Ø¢eanø di fuo¢ø
“E
così…” cercò di buttarla sul casuale, evitando accuratamente lo sguardo di Layla
perché sarebbe stato imbarazzante scoprirlo lucido, oltre che fastidioso in un
modo che non era più sicuro di riuscire a tollerare e serbare per sé solo. “Tu
e Stronghold, eh?”
Si
divertiva a far bruciacchiare la punta delle bacchette Warren, quasi fossero fiammiferi.
L’espressione accuratamente disinteressata a quella che avrebbe potuto essere
la risposta data dall’hippie mentre l’estremità dei polpastrelli picchiettava distrattamente
quella del legno sottile e laccato nell’ocra, osservandolo accendersi come
niente e sprigionare scintille ad ogni contatto. Piccoli fuochi d’artificio che
diventavano lucciole e scintille luminescenti, strane, che galleggiavano poi nello
spazio vuoto tra loro e a cui entrambi sembravano prestare ben poca attenzione.
In
fin dei conti avevano altro a cui pensare in quel momento: gesti da
programmare, noncuranza da dimostrare all’altro. Una farsa che rendeva greve
l’aria e faceva rimbombare i palpiti irrequieti del sangue nelle orecchie e fin
dentro al capo. Aveva la testa reclinata in avanti, i capelli legati e la
fronte che sentiva accaldata nonostante il fuoco fosse parte di lui da sempre.
Ma era un calore diverso quello, qualcosa che riusciva a percepire solo in sua
presenza e che aveva imparato a ricollegare ad un peso dolceamaro che lo stritolava
e gli rendeva i palmi delle mani umidicci.
Quel
nervosismo che era appena percepibile insieme all’aspetto familiare di cui si era
approntato mano a mano che diventava più labile e si trasformava in qualcosa di
diverso, ma altrettanto impetuoso, come ogni cosa al suo inizio. Ostinato com’era
nel non fissarla, Warren non poteva sapere che il comportamento di lei fosse
speculare al suo.
Nell’attendere
aggiungesse qualcos’altro, magari facendo uno dei suoi soliti commenti
sprezzanti al riguardo, Layla cercò di concentrarsi sul fiore che era appeso a
poca distanza da loro, insieme a lanterne in carta di riso e strisce colorate
secondo lo stile del locale.
Premette
la mano a pugno, voleva vederlo aprire le corolle e richiuderle in un battito d’ali,
ma non ci riuscì. Adesso sapeva per certo di avere un’aria corrucciata. Perché non si piegava?
“E’
di carta” le spiegò Warren impaziente incrociando finalmente il suo viso, un
tono di susseguo che la fece accigliare in modo più marcato.
“Oh”
replicò con allegria fasulla “non me n’ero accorta.”
Fece
un sorriso –falso- e Warren distolse di nuovo lo sguardo, una smorfia che lei
credette di essersi solo immaginata tanto velocemente era apparsa e subito scomparsa.
“Uhm…”
si umettò le labbra tesa sentendo la schiena arcuarsi guardinga. Non sapeva
bene cosa dire, ma era giunta alla conclusione che qualsiasi altra cosa sarebbe
stata preferibile a quel silenzio assordante. “Come va con Ghiacciolo?”
Questo
sembrò focalizzare l’attenzione del suo interlocutore.
“Ti
ho già detto di non chiamarla così” l’ammonì e fece uno sbuffo che era più una
mezza risata storta.
“Non
mi hai risposto” si lamentò Layla portandosi una mano al collo.
Warren
seguì quel movimento con la coda dell’occhio e la risposta gli uscì più
sgarbata di quanto non fosse stata sua intenzione.
“Nemmeno
tu se è per questo” quasi le ringhiò contro. Chiunque si sarebbe ritratto a
quell’atteggiamento od offeso o avuto una qualsiasi reazione di dispiacere, ma
non lei, non Layla. Indifesa e vulnerabile l’hippie quanto testarda e forte in
ogni sua ferma convinzione.
“Beh,
sì” ammise lei controvoglia unendo le braccia al petto e tirando il busto
dritto contro lo schienale del divanetto. “Ma non c’è molto da aggiungere al
riguardo, sai? Tra me e Will era finita ancora prima che cominciasse in
effetti. Per il fatto che siamo cresciuti insieme e un sacco di altre cose e
insomma non è che…”
Il
rumore di uno schiocco secco e il bastoncino tra le mani di Warren, spezzato in
due. Layla catapultò la propria coscienza sui resti e i frammenti sparpagliati
a ventaglio sul tavolo in un piccolo cerchio, sulla rabbia soffocante,
bruciante del ragazzo che le era seduto di fronte.
Sugli
occhi che non erano più cenere, ma soli neri e il tramaglio di fiamme sanguigne
che divampavano dalle braccia e giù fino ai polsi incendiati, simili a tatuaggi.
Il ghigno cattivo che lui le riservò oltre l’ombra del suo potere era doloroso
e scoprì lo stesso fuoco crepitarle dentro, secco e ruggente.
“So
che è tuo amico…” cominciò, l’intenzione di scusarsi, ma lui la frenò
incenerendola seduta stante.
Dovunque
un oceano cremisi e carminio in cui affogare l’iride e lo spirito. Colore
conturbante nel suo turbinare continuamente e senza sosta alcuna. Un colore
senza pace, inafferrabile e ineludibile dall’essenza che ne era progenitrice.
Tutto
appariva rosso, rosse le dita di lui che si schiudevano come petali di fuoco su
ogni superficie non ignifuga, rosso come la pressione che il sorriso che Layla
tentava disperatamente di nascondere le aveva tinto le guance, come i riflessi
ramati che le fiammelle davano all’arancione dei suoi capelli – pel di carota l’aveva
chiamata in numerose occasioni e aveva sorriso sghembo, tamburellio al cuore, strangolamento in petto-. Gli occhi di lui invece
erano carboni e braci ardenti, nuvole scure che sentiva scivolarle attorno e
attraversarla, quasi il suo dono fosse l’invisibilità e non quello che si
ostinava a chiamare pollice verde.
Perché non la guardava?
Le
emozioni non avevano sfumature precise, non conoscevano l’esatto peso del loro imprescindibile
governare l’umore di chi ne diventava oggetto. Non erano razionalizzabili, facili
da distinguere o governare.
Ma
a Layla piaceva pensare fossero quelle stesse sensazioni -venature di pensieri
nascosti, chiavi di comportamento, mezzetinte bottigliate nel dettaglio- a
rendere l’accezione dell’uomo in tutta la sua natura quale realmente dimostrava
d’essere.
E
soprattutto amava credere potesse quella stessa portata travolgente ad
accenderla e farla vibrare essere uguale in Warren. Osservarlo ardere davvero
tra fiamme artigliate di una passione rutile, logorante.
“Dunque
hai chiuso con Stronghold.”
La
voce di Warren era tiepida e roca, il suo respiro doveva essere rovente
sulla
pelle, pensò lei irrazionalmente. Si chiese come sarebbe stato
averlo ad una
spanna dal naso, se si sarebbe fusa, sciolta come una candela di cera
sentendolo vicino come mai e soffiarle sulle labbra vento torrido che
le avrebbe
risucchiato l’ossigeno.
Annuì
scrutando con malinconia le fiamme assopirsi e diventare ricordo senza lasciare
tuttavia tracce del loro passaggio dietro di sé. “Non mi chiedi perché?”
domandò, stranamente intontita.
“Ad
essere sinceri quello era l’ultimo dei miei pensieri. Ciò che mi sono domandato
fino alla sfinimento è cosa tu di preciso voglia da me” ribatté lui allungandosi.
Un bacio.
Lui
socchiuse le palpebre con fare accorto, una luce di curiosità tra sopracciglia
scure corrugate.
Perso
nella contemplazione del verde stranamente liquido, una pioggia di foglie sotto
una brezza imprevista, ad accalcarsi nella pupilla enorme come specchi di bosco
imbrunito ai suoi lati da zolle di terra.
“Sia
così” mormorò arreso prima di alzarsi.
Non
diede peso alla ferita che ora scorgeva, ciuffi d’erba rivangati dal terremoto
e tronchi trapiantati.
Le
diede le spalle e la frase che seguì fu solo suggestione forse o forse no.
“Mi
trovi sempre qui, hippie.” Lo sai.
Un
mormorio appena udibile a smentire un allontanamento forzato, ma inevitabile.
Il
tempo apparteneva loro, tiranno crudele da manovrare a proprio piacimento, ma i
sentimenti –ah- quelle erano influenze
estranee ad ogni volere, vassalli del solo desiderio che le animava divampante
e tramortendola.
Un
oceano in cui lei sentiva di poter –voler-
affogare senza rimpianti.
Onde
rosse, così come il fuoco di cui lui era dominatore.
N/A:
Questo
deve essere un periodo decisamente ispirato e ne sono davvero lieta. Peccato
questa ispirazione non mi colpisca anche per le long purtroppo, ma va beene non
si può avere tutto, no?
WarrenXLayla
strana, strana assai anzi. Questo desiderio che brucia tra loro, le famose
scintille a pelle e l’aria satura di eccitazione ah! Scriverla è stato un vero
piacere, ma rimango dell’opinione per l’appunto che il risultato finale sia poco
verosimile, forse un po’ forzato. Quanto sono ripetitiva XD
Non
so, probabilmente sarebbe stato più da Warren baciarla alla fine, ma checché se
ne dica e se ne pensi a me lui è sempre parso un ragazzo maturo e responsabile.
Più di Will è fuor di dubbio.
Lui
ragiona prima di agire pur essendo fuoco – riguardo l’ultima frase è tutta
dovuta al cartone “Il dominatore dell’aria”, spiluccato ma mai visto più di
tanto, circa tre- quattro minuti un unico episodio- e in più lavora. Insomma
non è da sposare?*O*
Credo
ad ogni modo e ritornando in argomento, che lui veda i suoi sentimenti per
Layla come una debolezza e ci si arrenda alla fine per forza di cose dopo aver
lottato un po’ come ogni uomo.
Ho
già in mente la scena di un bacio tra questi due ed ero indecisa se inserirla
come lieto fine qui, ma il buonsenso ha vinto.
Questa
coppia –hippie piromane- è scoppiettante, ma lenta. Insomma non ce li vedo a
svegliarsi un bel giorno e capire di botto i loro sentimenti, ecco. Ritengo sia
più una presa di coscienza per gradi. Gelosia reciproca, abbandono compagno e
avvio verso un felice coronamento insieme.
Ho
provveduto alla gelosia e all’abbandono, ora mi propongo di ovviare l’ultima
parte spero.
Mi
auguro sia piaciuto a voi leggere questa mia come per me è stato lo scriverla,
un saluto a voi tutti e un sorriso ;)
A
presto spero!