Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Looney    20/11/2010    1 recensioni
La sorpresa di Michael finalmente si è mostrata agli occhi increduli di Fiordaliso: è sua nipote, la piccola Michael, che dovrà proteggere ed istruire come un angelo. Perché proprio di questo si tratta.
Attraverso le sue parole ed i suoi occhi noi riusciremo a cogliere la sua difficile esistenza, segnata da avvenimenti dolorosi (ma anche felici), accompagnata dal suo fedele amico, un certo Michael Jackson ridotto a riflesso di un'epoca di splendore.
E' lui che la guiderà verso il ricongiungimento con i suoi simili, e le farà comprendere quanto sia importante la sua presenza sulla Terra, devastata dall'odio e dalla miseria.
Ma non sempre il destino scritto per noi si realizza...
E rieccomi qui con la mia seconda parte!XD Spero davvero che vi piaccia! L'ho pubblicata solo ora perché non volevo fare lo stesso errore di un anno fa, e perciò mi sono portata avanti col lavoro. Allora, aspetto solo vostre recensioni, di qualunque tipologia siano!XD Buona lettura, cara Jacksoniane!
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Will You Be There '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                    Do you need some time… all alone

(And when your fears subside, and shadows still remain, I know that you can love me)

 

Il problema era come dirglielo.

La faceva tanto facile, Michael: lui aveva solo il compito di osservare ed analizzare.

Osservare ed analizzare, osservare ed analizzare

Ma cosa cavolo significa?

“Ehi, nonna! Devo dirti una cosa!”

La voce squillante della nipote irruppe nelle orecchie di Fiordaliso come un coro di angeli, e la vide correre verso di lei, le codine che ondeggiavano sul vestito di cotone, il sorriso che le illuminava il viso meglio ancora del sole.

Il cuore le si strinse dolorosamente: davvero doveva dirglielo?

Era così bella e spensierata senza sapere di essere uno strumento scaccia-cattivi, così innocente nella sua infanzia, e molto intelligente per la sua età.

Poteva almeno aspettare un altro anno, cosicché lei ne avrebbe avuti otto.

Oppure gliel’avrebbe detto nel giorno del suo nono compleanno! O sarebbe stato meglio il decimo?

“Cos’hai, nonna? È successo qualcosa?”

Mike la fissava dall’alto della sua posizione: sembrava comprendere più cose di quante in realtà sapesse.

Come poteva una bambina speciale come lei vivere senza neanche sapere chi fosse?

Sicuramente avrebbe capito.

Doveva capire.

“Nonna?”

E se invece non l’avesse presa bene? Si sarebbe ribellata alla sua natura, avrebbe cercato un modo per liberarsi della sua responsabilità… Avrebbe privato il mondo della sua indispensabile presenza…

“Nonna, mi stai ascoltando?”

“Come…? Oh, sì, tesoro!”

Mike la guardò piuttosto perplessa: sua nonna era diventata molto strana negli ultimi giorni.

Ogni volta che la vedeva i suoi occhi si velavano di malinconia, i suoi gesti si facevano lenti e le sue parole si riducevano ad un mormorio.

Non aveva mai visto la nonna così prima di allora: che le fosse successo qualcosa?

“Sei sicura di stare bene, nonna?”

“Sicurissima, amore, non ti preoccupare! Allora, cosa volevi dirmi di così interessante?

“Veramente…”

“Cosa c’è?”

“…Nulla… Non ti preoccupare. Volevo solo parlarti di una cosa che mi aveva detto Isabel

Fiordaliso guardò preoccupata sua nipote: la sua amichetta era una bambina molto particolare, ed alcune volte se ne usciva con espressioni più grandi di lei, facendo rabbrividire anche i muri.

Che avesse già rivelato il tremendo segreto che lei si portava dentro da sette lunghi anni, sfasciando i suoi propositi e rendendola completamente inutile?

Sperò che non fosse troppo tardi… Mike doveva sapere, ma non in modo così avventato.

Dopotutto le parole di una nonna sono più affidabili di quelle di una ragazzina di sei anni!

“Allora siediti qui, accanto a me, e raccontami tutto

“Certo!”

Mike si catapultò sul povero divano, investendo Fiordaliso con la sua piccola mole, e la donna si congratulò per la sua delicatezza, spettinandole i capelli.

La bambina si lasciò coccolare, come sempre, e si accomodò meglio tra le braccia di Fiordaliso, giocherellando con l’orlo del suo vestito e strofinando il viso sulla spalla della nonna per catturarne il calore.

Solo dopo varie effusioni Mike iniziò il suo racconto, facendo spuntare la sua testa riccioluta dalle braccia di Fiordaliso, e sorridendole sinceramente.

“Mi prometti che non racconterai niente a nessuno?”

“Te lo prometto, Mike! A chi vuoi che lo spifferi?”

“Non lo so, te l’ho detto per sicurezza… Comunque, ieri Isabel mi ha chiesto sei io credessi nel destino, ed io le ho risposto di no, ma molto spesso è come se lui venisse a cercarti, e non ti lasci la libertà di agire. Poi le ho rifatto la stessa domanda, e lei mi ha risposto di sì, anche se molto enigmaticamente. Mi ha anche detto che era strano che non la pensassi come lei, poiché… Poiché, secondo lei, noi siamo molto simili. Abbiamo entrambe delle capacità straordinarie che ci differenziano dagli altri, e dovremmo usarle per aiutare il mondo a migliorarsi. Io mi sono sentita piuttosto turbata da questa affermazione, ed allora sono scoppiata a piangere. Isabel mi è venuta vicino, e mi ha consolato. Mi ha detto che solo i deboli piangono, ed io non sono una debole. Mi sono ripresa quasi subito, anche se lo spettro del pianto era ancora dentro di me, e premeva per uscire di nuovo.

Per distrarmi, Isabel mi ha mostrato ciò che è capace di fare con la mente: dovresti vedere, nonna, è incredibile!

Riesce a spostare gli oggetti senza parlare, e sa anche farli volare!

Ha provato a far volare me, ma non ci è riuscita: diceva che i suoi poteri non funzionano sugli angeli…

A quel punto, le mani di Fiordaliso divennero fredde come ghiaccio, come la sua espressione, congelate nella paura.

Mike non sapeva cosa fosse successo alla nonna: ad un tratto, non appena aveva finito la frase, la sua figura si era irrigidita.

E se…?

“Nonna? Nonna, stai bene?”

Fiordaliso si scosse dal torpore in cui era caduta, ed il suo sguardo cadde in quello della nipote, che, preoccupata, le stringeva ancora la mano.

Sbatté le palpebre, e rassicurò la piccola: non era successo niente, era tipico di sua nonna avere dei mancamenti, anche nel bel mezzo di un discorso, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine, e lei, sua nipote, non doveva preoccuparsi per lei.

“Sì. Non è niente”

“Non è vero! Dici sempre che va tutto bene, quando invece non è vero! Dimmi cos’hai, nonna! Perché ti sei bloccata    prima, quando ti stavo dicendo di Isabel e dei suoi poteri?

L’imbarazzante silenzio che seguì non convinceva Mike: sua nonna aveva sicuramente qualcosa da nasconderle…

Un segreto impronunciabile, che le aveva tenuto nascosto per sette anni, e che lei aveva il diritto di conoscere.

“Nonna, devi dirmi quello che sai, per favore. Voglio sapere cosa sta succedendo: Isabel è molto misteriosa nell’esprimersi, ma mi ha fatto capire molte cose, e vorrei che tu mi spiegassi meglio. Ti prego”

Fiordaliso non poteva più nascondersi: ormai era giunto il momento di dire la verità, senza tralasciare alcun particolare scomodo all’interpretazione di sua nipote.

Sicuramente avrebbe capito.

Ne era certa.

“Lo farò” disse Fiordaliso, stringendo la manina di Mike nelle sue, provando, in qualche modo, a trasmetterle quel poco di fiducia che si nascondeva nel suo animo, e che troppe volte aveva donato, nonostante per buone cause.

Ma la piccola aveva fiducia nella nonna, e non aspettava altro che una risposta.

Povera Mike… Come la capiva.

“Allora… Vuoi sapere qualcosa di specifico, o vuoi che ti racconti tutta la storia dall’inizio?”

“Voglio sapere perché Isabel mi ha chiamata angelo. Gli angeli non sono delle creature mitiche, che scendono sulla Terra per proteggere gli umani e trasmettere loro la Parola di Dio?

“In realtà la religione non centra nulla, Mike. Gli angeli sono dei messaggeri, certo, ma non trasmettono soltanto la Parola di Dio: gli angeli, attraverso le loro capacità, trasmettono dei messaggi agli uomini, negativi o positivi che essi siano. Sta agli umani comprendere quali messaggi siano buoni per loro, o nocivi. Capito?”

Mike annuì, non molto convinta: di messaggi dei quali parlava la nonna ne aveva ricevuti pochissimi.

O forse lei li chiamava in un altro modo…

Magari consistevano in quella bella sensazione che provava ogni volta che inseriva un disco nello stereo e si lasciava andare alla melodia, qualunque essa fosse.

Dopotutto ogni canzone porta un suo messaggio, e sta all’ascoltatore comprenderlo.

Ebbene, anche i cantanti, i musicisti ed i compositori sono angeli?

E lei?

“Ed io quindi ho il ruolo di trasmettere messaggi?”

“Esatto”

“E come si fa? Non ci ho mai provato”

“È semplicissimo: devi sfruttare al meglio le tue qualità, ed allora chi ti vedrà verrà colto dalla cosiddetta illuminazione, e comprenderà ciò che tu vuoi dire con la tua arte

“La mia arte?”

“Certo! Tu sai ballare molto bene, Mike, e sai cantare divinamente. Sono queste le tue qualità”

“Io pensavo a qualcosa di più… Più magico, ecco

“Ciò che sei è magico. Ciò che fai è magico…”

Fiordaliso strinse delicatamente la mano della sua nipotina, guardandola con occhi sognanti, mentre lei era ancora confusa da ciò che aveva detto la nonna.

Se fosse stata veramente un angelo, a quest’ora non sarebbe qui: sarebbe fuori, in quella invivibile città così simile ad una giungla, a soccorrere gli infelici portandogli gioia ed amore.

E loro l’avrebbero ricompensata con dei sorrisi; quei sorrisi che le venivano rivolti spessissimo da sua nonna, sua madre, Fernando e chiunque le si avvicinasse. Quei sorrisi che molte volte non significavano niente, ed erano solo un complimento di circostanza o una presa in giro bella e buona.

Le salì al petto una strana voglia di ricompensa: voleva vedere i suoi parenti veramente felici.

Ma non sapeva come fare.

Tutta colpa della sua ignoranza! Se lo avesse saputo prima, avrebbe certamente una risposta, un appiglio che le avrebbe consentito di ragionare e di capire.

Era tutto lì. E lei era stava privata della verità per troppo tempo.

“Non è vero”

Mike sfilò la manina da quelle della nonna, che la guardò disorientata: mai, prima di allora, sua nipote si era ribellata alle sue coccole con un tono così severo.

Sembrava un’altra persona. Irriconoscibile.

“Cosa ti prende, amore? C’è…?”

“Non è vero che ho qualcosa di magico. Non è vero niente”

“Ma cosa stai dicendo, Mike? Non credi alle parole di tua nonna?”

“Ci avrei creduto tanti anni fa, ma ora non più! Sei una bugiarda, mi hai tenuta nascosta la mia vera identità per tutto questo tempo!

Alzando la voce, Mike si allontanava anche dalla nonna, che in un disperato tentativo di toccarla, annaspava come un naufrago tra i flutti, inutilmente: sembrava che sua nipote fosse circondata da un campo di forza che non le permetteva di avvicinarla. E lei non poteva far altro che persuaderla a ritornare.

“Ma tu non potevi capire, Mike! Eri troppo piccola!”

“Non si è mai troppo piccoli per conoscere la verità! Tu sapevi cosa ero, e non me l’hai detto!

“Avevo paura che non la prendessi bene, Michael! Pensavo, pensavo che non fossi ancora pronta…

Il volto già scuro di Fiordaliso diventò livido, e le lacrime annebbiarono la sua vista, facendole apparire Mike più lontana di quello che fosse.

Raccolse il viso tra le mani tremanti, singhiozzando di fronte agli occhi della nipote, che piano piano si stavano riempiendo di lacrime come i suoi, forse per compassione, o forse per rabbia.

Nonostante l’evidenza dei fatti, non riusciva a credere che si stesse allontanando da lei. Non era possibile. Stava sognando.

“Pensavo che tu fossi una persona migliore, nonna. Pensavo di potermi fidare di te…”

E dopo aver guardato Fiordaliso per un ultima volta, Mike si voltò e corse lungo le scale, lasciandosi dietro l’apparenza della vita passata.

 

Si buttò a capofitto sul letto, gli occhi pieni di lacrime, e rimase così chissà per quante ore.

Non le importava più lo scorrere del tempo, né cosa avrebbe detto sua madre non vedendola saltellare per casa con le braccia al vento ed il sorriso sulle labbra, quel sorriso che stava lentamente morendo dai suoi pensieri e che molto probabilmente non sarebbe più tornato.

Affondò ancor di più il viso nel cuscino, ma quando si sentì soffocare riemerse con il volto arrossato e gli occhi ridotti a piccoli laghi scuri; si fermò ad osservare distrattamente il cuscino, non trovandoci nulla di interessante se non la sua innaturale morbidezza in una situazione così dolorosa.

Soffocò un singhiozzo e scese goffamente dal letto, come una farfalla sballottata qua e là da dei ragazzini maleducati e che ora ha perso la facoltà di volare per sempre.

E proprio per questo si accasciò ai piedi del letto, non avendo più la forza nelle gambe e sentendosi una vera nullità. Ma purtroppo non poteva più far nulla.

Solo aspettare.

Aspettare di crescere ed abituarsi all’idea di dover cambiare il mondo, e pensando ai vari sistemi per portare a termine la missione.

Avanti, non era così difficile…

Bastava impegnarsi.

“Non piangere, signorina! Ti fa diventare più brutta, e tu non lo sei affatto!

Mike sussultò al suono di quelle parole, scrutando la stanza alla ricerca del possessore della voce, anche se aveva un vago sospetto di chi potesse essere.

Quella persona che l’aveva accompagnata per tutta la sua esistenza.

Quella persona che, nonostante non si fossero mai incontrati, non l’aveva mai abbandonata.

Sentiva la sua presenza vicino a sé, nonostante non riuscisse a vederlo…

Un venticello fresco come una carezza.

“Sono qui, Mike”

La bambina smise di guardarsi attorno, ed i suoi occhi si fermarono sulla finestra del balcone spalancata, dove tra le impalpabili tende di seta ed il dolce sole di fine autunno, una sagoma scura e dal volto nascosto dalla luce stava in piedi, forse osservandola da molto tempo, con le mani in tasca.

All’inizio lei non capiva cosa dovesse fare né cosa dovesse dire alla figura di fronte a sé, ma fu la stessa a pensarci: si avvicinò dolcemente a lei, sorridendole così radiosamente che il sole non poteva reggere il confronto a così tanta bellezza.

Mike si sentì come incantata dal suo viso, dai suoi occhi, dal suo sorriso: non sembrava un essere umano…

Non poteva esserlo, certamente, ma il suo atteggiamento e il suo sguardo sincero rievocavano in lui una parvenza di umano.

Mike non riusciva a spiegarsi, tuttavia, cosa fosse il suo ospite.

Non era umano, ma sembrava esserlo… Cos’era?

“Tu-tu chi sei?”

“Ma come, Michael? Non mi riconosci?”

La misteriosa figura si inginocchiò davanti a lei, non smettendo di sorridere, e le accarezzò una guancia come segno di sincerità.

“Sono io, il tuo migliore amico. Sono venuto a farti visita, poiché mi sembravi molto triste, e volevo alleviare il tuo dolore

Ma Mike non sembrava del tutto convinta dalle parole dell’ospite inatteso: quel viso l’aveva visto molte volte sulle copertine di dischi impolverati risalenti a vent’anni prima, e sapeva che ormai non esisteva più.

Al suo posto c’era un altro viso, che però apparteneva alla stessa persona.

Eppure qualcosa in lei le diceva di crederci, di fidarsi dell’apparenza…

In quel momento qualsiasi conforto sarebbe stato ben accetto.

“Ti ringrazio… Ma come sei venuto qui?”

“Ti ho sentita piangere, ed allora sono venuto da te… Molto semplice!”

“E da dove vieni?”

“Da là” Il ragazzo si alzò in piedi ed indicò a Mike un punto preciso verso il mare, dove la scia di case luminose proseguiva ancora per chilometri, fino al confine con l’altra contea.

Mike conosceva quel posto: una volta c’era andata con sua nonna per una passeggiata, e lei le aveva indicato un grande cancello scuro, sormontato da una scritta che lei non poteva ancora leggere.

Dietro questo cancello la vegetazione cresceva rigogliosa, e si intravedeva il tetto di un immenso edificio.

Sin da subito era rimasta affascinata dalla particolarità di quel luogo così isolato dal resto della metropoli, eppure così ricco di vita: se lo immaginava come una dimora per signori, elegante e pratica, dove tutti gli inquilini vivevano in splendida armonia.

Ed ora conosceva finalmente il presunto padrone di quel luogo magico: si sentiva felice, ma allo stesso ancora molto timorosa.

Non poteva fidarsi così ciecamente di uno sconosciuto: magari aveva buone intenzioni, ma si era comunque intrufolato nella sua stanza senza permesso!

E conosceva anche il posto in cui abitava Michael…

Forse se gli chiedeva…?

“Ehm… Senti…”

“Cosa c’è?” L’ospite prese istintivamente le mani di Mike nelle sue, nelle quali sparirono completamente.

Quel gesto confuse ancor di più la bambina, che si costrinse a parlare nonostante il ribollire dei suoi pensieri.

“Tu conosci mia madre? Si chiama Katherine, ma per tutti è Katie. Mi ha raccontato di averti incontrata, quando era ancora una ragazzina…

Mike non fece neanche in tempo a finire la frase che gli occhi dell’ospite si illuminarono come astri, e parvero addirittura sorridere.

“Oh, la piccola Katie! Sì, mi ricordo di lei! E tu le somigli molto…”

Accarezzò dolcemente la guancia di Mike, e lei rabbrividì al contatto, anche se non voleva scostarsi: quella mano era così fresca e morbida…

Le ricordava tanto quella di sua nonna…

“Perché mi hai fatto questa domanda? In fondo sapevi che sarei venuto da te… Tua madre non te l’ha detto?

“No. Non mi ha detto nulla” Si sentiva piuttosto mortificata: lui era venuto pensando che lei sapesse già tutto… Ed invece non sapeva un bel niente.

Che figuraccia!

“Oh, ecco perché mi sembravi piuttosto titubante sull’argomento! Ma non ti preoccupare, ci penserò io a te!

Prese per mano Mike e la aiutò ad alzarsi.

Quel gesto così naturale spazzò via quasi tutta la sua insicurezza, e si convinse che quel ragazzo (di qualunque entità fosse) era buono, e voleva veramente aiutarla nell’accettazione e nella consapevolezza della sua vera natura.

Rimaneva ancora in lei un sentore negativo, che le chiedeva di riflettere e di stare attenta, poiché sono le apparenze che ingannano maggiormente. Sua nonna glielo ripeteva sempre.

Perciò prestava attenzione ad ogni movimento del misterioso ragazzo, non trascurando di certo i suoi modi di fare ed il sorriso immenso.

“Innanzitutto saprai un po’ di cosette! Tua nonna ti ha spiegato, vero…?”

“Mi ha detto soltanto… Che…”

“Che sei un angelo, vero?”

“Sì”

“Okay, è già qualcosa! Allora, accomodiamoci qui e ti spiegherò per bene tutto il resto!

Si sedette sul letto e Mike lo seguì, incrociando le gambe.

Passarono qualche secondo in silenzio, nei quali Mike era troppo emozionata per parlare, e lui (ovvero Michael) pure.

Fu proprio lui a rompere il ghiaccio con la piccola.

“Sai, questa è la prima volta che parlo ad un bambino

“Perché, non hai mai visto bambini in vita tua?”

“No, non è questo! Non ci ho mai parlato, ecco… Io non sono… Quello che appaio. Sono un riflesso”

Un riflesso?” Gli occhi di Mike si spalancarono e presero la forma di due piattini da the, tanto che Michael si spaventò della sua reazione: cavolo, iniziavamo proprio bene!

“Ehm, sì… Un riflesso. Tecnicamente sarei una parte dell’anima del vero Michael Jackson, che però non ha il suo stesso aspetto, come ben vedi. O meglio, questo è quello che aveva all’età di circa venti anni

“Sì… Vedo” Mike osservò meglio Michael: sembrava una persona in carne ed ossa, mentre in realtà era una riflesso. Forte!

Ma, tra le altre, una domanda imperava. La più scomoda, in effetti.

“Michael... Ma perché il vero Michael Jackson non è venuto a trovarmi, ed ha mandato te? Pensavo che lui avesse tempo per chiunque… Per i bambini…

Il riflesso di Michael sospirò e guardò la piccola, un velo di compassione che gli copriva gli occhi scuri.

“Non è così, mia cara. Solo perché è Michael Jackson non significa che abbia tempo per conoscere ed abbracciare tutti i suoi fan, così come non ha tempo per incontrare te. Certo, tu occupi una posizione più elevata di una semplice fan, ma venirti a trovare tutti i giorni è molto rischioso: i fan lo assalirebbero, capisci? Ed i paparazzi anche”

Mike annuì lentamente, nonostante non avesse capito qualche passaggio: cosa voleva dire quel riflesso con “posizione elevata”? Davvero lei, una insulsa bambina in una enorme città come Los Angeles occupava un posto così importante nel ruolo di un uomo così famoso?

Era assurdo, veramente! Lei amava moltissimo Michael, ma sapeva con certezza che questo amore non era ricambiato, poiché lui non sapeva neanche della sua esistenza. E poi, lei era solo una bambina…

Ai bambini non erano concessi molti poteri.

Dovevano obbedire e basta.

Tuttavia, le sfuggì un’altra scomoda domanda: “Perché dovrei occupare una posizione elevata rispetto agli altri fan di Michael? Cosa sono io per lui?”

Qui Michael sospirò rumorosamente e stavolta più che compassionevole sembrava indeciso: doveva dire tutta la verità alla bambina, ma lei era così intelligente che aveva scoperto già molte delle informazioni top secret in suo possesso!

Cavolo, in base alla descrizione del Grande Capo non sembrava così sveglia!

“Beh, ecco… Non è semplice da spiegare”

Michael fece un altro grande sospiro per darsi la forza di continuare: non era facile, ma doveva farcela.

“Tu non sei un angelo qualsiasi: come te ce ne sono soltanto quattro ogni cento anni. Ognuno di voi racchiude un pensiero, un’arte diversa, e nonostante le varie differenze, siete molto uniti anche a distanza. Anche ora, nonostante non ne conosca nessuno, tu avverti la loro presenza, vero?

Sicuro? Come faceva a sentire la presenza di tre persone in punti indefiniti nella sfera terrestre? Lei non sapeva lavorare con la mente. Isabel sapeva farlo, ma la sua arte si restringeva al campo visivo. Non sapeva fare davvero nulla.

“Io… Io non sento nulla…”

I suoi occhi così grandi e dolci in qualsiasi occasione, ora esprimevano commiserazione: aveva smesso di piangere qualche minuto prima per lo stesso motivo, ma il suo ritorno alla memoria l’aveva scossa ulteriormente.

Si sforzò, ma non riuscì a sentire nulla, tranne il rombo delle automobili e l’aspirapolvere di Fernando al piano inferiore.

Per il resto, buio totale.

Abbassò le spalle delusa.

“Niente, non ci riesco”

Michael la capiva; capiva il suo disagio, la sua disinformazione, e la sua incompleta accettazione di sé.

Le accarezzò dolcemente una spalla, consolandola come meglio poteva.

Certo, era una bambina molto sveglia ma era anche incredibilmente fragile.

Purtroppo, avrebbe dovuto smettere di esserlo…

“Avanti, non fare così, Michael. Non è nulla di grave, non tutti nascono senza dover imparare, neanche gli angeli come te! Ti insegnerò io tutto ciò che vorrai sapere, e non dovrai aver paura di sbagliare, perché tutti sbagliano. Anch’io ho sbagliato, e senza i miei errori non sarei mai riuscito a migliorare. Non piangere, vedrai che sarai un angelo perfetto…

Gli occhi di Mike incontrarono quelli del suo nuovo amico, e le sembrarono così grandi e scuri in confronto ai suoi… Così veri

“No-non ho paura di sbagliare, ecco… Ho paura di tutto ciò. Non mi immaginavo neanche che potessi essere così importante agli occhi del mondo. Io, una bambina qualsiasi, ora sono custode del mondo. È difficile ammetterlo”

“Già, moltissimo. Non puoi capire come mi sono sentito io quando mi hanno chiesto di badare a te! Ero al settimo cielo, anzi, ancora più in alto! Tuttavia ero intimorito dalla tua grandezza, e spesso ho pensato di girare i tacchi e ritornarmene dal Grande Capo, per dirgli che non volevo più portare a termine il compito che mi aveva assegnato; ma lui, irremovibile, mi cacciava sempre via! Così, mi sono fatto coraggio, e sono venuto da te

“Davvero eri intimorito da me?”

“Certo! Te l’ho già detto, tu sei un essere raro; e molto spesso le rarità vengono trattate con molta cura e devozione. Per questo hanno scelto una persona buona e generosa come Michael Jackson per occuparsi di te, ovvero io. Sì, insomma…”

Michael si guardò le mani intrecciate, non volendo assolutamente incrociare lo sguardo interrogativo di Mike.

“Io sono pur sempre una piccola parte dell’anima del vero Michael Jackson, perciò sono lui. Per te non sono un estraneo, quindi…”

Osservò finalmente Mike, trovandola molto più sorridente e rassicurata. Poi guardò oltre la sua testolina ricciuta e scorse vari suoi poster, ritratti dei periodi più belli della sua vita: con i zombie di Thriller, nel suo costume da cattivo ragazzo in Bad, con tanti bambini sorridenti a qualche concerto, con ET, con Quincy, con tanti suoi amici che gli hanno sempre voluto bene…

Ed ora, se lo sentiva, anche quella bambina sarebbe diventata sua amica.

Naturalmente era troppo presto per parlare, ma la sua sincera inquietudine, il suo sorriso, i suoi riccioli così ordinati e luminosi, lo facevano sentire bene.

Abbozzò un sorriso, e si sentì stranamente ridicolo: non sapeva cos’altro dire…

Ma fu lei a salvarlo, posando la manina scura sulla sua, e trasmettendogli tutta la sua fiducia.

“Tu ora sei mio amico. Ed anche se dovranno incorrere vari problemi nel nostro rapporto, giuro che non ti lascerò mai solo, mai, neanche fra un milione di anni!

A Michael gli si sciolse il cuore: poche parole ma tanto amore.

Come poteva aver paura di una creatura così dolce e spontanea?

La prese delicatamente tra le braccia e la abbracciò, avvertendo la sua sorpresa e la sua forte gioia.

Rimasero così per chissà quanto tempo, stretti l’uno all’altra, e nessuno dei due osava parlare, per non interrompere la magia di un incontro che si ripete soltanto quattro volte ogni cento anni.

 

 

Buongiorno gente!=D Scusate il ritardo, ma purtroppo ieri e l’altro ieri non mi andava di postare, perciò peggio per voi XD Aaaah sono ritornata da una serata spettacolare *_* C’era quell’essere di un altro mondo, dagli occhi che scioglierebbero pure il ghiaccio.. Con la amatissima fidanzata -.-“ Che devo dire, mi sono dovuta sorbire i loro vari slinguazzamenti.. Bleah D: Vabbè, penso che non vi interessino le mie faccende personali!XD Passiamo alla storia: come avrete capito, si avvicina per la piccola Mike un periodo difficile, ma grazie all’amicizia, e soprattutto all’aiuto speciale di Michael, riuscirà a superare i vari problemi che ostacoleranno il suo cammino… O quasi tutti.

Leggere per sapere ù__ù

Oggi vado molto di fretta, perciò mi conviene salutare immediatamente le care ragazze che hanno recensito, ovvero Lafayette e GioTanner. Le mie dolci compari *___*

Ah, ma la cara Rò merita un ringraziamento in più! Grazie per lo splendido titolo <3 e per tutta la pazienza che metti nel tuo lavoro. Dovrebbero farti santa!XD Santa Rò da ROMA (non dimentichiamoci che tu sei figlia di CESARE ù__ù)

Okay, con queste varie cazzate ho chiuso.. Non so quando posterò il quarto capitolo, ma so per certo che la storia andrà avanti ancora per mooolto tempo XD Perciò, per quei pochi che mi seguono, armatevi di pazienza e di tanta fortuna. Non si sa mai, magari un giorno potrei non pubblicare un capitolo per mooolto tempo.. E lì voi mi ammazzerete come è già successo in passato!XD

Ci vediamo presto, miei cari amichetti <3

 

                                                         La vostra Looney

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Looney