gamba inizia a formicolare, per il troppo tempo passato a gambe incrociate. Mi alzo e guardo fuori dal vetro rotto.

Lo spettacolo che si affaccia davanti a me è stupendo.

Il cielo si sta annerendo per la notte che avanza, i palazzi, i grattacieli si stagliano nel crepuscolo, illuminati dalla luce proveniente da mille finestre.

Ne resto incantata, come al solito. Ripenso all’Italia, a quanto era diverso il paesaggio, a volte c’erano sconfinate aree verdi. Qui ci sono i grandi grattacieli, che prendono il posto degli alberi. Amo la natura, ma questo è uno spettacolo imperdibile.

Persa nei miei pensieri non sento Ron che si avvicina.

Mi accorgo della sua presenza solo quando sento le sue mani avvolgermi i fianchi e il suo viso appuntito che si appoggia sulla mia spalla.

Vista dall’esterno come scena potrebbe anche essere piuttosto comica. Io nel mio metro e sessanta cinta da lui, nel suo metro e ottanta, incurvato in avanti a stringere me.. un folletto.

Mi giro. Per guardarlo.

Lo vedo di fronte a me, con i suoi capelli neri, sparati dappertutto. I suoi occhi mi scrutano, desiderosi di.. qualcosa.

Con le mani sottili continua a stringermi i fianchi. Accarezzandomeli.

Sento la mia schiena percorsa da mille e mille brividi, che mi fanno impazzire.

“Hai perso la parola?” mi sussurra all’orecchio.

Non riesco a rispondere.

Riesco solo ad abbassare ancora lo sguardo e fissare il pavimento smesso.

Mi spinge lentamente contro la parete incrostata da vecchi e nuovi graffiti. Scritte contro l’amore, contro l’amicizia, contro il sistema, scritte per la pace e la speranza. Scritte di artisti non capiti, scritte fatte da sognatori per aiutare a sognare.

Indietreggio lentamente finche le mie spalle non si appoggiano contro la parete fredda. Rabbrividisco al contatto.

“Hai freddo?” chiede in un sussurro.

Annuisco, senza parlare.

Mi stringe delicatamente,sento il suo calore invadere nel mio corpo, sento il suo petto aderire contro il mio. Le sue mani mi accarezzano la schiena, e mi stringono, avidamente.

Con mio dispiacere si libera da quel contatto, solo per potermi guardare negli occhi, abbasso lo sguardo, intimorita.

Con la mano mi solleva il mento.

Si abbassa, di molto.

Sento le mie mani fremere.

Le sue labbra sfiorano per un secondo le mie, allontanandosi velocemente.

Mi guarda divertito.

“Che succede?” chiede strafottente.

Cerco di sorridere, ma mi esce solamente un ghigno deformato.

“Cosa.. aspetti?” riesco a sussurrare io.

“Niente” mi dice.

Si china ancora.

Stavolta le sue labbra si fermano a lungo sulle mie, giocando con loro.

Lo stringo per le spalle forti.

Ricambiando il bacio.

 

Il Mio Angolino:

Scusate per il tremendo ritardoo T.T

Ma ho avuto un po’ il blocco dello scrittore,

però eccomi qui! A scrivere degli ETF e Britt.

Spero vi piaccia e spero che durante questa mia assenza

Non vi siate dimenticati di me eh u__U

Un bacio enorme!

PeaceLoveAndRock <3

*P s i c o S o u l.

 

 

 

  
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