Do you need some time… all alone
(And when your fears subside, and shadows still
remain, I know that you can love me)
La
faceva tanto facile, Michael: lui aveva solo il compito di
osservare ed analizzare.
Osservare ed analizzare, osservare
ed analizzare…
Ma
cosa cavolo significa?
“Ehi,
nonna! Devo dirti una cosa!”
La
voce squillante della nipote irruppe nelle orecchie di Fiordaliso come
un coro di angeli, e la vide correre verso di lei, le codine che
ondeggiavano sul vestito di cotone, il sorriso che le illuminava il
viso meglio ancora del sole.
Il
cuore le si strinse dolorosamente: davvero doveva
dirglielo?
Era
così bella e spensierata senza sapere di essere uno
strumento scaccia-cattivi, così innocente nella sua
infanzia, e molto intelligente per la sua età.
Poteva
almeno aspettare un altro anno, cosicché lei ne avrebbe
avuti otto.
Oppure
gliel’avrebbe detto nel giorno del suo nono compleanno! O
sarebbe stato meglio il decimo?
“Cos’hai, nonna? È successo qualcosa?”
Mike
la fissava dall’alto della sua posizione: sembrava
comprendere più cose di quante in realtà sapesse.
Come
poteva una bambina speciale come lei vivere senza neanche sapere chi
fosse?
Sicuramente
avrebbe capito.
Doveva
capire.
“Nonna?”
E se
invece non l’avesse presa bene? Si sarebbe ribellata alla sua
natura, avrebbe cercato un modo per liberarsi della sua
responsabilità… Avrebbe privato il mondo della
sua indispensabile presenza…
“Nonna,
mi stai ascoltando?”
“Come…?
Oh, sì, tesoro!”
Mike
la guardò piuttosto perplessa: sua nonna era diventata molto
strana negli ultimi giorni.
Ogni
volta che la vedeva i suoi occhi si velavano di malinconia, i suoi
gesti si facevano lenti e le sue parole si riducevano ad un mormorio.
Non
aveva mai visto la nonna così prima di allora: che le fosse
successo qualcosa?
“Sei
sicura di stare bene, nonna?”
“Sicurissima,
amore, non ti preoccupare! Allora, cosa volevi dirmi di così
interessante?”
“Veramente…”
“Cosa
c’è?”
“…Nulla…
Non ti preoccupare. Volevo solo parlarti di una cosa che mi aveva detto
Isabel”
Fiordaliso
guardò preoccupata sua nipote: la sua amichetta era una
bambina molto particolare, ed alcune volte se ne usciva con espressioni
più grandi di lei, facendo rabbrividire anche i muri.
Che
avesse già rivelato il tremendo segreto che lei si portava
dentro da sette lunghi anni, sfasciando i suoi propositi e rendendola
completamente inutile?
Sperò
che non fosse troppo tardi… Mike
doveva sapere, ma non in modo così avventato.
Dopotutto
le parole di una nonna sono più affidabili di quelle di una
ragazzina di sei anni!
“Allora
siediti qui, accanto a me, e raccontami tutto”
“Certo!”
Mike
si catapultò sul povero divano, investendo Fiordaliso con la
sua piccola mole, e la donna si congratulò per la sua
delicatezza, spettinandole i capelli.
La
bambina si lasciò coccolare, come sempre, e si
accomodò meglio tra le braccia di Fiordaliso, giocherellando
con l’orlo del suo vestito e strofinando il viso sulla spalla
della nonna per catturarne il calore.
Solo
dopo varie effusioni Mike iniziò il suo racconto, facendo
spuntare la sua testa riccioluta dalle braccia di Fiordaliso, e
sorridendole sinceramente.
“Mi
prometti che non racconterai niente a nessuno?”
“Te
lo prometto, Mike! A chi vuoi che lo spifferi?”
“Non
lo so, te l’ho detto per sicurezza… Comunque, ieri
Isabel mi ha chiesto sei io credessi nel destino, ed io le ho risposto
di no, ma molto spesso è come se lui venisse a cercarti, e
non ti lasci la libertà di agire. Poi
le ho rifatto la stessa domanda, e lei mi ha risposto di sì,
anche se molto enigmaticamente. Mi ha anche detto che era strano che
non la pensassi come lei, poiché…
Poiché, secondo lei, noi siamo molto simili. Abbiamo
entrambe delle capacità straordinarie che ci differenziano
dagli altri, e dovremmo usarle per aiutare il mondo a migliorarsi. Io
mi sono sentita piuttosto turbata da questa affermazione, ed allora
sono scoppiata a piangere. Isabel mi è venuta vicino, e mi
ha consolato. Mi ha detto che solo i deboli piangono, ed io non sono
una debole. Mi sono ripresa quasi subito, anche se lo spettro del
pianto era ancora dentro di me, e premeva per uscire di nuovo.
Per
distrarmi, Isabel mi ha mostrato ciò che è capace
di fare con la mente: dovresti vedere, nonna, è incredibile!
Riesce
a spostare gli oggetti senza parlare, e sa anche farli volare!
Ha
provato a far volare me, ma non ci è riuscita: diceva che i
suoi poteri non funzionano sugli angeli…”
A quel
punto, le mani di Fiordaliso divennero fredde come ghiaccio, come la
sua espressione, congelate nella paura.
Mike
non sapeva cosa fosse successo alla nonna: ad un tratto, non appena
aveva finito la frase, la sua figura si era irrigidita.
E
se…?
“Nonna?
Nonna, stai bene?”
Fiordaliso
si scosse dal torpore in cui era caduta, ed il suo sguardo cadde in
quello della nipote, che, preoccupata, le stringeva ancora la mano.
Sbatté
le palpebre, e rassicurò la piccola: non era successo
niente, era tipico di sua nonna avere dei mancamenti, anche nel bel
mezzo di un discorso, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine, e
lei, sua nipote, non doveva preoccuparsi per lei.
“Sì.
Non è niente”
“Non
è vero! Dici sempre che va tutto bene, quando invece non
è vero! Dimmi cos’hai, nonna! Perché ti
sei bloccata prima,
quando ti stavo dicendo di Isabel e dei suoi poteri?”
L’imbarazzante
silenzio che seguì non convinceva Mike: sua nonna aveva
sicuramente qualcosa da nasconderle…
Un
segreto impronunciabile, che le aveva tenuto nascosto per sette anni, e
che lei aveva il diritto di conoscere.
“Nonna,
devi dirmi quello che sai, per favore. Voglio sapere cosa sta
succedendo: Isabel è molto misteriosa
nell’esprimersi, ma mi ha fatto capire molte cose, e vorrei
che tu mi spiegassi meglio. Ti
prego”
Fiordaliso
non poteva più nascondersi: ormai era giunto il momento di
dire la verità, senza tralasciare alcun particolare scomodo
all’interpretazione di sua nipote.
Sicuramente
avrebbe capito.
Ne era
certa.
“Lo
farò” disse Fiordaliso, stringendo la manina di
Mike nelle sue, provando, in qualche modo, a trasmetterle quel poco di
fiducia che si nascondeva nel suo animo, e che troppe volte aveva
donato, nonostante per buone cause.
Ma la
piccola aveva fiducia nella nonna, e non aspettava altro che una
risposta.
Povera
Mike…
Come la capiva.
“Allora…
Vuoi sapere qualcosa di specifico, o vuoi che ti racconti tutta la
storia dall’inizio?”
“Voglio
sapere perché Isabel mi ha chiamata angelo.
Gli angeli non sono delle creature mitiche, che scendono sulla Terra
per proteggere gli umani e trasmettere loro
“In
realtà la religione non centra nulla, Mike. Gli angeli sono
dei messaggeri, certo, ma non
trasmettono soltanto
Mike
annuì, non molto convinta: di messaggi dei quali parlava la
nonna ne aveva ricevuti pochissimi.
O
forse lei li chiamava in un altro modo…
Magari
consistevano in quella bella sensazione che provava ogni volta che
inseriva un disco nello stereo e si lasciava andare alla melodia,
qualunque essa fosse.
Dopotutto
ogni canzone porta un suo messaggio,
e sta all’ascoltatore comprenderlo.
Ebbene,
anche i cantanti, i musicisti ed i compositori sono angeli?
E lei?
“Ed
io quindi ho il ruolo di trasmettere messaggi?”
“Esatto”
“E
come si fa? Non ci ho mai
provato”
“È
semplicissimo: devi sfruttare al meglio le tue qualità, ed
allora chi ti vedrà verrà colto dalla cosiddetta illuminazione, e comprenderà
ciò che tu vuoi dire con la tua arte”
“La
mia arte?”
“Certo!
Tu sai ballare molto bene, Mike, e sai cantare divinamente. Sono queste le tue
qualità”
“Io
pensavo a qualcosa di più… Più magico, ecco”
“Ciò
che sei è magico. Ciò
che fai è magico…”
Fiordaliso
strinse delicatamente la mano della sua nipotina, guardandola con occhi
sognanti, mentre lei era ancora confusa da ciò che aveva
detto la nonna.
Se
fosse stata veramente un angelo, a
quest’ora non sarebbe qui: sarebbe fuori, in quella
invivibile città così simile ad una giungla, a
soccorrere gli infelici portandogli gioia ed amore.
E loro
l’avrebbero ricompensata con dei sorrisi; quei sorrisi che le
venivano rivolti spessissimo da sua nonna, sua madre, Fernando e
chiunque le si avvicinasse. Quei sorrisi che molte volte non
significavano niente, ed erano solo un complimento di circostanza o una
presa in giro bella e buona.
Le
salì al petto una strana voglia di ricompensa: voleva vedere
i suoi parenti veramente felici.
Ma non
sapeva come fare.
Tutta
colpa della sua ignoranza! Se lo avesse saputo prima, avrebbe
certamente una risposta, un appiglio che le avrebbe consentito di
ragionare e di capire.
Era
tutto lì. E lei era stava privata della verità
per troppo tempo.
“Non
è vero”
Mike
sfilò la manina da quelle della nonna, che la
guardò disorientata: mai, prima di allora, sua nipote si era
ribellata alle sue coccole con un tono così severo.
Sembrava
un’altra persona. Irriconoscibile.
“Cosa
ti prende, amore? C’è…?”
“Non
è vero che ho qualcosa di magico. Non
è vero niente”
“Ma
cosa stai dicendo, Mike?
Non credi alle parole di tua
nonna?”
“Ci
avrei creduto tanti anni fa, ma ora non più! Sei una
bugiarda, mi hai tenuta nascosta la mia vera identità per
tutto questo tempo!”
Alzando
la voce, Mike si allontanava anche dalla nonna, che in un disperato
tentativo di toccarla, annaspava come un naufrago tra i flutti,
inutilmente: sembrava che sua nipote fosse circondata da un campo di
forza che non le permetteva di avvicinarla. E lei non poteva far altro
che persuaderla a ritornare.
“Ma
tu non potevi capire,
Mike! Eri troppo
piccola!”
“Non
si è mai troppo piccoli per conoscere la verità!
Tu sapevi cosa ero, e non me
l’hai detto!”
“Avevo
paura che non la prendessi bene,
Michael! Pensavo, pensavo che non fossi ancora pronta…”
Il
volto già scuro di Fiordaliso diventò livido, e
le lacrime annebbiarono la sua vista, facendole apparire Mike più lontana di
quello che fosse.
Raccolse
il viso tra le mani tremanti, singhiozzando di fronte agli occhi della
nipote, che piano piano si stavano riempiendo di lacrime come i suoi,
forse per compassione, o forse per rabbia.
Nonostante
l’evidenza dei fatti, non riusciva a credere che si stesse
allontanando da lei. Non era possibile. Stava sognando.
“Pensavo
che tu fossi una persona migliore, nonna. Pensavo
di potermi fidare di te…”
E dopo
aver guardato Fiordaliso per un ultima
volta, Mike si voltò e corse lungo le scale, lasciandosi
dietro l’apparenza della vita passata.
Si
buttò a capofitto sul letto, gli occhi pieni di lacrime, e
rimase così chissà per quante ore.
Non le
importava più lo scorrere del tempo, né cosa
avrebbe detto sua madre non vedendola saltellare per casa con le
braccia al vento ed il sorriso sulle labbra, quel sorriso che stava
lentamente morendo dai suoi pensieri e che molto probabilmente non
sarebbe più tornato.
Affondò
ancor di più il viso nel cuscino, ma quando si
sentì soffocare riemerse con il volto arrossato e gli occhi
ridotti a piccoli laghi scuri; si fermò ad osservare
distrattamente il cuscino, non trovandoci nulla di interessante se non
la sua innaturale morbidezza in una situazione così dolorosa.
Soffocò
un singhiozzo e scese goffamente dal letto, come una farfalla
sballottata qua e là da dei ragazzini maleducati e che ora
ha perso la facoltà di volare per sempre.
E
proprio per questo si accasciò ai piedi del letto, non
avendo più la forza nelle gambe e sentendosi una vera
nullità. Ma purtroppo non poteva più far nulla.
Solo
aspettare.
Aspettare
di crescere ed abituarsi all’idea di dover cambiare il mondo,
e pensando ai vari sistemi per portare a termine la missione.
Avanti,
non era così difficile…
Bastava
impegnarsi.
“Non
piangere, signorina! Ti
fa diventare più brutta, e tu non lo sei affatto!”
Mike
sussultò al suono di quelle parole, scrutando la stanza alla
ricerca del possessore della voce, anche se aveva un vago sospetto di
chi potesse essere.
Quella
persona che l’aveva accompagnata per tutta la sua esistenza.
Quella
persona che, nonostante non si fossero mai incontrati, non
l’aveva mai abbandonata.
Sentiva
la sua presenza vicino a sé, nonostante non riuscisse a
vederlo…
Un
venticello fresco come una carezza.
“Sono
qui, Mike”
La
bambina smise di guardarsi attorno, ed i suoi occhi si fermarono sulla
finestra del balcone spalancata, dove tra le impalpabili tende di seta
ed il dolce sole di fine autunno, una sagoma scura e dal volto nascosto
dalla luce stava in piedi, forse osservandola da molto tempo, con le
mani in tasca.
All’inizio
lei non capiva cosa dovesse fare né cosa dovesse dire alla
figura di fronte a sé, ma fu la stessa a pensarci: si
avvicinò dolcemente a lei, sorridendole così
radiosamente che il sole non poteva reggere il confronto a
così tanta bellezza.
Mike
si sentì come incantata dal suo viso, dai suoi occhi, dal
suo sorriso: non sembrava un essere umano…
Non
poteva esserlo, certamente, ma il suo atteggiamento e il suo sguardo
sincero rievocavano in lui una parvenza di umano.
Mike
non riusciva a spiegarsi, tuttavia, cosa
fosse il suo ospite.
Non
era umano, ma sembrava esserlo… Cos’era?
“Tu-tu
chi sei?”
“Ma
come, Michael? Non mi
riconosci?”
La
misteriosa figura si inginocchiò davanti a lei, non
smettendo di sorridere, e le accarezzò una guancia come
segno di sincerità.
“Sono
io, il tuo migliore amico. Sono venuto a farti visita,
poiché mi sembravi molto triste, e volevo alleviare il tuo
dolore”
Ma
Mike non sembrava del tutto convinta dalle parole dell’ospite
inatteso: quel viso l’aveva visto molte volte sulle copertine
di dischi impolverati risalenti a vent’anni prima, e sapeva
che ormai non esisteva più.
Al suo
posto c’era un altro viso, che però apparteneva
alla stessa persona.
Eppure
qualcosa in lei le diceva di crederci, di fidarsi
dell’apparenza…
In
quel momento qualsiasi conforto sarebbe stato ben accetto.
“Ti
ringrazio… Ma come sei venuto qui?”
“Ti
ho sentita piangere, ed allora sono venuto da te… Molto
semplice!”
“E
da dove vieni?”
“Da
là” Il ragazzo si alzò in piedi ed
indicò a Mike un punto preciso verso il mare, dove la scia
di case luminose proseguiva ancora per chilometri, fino al confine con
l’altra contea.
Mike
conosceva quel posto: una volta c’era andata con sua nonna
per una passeggiata, e lei le aveva indicato un grande cancello scuro,
sormontato da una scritta che lei non poteva ancora leggere.
Dietro
questo cancello la vegetazione cresceva rigogliosa, e si intravedeva il
tetto di un immenso edificio.
Sin da
subito era rimasta affascinata dalla particolarità di quel
luogo così isolato dal resto della metropoli, eppure
così ricco di vita: se lo immaginava come una dimora per
signori, elegante e pratica, dove tutti gli inquilini vivevano in
splendida armonia.
Ed ora
conosceva finalmente il presunto padrone di quel luogo magico: si
sentiva felice, ma allo stesso ancora molto timorosa.
Non
poteva fidarsi così ciecamente di uno sconosciuto:
magari aveva buone intenzioni, ma si era comunque intrufolato nella sua
stanza senza permesso!
E
conosceva anche il posto in cui abitava Michael…
Forse
se gli chiedeva…?
“Ehm…
Senti…”
“Cosa
c’è?” L’ospite
prese istintivamente le mani di Mike nelle sue, nelle
quali sparirono completamente.
Quel
gesto confuse ancor di più la bambina, che si costrinse a
parlare nonostante il ribollire dei suoi pensieri.
“Tu
conosci mia madre? Si chiama Katherine, ma per tutti è
Katie. Mi ha raccontato di averti incontrata, quando era ancora una
ragazzina…”
Mike
non fece neanche in tempo a finire la frase che gli occhi
dell’ospite si illuminarono come astri, e parvero addirittura
sorridere.
“Oh,
la piccola Katie! Sì, mi ricordo di lei! E tu le somigli molto…”
Accarezzò
dolcemente la guancia di Mike, e lei rabbrividì al contatto,
anche se non voleva scostarsi: quella mano era così fresca e
morbida…
Le
ricordava tanto quella di sua nonna…
“Perché
mi hai fatto questa domanda? In fondo sapevi che sarei venuto da
te… Tua madre non te l’ha detto?”
“No. Non mi ha detto nulla” Si sentiva
piuttosto mortificata: lui era venuto pensando che lei sapesse
già tutto… Ed invece non sapeva un bel niente.
Che
figuraccia!
“Oh,
ecco perché mi sembravi piuttosto titubante
sull’argomento! Ma non ti preoccupare, ci penserò
io a te!”
Prese
per mano Mike e la aiutò ad alzarsi.
Quel
gesto così naturale spazzò via quasi tutta la sua
insicurezza, e si convinse che quel ragazzo (di qualunque
entità fosse) era buono, e voleva veramente aiutarla
nell’accettazione e nella consapevolezza della sua vera
natura.
Rimaneva
ancora in lei un sentore negativo, che le chiedeva di riflettere e di
stare attenta, poiché sono le apparenze che ingannano
maggiormente. Sua nonna glielo ripeteva sempre.
Perciò
prestava attenzione ad ogni movimento del misterioso ragazzo, non
trascurando di certo i suoi modi di fare ed il sorriso immenso.
“Innanzitutto
saprai un po’ di cosette! Tua
nonna ti ha spiegato, vero…?”
“Mi
ha detto soltanto… Che…”
“Che
sei un angelo, vero?”
“Sì”
“Okay,
è già qualcosa! Allora, accomodiamoci qui e ti
spiegherò per bene tutto il resto!”
Si
sedette sul letto e Mike lo seguì, incrociando le gambe.
Passarono
qualche secondo in silenzio, nei quali
Mike era troppo emozionata per parlare, e lui (ovvero Michael) pure.
Fu
proprio lui a rompere il ghiaccio con la piccola.
“Sai,
questa è la prima volta che parlo ad un bambino”
“Perché,
non hai mai visto bambini in vita tua?”
“No,
non è questo! Non ci ho mai parlato, ecco… Io non
sono… Quello che appaio. Sono
un riflesso”
“Un riflesso?” Gli occhi di Mike
si spalancarono e presero la forma di due piattini da the, tanto che
Michael si spaventò della sua reazione: cavolo, iniziavamo
proprio bene!
“Ehm,
sì… Un riflesso.
Tecnicamente sarei una parte dell’anima del vero Michael
Jackson, che però non ha il suo stesso aspetto, come ben
vedi. O meglio, questo è quello che aveva
all’età di circa venti anni”
“Sì…
Vedo” Mike osservò meglio Michael: sembrava una
persona in carne ed ossa, mentre in realtà era una riflesso. Forte!
Ma,
tra le altre, una domanda imperava. La più scomoda,
in effetti.
“Michael...
Ma perché il vero Michael Jackson non è venuto a
trovarmi, ed ha mandato te? Pensavo che lui avesse tempo per
chiunque… Per i bambini…”
Il
riflesso di Michael sospirò e guardò la piccola,
un velo di compassione che gli copriva gli occhi scuri.
“Non
è così, mia cara. Solo perché
è Michael Jackson non significa che abbia tempo per
conoscere ed abbracciare tutti i suoi fan, così come non ha
tempo per incontrare te. Certo, tu occupi una posizione più
elevata di una semplice fan, ma venirti a trovare tutti i giorni
è molto rischioso: i fan lo assalirebbero, capisci? Ed i paparazzi anche”
Mike
annuì lentamente, nonostante non avesse capito qualche
passaggio: cosa voleva dire quel riflesso con “posizione
elevata”? Davvero lei, una insulsa
bambina in una enorme città come Los Angeles occupava un
posto così importante nel ruolo di un uomo così
famoso?
Era
assurdo, veramente! Lei amava moltissimo Michael, ma sapeva con
certezza che questo amore non era ricambiato, poiché lui non
sapeva neanche della sua esistenza. E poi, lei era solo una
bambina…
Ai
bambini non erano concessi molti poteri.
Dovevano
obbedire e basta.
Tuttavia,
le sfuggì un’altra scomoda domanda:
“Perché dovrei occupare una posizione elevata
rispetto agli altri fan di Michael? Cosa sono io per lui?”
Qui
Michael sospirò rumorosamente e stavolta più che
compassionevole sembrava indeciso: doveva dire tutta la
verità alla bambina, ma lei era così intelligente
che aveva scoperto già molte delle informazioni top secret in suo possesso!
Cavolo,
in base alla descrizione del Grande Capo non sembrava così
sveglia!
“Beh,
ecco… Non è semplice da spiegare”
Michael
fece un altro grande sospiro per darsi la forza di continuare: non era
facile, ma doveva farcela.
“Tu
non sei un angelo qualsiasi: come te ce ne sono soltanto quattro ogni
cento anni. Ognuno di voi racchiude un pensiero, un’arte
diversa, e nonostante le varie differenze, siete molto uniti anche a
distanza. Anche ora, nonostante non ne conosca nessuno, tu avverti la
loro presenza, vero?”
Sicuro?
Come faceva a sentire la presenza di
tre persone in punti indefiniti nella sfera terrestre? Lei non sapeva
lavorare con la mente. Isabel sapeva farlo, ma la sua arte si
restringeva al campo visivo. Non sapeva fare davvero
nulla.
“Io…
Io non sento nulla…”
I suoi
occhi così grandi e dolci in qualsiasi occasione, ora
esprimevano commiserazione: aveva smesso di piangere qualche minuto
prima per lo stesso motivo, ma il suo ritorno alla memoria
l’aveva scossa ulteriormente.
Si
sforzò, ma non riuscì a sentire nulla, tranne il
rombo delle automobili e l’aspirapolvere di Fernando al piano
inferiore.
Per il
resto, buio totale.
Abbassò
le spalle delusa.
“Niente,
non ci riesco”
Michael
la capiva; capiva il suo disagio, la sua disinformazione, e la sua
incompleta accettazione di sé.
Le
accarezzò dolcemente una spalla, consolandola come meglio
poteva.
Certo,
era una bambina molto sveglia ma era anche incredibilmente fragile.
Purtroppo,
avrebbe dovuto smettere di esserlo…
“Avanti,
non fare così,
Michael. Non è nulla di grave, non tutti nascono senza dover
imparare, neanche gli angeli come te! Ti insegnerò io tutto
ciò che vorrai sapere, e non dovrai aver paura di sbagliare,
perché tutti sbagliano. Anch’io ho sbagliato, e
senza i miei errori non sarei mai riuscito a migliorare. Non piangere,
vedrai che sarai un angelo perfetto…”
Gli
occhi di Mike incontrarono quelli del suo nuovo amico, e le sembrarono
così grandi e scuri in confronto ai suoi…
Così veri…
“No-non
ho paura di sbagliare, ecco… Ho paura di tutto ciò. Non mi immaginavo neanche
che potessi essere così importante agli occhi del mondo. Io,
una bambina qualsiasi, ora sono
custode del mondo. È
difficile ammetterlo”
“Già,
moltissimo. Non puoi capire come mi sono sentito io quando mi hanno
chiesto di badare a te! Ero al settimo cielo, anzi, ancora
più in alto! Tuttavia ero intimorito dalla tua
grandezza, e spesso ho pensato di girare i tacchi e ritornarmene dal
Grande Capo, per dirgli che non volevo più portare a termine
il compito che mi aveva assegnato; ma lui, irremovibile, mi cacciava
sempre via! Così, mi sono fatto coraggio, e sono venuto da te”
“Davvero
eri intimorito da me?”
“Certo!
Te l’ho già detto, tu sei un essere raro;
e molto spesso le rarità vengono trattate con molta cura e
devozione. Per questo hanno scelto una persona buona e generosa come
Michael Jackson per occuparsi di te, ovvero io.
Sì,
insomma…”
Michael
si guardò le mani intrecciate, non volendo assolutamente
incrociare lo sguardo interrogativo di Mike.
“Io
sono pur sempre una piccola parte dell’anima del vero Michael
Jackson, perciò sono lui.
Per te non sono un estraneo,
quindi…”
Osservò
finalmente Mike, trovandola molto più sorridente e
rassicurata. Poi guardò oltre la sua testolina ricciuta e
scorse vari suoi poster,
ritratti dei periodi più belli della sua vita: con i zombie
di Thriller, nel suo costume da cattivo ragazzo in Bad, con tanti
bambini sorridenti a qualche concerto, con ET, con Quincy, con tanti
suoi amici che gli hanno sempre voluto bene…
Ed
ora, se lo sentiva,
anche quella bambina sarebbe diventata sua amica.
Naturalmente
era troppo presto per parlare, ma la sua sincera inquietudine, il suo
sorriso, i suoi riccioli così ordinati e luminosi, lo
facevano sentire bene.
Abbozzò
un sorriso, e si sentì stranamente ridicolo: non sapeva
cos’altro dire…
Ma fu
lei a salvarlo, posando la manina scura sulla sua, e trasmettendogli
tutta la sua fiducia.
“Tu
ora sei mio amico. Ed anche se dovranno incorrere vari problemi nel
nostro rapporto, giuro che non ti lascerò mai solo, mai,
neanche fra un milione di anni!”
A
Michael gli si sciolse il cuore: poche parole ma tanto amore.
Come
poteva aver paura di una creatura così dolce e spontanea?
La
prese delicatamente tra le braccia e la abbracciò,
avvertendo la sua sorpresa e la sua forte gioia.
Rimasero
così per chissà quanto tempo, stretti
l’uno all’altra, e nessuno dei due osava parlare,
per non interrompere la magia di un incontro che si ripete soltanto
quattro volte ogni cento anni.
Buongiorno
gente!=D Scusate il ritardo, ma purtroppo ieri e l’altro ieri
non mi andava di postare, perciò peggio per voi XD Aaaah
sono ritornata da una serata spettacolare *_* C’era
quell’essere di un altro mondo, dagli occhi che
scioglierebbero pure il ghiaccio..
Con la amatissima fidanzata -.-“ Che devo dire, mi sono
dovuta sorbire i loro vari slinguazzamenti..
Bleah D: Vabbè, penso che non vi interessino le mie faccende
personali!XD Passiamo alla storia: come avrete capito, si avvicina per
la piccola Mike un periodo difficile, ma grazie all’amicizia,
e soprattutto all’aiuto speciale di Michael,
riuscirà a superare i vari problemi che ostacoleranno il suo
cammino… O quasi tutti.
Leggere per
sapere ù__ù
Oggi vado
molto di fretta, perciò mi conviene salutare immediatamente
le care ragazze che hanno recensito, ovvero
Lafayette e GioTanner. Le mie dolci compari *___*
Ah, ma la
cara Rò merita un ringraziamento in più! Grazie
per lo splendido titolo <3 e per tutta la pazienza che metti nel
tuo lavoro. Dovrebbero farti santa!XD Santa Rò da ROMA (non
dimentichiamoci che tu sei figlia di CESARE ù__ù)
Okay, con
queste varie cazzate ho chiuso..
Non so quando posterò il quarto capitolo, ma so per certo
che la storia andrà avanti ancora per mooolto tempo XD
Perciò, per quei pochi che mi seguono, armatevi di pazienza
e di tanta fortuna. Non si sa mai, magari un giorno potrei non
pubblicare un capitolo per mooolto tempo..
E lì voi mi ammazzerete come è già
successo in passato!XD
Ci vediamo presto, miei cari amichetti
<3
La vostra Looney