Just a little bit Tired
Sometimes it's fated/
Assassinate It/
For fear of growing old.
I can't stop growing old/
I can't stop growing old/
I can't stop growing old.
-.-.-.-.-.-
Alcune volte è il destino/
Che noi assassiniamo/
Per il terrore di invecchiare.
Non riesco a smettere di invecchiare/
Non riesco a smettere di invecchiare/
Non riesco a smettere di invecchiare.
(Placebo, This Picture)
Era steso sulla
schiena sopra al suo letto sfatto, stanco e scarmigliato, con ancora addosso la giacca e le scarpe. Gli occhi gli si chiudevano,
ma lui lottava per tenerli aperti: c’era ancora da lavare i piatti, sistemare
il bagno e pulire il fornello, sul quale il sugo di carne colato dal pentolino
era ormai cementificato più che asciutto.
Greg sbadigliò, si stiracchiò,
e si alzò con un grugnito.
Mentre
imboccava la via della cucina, lo sguardo gli cadde su tre paia di boxer che
giacevano abbandonati a terra, e sospirò chinandosi a raccoglierli; mai avrebbe
immaginato, da ragazzino, quanta ragione avesse sua madre quando lo sgridava
esclamando “E i boxer?
Credi che ci sia la fatina delle mutande che viene a raccoglierli ogni notte?!”.
Di Fatine delle
Mutande, riflettè Greg, ce n’erano state di diverse (anche se non nell’ultimo
periodo; era troppo impegnato in troppi fronti lavorativi per pensare ad una
relazione), ma nessuna che rimanesse a lungo.
Di solito, doveva
arrangiarsi da solo… Non che la cosa gli pesasse, almeno quando aveva un minimo
di tempo libero. A volte pensava con nostalgia al laboratorio, pulito e sicuro,
con orari meno flessibili. Sentiva di aver lasciato là dentro, oltre a provette
e camice, una sorta di innocenza che ora non aveva più. Da quando aveva
lasciato il laboratorio per avventurarsi nel vero mondo della scientifica, si
sentiva più vecchio: il suo sense of humor saltava fuori meno spesso di prima, si sentiva più malinconico. Forse “cresciuto” è la parola adatta, pensò distrattamente Greg
mentre strofinava un piatto con una spugnetta di metallo. Naturale. Se apri il
guscio del mondo e vedi che il tuorlo è marcio, non puoi pretendere di rimanere
la stessa persona che eri prima di vederlo. Aveva conosciuto la morte, la fame,
la malattia, la follia, seza che nessuna di queste cose lasciasse dentro di lui
un trauma significativo; ma ognuna di queste esperienze portava via un piccolo
pezzo di lui, sostituendolo con un altro di forma diversa, più adatta alla sua
nuova persona.
La parte che gli era stata tolta era quella sciocca: nessuno avrebbe più
visto Greg Sanders con un guanto di lattice in testa mentre si dimenava sulle
canzoni di Marilyn Manson. Almeno,
sorrise pensandoci, non in laboratorio.
La parte di lui che
era arrivata, quasi come un pacco regalo, era la maturità: era più calmo, più
spesso sapeva cosa dire e fare al momento giusto. Sapeva gestirsi.
Il vecchio ed il
nuovo Greg Sanders si erano incontrati ed abbracciati, incastrandosi come un
puzzle eccentrico.
Chi aveva sicuramente
apprezzato di più questo cambiamento erano i suoi colleghi: erano più aperti
con lui, si fidavano di più… Era una sensazione piacevole, appagante.
Certo, la vita alla
centrale non era ancora facile, ancora a distanza di anni si sentiva “quello
nuovo”, il tecnico di laboratorio con i capelli pietrificati dal gel, ma…
Bip.
Il cercapersone
squillò, strappando Greg dalle sue riflessioni con un sussulto; posò spugna e
straccio sul lavello e si infilò la giacca, mentre chiamava Catherine per
sapere dove dirigersi.
Stancante o no, era
il suo lavoro, la sua vita, la sua crescita. E Greg ne era più che fiero.
Fine
Scettro dell’autrice
La
mia prima fanfic su CSI, che seguo fin dalla più tenera età. Greg è sempre
stato il mio personaggio preferito, anche ora che è così cambiato.
Ho
voluto fare una piccola riflessione sulla sua maturazione, e spero che vi
piaccia.
Grazie
mille ai lettori e recensori, se ce ne saranno :)