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Autore: Stellalontana    21/11/2005    2 recensioni
Che cosa succederebbe se all'improvviso il mondo vi crollasse addosso? Che cosa fareste se sapeste che un amico ha tradito? Fanficton che ho scritto con un grande nodo alla gola... recensite vi prego!!!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Ron Weasley
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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6.

Il discepolo rimane immobile. “Spostati da lei. Non so chi tu sia, ma non le torcerai un capello!” Harry Potter è arrivato prima del previsto. Adesso il discepolo si volta, il mantello bianco striscia sulla pietra levigata della sala e gli occhi ghiacciati si fermano in quelli verdi dell’uomo che gli sta di fronte e che gli punta la bacchetta contro. Harry non riesce a riconoscerlo da sotto il mantello. Ma adesso sa che forse il suo sogno è diventato realtà.

“Bene, bene, bene” mormora il discepolo drizzando le spalle “Allora hai fatto prima del previsto, Harry. Non me lo sarei aspettato…”

“Dimmi chi sei!”

Ma tu lo sai chi sono!” grida il discepolo strappando il cappuccio. Per un momento Harry sente le forze venirgli meno. Ha sperato con tutto il suo cuore che i suoi occhi si ingannassero, ma non è così. Occhi azzurri freddi come il ghiaccio, pizzetto rosso, viso fino e un cespuglio di lisci capelli rossi. Gli occhi di Harry si riempiono di lacrime che presto cominciano a scorrere sulle guance. Abbassa la bacchetta, ma non riesce a staccare gli occhi da quelli azzurri che gli stanno di fronte. L’uomo che lui credeva morto adesso è in piedi davanti a lui, vivo e vegeto.

Ronald Weasly è il Re. Colui che ha rapito sua figlia e sua moglie. Colui che ha rapito Hermione Granger più di un anno e mezzo prima.

Perché Ron?” chiede Harry appoggiandosi allo stipite della porta. Ron ride, forte, tanto che le pareti paiono tremare.

“Proprio tu mi chiedi perché?” dice posando le mani sui fianchi. “Proprio tu, Harry? Tu che avevi sempre le risposte alle mie domande? Tu che eri il perfetto, il bambino sopravvissuto?”

“Sai che non l’ho mai voluto veramente!” si difende Harry.

“Certo che lo volevi! La fama, la gloria, l’amore, il denaro, la famiglia! Tutte cose che io non ho mai avuto! Tutte cose che ho dovuto prendere con la forza, tutte cose che TU e tutti quelli che ti seguivano mi hanno tolto ancora prima che potessi ottenerle. Io mi meritavo tutto quello che tu ti sei preso! Hai avuto il merito di aver battuto l’Oscuro, di aver cercato di salvare il tuo ‘amico’. Ti sei portato a letto mia sorella!” Ron indica Ginny che sta seduta e piange di fronte a quella scena di terrore e odio “Ti sei preso tutto quello che era mio! Ed anche la fiducia Hermione! Lei doveva essere mia, solo e soltanto mia! E adesso, tu non puoi fare niente per salvare le tue tre donne. Harry rifletti!” urla Ron sopraffatto dall’odio e dal dolore. Harry non riusciva a credere a ciò che stava sentendo. Ma il Re non ha ancora finito.

“Adesso sono più potente di te, Harry, più potente di qualsiasi altro Auror in tutto il mondo! Non mi lascerò sfuggire il piacere di vederti morire sotto i miei colpi! Adesso non c’è Silente, o il buon Ron ad aiutarti, Harry. Adesso il buon Ronald, l’inetto Ronald, lo sciocco Ronald, è il più potente mago del suo tempo! E tu, non puoi farci assolutamente niente!”

Perché Ron? Perché mi fai questo? Abbiamo sconfitto Voldemort insieme. Quante volte abbiamo combattuto insieme, io, te e Hermione? Quante volte mi sono trovato in pericolo e tu sei accorso ad aiutarmi? Quante? Ti prego Ron cerca di ragionare!”

“Ragionare? Io dovrei ragionare Harry? No! Sei tu quello che deve ragionare! Apri gli occhi Harry, questo è il giorno della tua morte!” Ron impugna la bacchetta.

“Ron ti prego! È me che vuoi, ma lascia andare Hermione, Ginny e Angelica, ti prego loro non c’entrano!”

Hai ragione, Angelica non c’entra niente con te. Sarà lei ad essere mia figlia. Quella che tanto volevo, quella che non potrò mai avere. Guardala per un’ultima volta Harry. Lei sarà mia!”

“No! Piuttosto uccidila!” Harry è in preda ad un cieca follia. I suoi occhi velati sono fissi sopra a quelli di Ron che brandisce la bacchetta come una spada. D’un tratto nel ghiaccio appare una scintilla di stupore.

“Tu uccideresti tua figlia?”

“La ucciderei perché non possa diventare come te!” risponde Harry sopraffatto dal dolore. Ron si ferma. Sbircia la bambina che piange ancora disperata. Ha gli stessi capelli della madre, gli occhi incredibilmente verdi del padre. Prega perché il Maestro gli dia la forza di pronunciare l’incantesimo. I suoi occhi tornano di nuovo a fissare quelli di Harry. Non si è mosso, rimane immobile a guardarlo. Gli occhi dell’uomo sono velati di agonia. Per un attimo Ronald Weasly ritorna con la mente a quasi sei anni prima, quando Harry riversò loro addosso tutto il suo dolore e i suoi rimpianti per la perdita di Sirius. Rivede quegli stessi occhi, quello stesso viso, rigato dalle lacrime, quello stesso ragazzo, con il respiro affannato dai singhiozzi, le spalle tremanti.

“Tu sei speciale, Ron, tu sei buono” sussurra Harry. “Non faresti mai del male”

Non dargli ascolto, figlio mio!, la voce del suo Maestro gli rimbomba nelle orecchie; Ricorda l’avvertimento della pergamena!, continua. Ron non sa più cosa fare. È bastato rivedere quegli occhi velati di pianto e terrore che il suo odio per lui ha cominciato a vacillare. ‘Lui ha sempre cercato di proteggermi…’ pensa. Alza il mento con fermezza. ‘Non posso tornare indietro, non posso.’ Ron alza la bacchetta. Vede comparire una scintilla di rassegnazione negli occhi di Harry Potter. Anche lui alza la bacchetta. ‘Che cosa succederà adesso?’ pensa Harry. Non può credere che Ronald Weasly, il buon Ronald, colui che non farebbe mai male ad una mosca possa ucciderlo. Ma evidentemente, qualcosa si è scosso dentro di lui, qualcosa di terribile e profondo. Come il mare dei suoi occhi. Adesso smeraldo e diamante si incontrano. Entrambi mormorano incantesimi, incapaci di urlare. Fiotti di luce scaturiscono dalle bacchette alzate. Entrambi cadono a terra. La battaglia è finita e chi ne è il vincitore o il vinto?

Harry Potter apre gli occhi. Una cascata di lucine dorate gli danza davanti agli occhi, rendendolo per un attimo cieco. Cerca la sua bacchetta e se la trova ancora in mano. È disteso sul pavimento, le braccia allargate e i vestiti strappati. Ma è ancora vivo. Il suo pensiero va a Ron. Che cosa ne è di lui? Si alza lentamente a sedere. La testa gli scoppia di un dolore insopportabile. Si porta una mano alla nuca e sente il calore del sangue da una ferita provocata dalla caduta sul pavimento. Davanti a sé, vede il corpo di Ron disteso sulla nuda roccia. Con sollievo vede che il torace si alza e abbassa, lievemente. Ciò significa che Ron è ancora vivo. Striscia fino a lui, mettendosi al suo fianco. L’uomo tiene gli occhi chiusi. Una ferita profonda incide il suo petto. Harry inorridisce. Gli incantesimi si sono incontrati a mezz’aria e sono rimbalzati sui propri fattori. ‘Sono stato fortunato…’ pensa Harry prendendo la testa di Ron e sollevandola da terra. Sente il sangue scorrere sulle dita. “Ron…” sussurra con le guance rigate dalle lacrime. L’uomo apre gli occhi, velati. Volta lo sguardo su Harry. “Harry… cosa ti ho fatto?” chiede mentre una lacrima solitaria gli riga il volto, fermandosi vibrante sul mento. Harry lo guarda e un piccolo, dolce sorriso, affiora sulle sue labbra. “Non devi pensare a cosa è stato, Ron. Amico mio. Quanto hai sofferto…”

“Morirò… lo so…” Ron tossì forte, con la voce che diventava via via un sussurro rauco. Harry scuote la testa. “Non devi dirlo nemmeno per scherzo, Ron!” mormora. L’uomo sorride appena. “Porta… Ginny… tua figlia… la mia… Hermione. Non farle… morire. Harry…” la sua voce si blocca. Poi, come per uno scherzo del destino sembra riacquistare forza. “Ti voglio bene”. Harry lo vede spengersi tra le sue braccia. Gli occhi che si chiudono per sempre sembrano ancora più azzurri e ancora più belli e più grandi. Niente può descrivere i sentimenti che si provano a vedere il migliore amico addormentarsi e sapere che per lui non ci sarà un’altra alba a rischiarare i suoi occhi.

 

   
 
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