Pensieri
Quel giorno,
durante l’assemblea, Monaldo non riuscì a restare
molto attento. Nella sua
testa passavano di continuo le immagini del combattimento contro Argo e
gioia
pura lo riempiva. Era felice che finalmente suo fratello avesse voluto
condividere con lui qualcosa che non fossero documenti o fatti che
riguardavano
il regno. Si erano allenati insieme ed era stato come se non fosse mai
passato
neppure un giorno dall’ultima volta che l’avevano
fatto. Ma poi era arrivata
Ninime. Di solito Monaldo non aveva problemi con lei, era una bella
ragazza,
giovane, gentile e fedele ad Argo. Ma quel giorno avrebbe davvero tanto
voluto
che non fosse mai esistita, che Argo non l’avesse mai
sposata. Ninime era una
principessa di un regno piuttosto lontano, Argo l’aveva
conosciuta durante un
ricevimento molti anni prima e l’aveva sposata pochi mesi
dopo, senza però il
consenso del padre, che avrebbe voluto per lui qualcosa di
più di quella
principessina, bianca come il latte, piccola e gracile quanto un
fuscello. Era
bella, molto, con quei lunghi capelli neri e quegli occhi castani
intensi, ma
non era esattamente la donna ideale: era troppo gracile e non sarebbe
mai
riuscita a mettere al mondo figli degni di un re. Eppure Argo
l’aveva sposata,
l’amava ed era felice con lei, o per lo meno Monaldo lo
pensava e lo sperava. Vedeva
il fratello sorridere spesso quando pensava di non essere guardato, e i
due si
scambiavano spesso sguardi di un intensità strana, come se
si potessero parlare
senza parole. Ninime non era molto presente nella vita di corte mentre
Argo se
ne occupava molto, anche troppo alle volte, e quindi non li si vedeva
molto
spesso insieme. Ma quando erano nella stessa stanza lei diventava
radiosa,
bella quasi quanto la Dea, e Argo si rilassava visibilmente, lasciando
che
anche i suoi occhi e il suo viso perdessero quella rigidità
che ostentava in
continuazione. Ed era come rivedere una pagliuzza di quello che era
stato
l’Argo di un tempo. Monaldo alle volte era geloso di questi
loro sguardi, del
fatto che lui non riusciva a far riaffiorare l’Argo di un
tempo mentre quella
donna doveva solo farsi vedere per riuscirci. Si, era geloso di Ninime
e ancora
di più era geloso di suo fratello, di quel legame che aveva
sempre dato per
scontato e che ora non c’era più.
Alle volte si
chiedeva cosa sarebbe potuto succedere se lui non fosse diventato re e,
invece,
come sarebbe stato normale, fosse stato incoronato Argo. Non aveva
difficoltà a
vederlo con la corona in testa, fiero e forte, pronto a difendere il
suo regno
da ogni male. E sarebbe bastato così poco perché
quei suoi pensieri
diventassero realtà. Se al tempo Argo non si fosse
intestardito e non avesse
sposato Ninime, se avesse aspettato la morte del vecchio re, allora in
quel
momento non ci sarebbe stato Monaldo seduto sul trono con la corona in
testa ma
ci sarebbe stato Argo. Era stata solo una ripicca quella di loro padre:
aveva
detto al maggiore di non sposare la principessa Ninime ma lui aveva
voluto fare
di testa propria e l’aveva fatto infuriare. Le nozze si erano
svolte fra feste
e canti, gioia e felicità. Il maschio primogenito della
casata reale aveva
finalmente trovato moglie! Tutto il regno era in festa ma il vecchio re
no, lui
era furioso e sul letto di morte, poco meno di 6 mesi dopo, aveva
chiamato Monaldo,
un uomo di chiesa e il suo medico personale perché potessero
testimoniare che
nel pieno delle sue facoltà mentali il re incoronava suo
figlio minore,
Monaldo, come nuovo re. Una settimana dopo, quando il vecchio re fu
seppellito,
si tenne un'altra cerimonia, più formale, e Monaldo venne
incoronato di nuovo.
Argo gli si presentò davanti quel giorno e lo
guardò diritto negli occhi. Il
ragazzo cercava nello sguardo del fratello qualcosa, una certezza, un
aiuto, la
forza per affrontare tutto quello che gli era ricaduto addosso ma Argo
era
impassibile, non disse nulla, non lo tranquillizzò, non gli
diede conforto, non
fece nulla per lui. Gli si inginocchiò davanti e sempre
fissandolo negli occhi
si tagliò i capelli. La debole protesta del nuovo re non
valse a nulla, Argo
gli consegnò i suoi lunghi e splendidi capelli in mano e
Monaldo faticò
parecchio a non piangere. Non voleva quello, non l’aveva mai
voluto, non aveva
neppure una volta pensato alla possibilità di diventare re,
era così assurdo
pensare che Argo non avrebbe indossato la corona! Eppure era successo.
Tutto
perché suo fratello non aveva avuto la pazienza di aspettare
qualche mese per
sposare Ninime. Spesso Monaldo nei momenti di grande incertezza e di
paura
guardava suo fratello e la sua sposa e li odiava, li odiava entrambi,
con una
forza tale da spaventarlo. Perché era colpa loro che, come
due ragazzini, si
erano lasciati prendere dal loro amore e non avevano saputo aspettare
un
momento più propizio per unirsi e ora sulle spalle di
Monaldo pesavano tutti i
problemi del regno e non aveva più una vera famiglia a cui
appoggiarsi. Si
sentiva solo e spaventato, con nessuno a consolarlo. E allora tutto il
suo
amore per suo fratello e tutta la simpatia che provava per la sua sposa
si
tramutavano in un odio puro e denso, che gli stringeva il cuore in una
morsa
oscura di cui spesso era difficile liberarsi.