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Autore: cupidina 4ever    26/11/2010    2 recensioni
Alcuni dei più irrefrenabili vizi degli esseri umani. Anche i più puri hanno i loro segreti. Nessuno escluso.
"Preferivo quel panorama, Granger. – cincischiò con voce melensa, abbandonando per un secondo il suo ghignò quando scoppiò a ridere di gusto, probabilmente per la tonalità che il mio volto aveva raggiunto per quelle sue parole.
Maledetto!"
1° Superbia
2° Avarizia - 1° Parte (pubblicata)
2° Avarizia - 2° Parte (pubblicata)
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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I  Sette Vizi Capitali

 

“La superbia è il più frequentemente punito e il più difficilmente sanabile di tutti i vizi.”

(Nicolò Tommaseo)

 

1.  Superbia

 

Non ci sono riuscita.

È stato più forte di me.

Guardare dei poveri ragazzini del primo o del secondo anno venir maltrattati da quelle Serpi e non fare nulla sarebbe stato un peccato enorme, soprattutto per il ruolo che ricopro con onore e dedizione.

- I Sotterranei sono il Nostro territorio, chiaro nanerottoli? Voi, inutili scarti della società magica, non avete neppure il diritto di potervi metter piede! – dichiarò malignamente quello che riconobbi essere Theodor Nott, uno dei Serpeverde più temuti da quelli del primo e secondo anno.

Nulla a che fare con il suo aspetto fisico: Nott poteva esser considerato facilmente uno dei ragazzi più belli della scuola insieme a Zabini ed a Malfoy ma non appena apriva bocca chiunque riconsiderava la propria opinione su di Lui.

Concetto risaputo da chiunque, matricole o veterani, Mezzosangue o Purosangue, era il suo più profondo disprezzo per i Mezzosangue e caso volesse che quei poveri ragazzini sfortunati fossero per lo più dei “Sangue Misto”.

 Non seppi neppure come finii in quella situazione: mi ricordo solamente che dovevo raggiungere l’Aula di Pozioni perché mi ero scordata il libro quando avevo seguito Harry e Ron per assistere ai loro allenamenti dopo che mi avevano supplicata per quasi mezza giornata.

Con passo austero e sguardo fiero mi avvicinai al gruppetto, che solo in quel momento mi accorsi esser formato da soli Serpeverde del Settimo, sperando di poter chiudere quella faccenda senza ricorrere alla bacchetta.

Speranza vana.

- Nott, chiunque può venire nei Sotterranei. Non è la tua parola o la mia a vietare a qualcuno qualcosa. – uscii dall’ombra mostrandomi agli occhi dei Serpeverde che, vedendomi, non mancarono di bisbigliare qualche parolaccia in Serpentese mentre i ragazzini mi guardarono con le lacrime agli occhi, visibilmente impauriti e spaventati dalla situazione, vedendo in me una sorta di salvatrice.

Il Serpeverde, probabilmente molto più stupido di quanto pensassi, non demorse ad attaccare i ragazzini,anche davanti ai miei occhi.

- Sicuramente la mia parola vale molto di più della tua, Mezzosangue. – ribattè il Serpeverde maligno, lanciandomi un’occhiata di fuoco.

In passato preferivo lasciar passare i commenti maligni della gente sul mio sangue “sporco” o degli sguardi di disgusto che mi lanciavano quando passavo accanto a qualche Purosangue ma ora, crescendo, non tollero più che il sangue mi renda diversa da altri, che sia la fonte del mio malessere e della mia intolleranza verso gli altri.

Harry e Ron non mi avevano mai fatto pesare la cosa ma li sentivo perfettamente i commenti sprezzanti nei miei confronti, i sguardi che mi lanciavano di sottecchi durante le lezioni.

Negli ultimi tempi ho perfino iniziato a temere che anche i professori provassero un certo ribrezzo verso la mia persona perché Mezzosangue.

Lo so, lo so..

Sono patetica quando inizio a straparlare del mio sangue o delle presunte discriminazioni che mi vengono rivolte ma ormai, a diciotto anni compiuti, non sono più preposta a sopportarle.

Non più.

Stavo per tirar fuori la bacchetta dall’apposita tasca che mi ero fatta fare nella gonna quando una figura emerse fuori dall’ombra, proprio come avevo fatto io qualche minuto prima.

Bello come un angelo maledetto.

Un angelo maledetto sceso in terra per tentare anche la ragazza più pia dell’intera scuola, ed in quel momento ero proprio io la ragazza a cui avevo bollato quell’etichetta.

Non guardava in faccia nessuno in particolare ma i suoi occhi, freddi come il ghiaccio in inverno, indagavano e scavavano nell’anima dei presenti, come a voler imprimere e capire cosa stesse accadendo e per quale assurdo motivo avesse deciso di metter fine a tutto quel trambusto per ritornarsene,magari, in qualche stanza dove una ragazzina lo aspettava scalpitante dall’attesa.

Patetiche loro ed ignobile Lui.

Lui che si era sbattuto bellamente quasi l’intera fauna femminile della scuola, che se ne fregava altamente di quelle ragazzine pronte ad umiliarsi davanti a tutti solo per parlare un secondo con Lui.

Uno spocchiosissimo figlio di papà, per altro Mangamorte senza speranza di salvezza, che si credeva senza alcun remore migliore di tutto e di tutti, un essere che non perdeva occasione per ricordarmi la mia natura da Mezzosangue, il mio essere una “Sanguesporco”.

Lo odiavo profondamente e non riuscivo a capire come potessero anche solo avvicinarsi ad un essere abominevole e talmente gonfiato del suo ego che non ci starebbe neppure in una stanza vuota!

Perché attirava il gentil sesso come se fosse una calamita?

Strinsi ,involontariamente, la mano attorno alla stoffa della gonna per non compiere qualche sorta di gesto di cui avrei potuto  pentirmi in un secondo momento.

Non aveva osato guardarmi una sola volta, non si era girato nemmeno per una frazione di secondo verso la sua sinistra.

“Meglio così” mi dissi “Almeno non devo sopportare ulteriori frecciatine anche da parte sua sul mio sangue o altre cavolate inventate da stupidi Purosangue come lui”.

Lo guardai ancora un secondo, forse troppo tempo per una ragazza che rappresentava la sua peggior nemica fin dal primo anno, e poi i suoi compagni di casa.

Sembrava quasi..intimoriti.

No.

La parola giusta era spaventati.

Aveva paura del loro stesso capo, colui che li comandava a bacchetta in qualsiasi occasione?

Patetici.

Il biondo, nel frattempo, aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni un accendino sicuramente babbano ed un pacchetto di sigarette, anch’esse di origine babbana, e se ne accese usa, aspirando gelosamente il fumo nei polmoni ed espirarlo proprio davanti alla mia faccia, girandosi apposta verso di me per farlo.

Maledetto.

Ghignò appena quando tossii copiosamente mentre i miei occhi si imperlavano lievemente di lacrime dovute al forte odore di fumo e dalla quantità respirata a causa del biondo Serpeverde, dimostratosi anche in quell’occasione un perfetto serpente, e non solo di nome.

Non badò più a me e alla mia crisi respiratoria, ritenendomi, probabilmente, ormai indegna di ulteriore attenzione da parte sua ma si voltò verso i suoi compagni di Casa, arretrati nuovamente fino a toccare il muro dei Sotterranei.

Il cognome e il prestigio sociale dei Malfoy incuteva così terrore anche tra i Serpeverde?

- Blaise..spiegami in quattro parole cosa cazzo sta succedendo qui. – il tono e la voce del Serpeverde risultarono, alle mie orecchie, atone ma avvertii una nota di fastidio, una nota non tanto celata dai suoi occhi di ghiaccio che si posarono sui piccoli studentelli, trafiggendoli più e più volte arrecando loro ancora più paura ed angoscia.

Il moretto Slytherin, rimasto in disparte fino a quel momento accanto al biondo, emerse dall’ombra con la sua solita eleganza e, passandosi una mano tra i capelli, saettò con lo sguardo tra i presenti, spostandolo più volte tra me, i ragazzini e l’altro gruppo di Serpeverde. Staccò lo sguardo da tutti e, riappoggiandosi ad un quadro, visibilmente contrariato per esser stato scambiato come poltrona, iniziò a parlare:

- Quattro parole? Mi chiedi troppo.. – un’occhiata in tralice del biondo seguita da un ringhio non proprio trattenuto da parte sempre di Malfoy fecero desistere il moretto dal continuare a scherzare per arrivare subito a dunque.

- Va bene, va bene.. Sembrerebbe che questi ingenui e sciocchi ragazzini siano rimasti più del dovuto nei Sotterranei. Nott e gli altri li hanno sorpresi vagare alla cieca, cercando invano le scale che portano in Sala Grande ma non hanno ben compreso la parola “labirinto” quando Piton ha tenuto il solito discorso per le matricole. si sono persi, si sono avvicinati a qualche stanza “privata”  e Nott e gli altri hanno preferito avvisarli con le buone. La Granger.. bè.. noi abbiamo lezione con Grifondoro dopo perciò è spiegata anche la sua presenza qui sotto. – terminò il moretto sfilando una sigaretta dal pacchetto dell’amico, guadagnandosi l’ennesima occhiataccia.

Zabini scrollò le spalle e si accese incurante la sigaretta, fregandosene anche lui dei mille divieti che vi erano all’interno della scuola.

Ed ancora mi stupivo dei Serpeverde.

Razza infida, pensai disgustata non appena ripresi a respirare regolarmente, assumendo un’aria quanto meno dignitosa e professionale per quanto la situazione me lo concedesse.

Non era,di sicuro, il mio sogno proibito rimanere nei Sotterranei con,forse, una decina di Serpeverde per difendere dei stupidi ragazzini che non avevano neanche ascoltato le parole del Professor Piton.

Iniziavo veramente a non poterne più di quella faccenda. Me ne volevo andare, ed anche al più presto e il mio stomaco era più che concorde al mio piano di fuga.

Mentre io aspettavo l’occasione perfetta per andarmene senza che se ne rendessero conto, Nott buttò consciamente carne alla brace, riaccendendo la rabbia cieca dentro di me per ciò che avrebbero potuto fare quelle serpi se non fossi intervenuta:

- Blaise.. ti sei scordato di dire che la Mezzosangue ha volutamente preso le difese di questi ragazzini in pieno territorio Serpeverde dove, come tutti ben sappiamo, la sua misera carica di Caposcuola non vale proprio nulla. – sputò con arroganza il Serpeverde guardandomi con cattiveria, facendomi sentire quasi nuda sotto quello sguardo d’odio e di rancore per il mio sangue “non puro” come il suo.

Avevo una voglia matta di rispondere a Nott per fargli capire che la Mezzosangue era lì, poco distante da lui e che aveva sentito tutto, ogni singola parola e aveva avvertito benissimo l’odio con cui aveva pronunciato quelle parole. Odiavo il fatto di dovermi difendere giorno per giorno da gente come lui, fissata fino alla nausea del suo sangue,innalzandolo come se fosse un Dio.

Non potevo sopportare una parola in più.

Mi mossi,avanzando di un passo, finendo per metà davanti alla visuale del biondo Slytherin e appoggiai la mano sulla gamba, pronta a tirar fuori la bacchetta se avesse osato dar aria a quella fogna che si ritrovava al posto della bocca.

A certa gente nessuno aveva insegnato l’educazione e il rispetto verso gli altri perciò bisognava in qualche modo compensare a questa grave mancanza.

- Nott, ripeti quello che hai detto se ne hai il coraggio. Io sono qui se non te ne sei accorto. – sibilai dura assottigliando gli occhi a due piccole fessure, ignorando lo sguardo fisso sulla mia schiena che mi parve bruciare molto peggio di mille carboni ardenti.

Era lo sguardo di Malfoy.

Cosa aveva da guardare così tanto?

Non aveva di meglio da fare che starmi a fissare mentre ero preda di una delle mie epiche sfuriate verso un Serpeverde?

Non difendeva a spada tratta il suo amico?

Che grave mancanza della lealtà e della solidarietà fraterna a Serpeverde, pensai stizzita evitando il più possibile di muovermi. Mi bastava avere uno sguardo fisso alla schiena e quello truce di Nott puntato al volto, grazie. Altri avrebbero peggiorato solamente la situazione. Per me.

Vidi lo Slytherin muoversi verso di me ma una bacchetta fermò il suo tragitto, una piccola bacchetta si interpose tra me e Theodore-sono-senza-cervello-per-capire-qualcosa-Nott. La bacchetta di Zabini.

Mi ero persa qualche passaggio?

Da quando Zabini mi difendeva?

A parte che nessuno doveva difendermi visto che ero benissimo  in grado di difendermi da sola e con le mie forze,senza il continuo appoggio di Harry e Ron.

Chissà se mi stavano cercando..

In fondo avevo detto loro che li raggiungevo presto, il tempo di riprendere il libro ma i miei piani andarono miseramente in fumo. Forse avevano capito che ci stavo mettendo troppo tempo, un sacco di tempo per prendere uno stupido libro dimenticato da Calì. Troppo tempo perché non mi sia accaduto nulla.

Bè..tecnicamente non era accaduto proprio nulla ma non era da tutti i giorni avere un’accesa discussione con quelle serpi davanti al loro capo, il loro Principe senza che muovesse un dito per fermarla.

Patetico.

Si credeva così grande ma alla fin fine non era capace a far nulla.

Avevo parlato, o per meglio dire pensato troppo in fretta.

Malfoy si mosse.

E lo fece in grande stile.

Spostò appena con il dorso della mano destra la bacchetta di Zabini, puntandola verso il gruppetto di Slytherin che, in un lampo, scomparve correndo verso le scale che portavano in Sala Grande. La bacchetta era puntata, in quel momento, solo ed esclusivamente verso Nott. E lui non si muoveva di un solo muscolo.

Aveva paura?

Temeva che il suo fantomatico amico lo avrebbe colpito?

Oh non credo, in fin dei conti i Serpeverde potevano essere molto più leali di noi Grifondoro quando volevano e non credo affatto che proprio Malfoy potesse tirare un colpo così basso ad un suo compagno di Casa.

Verso di me lo avrebbe fatto senza alcuna esitazione.

Verso Nott ci avrebbe pensato due secondi buoni.

Aveva pensato.

- Theo..sparisci. – l’ordine sfuggito dalle labbra del biondo Slytherin uscì ancora più duro e freddo di quanto già non fosse. Non aveva voluto ascoltare una sola parola, aveva impedito che potesse rispondere alla mia diretta ed esplicita provocazione, aveva mandato via gli altri con un solo sguardo. Ed ora lo stava cacciando.

Devo dire la verità: non me lo sarei mai aspettava, per lo meno non da uno come Malfoy che credeva, questo era quanto si diceva nella scuola, nella solidarietà tra Slytherin, soprattutto se per una buona causa come la difesa del Sangue Puro e l’oppressione verso noi poveri Sangue Misto.

Il Serpeverde, tutto pimpante e convinto di aver vinto la sua battaglia contro di me, spalancò la bocca oltraggiato quando sentì le parole del biondo, rivolte inequivocabilmente a lui. Non se lo aspettava proprio, d’altronde come la sottoscritta.

Malfoy si era mostrato ancora una volta superiore alle aspettative, come se sapesse sempre cosa fare e cosa non fare. In quell’occasione aveva stupito tutti con la sua decisione sopra alle righe, forse addirittura azzardata.

Perché mai mandar via tutti gli Slytherin per rimanere solo con me, una Mezzosangue Grifondoro in pieno territorio verde-argento, piuttosto che rimanere circondato dai suoi compagni di casa ed approfittarne per darmi una fantomatica lezione di stare al proprio posto e nel proprio territorio?

Nott, livido di rabbia, estrasse la sua bacchetta ed avanzò iracondo verso il biondo rampollo della casata dei Malfoy fino ad arrivare ad un palmo dal suo naso, puntando la sua fine bacchetta contro il collo dell’austero Slytherin, il quale non mosse ciglia nemmeno per un secondo in tutto quel susseguirsi di azioni. Era semplicemente rimasto lì, fermo, ad aspettare che fosse proprio Nott a cominciare.

Come in una trappola.

E Nott vi era caduto dentro proprio come un allocco.

Infastidito da quel tocco invasivo e freddo, il biondo spostò bruscamente la bacchetta e sibilò atono, con uno sguardo che non lasciava spazio all’immaginazione ma bloccava direttamente il sangue nelle vene, ghiacciandolo all’istante:

- Theo: sparisci. Non farmelo ripetere un’altra volta. – spostando la mano fece cadere la bacchetta del compagno per terra, subito raccolta da Zabini ad un cenno del capo dell’amico Malfoy. Loro si che si intendevano alla perfezione, pensai stupita e meravigliata di quanto stava succedendo.

Un vero e proprio scontro tra Slytherin.

 Nott spostò prima lo sguardo su Zabini e poi su Malfoy, guardandoli con insistenza finchè non scoppiò a ridere isterico, una risata che non aveva nulla di cristallino e candido.

Una risata di scherno.

- Draco..stavo iniziando a crederti.. – le risate del Serpeverde, però, si spensero quando il biondo estrasse la sua bacchetta dal mantello pregiato di famiglia e la puntò contro il suo cuore. Un colpo e per lui sarebbe stata la fine.

Ero letteralmente terrorizzata.

Non mi sarei mai e poi mai aspettata di assistere ad una scena simile, tanto meno ad un quasi omicidio tra Serpeverdi.

Il mio senso di giustizia mi gridava di farmi avanti, d’interrompere quella patetica messa in scena per mostrare e gonfiare un po’ il famoso orgoglio maschile davanti ad una ragazza, ossia io; la mia testa,invece, e così anche il mio istinto di sopravivenza mi dicevano di scappare alla prima occasione in cui si fossero distratti, magari evitando di farmi fare la pelle proprio dai due esponenti più “conosciuti” della Casa di Salaazar Serpeverde.

Cosa fare?

Il mio istinto scelse per me.

Feci per avvicinarmi e metter fine a quell’accesa discussione, durante la quale i ragazzini, senza che me accorgessi, se la filarono come conigli, quando sentii una mano, una mano sconosciuta, posarsi sulla mia spalla destra e riportarmi nella posizione precedente, con la schiena lievemente appoggiata al muro.

Sussultai spaventata da quel tocco invasivo, un tocco che non conoscevo per certo e che non sapevo a chi associare quando una voce calda e leggera mi accarezzò sensualmente un orecchio mentre un respiro,anch’esso caldo, riscaldò la pelle del mio collo.

- Rimani qui, Granger. Finirà tutto tra poco ma non metterti in mezzo. –

Zabini.

Quando si era avvicinato?

Non me n’ero neanche accorta del suo repentino e veloce spostamento. Come aveva mai fatto? Avrei dovuto vederlo spostarsi, passando per forza davanti a Malfoy se voleva arrivare a me, eppure non lo vidi.

Però..

Che stupida.

Si era Smaterializzato.

Perché non ci avevo pensato prima?

Mi diedi nuovamente della stupida mentalmente e tirai un piccolo sospiro di sollievo: chi mai sarebbe potuto essere se non lui? In fondo eravamo rimasti in quattro, ossia io, Zabini,Malfoy e Nott, dai,forse, venti che eravamo all’inizio.

Tre Serpeverde ed una sola Grifondoro.

Nei Sotterranei, territorio puramente verde-argento.

Era il mio suicidio.

La voce di Zabini, inaspettatamente, calmò i miei nervi a fior di pelle, permettendomi di pensare a mente sgombra e libera da pensieri equivoci e non adatti ad una situazione che andava a degenerare ogni secondo che passava. E non potevo far nulla.

In che veste?

Da Caposcuola?

Non potevo far nulla in quel momento, tanto meno nei dormitori di un’altra casa. Non avevo alcun ruolo ed alcun potere da poter esercitare su di loro ma non potevo starmene con le mani in mano, non se incominciavano a tirar fuori le bacchette ed a minacciarsi tra loro.

Probabilmente se ci fossero stati anche Ron ed Harry mi avrebbero dato della pazza solo al pensiero di aiutare degli Slytherin.

Oh se avevano ragione.

Nott, nel frattempo, aveva smesso di ridere, come se si fosse accorto che solo lui stava ridendo come uno stupido e fissava mezzo terrorizzato il biondo, il quale strinse i suoi occhi di ghiaccio a due piccole fessurine dalle quali uscivano delle vere e proprie lame d’argento fuso con così tanta intensità da far impallidire chiunque. Anche me.

Istintivamente arretrai, finendo contro il petto caldo di Zabini, quando scorsi un lampo minaccioso negli occhi di Malfoy, pronto a compiere la sua mossa per concludere quella patetica discussione.

- Nott..▬ era passato al cognome ▬ Non c’è alcun bisogno che tu rimanga qui. Io sono più che sufficiente per chiudere questa faccenda con la Mezzosangue. – sibilò il biondo spostando elegantemente, con un gesto flessuoso del polso, la bacchetta lungo il collo di Nott, il quale deglutì vistosamente a quel tocco freddo e sgradito. Non se lo aspettava.

Era un attacco bello e buono. Sarebbe stato in grado di mantenere la calma e rispondere a tono al suo compagno di casa?

La risposta la ebbi un secondo dopo quando lo Slytherin protestò senza remori, spostando la bacchetta dal suo collo e prendendo per il colletto della camicia il Principe di Serpeverde. Un vero e proprio attacco.

Malfoy avrebbe reagito, ne ero più che sicura conoscendo come le mie tasche il suo sguardo oltraggiato ed infuriato, e per Nott non sarebbe stata una bella esperienza.

- Mai. Devo difendere il mio orgoglio. Mi ha offeso ed ora deve pagare. –sputò rabbioso Nott spostando il suo sguardo verso di me, un piccolo movimento che non passò inosservato al biondo che, approfittando del suo momento di distrazione, lo scansò bruscamente e lo schiantò contro il muro.

Sgranai gli occhi stupefatta: lo aveva fatto. Aveva colpito senza esitazione un suo compagno di casa davanti ad una Grifondoro, ancora più grave se considerato che ero io la Grifondoro ad aver visto tutto.

Perché il mio sesto senso mi diceva di darmela alla fuga prima che fosse troppo tardi?

Il biondo, lanciato uno sguardo di fuoco al suo compagno che si mise a sedere appoggiato con la schiena al muro e pulendosi con il dorso della mano destra il labbro spaccato e sporco di sangue, ripose la bacchetta nel mantello, sistemò il colletto della camicia per poi voltarsi verso di me e il suo amico, ancora presente dietro di me con la sua presenza abbastanza rassicurante.

Non l’avrei mai detto ma Zabini era l’unico Serpeverde di cui mi sarei mai fidata.

- Blaise..portalo in infermeria..dì solamente che si è ferito cadendo dalla scale. ▬ si girò appena verso Nott e continuò ▬ Per quanto riguarda te..questa volta l’hai passata ma alla prossima che contesti un mio ordine ti crucio. Non scherzo – il tono con cui disse quelle parole mi fece capire che Malfoy non stesse affatto scherzando e che non fosse la sua prima minaccia esplicita.

Per un qualche motivo Nott aveva oltraggiato la figura di Malfoy, provando a sormontare i suoi ordini e fare di testa propria ma il biondo Slytherin non era così reticente a cedere la sua carica di Principe delle Serpi, non a uno come Nott, che pagò sulla sua stesse pelle la sua audacia e la sua pazzia.

Mi riscossi dai miei pensieri quando non sentii più la presenza di Zabini alle mie spalle e non vidi la figura di Nott accasciata a terra: Zabini doveva aver smaterializzato entrambi in infermeria, fregandosene del divieto di smaterializzarsi all’interno della scuola. Non mi dovevo stupire più di tanto: sono Serpeverde, in fin dei conti.

Mi passai una mano tra i capelli, avvertendo un leggero strato di sudore sulla fronte la pulii con il dorso della mano, socchiudendo un pochino gli occhi mentre le immagini di quanto vissuto poco prima ritornavano prepotentemente a far capolino nella mia testa.

Tutto ciò era..

- ..Patetico. – soffiai atona non accorgendomi di aver dato voce ai miei pensieri, attirando l’attenzione del biondo, il quale mi guardava con un sopracciglio leggermente sollevato verso l’alto, assumendo una posa diversa da quella che gli si vedeva ogni giorno.

- Patetico,eh? Voi Grifondoro non avete di questi problemi? – sibilò ironico cogliendomi alla sprovvista.

Dovetti riaprire gli occhi e tenerli sempre ben fissi sulla sua figura se non volevo commettere lo stesso errore di Nott e cadere nella sua trappola.

Sapevo che ora sarebbe toccato a me confrontarmi con lui perciò era meglio tenere la guardia sempre ben alta e non farmi cogliere più impreparata o dimostrare confusione e sgomento. Meglio non far capire al nemico il flusso dei propri pensieri.

Appoggiai le mani sui fianchi, riparando con un piede la sacca dei libri alle mie spalle, e lo guardai minacciosa, pronta a difendermi con le unghie e con i denti se ne fosse stato necessario. Non avrei mai permesso a Malfoy di ripetere ciò che aveva fatto con Nott, non ad una Grifondoro patentata come me.

- No..noi crediamo nella solidarietà tra compagni di casa, cosa a voi sconosciuta da quanto ho potuto vedere con i miei occhi. – sputai rabbiosa con gli occhi ridotti a due piccole fessure dalle quali i miei occhi ambrati scintillavano dall’ira scaturita da una sola frase del Serpeverde.

Con sorpresa il biondo scoppiò a ridere, avvicinandosi con passo felino a me, che d’istinto provai ad indietreggiare maggiormente ma dietro di me sentivo premere distintamente il muro, segno della mia fine e della mia fuga. Ero in trappola, in tutti i sensi.

Si avvicinò a me finchè non lo ritrovai davanti a me, a pochi centimetri dal mio volto, potendo percepire con facilità il suo fiato caldo sulla mia pelle. Rabbrividii quando mi accorsi della situazione equivoca in cui mi ero cacciata.

Si sporse un pochino, piegando appena le ginocchia per arrivare alla mia altezza, avvicinando appena la bocca al mio orecchio mentre la mia pelle, solcata da quel fiato, si increspava senza che io lo volessi.

- Veramente? Non vedo Lenticchia e lo Sfregiato nei dintorni.. dove saranno? Non sono a difendere la loro adorata amichetta? – mormorò ironico con un ghigno stampato un faccia.

Feci per ribattere ma una sua mano si posò tenacemente sul mio fianco, strappandomi un gemito di dolore, mentre l’altra si posò sul muro, bloccando definitivamente ogni possibile via di fuga.

Alzai lo sguardo,fiero e combattivo come sempre, e per il resto della conversazione non lo abbassai mai, neppure per un secondo. Se voleva colpirmi poteva farlo ma non mi avrebbe vista abbassare una sola volta il capo a causa delle sue parole. Mai. Ne andava del mio orgoglio Grifondoro e della mia faccia.

Spostai con stizza la sua mano, notando come fosse fredda rispetto alla mia, dal mio fianco e strinsi con forza la mano a pugno per non schiaffeggiarlo quando abbassò lo sguardo verso il risvolto della camicetta leggermente aperta che lasciava intravedere una buona porzione del reggiseno giallo di pizzo dallo scollo.

Maledetto.

E pure pervertito.

- Non vedo cosa c’entrino Harry e Ron.. non è una tragedia se per una volta non sono con me, cosa credi? ▬ sibilai cercando di attirare la sua attenzione ma non la smetteva di guardare la scollatura così la chiusa con stizza ▬ Il mio volto è più in alto, Malfoy. – esclamai con rabbia,sapendo però che le mie guance si erano imporporate per tutt’altro motivo.

Ghignò con cattiveria ed ironia, alzandolo leggermente il volto puntando i suoi occhi di ghiaccio nei miei d’ambra, inclinando la testa verso destra, mostrando una piccola porzione del suo collo bianco come la porcellana, marchio di distinzione della sua Pura Casata di spocchiosi Purosangue fissati con il sangue.

- Preferivo quel panorama, Granger. – cincischiò con voce melensa, abbandonando per un secondo il suo ghignò quando scoppiò a ridere di gusto, probabilmente per la tonalità che il mio volto aveva raggiunto per quelle sue parole. Odiavo quando mi prendeva in giro, soprattutto per il corpo. Sarò pur una Mezzosangue, una Grifondoro ma ero una ragazza e certe cose mi colpivano, lasciavano, in qualche modo, il “segno”.

 Arrossii fino alla punta dei capelli ma ebbi l’ostinato coraggio di non spostare di un millimetro lo sguardo, lasciando i miei occhi perennemente incatenati ai suoi. Era lui costretto a cedere non io. Avevo la vittoria in pugno.

- Oltre che patetico sei anche un porco. – cinguettai candidamente mentre portavo una ciocca di capelli dietro l’orecchio per vederlo meglio, per non staccare mai gli occhi dai suoi, per fargli capire che non sarei stata io a cedere per prima.

Non io.

Il biondo non emise una sola parola, limitandosi, però, ad avvicinarsi maggiormente a me, premendo il suo corpo contro il mio, provocandomi una serie di brividi inusuali e mai provati fino a quel momento.

Cosa voleva fare?

- E’ un aspetto che piace molto alle ragazze. Il bulgaro non lo faceva con te? – sussurrò con voce strascicata, aumentando spasmodicamente la mia tensione e la mia rabbia. Cosa c’entrava Krum in tutto ciò? E Ron ed Harry? Perché tirava in ballo persone che non potevano difendersi, persone non presenti? Cosa stava macchinando?

- Smettila! Non fare il grande con me, Malfoy! Tu non sei nessuno per potermi parlare in questo modo! E non tirare in mezzo i miei amici! – gridai con rabbia, trattenendo a stento la mano sinistra, pronta a scattare verso la sua guancia e a lasciarsi un’ulteriore ricordo delle mie mani sul suo corpo, oltre a quel pugno che gli diedi al terzo anno.

Doveva smetterla di provocarmi o non avrei più risposto alle mie azioni. Non poteva comportarsi come se fosse il Padrone del Mondo, come se tutti noi fossimo i suoi burattini personali pronti a scattare ad ogni sua parola: se voleva giocare che lo facesse con i suoi compagni di Casa o i suoi fantomatici presunti amici, non con me o i miei amici. Dalla mia vita doveva starvi solo lontano cinquecento kilometri. Forse anche di più per sicurezza.

E in quel momento non mi sentivo affatto sicura con lui a meno di dieci centimetri dal mio corpo e dal mio volto. Troppo vicini. Troppo.

- Perché dovrei? Mezzosangue forse non l’hai ancora capito ma sei tu quella che non conta nulla qui dentro. – sputò con arroganza il biondo Slytherin trafiggendomi con lo sguardo, sperando che finalmente lo abbassassi.

Chi si credeva di essere lui per parlarmi in quel modo? Non sopportavo i modi di fare di suo padre, il grande e spietato Lucius Malfoy, tanto meno quelli di sua madre, Narcissa Black in Malfoy, una donna che aveva fin troppo a che fare con Bellatrix Lestrange, ma loro figlio era ancora peggio. Ogni occasione era buona per primeggiare, per far vedere a tutti quanto contasse la purezza del proprio sangue, la propria discendenza, il cognome che portava con adorazione ed arroganza, i soldi che gli piovevano addosso come se fossero state gocce d’acqua.

Più volte mi ero scontrata con lui, ricordandogli di stare al suo posto, di non eccedere in superbia, di smetterla di comportarsi in quel modo orrendo se non voleva rischiare di finire solo in un futuro ma,naturalmente, le mie parola da “Mezzosangue” non venivano prese assolutamente in considerazione, forse indegne di essere ascoltate.

Malfoy aveva bisogno di una lezione, una grande ed importante lezione di vita e sperai con tutta me stessa di esser proprio io ad impartirgliela. Sarebbe stato un immenso piacere ed una grande soddisfazione.

- Non credo proprio Malfoy. Qui vieni rispettato solo per il cognome che porti, per la mano di tuo padre che hai sulla testa ma quando uscirai, e stai sicuro che manca poco a quel momento, nessuno ti proteggerà, tutti ti volteranno le spalle, lasciandoti solo come un cane abbandonato, in balia dei tuoi nemici. In quel momento mi prenderò con gli interessi la mia vendetta, contaci. – sibilai con enfasi, puntandogli un dito sul petto e continuando a muoverlo durante tutto il mio discorso. Stranamente non lo spostò. Non disse nulla.

Ero quasi pronta per gioire non sentendolo parlare o controbattere alle mie pesanti minacce quando sentii una morsa di ferro attanagliarmi il polso, così forte da aver il timore che potesse rompersi da un momento all’altro. Avevo,senza ombrai di dubbio, fatto arrabbiare Malfoy ed ora me la stava facendo pagare, a me, con tutti gli interessi.

Iniziavo a pentirmi amaramente di ogni mia parola ma poi le sue, di parole, mi ritornarono prepotentemente in mente ed allora non potei tirarmi indietro dal manifestare tutto il mio ribrezzo, il mio odio, il mio disgusto nei confronti di quella serpe bionda, quel ragazzo che sarebbe stato disposto a sacrificare i suoi genitori per avere maggior potere.

Come lo sapevo? Come potevo supporre una cosa simile?

Il suo sguardo parlava meglio di un intero dizionario. Ed io ne conoscevo di libri.

Con una rapida mossa, mi piegò il braccio all’indietro, portandolo dietro alla mia schiena, premendolo rudemente verso il muro, strappandomi un gemito di protesta. Parve non sentirmi poiché aumentò la stretta attorno al mio osso,sentendo la pelle arrossarsi velocemente.

- Sai qual è la sola grande differenza tra noi? E non parlo del sangue.. - sibilò con voce roca vicino al mio orecchio mentre mi sforzavo di non chiudere gli occhi dal dolore. Dovevo resistere. Non gliela avrei mai dato vinta. Per nessuna ragione al mondo.

- Che tu sei un grande cretino,maleducato,stronzo,porco,bastardo,figlio di un Mangiamorte ed io no? – sbottai ironica guardandolo truce, notando una piccola scintilla attraversargli quelle iridi azzurre come il mare ma visibilmente in tempesta.

Scosse appena la testa divertito, ghignando maggiormente.

- Oh no..la differenza è che tu devi conquistarti l’attenzione della gente mentre io no. – mormorò atono, lasciandomi andare tutt’ad un tratto, come se si fosse reso conto di esser troppo vicino ad una Mezzosangue-Grifondoro.

Conquistarmi l’attenzione.

Era veramente così?

Si stava allontanando, lasciandomi sola come una cretina a pensare alle sue maledette parole quando, spinta da un impulso misterioso, corsi verso di lui e lo trattenni per un lembo del mantello, costringendolo a fermarsi per non romperlo.

- Morirai sepolto dalla tua superbia e dalla tua sfrontatezza, Malfoy. – sibilai iraconda rilasciando solo dopo un secondo, quando mi assicurai che mi ascoltasse, il suo prezioso mantello di famiglia.

Mi fissò per un tempo che mi parve infinito con il suo sguardo impenetrabile, uno sguardo che iniziava a darmi fastidio, per poi girarsi, dandomi le spalle.

- Meglio morire potenti ed avere la certezza di essere ricordati che poveri e dimenticati dal mondo, Mezzosangue. – e detto ciò se ne andò, inghiottito dal buio dei Sotterranei.

Diceva sul serio? Credeva in ciò che aveva detto o era solo una misera frase di circostanza esalata solo per spaventarmi? Optai per la prima opzione.

Scossa e turbata, salii le scale per arrivare in Sala Grande dove mi aspettavano Harry e Ron, venendomi incontro preoccupati dal mio ritardo eccessivo.

Eclissai le loro domande dicendo loro che me ne andavo in giardino per riflettere. Non aspettai alcuna risposta e sparii, proprio come lo Slytherin aveva fatto con me poco tempo prima nei dormitori verde-argento.

 

 

 

Percorsi un poco di strada, arrivando vicino al Lago Nero, fermandomi all’ombra del grande Salice Piangente. Si appoggiai con la schiena al tronco dell’albero, guardando fisso davanti a me e ripensando a ciò che era accaduto.

Ancora non potevo credere di essere stata semi-protagonista di una quasi-rissa tra Serpeverde, in particolare se i due quasi-sfindanti altri non erano che Malfoy e Nott, membri illustri della casata di Salaazar Serpeverde.

Mi passai stancamente una mano tra i capelli, togliendo il mollettone che li teneva fermi lasciandoli liberi di esser scompigliati dalla mia mano intrusa e dal vento, un leggero e delicato venticello che mi stava accarezzando la pelle.

Una bellissima sensazione, forse utile per dimenticare e voltare pagina, magari riporre definitivamente quell’episodio nel dimenticatoio, pregando tutte le divinità che anche i ragazzini e i Serpeverde lo facessero,evitando di fare gli stronzi e parlandone davanti ad Harry e Ron. Non avevo dato alcuna spiegazione, alcun motivo valido per la mia prolungata assenza perciò ogni minima parola mi avrebbe smascherata e beccata in flagranza di reato.

Iniziavo ad odiare di esser rimasta più del dovuto nei Sotterranei, di aver fatto un favore a Finnigan, di aver incontrato e preso le difese di quei stupidi ragazzini che non sapevano neppure girare per il castello dopo mesi e mesi che era incominciato l’anno accademico, e,cosa più importante tra tutte, odiavo in modo spasmodico il modo in cui Malfoy e Nott si rivolsero a me, trattandomi peggio di una stupida ragazzina non presente alla scena, ignorando quasi per tutto il tempo la mia presenza. Perché io c’ero ed avevo, sfortunatamente, assistito a tutto.

Volsi appena la testa verso la mia destra quando sentii della voci in lontananza, più delle risatine concitate di ragazzine che facevano le oche con chissà quale ragazzo.

Patetiche.

Feci una smorfia disgustata quando mi resi conto che il ragazzo in questione, attorniato da un gruppetto abbastanza consistente di ragazzine, probabilmente del primo e secondo anno attratte dall’emblema di Serpeverde e desiderose di finire nella sua lunga lista di conquiste, non era altri che Malfoy, lo stesso che stava assillando i miei pensieri con la sua presenza scomoda.

Sbuffai contrariata senza,però, distogliere lo sguardo dalla scena, attratta come una calamita da ciò che stava accadendo. Era più forte di me, in un certo senso, ma non volevo smettere di guardare. Perché?, mi chiesi ma non fui in grado di trovare uno straccio di risposta.

Continuai a guardare, con un pochino d’insistenza e ribrezzo quando lo vidi baciare, come se nulla fosse, una delle ragazzine, finchè decisi di distogliere lo sguardo, resami conto di ciò che stavo facendo e della gravità delle conseguenze se uno di loro si fosse accorto che li stavo guardando con troppa attenzione. In fondo ero una Grifondoro ed i Grifondoro non guardano i Serpeverde se non per mandarli bellamente al diavolo.

Io non avevo fatto nulla di ciò.

Inconsciamente mi rigirai, non sentendo più alcuna voce: sbiancai dalla vergogna quando vidi Malfoy guardarmi con un ghigno strafottente in faccia. Si era accorto che lo guardavo.

Ghignò ancora più apertamente per poi voltarmi le spalle, ancora una volta, ed andarsene in grande stile, come se fosse una sorta di Re del Mondo.

Vanesio.

Superbo.

Arrogante.

Tutti questi aggettivi gli calzavano perfettamente a pennello. Sarebbe morto inghiottito dalla sua boria ma questo non l’aveva ancora capito.

Mi alzai, pulendomi il bordo della gonna con la mano, mi riavviai i capelli e tornai indietro, dimenticando ciò che era accaduto quel giorno. Non volevo che quell’episodio avesse ripercussioni di qualche tipo sul mio comportamento perciò preferii dimenticare tutto e ritornare a comportarmi come sempre, ignorando Malfoy e rispondendo ad ogni provocazione dei Serpverde.

Se Malfoy era superbo io ero orgogliosa.

 

~•~~•~~•~

 

Angolo dell'Autrice:

Allora.. come si sarà ben capito dal titolo di questa raccolta, perchè trattasi di una raccolta di One-Short scritte dalla sottoscritta, saranno 7 capitoli a se stanti.

Quando pubblicherò? Appena avrò un atitmo di tempo. Non sono così brevi, come avrete certamente notato da questo. Ho anticipato di un mese la pubblicazione poichè sono sorte complicazioni. 

A presto,

B.

   
 
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