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Autore: bloodingeyes    15/11/2010    1 recensioni
Monaldo desiderava l’amore del suo popolo, perché sapeva che un re a cui manca questo non è un re: è un tiranno. E lui non voleva essere come suo padre, non voleva affamare la propria gente per farsi bello agli occhi degli altri regnati. Voleva la felicità e la tranquillità, non voleva le guerre. Ma suo fratello Argo continuava a comportarsi come se la sua unica ragione di vita ora fosse servirlo, come se fosse diventato il suo cameriere. Non lo aveva più chiamato fratello da giorno dell’incoronazione e non si era più comportato come tale da allora. E da quando quella corona si era posata sulla testa di Monaldo il suo cuore aveva preso a sanguinare incessantemente, perché gli era stato donato un regno, un popolo che lo amava e tante altre cose splendide ma aveva perso i genitori e suo fratello non era più suo fratello.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Partenza

Le spie di Monaldo scoprirono in un solo giorno che quello che il vecchio sopravvissuto aveva detto era tutta la verità. Franmeo si preparava a muovere guerra a Monaldo, aveva da poco conquistato il regno di Enastase e aveva ucciso lo stesso re. Ora si muoveva per raggiungere il regno del cugino e attaccarlo di sorpresa. Ma il giovane re aveva già fatto preparare il suo esercito che in confronto a quello del cugino era inferiore di numero di quasi uno a due ma le spie gli avevano assicurato che i loro soldati erano ben superiori in quanto a preparazione e armamento, gli uomini di Franmeo erano per lo più contadini addestrati sul campo e le corazze e le armi che avevano rubato a re Enastase non erano bastate ad equipaggiare tutti i loro uomini. Il risultato del conflitto non era ancora certo.

Monaldo aveva deciso di scendere in battaglia con i suoi uomini. Non era il suo battesimo di fuoco ma era la prima volta che doveva combattere da generale ed era incerto e impaurito. Era qualcosa a cui non era mai andato incontro, sapeva combattere molto bene, al pari di molti uomini più vecchi di lui ma non sapeva se era in grado di guidare una campagna di guerra e vincere. I peggiori dubbi lo assalivano e ogni notte la passava insonne. L’unica sua consolazione era Argo, che lo sosteneva, anche solo con uno sguardo, sapeva riscaldarlo, infondergli forza e spronarlo ad andare avanti. In poche settimane l’esercito fu pronto a mettersi in marcia per andare ad affrontare Franmeo. I soldati di Monaldo guardavano il loro re fiduciosi e pieni di speranza, erano pronti a dare la vita per lui, per difendere il suo regno di pace con le loro armi. Monaldo non poteva che essere loro grato. Stavano abbandonando le loro famiglie per un futuro incerto e lo facevano con un sorriso. Perché confidavano nel loro re, che lui li avrebbe condotti alla vittoria. Argo era più serio del solito e il giorno della partenza prese il fratello da parte

-Mio re… - iniziò –c’è una cosa che tento di dirvi da molti mesi ormai- Monaldo lo guardò perplesso e lo incitò a continuare –Ninime è incinta- gli annunciò

-Ma è fantastico!- disse entusiasta il giovane re sorprendendo il fratello

-Dite sul serio?-

-Si certo! Era ora che almeno uno di noi due mettesse al mondo un discendente, temevo di dover essere io il primo, a sedici anni! Sai che schifo sposarsi a quest’età! E invece, grazie al cielo, ti sei deciso a fare un erede! Non sai quanto mi hai reso felice!-

-Aspettate! Cosa volete dire?- gli chiese Argo perplesso

-Che se in questa campagna dovessimo morire entrambi almeno ci sarebbe un erede! Anzi, adesso che ci penso forse tu dovresti rimanere qui con Ninime per aiutarla e per tenere insieme il regno mentre sono via… -

-State scherzando vero?- chi chiese sempre più stupito

-Certo che no! Io non ho figli, anzi, non mi sono neppure sposato, ed è normale che se morissi la corona andrebbe a te o a tuo figlio… -

-Non dire così!- gli urlò contro infuriato Argo –tu non morirai!-

-In guerra è molto facile- ribatté il fratello

-No! Non permetterò che tu muoia!- e dopo quest’ultimo sfogo se ne andò quasi correndo, senza lasciare a Monaldo la possibilità di rispondergli. L’aveva fatto infuriare, come mai prima di allora, e non capiva il perché. Era normale per il giovane re preoccuparsi del regno e Argo sarebbe stato un re perfetto, anzi, era lui il re di diritto di quelle terre. Non capiva perché si fosse tanto arrabbiato all’idea di ricevere la corona che gli spettava per nascita. Era normale che un giorno o l’altro Monaldo sarebbe morto, i loro cugini sarebbero presto arrivati come sciacalli sul loro regno per conquistarlo. Vedevano nel giovane re una preda facile e lui pensava che fosse stato un miracolo già il fatto che non l’avessero attaccato il giorno esatto della sua incoronazione ma avessero aspettato addirittura degli anni. Franmeo sarebbe stato il primo ma non l’ultimo. Ed era un bene che Argo avesse messo incinta Ninime, almeno la corona avrebbe avuto un'altra testa su cui posarsi prima di cadere nelle mani avide di qualche altro re meno degno di portarla.

Quel giorno stesso l’esercito si mise in marcia per andare incontro a Franmeo e bloccarlo prima che questo potesse raggiungere le porte della città. Monaldo cavalcava alla testa del gruppo, affiancato dalla sua guardia d’elitè e seguiva il suo esercito. Il popolo, ai lati della strada lanciava loro fiori e petali augurando ai guerrieri buona fortuna e di tornare presto a casa. Il giovane re pregò la Dea perché proteggesse il suo regno mentre lui era lontano e che proteggesse ognuno dei suoi uomini dalla morte, dalla sofferenza e dal lutto. Sapeva che in molti sarebbero morti ma sperò che il loro sacrificio non sarebbe stato vano

-Perché non mi avete aspettato, mio re?- gli chiese Argo affiancandolo

-Che ci fai qui?- gli chiese perplesso il re

-Ve l’ho promesso: cavalcherò al vostro fianco ora e per sempre-

-Ma Ninime… ?- cercò di dire Monaldo

-È una donna forte, ce la farà anche senza di me-

-Ma… - tentò di dire ancora il re

-Niente ma! Il mio posto è al vostro fianco mio re! E lo sarà per sempre- Monaldo si morse le labbra e riprese a cavalcare diritto e fiero. Nel suo animo si agitavano due emozioni molto contrastanti: da una parte era sollevato che Argo lo accompagnasse, con lui nei paraggi a sostenerlo si sentiva più sicuro ma dall’altra parte si sentiva in colpa per averlo portato via dalla sua sposa e per non essere abbastanza forte da ordinargli di tornare indietro al castello.

   
 
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