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Autore: Aneurysm    19/11/2010    2 recensioni
Si appoggiò ad un muro con dolcezza, quasi cercando di non rompere ciò che restava del suo corpo, un involucro inutile.
-Fai attenzione.- si raccomandò una voce femminile, vagamente seccata.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Konan, Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Dobbiamo partire? Rimanere?

Rimani, se puoi.

Parti, se occorre.

Baudelaire, Il viaggio.



When the rain comes down

Le gocce continuavano a cadere dai lembi della gonna della divisa.

Cadevano ritmiche, con un suono che si perdeva nella pioggia grigia di città.

Temari corrugò le sopracciglia, in un movimento quasi impercettibile.

Vagabondare senza ombrello sotto la pioggia non era stata una grande idea, ma in quel momento quello era l'ultimo dei pensieri di Temari.

I palazzi si riflettevano sull'asfalto lucido di pioggia, come in un enorme specchio di petrolio.

Serrò gli occhi, talmente forte da farli lacrimare, le ciglia lunghe nelle quali si impigliavano le gocce lorde di dolore.

Rialzò la testa, cercando di distrarsi seguendo gli odori della città.

Era un gioco che faceva spesso con...

-... mamma.-

Stupida Temari, stupida.- si rimproverò per quel pensiero che durava troppo poco per non essere doloroso.

Nella pioggia tutto diventava più ovattato.

Si appoggiò ad un muro con dolcezza, quasi cercando di non rompere ciò che restava del suo corpo, un involucro inutile.

-Fai attenzione.- si raccomandò una voce femminile, vagamente seccata.

Seduta accanto a Temari era inginocchiata una ragazza con i capelli blu, che costruiva origami floreali con una carta ormai bagnata e sporca di pioggia.

-Che fai?- chiese Temari, gli occhi beffardi ma il tono di una bambina curiosa.

-Vivo.- rispose la ragazza degli origami, con lo stesso tono impenetrabile.

Essere ignorata, ecco cosa odiava Temari.

Aveva ricevuto sempre solo indifferenza, e ora ne era stanca.

-Mi chiamo Temari.- era una sfida, stavolta. Fin dove poteva spingersi il suo cuore stanco, fin dove poteva spingersi quella vita di carta.

Un guizzo incuriosito passò negli occhi della ragazza vicino.

-Konan.

Temari sospirò, la gola bruciata da un'arsione interna, di lacrime che non sparivano.

-Io non penso che quella carta sia vita. I fiori veri sono quelli che si possono annaffiare ed amare, quelli che crescono grazie a delle cure attente e continue.- forse era solo un bisogno di sfogo, un nascondersi dietro parole che nessuno poteva comprendere.

-I miei sono fiori uccisi dal dolore, che sono stufi di guardare indietro. Sono fiori che vivono nonostante il mondo, nonostante le persone che li disprezzano. Non sono uguali a nessun altro, perchè io li amo.- Nessuno poteva comprendere.

Riesci a non guardarti indietro? Come fai?-avrebbe voluto chiedere Temari, avrebbe voluto chiedere e vivere ancora, inebriarsi di quei sentimenti che si intensificavano grazie alla giovinezza, al disperato bisogno di amare.

-Tieni.

Le mani di Konan erano sottili e pallide, abituate a destreggiarsi tra fili sottili di rimpianto.

Un fiore di carta.

Temari aveva sempre amato i fiori, ma in quel momento quel foglio, debitamente piegato, le sembrò più bello dei miliardi di altri petali colorati che era abituata ad amare.

Vivo.

Fragile.

Si staccò dal muro con una piccola spinta, quasi fluttuando per un breve momento, per poi tornare in piedi, a camminare con un fiore di carta in mano.

-Ciao.

Si girò, mentre la figura della ragazza scompariva tra la folla.

Stupida Temari, stupida.





La KonaTema che avevo promesso, eccola.

  
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