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Autore: Cristina Black    23/11/2010    1 recensioni
Sono passati 15 anni dalla trasformazione di Bella e dall'imprinting di Jacob. Renesmee è cresciuta, è invecchiata, e Jacob è stato tutto ciò di cui lei aveva avuto bisogno. Con il trascorrere degli anni, Bella comincia a vedere Jacob con occhi e sensi diversi, riscoprendo così l'amore che da sempre aveva cercato di soffocare. Ma la sua nuova natura (esagerata) di vampiro non le permetterà più di tenere a freno i suoi sentimenti. Cosa succederà a Jacob, quando Renesmee morirà? Come si comporterà Bella d'ora in avanti? Ma sopratutto...come reagirà Edward?
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Jacob
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Mie carissime lettrici, ho risposto a tutti i vostri bellissimi commenti e non so come ringraziarvi per avermi sempre seguita!
Quando si giunge all'ultimo capitolo si è sempre un pò tristi ç__ç, sa un pò di addio e le possibilità di risentirci in un prossimo futuro sono ignote.
Mi auguro davvero di ritornare con qualche altra storia per sognare ancora una volta insieme a voi ç__ç.
Ne approfitto per ringraziare le 13 persone che hanno inserito questa storia tra le preferite, le 6 che la ricorderanno, le 27 che l'hanno aggiunta alle seguite, le 5 lettrici che mi considerano tra le loro autrici preferite e le 1274 persone che sono capitate nel primo capitolo di Rebirth of Love.
Un ringraziamento extra e speciale anche alle 26 persone che hanno aggiunto New Twilight Saga tra le preferite, alle 13 che la vogliono ricordare, alle 17 che l'hanno seguita e alle 2178 persone che hanno sbirciato il primo capitolo di essa.
Ora vi lascio all'ultimo capitolo, sperando che vi piaccia come gli altri. Un bacio a tutte!

Cristina Black



***




    I primi a cadere furono Jane ed Alec.
    Come se la cosa fosse studiata fin nei minimi dettagli, ad un gesto di Alice i lupi più veloci, tra cui Leah, fecero un attacco lampo ai due assi nella manica dei Volturi.
    «Questo per permetterci di separarci senza che tu ci rincorra con lo scudo», mi spiegò Jasper.
    Ma anche i Volturi avevano una strategia, sebbene la rapida perdita di Jane ed Alec li spaventò per qualche secondo.
    Carlisle e Jacob puntarono dritti verso Edward, ma le guardie si gettarono in massa su di loro e sui nostri alleati, nascondendo il trio dei capi e lo stesso Edward, protetti dall’armatura invisibile di Renata.
    Felix inaspettatamente attaccò Jacob, mentre Dimitri si occupò di me.
    Edward uscì veloce come il vento dallo scudo di Renata per fermare un volturo che stava per colpire Nessie. «Lei non dovete toccarla!», intimò rabbioso in difesa di nostra figlia.
    Emmett fece fuori tre soldati che erano la metà di lui ed andò in soccorso di Jacob, che aveva appena strappato un braccio con tanto di spalla a Felix.
    Jake approfittò dell’aiuto di Emmett e dell’azione protettiva di Edward per scagliarsi contro di lui con tutta la sua potenza.
    Ma Edward fu un pelo più rapido e si nascose di nuovo dentro lo scudo di Renata, salvandosi da morte certa.
    Jacob sbattè violentemente sulle sue pareti, facendo tremare la vampira e spaventare a morte i Volturi.
    «Si, sono un lurido vigliacco», sghignazzò Edward leggendo i pensieri di Jacob, mentre lui sbraitava e colpiva ripetutamente la protezione invisibile. «Ma il colpo di grazia te lo darò io», aggiunse con espressione spaventosa.
    Nel frattempo la battaglia continuava, il manto erboso era cosparso di braccia, gambe e teste di Volturi.
    Ma anche noi non eravamo in forma.
    Jasper perse una mano, scatenando anche la furia di Alice che distrusse i nemici che stavano mettendo il suo uomo in difficoltà, in modo che avesse il tempo di riattaccarsi l’arto e riprendere a combattere.
    I lupi erano formidabili e soprattutto Aaron, il figlio di Sam. Ne faceva fuori due o tre alla volta e gli attacchi erano massicci e perfettamente sincronizzati con quelli degli altri.
    Tuttavia vi erano dei feriti anche tra di loro, e qualcuno dei nuovi cadde sul campo.
    La rabbia e la mia energia cresceva alla vista dei corpi senza vita dei miei amici e Dimitri ne fece le spese.
    Lo feci a pezzi, non senza fatica perché era davvero fortissimo, ma grazie al cielo poco allenato.
    Gli diedero il cambio altri vampiri, uno dietro l’altro mi attaccarono con violenza, ma nessuno di loro riusciva a farmi un solo graffio.
    Jacob veniva in mio soccorso ogni dieci secondi circa, gettandosi addosso ai miei assalitori con la forza di un tornado, riducendoli a brandelli.
    Poi si scagliò contro un altro gruppo di soldati che si stavano muovendo contro  Rosalie e li sbranò rapidamente.
    Era di una potenza devastante, inarrestabile.
    Edward continuava ad osservarlo, non si perdeva un movimento, aspettava qualcosa…ma cosa?
    Intanto i Volturi cadevano uno appresso all’altro come birilli, il raggio dello scontro cresceva e molti alberi vennero spezzati dal nostro passaggio, mentre la terra si apriva e richiudeva inghiottendo i soldati che sfidavano Benjamin.
    Non avevo mai combattuto in una battaglia così spaventosa.
    I Volturi vennero decimati ed anche Jacob, come altri di noi, riportò qualche ferita.
    Ed ecco che Edward lasciò il suo rifugio sicuro e si avvicinò rapidamente a lui.
    Un sorriso diabolico si spiegò sul volto perfetto, pronto a scagliarsi su Jake con tutta la sua furia vendicativa.
    La ferita alla zampa di Jacob si richiuse in fretta, e nonostante la fatica della lunga e difficile battaglia, ebbe l’accortezza di deviarlo.
    Si guardarono con espressione minacciosa e girandosi attorno lentamente. Il cuore dello scontro era tra di loro.
    «Morirai», sussurrò Edward, gelido e crudele.
    Jacob rispose con una bassa e cupa risata che metteva i brividi.
    «Vi prego basta!», gridava Nessie che era rimasta immune allo scontro, nonché tenuta ferma da due Volturi per impedirle di partecipare.
    Ma i due combattenti non l’ascoltarono.
    Jacob si lanciò nuovamente su Edward, pronto a dilaniarlo, ma lui riuscì a scostarsi.   Era forte e sicuramente più allenato di tutti gli altri Volturi ormai caduti.
    Io continuavo ad essere attaccata e colpita, ma non cedevo. Volevo liberarmi per difendere Jacob e lottavo con tutte le mie forze per essere al più presto accanto a lui.
    Sotto le urla di Nessie, Edward riuscì a spezzare una zampa di Jacob nel medesimo istante in cui lui gli strappò un pezzo di torace.
    Entrambi lanciavano urla di dolore, Jake soffriva e guaiva ma si eresse sulle altre zampe e ricominciò a combattere, riuscendo ad acchiapparlo per la coscia e a strattonarlo finchè non ne staccò un pezzo.
    Edward, dolorante e mutilato lanciò un’occhiata complice ad un Volturo che spuntò alle spalle di Jacob.
    «Attento Jake!!!!», urlai facendo tremare gli alberi attorno a me, mentre il mio nemico cercava di sbattermi a terra. Ma il volturo riuscì a spezzare una coscia del mio lupo rossiccio che lanciò un altro guaito acuto.
    Ed Edward ne approfittò.
    Con meno velocità del solito a causa delle mutilazioni, puntò dritto sul collo di Jacob con la bocca spalancata.
    Non ci vidi più.
    «Rosalie finiscilo!!!», urlai con una voce che non sembrava nemmeno la mia.
    Rose mi diede il cambio e io corsi veloce come una saetta, con il fuoco negli occhi e nel corpo alla vista di quello che stava per succedere.
    Prima che i denti di Edward perforassero mortalmente la carne di Jacob, gli presi la testa e lo scagliai ad una decina di metri da lui, aiutata da una violenta zampata di Jacob che lo spinse via da sè.
    Jake si sollevò svelto sulle zampe più o meno sane per far fuori quell’altro vampiro e a tornare al mio fianco, mentre Edward era a schiena a terra e mi guardava con i suoi occhi cremisi.
    «Non. Osare. Toccarlo», sibilai tra i denti con una tale rabbia da far invidia ad un licantropo. Non ebbe il tempo di replicare che gli diedi uno schiaffo talmente forte da torcergli il collo.
    Edward lanciò un urlo raccapricciante, mentre la battaglia stava finalmente giungendo al termine.
    Avevamo indiscutibilmente vinto, avevamo fatto una carneficina.
    Edward restò li immobile con gli abiti lacerati, gli occhi sgranati e il collo mezzo spezzato, mentre io e Jake lo sovrastavamo, uniti e invincibili.
    Jacob avvicinò il muso al viso di Edward, ringhiandogli a mezzo centimetro ed affilando lo sguardo.
    «Avanti, finiscimi. Uccidetemi tutti e due», disse Edward consapevole della sua sconfitta.
    «Non ucciderei mai il padre di mia figlia. Non sono al tuo livello», dissi affondando il coltello nella piaga. In questo ero superiore a lui.
    Lasciai che Edward si alzasse barcollante, ma per evitare scherzi io e Jake restammo in guardia.
    Edward si prese la testa tra le mani e se la rimise a posto, poi cercò i pezzi del proprio corpo che Jacob gli aveva strappato malamente e se li riattaccò con la sconfitta e il dolore negli occhi.
    Diede uno sguardo sfuggente e desolato al quel che rimaneva del campo di battaglia.
    Solo i nostri erano ancora in piedi, feriti ma vivi, intenti a prendersi cura l’uno dell’altro, mentre il gigantesco rogo levava le sue fiamme alte verso il cielo stellato.
    «E’ finita», mormorò con un filo di voce.   «Mi avete sconfitto».
    «Ci avete sconfitto», corresse Aro, rimasto perfettamente illeso come i suoi compari.
    Si fece avanti con lo sguardo di un re che cade sempre in piedi, impassibile e nobile, diversamente da Caius che era furente di rabbia.
    «L’era dei Volturi è finita, amici miei», proseguì Aro rivolgendosi agli altri due con mezzo sorriso. «Immagino che adesso il gravoso compito di fare da guida al nostro popolo passerà a voi, mio caro Carlisle». Nel pronunciare queste parole prese la mano di Carlisle per leggerne le vere intenzioni.
    «Di certo saremmo molto più clementi di voi», rispose il dottore che si lasciò toccare senza opporsi. «Ma non ci interessa il potere.    Io voglio solo che la mia famiglia sia felice, in qualche modo. Anche se dopo questo…non so come possa essere possibile», continuò lanciando uno sguardo disperato alla morte dietro le nostre spalle.
    «Ma come, rinunci? Hai un’armata invincibile e non ne approfitti? Nessuno oserebbe sfidarvi con i mutaforma come alleati», disse Aro convincente.
    «Le alleanze non sono all’ordine del giorno. Sono casi estremi, e la nostra non è un’armata, è una famiglia», ribattè Jasper mentre abbracciava la piccola Alice che non riusciva a guardare Edward in faccia.
    «Capisco. Vi fa molto onore», mormorò Aro lasciando la presa sulla mano di Carlisle.
    «Al potere ci pensiamo noi», suggerì Vladimir.
    «Del resto ce lo avevate rubato», aggiunse Stefan.
    «Ovviamente staremo attenti».
    «A non fare i vostri stessi errori».
    «E a chiedere consiglio a Carlisle e alla sua famiglia».
    «Ogni qualvolta lo riterremo opportuno», dissero uno di seguito all’altro.
    Carlisle non badò ai due rumeni.
    Si rivolse ad Edward che aveva gli occhi persi nel vuoto.
    «Hai visto cosa ha portato la tua pazzia, Edward? Tu eri meglio di così, eri un ragazzo meraviglioso che stimavamo, adoravamo, e guarda come ti sei ridotto! Amavi Bella, eri disposto a tutto per lei anche a lasciarla a lui, e adesso? La volevi uccidere! Volevi uccidere Jacob e trascinare la tua famiglia nella morte!», lo rimproverò con veemenza. «Fattene una ragione! Lei ti ha lasciato! Non si può morire per questo!».
    Edward, che fino a quel momento non aveva fiatato, crollò sulle sue ginocchia e scoppiò in una serie di convulsioni interminabili di un pianto isterico e soffocato.
    Rimasi ammutolita a fissarlo, piena di sensi di colpa.
    «Mi dispiace Edward», mormorai. «Avrei dovuto fare questa scelta molto tempo prima».
    Edward alzò lo sguardo contratto dal dolore sul mio e si alzò lentamente in piedi, senza più un graffio sul corpo semi svestito.
    «No, è stata colpa mia, Bella. Io…io ho sbagliato tutto, ho sempre sbagliato tutto con te, dall’inizio alla fine. Ti ho raggirata in mille modi diversi senza che te ne accorgessi, facendoti credere che la scelta fosse tua. Ho fatto in modo di stare sempre davanti ai tuoi occhi e di nascondere Jacob dietro le mie spalle. Sapevo che lo amavi, che avresti voluto lui al tuo fianco se solo ti avessi lasciata libera, ma non volevo che lo scegliessi, non volevo perderti. Desideravo trasformarti per averti con me per sempre, sapevo che non era giusto ma lo desideravo!   Ti ho amata con una profondità di cui non mi credevo capace e per non perderti ti ho costretta a scegliermi con un’infinità di giochetti complicati e mi…mi dispiace…io…non posso più nulla. Nulla.  Tutto il mio lavoro è stato distrutto lo stesso e con danni maggiori di quelli che sarebbero realmente stati», disse d’un fiato e con la morte nella voce.
    Caius lo fissava con espressione che se Edward l’avesse vista lo avrebbe ucciso all’istante.
    «Tu…», mormorò sul punto di esplodere.
    «Calma amico mio. Preoccupiamoci di una cosa alla volta», disse Aro frapponendosi tra lui ed Edward.
    «Che intenzioni avete nei nostri confronti?», domandò improvvisamente Marcus.
    «Nessuna in particolare», rispose Carlisle.   I rumeni lo guardarono alzando un sopracciglio, decisamente insoddisfatti.    «Abbiamo fatto già abbastanza vittime», aggiunse con un filo di voce.
    Voltò le spalle a tutti e si allontanò verso il branco di lupi feriti e in disparte, ed Esme lo seguì per confortarlo ed aiutarlo.
    «Come fai?», si rianimò Edward. Fece qualche passo verso il padre e domandò ancora: «Come fai a volermi ancora bene dopo quello che ti ho fatto?», gridò allargando le braccia.
    Carlisle si fermò e dopo un breve istante si voltò verso suo figlio.
    «Ognuno ha i suoi difetti», fu tutto quello che ebbe da dire prima di incamminarsi di nuovo ad aiutare i lupi.
    «Ma ti serve tempo», aggiunse Edward finendo il pensiero di Carlisle. «E io non ne voglio più a disposizione», concluse tra sé tornando verso di noi con aria distrutta.
    «In questo ti possiamo aiutare noi, Edward. L’unico motivo per il quale ti abbiamo appoggiato era per eliminare la possibilità che la tua famiglia potesse muovere un esercito contro di noi, come del resto ci avevi fatto credere. Ma sembra che non sia mai stato nelle loro intenzioni. Purtroppo la tua sete di vendetta ci è costato l’intero esercito e il potere stesso. Perciò questa volta accoglierò volentieri la tua richiesta di morire», disse Aro velenoso.
    «No!», trillò Nessie. Le guardie che la tenevano a bada erano fuggite da un pezzo.     «Non toccherete mio padre! Basta morti, basta guerre! Basta con le vendette! Non potete più decidere della sua sorte!», poi si rivolse ad Edward, disperata. «Papà hai detto che hai bisogno di me, ed io resterò con te. Resterò con te per sempre, io ti voglio bene! Ti voglio bene papà!», gridò abbracciandolo.
    Non riuscii a trattenere un singulto, mentre attorno a noi regnava il silenzio.
    Era un momento troppo doloroso per dire qualunque cosa. Tutto si stava sgretolando davanti ai nostri occhi.
    Jacob cercò di darmi conforto accarezzandomi il braccio con il suo musone.
Anche lui era affranto, la vittoria e la perdita di alcuni membri del branco aveva portato via l’adrenalina e la rabbia, lasciando solo il dolore.
    «Ha ragione Renesmee», disse Stefan.
    «Ora siamo noi che decidiamo. Voi tre», disse Valdimir rivolgendosi ad Aro, Marcus e Caius. «Ve ne andrete in isolamento da qualche parte, distribuendovi nei territori più scomodi possibili».
    «Mentre Edward e sua figlia sono liberi di andare per la loro strada».
    «A patto che Edward rinunci completamente a Bella».
    «E alla sua vendetta nei confronti di Jacob», dissero i rumeni alternandosi come loro solito.
    «Bene, vi ringraziamo della immeritata clemenza. Facciamo un tratto di strada insieme?», domandò Aro. Un re che cade sempre in piedi.
    Caius protestava per tutto il tragitto, mentre Marcus era ritornato alla sua aria spaventosamente annoiata di sempre.
    I vampiri alleati ci salutarono con molta tristezza ma più ottimismo di prima: i Volturi non avrebbero più seminato il terrore nel nostro mondo. Nessuno di loro però ebbe il coraggio di rivolgere la parola ad Edward, che se ne stava in disparte a fissare il fuoco.
    Alice lo osservava da lontano con profonda amarezza.
    «Passerà molto, molto tempo prima che le cose si sistemino», confidò a Nessie.
    «Ma si sistemeranno? È sicuro?», domandai speranzosa.
    Alice mi guardò, aveva gli occhi infossati e l’aria distrutta, ma da qualche parte trovò la forza di abbozzare un sorriso. «Si. Ci vorrà un’era geologica, ma Nessie sarà fondamentale. Sarà grazie a lei che un giorno, molto, molto lontano riusciremmo a riappacificarci con lui».
    Quelle parole ci diedero una grande speranza, poi sentii i pensieri di Jacob.
    «Jacob chiede se tornerà a cercarmi», dissi facendo da interprete.
    «Questo non lo so, non ti vedo più. Mi dispiace non poterti rispondere», replicò increspando le sopracciglia.
    «Bè, probabilmente ci penserà due volte prima di ritornare a provocarci», disse Emmett.
    Jacob stiracchiò un sorriso misto ad un gemito di dolore. Le zampe gli facevano male.
    «Mi occuperò io di te», gli sussurrai all’enorme orecchio. «Mi occuperò di te per sempre», aggiunsi posando la fronte sulla sua ed allacciandomi al suo morbido collo.
    «So badare a me stesso», protestò lievemente con il pensiero. Era molto stanco, ma era sempre Jacob.
    Trovai la forza di sorridere, anche quel giorno.
 
***

    Jacob riuscì a ritrasformarsi e a caricarsi sulla schiena del grosso lupo color sabbia. Lo trasportammo fino alla nostra piccola casa vicino alla spiaggia di La Push.
    Rivederla mi riempì il cuore di gioia.
    Avevo passato ore a credere che non l’avrei più rivista.
    Salutammo Seth e il branco ed entrai dentro la camera da letto per adagiarvi il corpo dolorante di Jacob.
    Mi adoperai per rimettergli a posto le ossa, momento insopportabile ma necessario, e lo medicai proprio come avrebbe fatto Carlisle. Me lo aveva insegnato tanti anni fa, conoscevo ogni segreto della medicina grazie a lui e ai suoi studi.
    «Scusami per averti fatto male», gli dissi mortificata.
    Jake abbozzò una risata. «Non preoccuparti, ci sono abituato».
    Gli sorrisi e gli levai i capelli dalla fronte imperlata dal sudore.
    «Te la sei cavata bene», sussurrò soddisfatto e riprendendosi lentamente.
    «Me la sono cavata bene?», feci eco aggrottando le sopracciglia di marmo. «Sono stata grande!», corressi sfoderando un sorriso ampio.
    «Grande?», ripetè alzando un sopracciglio e sollevandosi su un gomito. «Direi che sembravi una bestia», disse illuminando la stanza con il suo sorriso. «Quando ti sei catapultata a salvarmi avevi una faccia! Per un attimo mi sono sentito un cucciolo indifeso», aggiunse divertito.
    «Senti chi parla!», lo rimbeccai con una smorfia. «Non ti sei reso conto che ad un certo punto eri davvero un mostro? Sembrava che la tua parte umana fosse andata a prendersi un caffè al bar per quanto eri animalesco. Facevi paura!».
    Jacob storse la bocca e si finse pensieroso.
    «Mmmh», mugugnò, mentre passava distrattamente un dito rovente sulla mia gamba.
    «Però…devo ammettere una cosa», sussurrai con fare da smorfiosa.
    «Cosa?», domandò Jacob guardandomi con la coda dell’occhio e il suo solito mezzo sorriso malizioso.
    «Bè, vederti così potente, così selvaggio, implacabile e impetuoso nella tua rabbia…non so, ti ho trovato…».
    «Si? Mi hai trovato?», sussurrò intenso mentre aveva cominciato a baciarmi la spalla con le sue labbra carnose e bollenti.    «Continua, non distrarti», m’incitava il maledetto.
    «Estremamente eccitante», conclusi costringendolo ad adagiarsi sul morbido cuscino.
    «Che coincidenza, è la stessa cosa che pensavo io quando ti ho vista perdere le staffe», commentò lui accarezzandomi ovunque senza il minimo freno.
    Sorrisi di nuovo e lo baciai.
    Il primo bacio dopo la dura battaglia in mezzo ai boschi.
    Era un bacio che a discapito delle premesse era sofferto, un bacio che credevamo non ci saremmo più potuti dare.
    «Ti amo, Bells», sussurrò guardandomi con gli occhi lucidi, sintonizzato sulla mia stessa lunghezza d’onda.
    «Ti amo, Jake».
    E sarebbe stato così per sempre.
    Fino alla fine del mondo.



THE END
  
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