6.
Il
discepolo rimane immobile. “Spostati da lei. Non so chi tu sia,
ma non le torcerai un capello!” Harry Potter è arrivato prima del previsto.
Adesso il discepolo si volta, il mantello bianco striscia sulla pietra levigata
della sala e gli occhi ghiacciati si fermano in quelli verdi dell’uomo che gli
sta di fronte e che gli punta la bacchetta contro. Harry non riesce a
riconoscerlo da sotto il mantello. Ma adesso sa che
forse il suo sogno è diventato realtà.
“Bene,
bene, bene” mormora il discepolo drizzando le spalle “Allora
hai fatto prima del previsto, Harry. Non me lo sarei aspettato…”
“Dimmi
chi sei!”
“Ma tu lo sai chi sono!” grida il discepolo strappando il cappuccio.
Per un momento Harry sente le forze venirgli meno. Ha sperato con tutto il suo
cuore che i suoi occhi si ingannassero, ma non è così.
Occhi azzurri freddi come il ghiaccio, pizzetto rosso, viso
fino e un cespuglio di lisci capelli rossi. Gli occhi di Harry si
riempiono di lacrime che presto cominciano a scorrere sulle guance. Abbassa la
bacchetta, ma non riesce a staccare gli occhi da quelli azzurri che gli stanno
di fronte. L’uomo che lui credeva morto adesso è in piedi davanti a lui, vivo e
vegeto.
Ronald
Weasly è il Re. Colui che ha rapito sua figlia e sua
moglie. Colui che ha rapito Hermione Granger più di un
anno e mezzo prima.
“Perché Ron?” chiede Harry appoggiandosi allo stipite della
porta. Ron ride, forte, tanto che le pareti paiono tremare.
“Proprio
tu mi chiedi perché?” dice posando le mani sui fianchi. “Proprio tu, Harry? Tu
che avevi sempre le risposte alle mie domande? Tu che eri il
perfetto, il bambino sopravvissuto?”
“Sai che
non l’ho mai voluto veramente!” si difende Harry.
“Certo
che lo volevi! La fama, la gloria, l’amore, il denaro, la famiglia! Tutte cose
che io non ho mai avuto! Tutte cose che ho dovuto prendere
con la forza, tutte cose che TU e tutti quelli che ti seguivano mi hanno tolto
ancora prima che potessi ottenerle. Io mi meritavo tutto quello che tu
ti sei preso! Hai avuto il merito di aver battuto l’Oscuro, di aver cercato di
salvare il tuo ‘amico’. Ti sei portato a letto mia sorella!” Ron indica Ginny
che sta seduta e piange di fronte a quella scena di terrore e odio “Ti sei
preso tutto quello che era mio! Ed anche la fiducia
Hermione! Lei doveva essere mia, solo e soltanto mia! E
adesso, tu non puoi fare niente per salvare le tue tre donne. Harry rifletti!”
urla Ron sopraffatto dall’odio e dal dolore. Harry non riusciva a credere a ciò
che stava sentendo. Ma il Re non ha ancora finito.
“Adesso
sono più potente di te, Harry, più potente di
qualsiasi altro Auror in tutto il mondo! Non mi lascerò sfuggire il piacere di vederti morire sotto i miei colpi! Adesso non
c’è Silente, o il buon Ron ad aiutarti, Harry. Adesso il buon Ronald, l’inetto
Ronald, lo sciocco Ronald, è il più potente mago del suo tempo! E tu, non puoi farci assolutamente niente!”
“Perché Ron? Perché mi fai questo?
Abbiamo sconfitto Voldemort insieme. Quante volte abbiamo combattuto insieme,
io, te e Hermione? Quante volte mi sono trovato in pericolo e tu sei accorso ad
aiutarmi? Quante? Ti prego Ron cerca di ragionare!”
“Ragionare?
Io dovrei ragionare Harry? No! Sei tu quello che deve ragionare! Apri gli occhi Harry, questo è il giorno della tua morte!”
Ron impugna la bacchetta.
“Ron ti
prego! È me che vuoi, ma lascia andare Hermione, Ginny
e Angelica, ti prego loro non c’entrano!”
“Hai ragione, Angelica non c’entra niente con te. Sarà lei ad
essere mia figlia. Quella che tanto volevo, quella che non
potrò mai avere. Guardala per un’ultima volta Harry. Lei sarà mia!”
“No!
Piuttosto uccidila!” Harry è in preda ad un cieca follia.
I suoi occhi velati sono fissi sopra a quelli di Ron che brandisce la bacchetta
come una spada. D’un tratto nel ghiaccio appare una
scintilla di stupore.
“Tu
uccideresti tua figlia?”
“La
ucciderei perché non possa diventare come te!” risponde Harry sopraffatto dal
dolore. Ron si ferma. Sbircia la bambina che piange ancora disperata. Ha gli
stessi capelli della madre, gli occhi incredibilmente verdi del padre. Prega
perché il Maestro gli dia la forza di pronunciare l’incantesimo. I suoi occhi
tornano di nuovo a fissare quelli di Harry. Non si è mosso,
rimane immobile a guardarlo. Gli occhi dell’uomo sono velati di agonia. Per un attimo Ronald Weasly ritorna con la mente
a quasi sei anni prima, quando Harry riversò loro addosso
tutto il suo dolore e i suoi rimpianti per la perdita di Sirius. Rivede
quegli stessi occhi, quello stesso viso, rigato dalle lacrime, quello stesso
ragazzo, con il respiro affannato dai singhiozzi, le spalle tremanti.
“Tu sei
speciale, Ron, tu sei buono” sussurra Harry. “Non faresti mai del male”
Non dargli ascolto, figlio mio!, la voce del suo Maestro gli
rimbomba nelle orecchie; Ricorda
l’avvertimento della pergamena!, continua. Ron non sa più cosa fare. È
bastato rivedere quegli occhi velati di pianto e terrore che il suo odio per
lui ha cominciato a vacillare. ‘Lui ha sempre cercato
di proteggermi…’ pensa. Alza il mento con fermezza. ‘Non
posso tornare indietro, non posso.’ Ron alza la bacchetta. Vede comparire una
scintilla di rassegnazione negli occhi di Harry Potter. Anche
lui alza la bacchetta. ‘Che cosa succederà adesso?’
pensa Harry. Non può credere che Ronald Weasly, il buon Ronald, colui che non farebbe mai male ad una mosca possa ucciderlo.
Ma evidentemente, qualcosa si è scosso dentro di lui,
qualcosa di terribile e profondo. Come il mare dei suoi occhi. Adesso smeraldo
e diamante si incontrano. Entrambi mormorano
incantesimi, incapaci di urlare. Fiotti di luce scaturiscono dalle bacchette
alzate. Entrambi cadono a terra. La battaglia è finita
e chi ne è il vincitore o il vinto?
Harry
Potter apre gli occhi. Una cascata di lucine dorate
gli danza davanti agli occhi, rendendolo per un attimo cieco. Cerca la sua
bacchetta e se la trova ancora in mano. È disteso sul pavimento, le braccia
allargate e i vestiti strappati. Ma è ancora vivo. Il
suo pensiero va a Ron. Che cosa ne è di lui? Si alza
lentamente a sedere. La testa gli scoppia di un dolore insopportabile. Si porta
una mano alla nuca e sente il calore del sangue da una ferita provocata dalla
caduta sul pavimento. Davanti a sé, vede il corpo di Ron disteso sulla nuda
roccia. Con sollievo vede che il torace si alza e abbassa, lievemente. Ciò
significa che Ron è ancora vivo. Striscia fino a lui, mettendosi al suo fianco.
L’uomo tiene gli occhi chiusi. Una ferita profonda incide il suo petto. Harry
inorridisce. Gli incantesimi si sono incontrati a mezz’aria e sono rimbalzati
sui propri fattori. ‘Sono stato fortunato…’ pensa
Harry prendendo la testa di Ron e sollevandola da terra. Sente il sangue
scorrere sulle dita. “Ron…” sussurra con le guance rigate dalle lacrime. L’uomo
apre gli occhi, velati. Volta lo sguardo su Harry. “Harry… cosa ti ho fatto?”
chiede mentre una lacrima solitaria gli riga il volto, fermandosi vibrante sul
mento. Harry lo guarda e un piccolo, dolce sorriso, affiora sulle sue labbra.
“Non devi pensare a cosa è stato, Ron. Amico mio. Quanto hai
sofferto…”
“Morirò…
lo so…” Ron tossì forte, con la voce che diventava via via
un sussurro rauco. Harry scuote la testa. “Non devi dirlo nemmeno per scherzo,
Ron!” mormora. L’uomo sorride appena. “Porta… Ginny… tua figlia… la mia…
Hermione. Non farle… morire. Harry…” la sua voce si blocca. Poi,
come per uno scherzo del destino sembra riacquistare forza. “Ti voglio
bene”. Harry lo vede spengersi tra le sue braccia. Gli occhi che si chiudono
per sempre sembrano ancora più azzurri e ancora più belli e più grandi. Niente
può descrivere i sentimenti che si provano a vedere il migliore amico
addormentarsi e sapere che per lui non ci sarà un’altra alba a rischiarare i
suoi occhi.